Pietro CESI
1422-1477
Bartolomeo Pierdonato Angelo
Angelo è il piu’ importante e sposa Franceschina Cardoli
(discendente Gattamelata)
Giangiacomo
Angelo
Compra un palazzo a Roma in via della Maschera d'Oro
Che diverrà poi la sede della
Procura Generale Militare della Repubblica presso la Corte Suprema di
Cassazione.
fece erigere in S. Maria Maggiore allo zio Cardinale Federico di
fronte a quello dello zio Cardinale Paolo Emilio, nonché la Cappellania di S. Caterina
della Rota costituita presso la stessa basilica. Angelo CESI di Giangiacomo ebbe cinque
figli dalle nozze con Beatrice della illustre famiglia CAETANI di Sermoneta, celebrate nel
maggio del 1561
Genitori di Federico (dei Lincei )
Federico CESI, (1562-1630)
marchese di Monticelli (dal 1588 Duca di Acquasparta e dal 1613 principe
di S.Polo e di S. Angelo), e Olimpia ORSINI di Todi.
Federico (1585-1630)
Fondatore dell’accademia dei Lincei
Muore a soli 45 anni.
Le origini remote della famiglia CESI non sono del tutto chiare.
Ma sicuramente per la città di Narni , tale famiglia di uomini
insigni, senatori e Cardinali , segnò le sorti della città di Narni nel periodo tra il
1400 ed il 1700.
Per Narni il legame con la famiglia Cesi è importante a vari livelli ,
interessante la presenza dei Cesi presso L'abbazia di Sant'Angelo in Massa a Taizzano.
Tale relazione viene abbondantemente citata da Guerriero Bolli nel suo
testo relativo all'abbazia.
In Tale chiesa resta anche l'opera di Michelangelo Braidi che affrescò
la cappella della Madonna oltre alla tela della madonna del Rosario.
Abbazia di sant'Angelo in Massa presso
Taizzano di Narni.
opera di Michelangelo Braidi
Federico Cesi a S. Angelo.
La famiglia di Federico era spesso ospite a S.Angelo perchè
nei trasferimenti fra Roma ed Acquasparta faceva spesso sosta alla Badia.
Infatti l'abbazia era a metà strada ed il trasferimento da
Roma ad Acquasparta richiedeva due giorni di carrozza.
L'abbazia in quel periodo era tenuta da Romolo Cesi zio di
Federico il linceo e donna Olimpia Orsini insieme ai figli chiamavano Romolo lo zio
Monsignore.
Federico Cesi conobbe Galileo Galilei nel 1611 . Nel
1624 Galileo fu ospite di Federico Cesi ad Acquasparta.
Della vita di Federico nella Abbazia scrive anche Giuseppe
Gabrieli che nel 1940 per conto della Accademia dei lincei , scrive per la rivista
Latina Gens, riprendendo alcune lettere di Federico Cesi :
Questa è l'antica abbazia benedettina di S. Angelo in Massa
presso la frazione narnese di Borgheria, della quale fu nella metà del secolo XVI abate
commendatario Romolo Cesi di Venanzio già vescovo di Narni negli anni 1566-1578; il quale
, ritrattosi colà dopo la sua forzata e per niente onorata rinunzia al vescovado, vi
restaurò la chiesa , vi pose parecchie iscrizioni , vi si costruì un sepolcro , dove
posò morendo il 15 maggio 1607.
Federico come detto era spesso a S. Angelo e da alcune
lettere si lege anche la sua presenza anche per lunghi periodi come ad esempio negli
ultimi mesi del 1606 ed i primi del 1607 , in compagnia di un suo amico linceo Monuro (
medico fiammingo Giovanni Ecchio uno dei quattro soci fondatori dell'Accademia dei Lincei
). In tale periodo Federico è per la prima volta tra i Priori di Narni.
In una lettera a Francesco Stelluti, in data 17 gennaio 1607
, Federico dice " nella Badia Angelica, primieramente solitario, hora filisofo et
speculante, hora cacciatore et ruricolo. Et di lì a terni, a Velini Fonti, a Horte,
visitando et osservando.....". Molte altre le curiosità che si possono leggere nel
libro di Guerriero Bolli , a cui rimandiamo.
Altre traccie importanti si trovano a Roma dove palazzo
Cesi è attualmente sede del Ministero della Difesa
lapide . La vita di Federico CESI il Linceo e le vicende, non
certo benevole, che la costellarono, sono assai sinteticamente, ma significativamente
ricordate nella targa di marmo murata nel 1872 sulla facciata di Palazzo Cesi in via della
Maschera d'Oro.
