Narni agli inizi del 1800
Narni era sotto il potere dello Stato Pontificio da
diverse centinaia di anni, poi con la rivoluzione Francese , arrivano i primi cambiamenti
.
A partire dalla prima Repubblica Romana 1798-1799
La Repubblica Romana fu una repubblica sorella della
Repubblica Francese, proclamata il 15 febbraio 1798 e composta di territori sottratti allo
Stato Pontificio dal generale Louis Alexandre Berthier, che aveva invaso Roma,
strappandola al dominio temporale di papa Pio VI, il 10 febbraio. Nel 1799 fu unita alla
Repubblica Tiberina, ma già nel 1800 lo Stato Pontificio era stato ripristinato.
A Narni , come prima conseguenza ci fu la nascita
di Caterina Franceschi, che fu la figlia di Antonio Franceschi, medico e
uomo politico ministro della Repubblica romana nel 1798, e della contessa
Maria Spada di Cesi . Nel 1808, anno in cui Napoleone
decretò l'annessione delle Marche
al Regno
d'Italia, il padre fu nominato medico condotto a Osimo .
Caterina
Franceschi Ferrucci 1803-1887
diventerà famosa per il suo impegno letteraio e per
la creazione delle prime scuole Femminili intorno agli anni 1850
questo quadro ricorda l'impegno femminile all'unità
d'Italia,
come diceva la Ferrucci alla nuova donna
italiana :
"Più saprai e meno ti riuscirà
difficile compiere gli obblighi tuoi"
Martinori racconta tale periodo nei suoi
libri :
Fa per la prima volta la comparsa a Narni l'Albero
della Libertà
Papigno e la battaglia di Terni
La battaglia avvenne tra
Terni e Papigno, nel villaggio di Campomicciolo, il 27 novembre 1798,
fra le truppe guidate dal generale francese Louis Lemoine, del
contingente inviato dalla Francia per sostenere la Repubblica Romana e
quelle guidate dal colonnello Sanfilippo, del contingente inviato dal
Regno di Napoli per restaurare l'autorità papale.
La forte colonna napoletana, composta da oltre 4.000 soldati e numerosa
artiglieria, proveniva dalla città di Rieti, che aveva
facilmente occupata, con l'obiettivo di strappare Terni al controllo
francese, contando sulla scarsità di equipaggiamento e
sull'irrisoria forza numerica della guarnigione.
Il generale Lemoine, in effetti, disponeva di circa 1.500 uomini, ma
venne raggiunto dalla mezza brigata del generale Simon Dufresse che
riequilibrò le forze in campo, poche ore prima che i napoletani
muovessero da Papigno l'attacco su Terni.
Invece di arroccarsi nell'inutile difesa della città,
impossibile senza artiglieria, Lemoine pensò bene di tentare una
sortita attaccando le truppe napoletane durante la marcia, senza
curarsi della superiorità di mezzi del nemico. L'effetto
sorpresa fu devastante e, dopo un'ora e mezza di combattimento, la
colonna napoletana venne messa in rotta e costretta alla fuga
disordinata. Rimasero in mano francese carri di vettovaglie e
munizioni, tutta l'artiglieria napoletana e 400 prigionieri, tra i
quali lo stesso Sanfilippo.
Il rientro notturno delle truppe francesi, in una Terni illuminata e
parata a festa, venne accolto dalla popolazione acclamante e grata per
aver portato lo scontro fuori dalle mura cittadine. Ma il successo fu
di breve durata: dopo qualche mese, il 14 agosto 1799, l'arrivo delle
truppe austro-russe del generale Gerlanitz, pose fine alla breve
esperienza giacobina di Terni
Terni 7 freddoso (glaciale) anno 7 della rivoluzione francese .
Il Generale di divisione Lemoine fa rapporto al generale in capo della Armata di Roma.
3000 Napoletani provenienti da Rieti con 300 cavalieri e 7
cannoni sono stati fermati a Terni e annientati, preso prigioniero il
loro Generale.
Collezione di carte pubbliche, proclami, editti, ragionamenti ed. Volume 3
per Otricoli e dintorni ... resta famosa la
Battaglia_di_Civita_Castellana
La battaglia di Civita Castellana venne combattuta il 5 dicembre 1798
durante la breve invasione della Repubblica Romana giacobina, difesa
dalle truppe francesi dell'Armata di Roma del generale Jean
Étienne Championnet, da parte dell'esercito del Regno di Napoli
guidato dal generale austriaco Karl Mack. Dopo un'avanzata iniziale
fino a Roma, l'esercito napoletano, disperso lungo il fronte dal
generale Mack e composto da truppe inesperte e mal preparate, venne
sconfitto e respinto in tutti i settori dalle truppe francesi molto
inferiori numericamente, ma combattive, agguerrite e guidate da
ufficiali giovani e aggressivi.
