Come ricorda questa lapide a Narni presso la
piazza Garibaldi
Anche dei Narnesi trovarono la morte in
combattimento per cercare di conquistare Roma nel 1867.
Dalla
lapide si legge che essi furono :
Montelibretti 13 ottobre 1867
Angelucci Romolo, Belli Placido, Del Pozzo , Flavioni Luigi, Latini
Ercole, Magari Domenico ,Magari Luigi,
Mei Francesco, Pastaccini Domenico
Anno 1970 centenario di Roma Capitale.
Montelibretti nei Racconti
del Generale Ubaldi
Così la battaglia di Mentana e Monterotondo
viene raccontata
A Terni, comunque, 106 giovani si
radunarono nell’ex convento di San Martino tentando di entrare nei territori della
Santa Sede, ma sul confine trovano un reparto dei nostri granatieri che li costrinsero a
sciogliersi. Garibaldi giunse a Siena e proclamò l’insurrezione per l’autunno a
venire inviando il Cucchi a Roma, il figlio Menotti nel Mezzogiorno e Giovanni Acerbi a
Torre Alfina, vicina ad Orvieto, tutti a cercar volontari. Il Rattazzi, pressato dai
Francesi, invitò, dopo il suo ritorno da un viaggio politico in Svizzera, Garibaldi a
ritirarsi a Caprera. Nel frattempo da 220 comuni d'Italia grandi e piccoli affluivano i
Volontari in risposta all'appello di Garibaldi. La Campagna dell'Agro Romano per la
liberazione di Roma, come fu chiamata quella del 1867 (ultima con la presenza di volontari
in Italia). Durò circa 45 giorni concludendosi sfortunatamente il 3 novembre a Mentana.
Garibaldi, elusa la sorveglianza di Caprera, raggiunse il figlio Menotti a fine ottobre
puntando sulla conquista di Monterotondo, presidio pontificio. Il 28 ottobre, al termine
di cruenti scontri tra garibaldini e pontifici, la città fu occupata dai volontari. Da
Monterotondo Garibaldi con il suo stato maggiore si accostò più volte alla periferia
romana sperando in un'insurrezione. In quei giorni ci fu il sacrificio dei Fratelli
Cairoli a Villa Glori e, in città quello della Tavani Arquati. L'anno successivo il
governo pontificio fece decapitare i patrioti Monti e Tognetti, malgrado un appello alla
clemenza del Re Vittorio Emanuele II. Garibaldi, valutata l'impossibilità di andare a
Roma, decise da Monterotondo di puntare su Tivoli per sciogliere la legione. Ritardi nella
partenza, ordini mal capiti, richieste di intervento di reparti garibaldini disattesi
portarono allo scontro del 3 novembre 1867 tra i pontifici e quanti restavano dei
garibaldini a seguito di numerose diserzioni. Furono i pontifici a sconfiggere Garibaldi e
i suoi volontari. A cose fatte arrivarono i Francesi che stentarono ad intervenire come
testimonia, citando i documenti, il saggista Lorenzo Innocenti nel volume sul risorgimento
italiano visto attraverso la storia del reggimento Zuavi Pontifici 1860-1870. il fucile
chassepot tanto decantato per aver fatto meraviglie, in pratica fu usato quasi come in
un'esercitazione. L'arma, fabbricata in parte dalla Glisenti in Italia, ebbe scarsa
fortuna e fu presto accantonata. Terminata la sfortunata battaglia Garibaldi con i suoi si
ritirò a Passo Corese verso il suo destino. la Campagna dell'Agro Romano per la
liberazione di Roma fu riconosciuta dallo stato sabaudo nel 1898 al termine di complessi
dibattiti parlamentari. Tutti i riconoscimenti a quanti vi parteciparono, compresa la
medaglia dei liberatori di Roma .