Notizie più attendibili possono essere tratte dalla "Relation de Rome"
dell'AMAYDEN (ambasciatore francese presso il Pontefice Urbano VIII nel secondo ventennio
del 1600), ove si dice che la famiglia CESI giunse a Roma all'incirca nell'anno 1400,
proveniente da Cesi, castello dell'Umbria.
Secondo il MARTINORI, le più accreditate origini della famiglia CESI vanno fatte
risalire a tale Andrea di Pietro CHITANI (o EQUITANI) di CESI, il quale, sposatosi con
Firmina LIVIANI degli ORSINI, ebbe un figlio di nome Antonio CHITANI.
Quest'ultimo prese in sposa Angela TERNIBILI (per altri TERMOBILIA) di Terni e fu,
successivamente, trucidato nella Chiesa di S. Antonio Abate, nel castello di Cesi, il
giorno della festa del Santo, con tutti i suoi congiunti. Scampò all'eccidio solo il
figlio Pietro, ancora in fasce.
Quindi Pietro, nato nel 1422 da Antonio CHITANI di CESI e da Angela
TERNIBILI, e del quale la storia ci ha tramandato notizie sicure, può essere considerato
il vero capostipite della famiglia CESI.
Egli seguì gli studi in Alviano e in Roma, distinguendosi per le sue alte doti di
ingegno. Fu avvocato concistoriale assai famoso, forse anche Podestà in Perugia e
Senatore in Roma.
duomo di Narni Sacello di Pietro Cesi.
Da Pietro CESI e da sua moglie Brigida d'ARCA, prima che egli morisse in Narni all'età
di 55 anni, nacquero nove figli. I tre rami principali della famiglia originarono da tre
di questi: Bartolomeo, Pierdonato e Angelo.
Tralasciando i prime due, che pure generarono discendenze illustri e famose di
Vescovi, Cardinali, Priori, Conti, Duchi e Marchesi, la nostra attenzione va rivolta al
ramo che prese origine dalle nozze che Angelo (1450-1528), figlio, appunto, di Pietro
CHITANI da CESI e Brigida d'ARCA, contrasse con Franceschina CARDOLI, discendente per ramo
materno dal celebre condottiero GATTAMELATA.
Angelo Cesi fu uomo di grande cultura e valore: giureconsulto insigne, professore
all'Archiginnasio romano, avvocato concistoriale del popolo e senato romano. Fu nominato
segretario apostolico da Giulio II e, successivamente, uditore della Camera apostolica.
Raccolse manoscritti e libri e coltivò la passione per le collezioni di arte e di cose
antiche. Dette inizio, pare su progetto di Michelangelo, alla costruzione di una splendida
cappella nella chiesa di Santa Maria della Pace, in Roma. Qui riposano le sue spoglie
mortali in un sepolcro monumentale. Dal suo matrimonio furono generati ben tredici figli,
due dei quali, Federico e Paolo Emilio, divennero cardinali e un'altro, Massimiliano
Ottavio, fu Vescovo di Cervia.
Ma la nobile discendenza da Angelo della famiglia CESI fu assicurata dal
figlio Giangiacomo. Egli divenne uno dei decemviri di Todi, fece parte della nobiltà di
Terni e fu priore a Narni. E' nota anche la sua partecipazione all'assedio di Firenze del
1530, nel quale si distinse per l'ardore, avendo intrapreso la carriera delle armi. Sposò
nel 1531 Isabella LIVIANI d'Alviano, ricchissima per eredità familiari. Una parte di tali
eredità, e precisamente il feudo di Alviano, furono da Giangiacomo ed Isabella ceduti a
Pierluigi FARNESE, ricevendone in cambio il feudo di Acquasparta e
Portaria.
Palazzo Cesi ad Acquasparta
Dal loro matrimonio nacquero due figli, una femmina di nome Emilia e un maschio di nome
Angelo. Anche lui, seguendo le orme paterne, conseguì la carica di decemviro nella città
di Todi e fu ascritto alla nobiltà di Terni. Servì la Chiesa, entrando a far parte della
milizia. Nel 1569, sotto il papato di Pio V, comandò il corpo militare di spedizione in
Francia, per portare aiuto a Carlo IX in lotta contro gli Ugonotti. Egli si distinse nella
battaglia per la presa di Poitiers e, a seguito delle ingenti energie in essa profuse,
morì in quel luogo tanto lontano dal suo paese nel giugno del 1570.