Lo
scontro decisivo di Civita Castellana del 5 dicembre 1798 vide di
fronte il grosso dell'esercito napoletano contro il raggruppamento
francese del generale Étienne Macdonald; l'esercito napoletano,
frazionato in cinque colonne separate, venne progressivamente battuto e
completamente sbaragliato dai francesi, opportunamente concentrati
dall'abile generale Macdonald.
Dopo questa vittoria l'esercito napoletano si disgregò
completamente e l'armata francese del generale Championnet poté
avanzare agevolmente fino a Napoli dove venne costituita, con
l'appoggio dei democratici filofrancesi locali, la Repubblica
Partenopea.
Il generale Mack appariva pienamente fiducioso sulle prospettive
dell'offensiva, l'esercito napoletano, rinforzato nelle ultime
settimane da numerose migliaia di reclute, era costituito da oltre
60.000 soldati, in gran parte inesperti e poco addestrati ma che
superavano numericamente le truppe francesi dell'Armata di Roma che
contava non più di 15.000 uomini. Il comandante austriaco
tuttavia non avanzò mantenendo concentrate le sue cospicue forze
ma al contrario organizzò una serie di distaccamenti ampiamente
dispersi e mal collegati per avanzare in tutte le direzioni. Sulla
costa adriatica avanzò il generale Micheroux con 7.000 soldati,
verso Rieti e Terni il generale Sanfilippo con 4.000 uomini, lungo la
via Appia il generale Demas con 8.000 soldati; mentre il generale Mack
prese il comando della colonna principale destinata a marciare su Roma
lungo la via Latina, infine un corpo di 6.000 soldati venne sbarcato a
Livorno al comando del generale Naselli.
La nuova manovra del
generale Mack si concluse con un altro disastro; la colonna al comando
del generale Metch che con 6.000 uomini avrebbe dovuto aggirare la
posizione del generale Macdonald attraverso le montagne della Sabina
fino a Otricoli, mentre i resti dell'esercito sconfitto rimanevano a
Cantalupo, venne a sua volta intercettata dai francesi.
Il
generale Macdonald, lasciate deboli forze a Civita Castellana, con il
grosso si diresse a Otricoli dove sbaragliò anche le truppe del
generale Metch che si ritirarono in disordine fino a Calvi dell'Umbria
dove vennero circondate dal reparto del generale Mathieu e costrette
alla resa il 9 dicembre 1798. Il generale Macdonald ebbe parole di
disprezzo per lo scarso valore delle truppe nemiche e per le
brutalità commesse a Otricoli prima della loro disfatta.
Appresa la notizia della
catastrofe a Calvi, il generale Mack decise quindi di iniziare la
ritirata generale che degenerò in rotta disordinata, egli non
seppe condurre nemmeno la fase di ripiegamento, abbandonò Roma e
si diresse in un primo tempo ad Albano Laziale senza cercare di
ricollegarsi con il corpo del generale Roger de Damas che, rimasto a
nord-est di Roma, dovette trovare rifugio nella maremma toscana[1],
ripiegò su Orbetello e concluse un accordo di evacuazione da
Porto Santo Stefano, dopo aver abbandonato le artiglierie. Entro il 13
dicembre l'armata francese aveva vinto sette diversi combattimenti, tra
cui la battaglia principale di Civita Castellana, catturato 10.000
prigionieri, trenta cannoni, nove bandiere, grandi quantità di
materiali; le truppe nemiche inoltre avevano avuto 1.000 morti e 900
feriti.
L'esercito napoletano si
disgregò nella ritirata, non oppose resistenza e il generale
Championnet, preso il comando diretto del suo esercito poté
avanzare senza difficoltà verso sud; le truppe francesi entrate
nel Regno di Napoli, devastarono e saccheggiarono il territorio,
abbandonandosi a gravi violenze, e raggiunsero Napoli il 23 gennaio
1799 dove entrarono con la collaborazione dei democratici locali e
schiacciarono la resistenza dei lazzari legittimisti e clericali. La
Repubblica Partenopea, costituita dalla borghesia democratica e
liberale napoletana favorevole ai francesi, avrebbe iniziato la sua
breve esistenza fino alla drammatica caduta del giugno 1799
Torna Napoleone ed anche a Narni torna
il governo Napoleonico.