Tuttavia pochi anni prima della sua morte, Angelo CESI di Giangiacomo era riuscito a
realizzare, come già precedentemente accennato, l'acquisto da Sigismondo de ROSSI Conte
di Sansecondo di un palazzo a Roma in via della Maschera d'Oro, che sarà poi appellato
con il nome del suo casato.
Tra le sue realizzazioni, si ricordano anche il ricco mausoleo fatto erigere in S.
Maria Maggiore allo zio Cardinale Federico di fronte a quello dello zio Cardinale Paolo
Emilio, nonché la Cappellania di S. Caterina della Rota costituita presso la stessa
basilica. Angelo CESI di Giangiacomo ebbe cinque figli dalle nozze con Beatrice della
illustre famiglia CAETANI di Sermoneta, celebrate nel maggio del 1561.
Tra essi, due in particolare meritano particolare menzione: Bartolomeo e Federico.
Bartolomeo (1568-1621) intraprese la carriera ecclesiastica, dopo essersi laureato a
Perugia; fu nominato Cardinale da Clemente VIII nell'ottobre del 1596, poi divenne
Arcivescovo di Conza nel 1618 e, infine, Vescovo di Tivoli, ove morì.
Suo fratello maggiore Federico (1562-1630) assunse il titolo di marchese di Monticelli.
Anche lui, come suo padre Angelo, fu decemviro a Todi.
In suo favore, Sisto V eresse, nel 1588, Acquasparta in ducato; e Paolo V, nel 1613,
attribuendolo al primogenito della famiglia, elevò a principato i marchesati di S. Polo e
di S. Angelo.
Federico CESI, Marchese di Monticelli, I Duca d'Acquasparta, sposò in epoca
imprecisata Olimpia Orsini, da cui ebbe undici figli. Altri due figli, riconosciuti come
naturali, Federico Cesi li ebbe da due sue amanti: Ottavio (avuto da Giulia SPADA) e
Giangiacomo.
Primogenito maschio dei figli legittimi fu Federico (1585-1630), II Duca d'Acquasparta,
poi fondatore dell'Accademia dei Lincei, di cui parleremo diffusamente in seguito.
Secondogenito maschio fu Giovanni Federico. Degli altri figli maschi legittimi si sa
che Francesco morì in tenera età, Firmino morì nel 1627, Angelo intraprese la prelatura
e divenne Vescovo di Rimini; nulla si sa del figlio Enrico. Delle cinque figlie femmine,
Porzia si fece monaca domenicana; Maria andò in sposa al Duca Gian Angelo d'ALTEMPS;
Caterina sposò il Marchese Giulio della ROVERE, ma, rimasta vedova, prese i voti come
suora carmelitana e fondò il monastero di Santa Teresa a Montecavallo; di Isabella non ci
sono pervenute notizie; Beatrice, infine, morì alla tenera età di cinque anni.
Federico CESI di Angelo, avendo raccolto su di sé tutti i titoli nobiliari del casato,
visse a Roma da gran signore, mantenendosi al rango delle più illustri e nobili famiglie
romane.
Oberato, però, dai debiti, fece donazione di gran parte dei suoi beni al secondogenito
Giovanni in danno del primogenito Federico il Linceo, ma il suo atto fu dichiarato nullo.
Non essendo in alcun modo riuscito ad estinguere i debiti, attribuì a Federico il Linceo
l'amministrazione del patrimonio, come per provocazione. Il Linceo, infatti, aveva
ereditato dalla madre Olimpia ORSINI una particolare nobiltà e mitezza d'animo, che il
padre, uomo ignorante e violento, dissipatore fino al dissesto delle sostanze familiari,
non apprezzava, al pari della passione del figlio per gli studi delle scienze naturali.
Federico CESI di Angelo morì in Roma il 24 giugno del 1630 e fu sepolto nella Chiesa
del Gesù, la stessa ove era stata sepolta la moglie Olimpia ORSINI morta nel 1616.
Ed è assai triste dover annotare che, pochi mesi dopo la morte del padre, il 1°
agosto 1630, in Acquasparta, a soli 45 anni, morì anche Federico il Linceo, ancora nella
pienezza del suo ardore intellettuale e della sua passione per le scienze.
Romolo Cesi Sant'angelo in Massa
I Cesi Vescovi di Narni nel 1500
Paolo Cesi - cardinale, amministratore apostolico
nel 1524
Bartolomeo Cesi - eletto nel 1524, morto nel 1537
Giovanni Rinaldi Montorio - eletto nel 1538, fin.ep. 1546
Pietro Donato Cesi - eletto nel 1546, trasferito in Vaticano nel
1566, cardinale nel 1570, morto nel 1588
Romolo Cesi - eletto nel 1566, fin.ep. 1578
Erolo Eroli - eletto nel 1578, morto nell'ottobre 1600
Franceschina Cardoli
fra le figlie del Gattamelata
ritroviamo a Narni Antonia Gattamelata che si sposerà Lancellotto Cardoli di Lucantonio
Cardoli. da cui discenderà poi
Franceschina CARDOLI
e che avrà come figli due famosi cardinali Federico e Paolo Emilio Cesi
ed una figlia Fermina Cesi
Badessa del monastero di Santa Croce
Federico il Linceo
Federico CESI, noto come Federico il Linceo, nacque a Roma, nel palazzo di
via della Maschera d'Oro, il 26 febbraio 1585, dalle nozze, come già detto, tra Federico
CESI, marchese di Monticelli (dal 1588 Duca di Acquasparta e dal 1613 principe di S.Polo e
di S. Angelo), e Olimpia ORSINI di Todi.
Egli fu battezzato il 13 marzo 1585 nella chiesa di S. Simeone, adiacente al palazzo
(di questa chiesa, andata in rovina e sconsacrata, si conserva oggi soltanto la facciata
su piazza Lancellotti).
Pochissimi documenti sono stati tramandati circa l'infanzia e l'adolescenza di
Federico, ma sappiamo che la sua formazione intellettuale e culturale venne curata da due
"lettori" privati, ai quali si aggiunsero in un secondo momento Francesco
STELLUTI, per la geografia e l'olandese Giovanni HECK, per la filosofia.
Federico, che, come già accennato, aveva ereditato dalla madre, e ulteriormente
affinato con la sua frequentazione familiare, tratti di vera nobiltà, di squisita
gentilezza e di alta spiritualità, essendo di precoce ingegno, a soli 18 anni di età
(1603) assunse l'iniziativa di fondare una Accademia, cui venne dato il nome "dei
Lincei", per sottolineare come i suoi membri avrebbero dovuto sempre ispirarsi ad
acume, perspicacia e ingegno nello studio delle scienze naturali. Essi, secondo il
primitivo indirizzo, dovevano essere celibi e privi di ogni impiego, e non appartenere a
ordini religiosi claustrali. Gli studi degli Accademici Lincei non dovevano riguardare la
politica, la giurisprudenza, la storia moderna, la teologia e la poesia.
Egli ne fu eletto presidente, mentre, come membri, furono ascritti Giovanni HECK,
Francesco STELLUTI, Anastasio de FILIIS.
La vita dell'Accademia, però, non fu facile, un po' per il sospetto in cui erano
all'epoca tenuti gli scienziati se non perfettamente allineati ai princìpi imperanti
della dottrina cattolica (tanto che le prime riunioni vennero tenute nelle sale del
palazzo di via della Maschera d'Oro quasi segretamente e nella corrispondenza tra loro gli
Accademici usavano una sorta di cifrario segreto), ma molto anche per l'avversione che il
padre Duca di Acquasparta, uomo, come già detto, piuttosto rozzo e incolto, nutriva nei
confronti del figlio e degli altri Lincei, temendo, altresì discredito per la casata e
noie con le gerarchie ecclesiastiche. Basti ricordare che nel 1616 il Sant'Uffizio
condannò la teoria copernicana sostenuta da Galileo e che quest'ultimo fu successivamente
processato a causa delle teorie scientifiche che propugnava.
Quindi, subito dopo la sua costituzione, l'Accademia si disperse. Soltanto nel 1609,
dopo che Federico, grazie alla sua costanza e alla irreprensibile condotta, era riuscito a
riconciliarsi con i suoi congiunti (che avevano persino manomesso le collezioni
scientifiche dei Lincei e li avevano denunciati ai tribunali del Governatore e
dell'Inquisizione come eretici e di cattivi costumi) e con il padre, l'Accademia riprese
la sua preziosa attività con nuovo impulso, accrescendo il numero degli aderenti. Nel
1610 entrò a farne parte Giovan Battista DELLA PORTA, nel 1611 Galileo GALILEI, poi, in
successione, tra gli altri, Fabio COLONNA, Giovanni TERENZIO, Giusto RIQUIO e Cassiano DAL
POZZO, tutti scienziati e studiosi assai insigni.
Le pubblicazioni tramandateci dai Lincei sono, invero, poche, ma alcune assai
importanti. Tra esse la "Istoria e dimostrazione intorno alle macchie solari"
(1613) e "Il saggiatore" (1623) di Galileo GALILEI, l'"Apiarium"
(1625) sullo studio dell'anatomia delle api, che Federico aveva condotto insieme a
Francesco STELLUTI.