Nel 1807 a
Dicembre Narni ritorna sotto il potere Napoleonico come testimoniano le
Lettere particolari dal 21-12-1807 al 22-10-1810 dell’archivio di
Narni. Da queste lettere si nota un grande passaggio di truppe con
molti cavalli l’esercito deve essere accolto anche nelle case dei
narnesi oltre che nelle chiese e nei conventi, le strade vengono
numerate con numeri civici. L’ospedale di Narni diventa
importante per ricoverare i feriti e i malati dell’esercito.
L’amministrazione pubblica porta la nuova organizzazione
burocratica napoleonica. Nuove leggi cambiano anche i costumi, ad
esempio nel regno di Napoli di Murat viene approvata la legge sul
divorzio. Cibo foraggio e pane viene regolamentato con le razioni che
devono essere date ai soldati con decreto 10 agosto 1809 la lingua
francese viene adottata in tutti gli atti amministrativi al pari di
quella italiana. Il 10 giugno 1810 decreta la soppressione dei
vescovati i cui vescovi non hanno giurato, ed anche le abbazie vengono
soppresse come autonomia, stessa fine faranno le corporazioni
religiose. Tanti soldati avevano anche bisogno di strade adatte e
quindi particolare attenzione viene messa nella ristrutturazione e
mantenimento di ponti e strade in particolare per le direttrici
principali e la Flaminia era strategica per i collegamenti tra nord e
sud d’Italia. Narni è una stazione di posta importante
sulla Flaminia ed i suoi ponti sono rimodernati per fare passare
l’esercito.
Narni è anche importante per avere un carcere, in cui mettere
avversari politici e dissidenti e disertori, molte le lettere trovate
in tal senso. Altro importante fattore è la leva obbligatoria ed
il fatto che molti narnesi siano costretti a entrare
nell’esercito napoleonico, sempre affamato di nuovi militari.
Nasce anche il catasto inteso in senso moderno, con la descrizione
mappale ed i brogliardi, delle descrizioni minute della consistenza e
della reddita potenziale degli immobili. Questo lavoro sarà poi
ripreso dal Catasto Gregoriano intorno agli anni 1820 dopo la
restaurazione pontificia.
Il 23 Maggio 1814 il Papa ritorna e passa a Narni, è di nuovo restaurazione. Ma le sorprese non sono finite
il 23 Maggio 1814 il Papa ritorna e passa a
Narni, è di nuovo restaurazione .
L’ultimo periodo per la nostra zona è legato al
tentativo di Murat re di Napoli di riprendere parte dei possedimenti
pontifici tra cui Narni.
Gioacchino Murat e la sua bellissima amante
trovarono a Terni un cerimoniale di rango, ma non l'ospitalità per la
notte: provvede una nobile famiglia di Narni. Spesso furono i patrizi
romani ad alloggiare con ogni riguardo personaggi più o meno illustri
di passaggio per Terni, ma non Gioacchino Murat, il quale, giunto in
città nel 1815, venne accolto con cerimoniale degno del suo rango, ma
non fu possibile ospitarlo col seguito per la notte. Le locande non
vennero prese in considerazione per la loro modestia e la carenza di
spazi. I palazzi gentilizi non si aprirono forse perchè metteva in
imbarazzo, più delle idee del re, la bellissima amante che
l'accompagnava. Perciò, dopo aver ammirato la Cascata delle Marmore,
"spettacolo di tremenda sublimità", partì per Narni dove una famiglia
del luogo, rimasta anonima, l'ospitò con infinita gentilezza. Sono gli
ultimi giorni di Murat verrà fucilato il 13 ottobre 1815.
Il dominio
Napoleonico fu definitivamente chiuso con la battaglia di Waterloo che
si svolse il 18 giugno 1815 durante la guerra della Settima coalizione
fra le truppe francesi guidate da Napoleone Bonaparte e gli eserciti
britannici del Duca di Wellington e prussiano del feldmaresciallo
Gebhard Leberecht von Blücher.
Con il congresso di Vienna l'Italia si presenta in questo
modo
Azelio Onofri riporta chi aveva il potere a Narni in
tale periodo
Immagine del caffè Italia a Narni
A Narni intanto iniziano a formarsi dei gruppi legati
alla Massoneria ed alla Carboneria.
Che seguiranno poi i movimenti legati a Giuseppe
Mazzini
vita di Giuseppe Mazzini
ARTICOLO
Duchessa di Parma
Caterina Franceschi
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