Il CESI non era un bibliofilo, non amava il libro come cimelio (come i suoi
contemporanei illustri collezionisti Fulvio ORSINI, G. Lorenzo PINELLI, Federico BORROMEO
etc.), ma precipuamente come strumento e compagno di lavoro per il suo contenuto di
ricerca e di verità. Anzi, l'Accademia dei Lincei iniziò collegialmente nella storia del
pensiero moderno la campagna antilibresca, cioè il metodo leonardiano di ricerca
scientifica basata sull'osservazione diretta e sistematica, in contrapposizione alla
tradizionale e reverenziale ripetizione del pensiero antico riportato negli scritti del
passato. Per il Linceo, quindi, la biblioteca rappresentava un supporto di lavoro accanto
al giardino botanico e al museo naturalistico prescritti per tutti i Licei, conformemente
all'esempio romano.
Il principe CESI, così, si preoccupò di provvedersi di libri, sia antichi che
moderni, sia stampati che manoscritti, acquistati in Italia e fuori, per sé e per i
colleghi, libri destinati al Liceo centrale o romano, che doveva essere, nel suo piano
accademico, la prima più importante cellula vitale, la prima officina di lavoro degli
studiosi dell'Accademia: libreria e museo insieme, dove si raccoglievano e si custodivano,
innanzitutto gli scritti e libri dei Lincei, e poi quanto di maggior rilievo, di più
"esquisito" si pubblicasse, particolarmente di argomento scientifico, in ogni
parte del mondo civile, in Europa e anche in Oriente.
Si hanno notizie della conoscenza di lingue orientali che ebbero i primi Lincei, di
manoscritti arabi, persiani e turchi che il CESI acquistò (conservati nel Fondo BARBERINI
della Biblioteca Vaticana), e su quelli (ad esempio, le Coniche di Apollonio nella
versione araba) che egli segnalò nella collezione del RAIMONDI (poi del Cardinal Federico
de' MEDICI, diventato Granduca di Toscana) e che progettava di far tradurre e pubblicare
dall'Accademia.
Il Linceo incaricò il collega Giovanni HECK di procurargli libri rari da raccogliere
per "goderli insieme" agli altri accademici nella libreria sua personale del
palazzo e dell'Accademia. Così rimasero nella biblioteca Cesia Lincea un buon numero di
manoscritti autografi dell'HECK, conservati oggi nell'Archivio storico Linceo della
Biblioteca Accademica.
Acquisti più frequenti erano fatti in Italia, a Roma, centro del commercio librario e
delle numerose passioni bibliofile in quel secolo, dove confluivano da ogni parte del
mondo libri e manoscritti, rarità letterarie e scientifiche di ogni tempo.
Ogni anno il CESI, non soddisfatto dei librai romani, si preoccupava di procurarsi il
catalogo della fiera libraria di Francoforte per acquisti da fare, proponendosi di farvi
includere volta per volta le pubblicazioni lincee, per procurare loro pubblicità e largo
spaccio.
Oltre che di singoli acquisti, egli mirava ad arricchire la biblioteca di cospicui
fondi straordinari, mettendo gli occhi sulle meglio fornite librerie degli amici, e anche
dei colleghi, per procacciarne l'acquisto, la cessione, il dono o l'eredità al Liceo
centrale o a quello provinciale napoletano.
Per portare avanti molti dei loro studi, i Lincei si avvalsero di nuovi strumenti, che
essi stessi costruirono, perfezionando alcuni prototipi creati da artigiani tedeschi e
olandesi: il telescopio e il microscopio. Attraverso il loro impiego con scopi
scientifici, fu per la prima volta possibile esplorare da un lato l'immensamente grande,
dall'altro l'immensamente piccolo. L'esplorazione dei cieli con il telescopio da parte di
GALILEI e l'osservazione delle api, insieme con lo STELLUTI, e di altri insetti, nonché
di piante e fiori con il microscopio da parte di Federico, aprirono all'umano sapere
orizzonti allora sconosciuti e impensabili.
Federico, nel 1614, prese in sposa la giovane Artemisia COLONNA, figlia di Francesco
principe di Palestrina e di Ersilia SFORZA. Questa sua prima moglie, purtroppo, morì
appena due anni dopo, senza avergli dato figli. Nello stesso anno 1616, Federico sposò in
seconde nozze Isabella SALVIATI, figlia di Lorenzo marchese di Giuliano e di Maddalena
STROZZI. In onore degli sposi, l'Accademico STELLUTI pubblicò l'epitalamio "Il
Pegaso". Da Isabella egli ebbe nel 1623 un primo figlio maschio, Federico, che,
però, morì dopo appena tre giorni dalla nascita. Nel 1626 nacque un secondo maschio, cui
venne pure imposto il nome di Federico, ma anch'egli morì appena nato. Ebbe anche due
figlie femmine, una delle quali, Teresa, si fece monaca, mentre l'altra andò sposa in
prime nozze al marchese Ludovico LANTE e, in seconde nozze, a Paolo SFORZA marchese di
Proceno.
Dopo la sua morte (Acquasparta, 1° agosto 1630), i Lincei, intimoriti oltremodo per le
malevole attenzioni rivolte loro e per il processo, seguìto da condanna, cui era stato
sottoposto il GALILEI, si dispersero in breve tempo.
La Biblioteca Lincea, raccolta con quasi trent'anni di cure, d'amore e di dispendio,
ebbe rapida fine. Difatti, Federico era morto senza lasciare disposizioni relative
all'Accademia, "alla quale - scriveva Francesco STELLUTI a Galileo GALILEI - il
nostro Signor Principe voleva lasciare tutta la sua libreria, museo, manuscritti ed altre
belle cose, le quali non so in che mani capiteranno".
Il destino della Biblioteca venne segnato dalla vedova del principe, la Duchessa
Isabella SALVIATI, la quale non pensò che a trarne il maggior utile, a profitto delle due
giovani figlie, vendendo tutto al maggior prezzo e nel minor tempo.
Tranne alcune decine di volumi, acquistate dal Cardinale BARBERINI, il resto della
libreria (anche i manoscritti, tranne quelli personali di Federico CESI, che perciò
andarono dispersi) fu comprato tutto insieme nel 1633 da Cassiano DAL POZZO e allocato
nella sua casa presso S. Andrea della Valle, ove volle tenere in custodia pure tutti gli
atti e le memorie dell'Accademia. Come scriveva in quel tempo il DATI, conservò
"senza alcun riguardo di spesa nel suo museo e nel suo cuore, disegni e pensieri di
così dotta adunanza; prorogò ad essa, che già languiva, pietosamente la vita, anzi,
assicurandola dai futuri accidenti, con la virtù propria la fe' divenire immortale".
Si deve, quindi, ritenere che l'Accademia durò ancora molti anni, finché Benedetto XIV
non la rinnovò nel 1740, dopo la morte del quale cessò, per risorgere nel 1801, per
opera dell'abate Feliciano SCARPELLINI.
Così, come parte cospicua della libreria DAL POZZO, la superstite Biblioteca Lincea,
passò per nuovo acquisto nel 1714 nella Biblioteca ALBANI, e dopo il parziale saccheggio
di questa nel 1798, verso la metà dell'800, subì di essa (spentasi la Famiglia ALBANI)
la medesima disastrosa sorte: i codici (eccetto pochi, acquistati dal Principe BONCOMPAGNI
e dal Duca d'AOSTA) andarono distrutti quasi tutti in un naufragio nell'Atlantico, mentre
venivano trasportati da Civitavecchia ad Amburgo, essendo stati acquistati dal MOMMSEN,
per conto della R. Biblioteca Prussiana di Berlino; i libri a stampa furono dispersi in
vendita pubblica nel 1857.
Oggi l'Accademia dei Lincei, rinata durevolmente, dopo alterne vicende, a Roma agli
inizi del XIX secolo, dapprima come Pontificia e poi come Reale Accademia, ha sede nel
palazzo Corsini alla Lungara.
Non si può certo dire che Federico CESI, uomo di grande ingegno e di alta levatura
spirituale e intellettuale, morto prematuramente e senza lasciare testamento nel 1630, a
soli 45 anni, dopo aver dedicato tutta la vita, l'attività e le sostanze alla nobile
istituzione accademica da lui creata ed aver patito la tirannìa paterna, abbia potuto in
alcun modo godere delle soddisfazioni che ciascun mortale, oltre ai beni più strettamente
attinenti alla sfera dell'anima e del pensiero, può ragionevolmente aspettarsi dalla vita
terrena.
Castello Cesi Orsini
Castelli romani
Storia del Castello
Il Castrum Sancti Angeli Montis Patule sorse nel periodo medievale,
sulla cima del Monte Patulo (il monte appartiene al sistema collinare dei monti
Cornicolani).
Molto probabilmente fu fondato a scopo difensivo, come presidio di Roma,
data la sua strategica posizione sulla campagna sottostante e sulle vie di comunicazione
che collegavano questi centri abitati con la capitale; ancora oggi sono visibili i resti
della cinta muraria.
Anticamente venne chiamato Sant’Angelo in Capoccia, dalla famiglia
dei Capocci, a cui il feudo in origine appartenne. Nel 1370 entrò a far parte dei beni
della famiglia Orsini. Un secolo dopo la Santa Sede confiscò il borgo agli Orsini, e ne
diventò la diretta amministratrice.
Soltanto nel 1522 gli Orsini riuscirono a tornarne in possesso, ma lo
mantennero per soli 72 anni, nel 1549 infatti, fu ceduto al Cardinal Cesi. La famiglia del
Cardinal Cesi, aveva sparso sul territorio della Sabina, vari possedimenti, a cui si
aggiunse questo di Sant’Angelo. Il loro dominio su questo castello durò per più di
un secolo, ma nel 1678 ai Cesi subentrò una più potente famiglia cardinalizia quella dei
Borghese. Soltanto nel 1874 Sant’Angelo si costituì libero comune.
Il Castello che nasce come baluardo di difesa, viene a trasformarsi nei
secoli da rocca–fortezza a palazzo nobiliare.
Furono i Cesi agli inizi del XVII sec. ad apportare notevoli modifiche
anche alla struttura interna del castello.
Nel XVIII, divenuto ormai proprietà dei Borghese e avendo perso ogni
funzione originaria di difesa venne addirittura trasformato in deposito di grano. Oggi è
di proprietà comunale.
http://www.orsinicesi.it/museo_IT.asp
altri possedimenti Cesi nei dintorni di Roma
CESI, Paolo Emilio
(1481-1537)
Birth. 1481, in a fief of his family in Umbria. Eldest of the twelve children of Angelo
Cesi, Roman noble, and Francesca (Franceschina) Cardoli. Brother of Cardinal Federico Cesi
(1544). Second cousin of Cardinal Pierdonato Cesi, seniore (1570). Relative of Cardinals
Bartolomeo Cesi (1596) and Pierdonato Cesi, iuniore (1641). His last name is also listed
as Cesa, Cesio and Cæsi.
Education. (No information found).
Early life. After finishing his studies, he went to Rome. Notary of the V Lateran
Council, 1512-1517. Canon of the patriarchal Liberian basilica. Canon of the patriarchal
Vatican basilica. Protonotary apostolic. Regent of the Apostolic Chancery.
Sacred orders. (No information found).
Cardinalate. Created cardinal deacon in the consistory of July 1, 1517; received
the red hat and the deaconry of S. Nicola inter Imagines, July 6, 1517.
Participated in the conclave of 1521-1522, which elected Pope Adrian VI.
Episcopate. Administrator of the see of Lund, February 6, 1520; resigned the post, July
12, 1521. Administrator of the see of Sion, November 12, 1522; occupied the post until
September 8, 1529. Administrator of the see of Todi, June 1, 1523; resigned the post in
favor of his brother Federico Cesi. Pope Adrian VI named him one of the judges in the
cause against Cardinal Francesco Soderini. Participated in the conclave of 1523, which
elected Pope Clement VII. Administrator of the see of Narni, May 20, 1524; resigned the
post in favor of his nephew Bartolomeo Cesi, June 1, 1524. Administrator of the see of
Orte e Civita Castellana, April 7, 1525; occupied the post until his death. Administrator
of the see of Cervia, 1525; resigned the post in favor of Ottavio Cesi, March 23, 1528. He
lost all his possessions in the sack of Rome by the imperial troops in 1527. Governor of
Rome in the absence of the pope, 1529. Administrator of the see of Massa marittima,
October 6, 1529; occupied the post until October 21, 1530. Opted for the deaconry of S.
Eustacchio, September 5, 1534. Prefect of the Tribunals of the Apostolic Signature of
Justice and of Grace in the pontificate of Pope Clement VII. Protector of the duchy of
Savoy. Vice-protector of England and Ireland. Participated in the conclave of 1534, which
elected Pope Paul III. Member of the commission for the reform of the Roman Curia, August
23, 1535.
Death. August 5, 1537, Rome. Buried in the chapel of his family in the
patriarchal Liberian basilica, Rome (1).
CESI, seniore, Pierdonato (1521-1586)
Birth. 1522 (1), Rome. Roman patrician. Son of Venanzio Cesi, called Chiappino, and
Filippa Uffreduzzo. Second cousin of Cardinals Paolo Emilio Cesi (1517) and Federico Cesi
(1544). Relative of Cardinals Bartolomeo Cesi (1596) and Pierdonato Cesi, iuniore (1641).
Education. University of Ferrara, Ferrara; University of Perugia, Perugia (law);
University of Bologna, Bologna (law); also, studied law under Andrea Alciato; obtained a
doctorate.
Early life. Returned to Rome after finishing his studies in Ferrara and entered the
court of Cardinal Federico Cesi. Referendary of the Tribunals of the Apostolic Signature
of Justice and of Grace in the pontificate of Pope Paul III. Domestic prelate of His
Holiness.
Sacred orders. (No information found).
Episcopate. Elected administrator of the diocese of Narni, June 25, 1546; resigned
administration before July 12, 1566. Participated in the Council of Trent, 1547. Governor
of Romagna, March 1, 1556; president, September 17, 1556 until 1559. Vice-legate of
Bologna, April 29, 1560 until 1563. Governor of Civitavecchia, 1563. Governor of Bologna,
January 22, 1564 January 5, 1565. Cleric of the Apostolic Chamber, March 23, 1565.
Governor of Civitavecchia, 1566.
Cardinalate. Created cardinal priest in the consistory of May 17, 1570; received
the red hat and the title of S. Barbara. Opted for the title of S. Vitale, June 16, 1570.
Participated in the conclave of 1572, which elected Pope Gregory XIII. Legate in Bologna,
July 4, 1580 until 1584. Opted for the title of S. Anastasia, May 28, 1584. Participated
in the conclave of 1585, which elected Pope Sixtus V.
Death. September 29, 1586. Buried in the church of S. Maria in Vallicella, Rome (2).
Bibliography. Cardella, Lorenzo. Memorie storiche de' cardinali della Santa Romana
Chiesa. Rome : Stamperia Pagliarini, 1793, V, 131-133; Chacón, Alfonso. Vitæ, et res
gestæ Pontificvm Romanorum et S. R. E. Cardinalivm ab initio nascentis Ecclesiæ vsque ad
Vrbanvm VIII. Pont. Max. 2 volumes. Romae : Typis Vaticanis, 1630, II, col. 1710-1711;
Eubel, Conradus and Gulik, Guglielmus van. Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi.
Volumen III (1503-1592). Münich : Sumptibus et Typis Librariae Regensbergianae, 1935;
reprint, Padua : Il Messagero di S. Antonio, 1960, pp. 44, 60, 71 and 253; Weber,
Christoph. Legati e governatori dello Stato Pontificio : 1550-1809. Roma : Ministero per i
beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994.
(Pubblicazioni degli archivi di Stato. Sussidi; 7) pp. 150, 151, 214, and 573-575; Zedler,
Johann Heinrich, and Carl Günther Ludovici. Grosses vollständiges Universal-Lexicon
aller Wissenschafften und Künste. 64 v. Graz, Adakemische Druck, 1961- . Reprint.
Originially published : Halle : J. H. Zedler, 1732-50. Vols. 19-64 ed. by Carl Günther
Ludovici.
Links. His Palazzo Camuccini, Cantalupo in Sabina, in Italian; his tomb in the church
of S. Maria in Vallicella, Rome; another view of his tomb; and closer view of his epitaph.
(1) This is according to Zedler, Grosses vollständiges Universal-Lexicon aller
Wissenschafften und Künste; Cardella, Memorie storiche de' cardinali della Santa Romana
Chiesa, V, 133, indicates that he died in 1586 at 65; his epitaph (note 3), indicates that
he died at 54 in 1586; and in the photograph of his epitaph, linked above, it can be
clearly seen that he lived LXIV (not LIV) years and IV (not VI) months. Accordingly, he
would have been born on May 13, 1522.
(2) This is the text of his epitaph in Chacón, Vitæ, et res gestæ Pontificvm
Romanorum et S. R. E. Cardinalivm, II, col. 1710: D. O. M. PETRO. DONATO. CÆSIO. S. R. E.
CARD. A. PIO. QVINTO. PONT. MAX. AS. PRINCIPES. ET. RESPVBL. ITALIÆ. COMMOVENDAS. IN.
HÆRETICOS. MISSO. DEMVM. CARDINALI. CREATO ET. AD. CONSILIVM. GRAVISSIMARVM. RERVM.
PRÆCIPVE. SACRI. FOEDERIS. ADHIBITO. A. GREG. XIII. BONONIÆ. LEGATO. HARVM. ÆDIVM.
AMPLIATORI. TEMPLIQ. APSIDIS. FVNDATORI. VIXIT. ANNOS. LIV. MENSES. VI. DIES. XVII. OBIIT.
III. KALEND. OCTOBRIS. MDLXXXVI. FEDERICVS. CÆSIVS. HÆRES. PATRVO. POSVIT.
http://www.sabina.it/luoghi/palazzcam.htm