Grand Tour a Narni
Joseph Anton Koch
Joseph Anton Koch (1768 Obergiblen / Tirolo – 1839 Roma). Pittore
e artista grafico austriaco. Importante rappresentante del
romanticismo. Formazione con lo scultore Ignaz Ingerl ad Augusta.
1785-91 studiò alla Hohen Carlsschule di Stoccarda con una borsa
di studio del principe vescovo di Augusta Clemens Wenzeslaus di
Sassonia. 1791 abbandona gli studi e fugge a Strasburgo per il suo
sostegno alla Rivoluzione francese. 1792 a Basilea e Bienne. 1793/94
attraversa le valli alpine svizzere. 1794 viaggio a Napoli con una
borsa di studio del mecenate George Nott; a piedi sul passo del San
Gottardo. 1795 visita Salerno e Paestum e insediamenti a Roma, dove
studia con Asmus Jakob Carstens.
Thorvaldsen fatto dagli amici di Koch
Amicizia con Bertel Thorvaldsen
Koch venne in Italia nel 1795 e probabilmente conobbe Thorvaldsen poco
dopo l'arrivo dello scultore a Roma nel marzo 1797. Koch e Thorvaldsen
divennero buoni amici e nel periodo 1800-1803 si trasferirono entrambi
in Via Felice vicino a Piazza Barberina (oggi Via Sistina n. 141)
disegno del 1819 Narni ponte medioevale
Joseph Anton Koch
La sua vita personale e la sua esperienza artistica ben rappresentano
il fenomeno storico della congiunzione fra la cultura germanica, di
origine tedesca ed austriaca, e l’ambiente culturale italiano. Un
fenomeno precursore dell’europeismo nella sua essenza di unione
di culture e di arricchimento reciproco, nonostante si sia manifestato
in un’epoca in cui gli Stati e i Regni erano fenomeni variabili,
finanche transitori.
L’esperienza di Joseph Anton è molto più profonda e
prolungata rispetto a quel bagno di italianità che cercavano le
migliaia di artisti europei, e ovviamente anche tedeschi, di passaggio
a Roma e nelle località artistiche e naturalistiche più
belle della penisola italiana. E’ infatti fra i pochi artisti
stranieri che fecero dell’Italia la propria Patria, trovandovi
moglie e stabilendovisi in via definitiva fino alla propria morte. E
l’unico che lasciò una numerosa discendenza, non tedesca
ma ormai autenticamente romana.
Joseph Anton Koch nacque nel 1768 in un villaggio del Tirolo austriaco,
Obergiblen. Figlio di contadini, apparteneva ad una famiglia numerosa
composta da dieci fra fratelli e sorelle. Nell’età
infantile, Joseph Anton aiutò il padre nei lavori in campagna,
dedicandosi in particolar modo alla cura del gregge di famiglia.
Il tempo concessogli
dall’attività di pastorizia gli permise di esprimere sin
da giovane il proprio talento artistico, che si manifestava nella
rappresentazione dei paesaggi bucolici che lo circondavano. Talento che
fu notato e coltivato dal Vescovo di di Augusta Clemente Venceslao di
Sassonia, che lo incontrò in un suo viaggio per impartire le
cresime nella propria Diocesi.
Il Vescovo gli offrì la possibilità di studiare,
inizialmente in un seminario, poi a bottega presso uno scultore di
Augusta, fino a giungere alla Karlsschule di Stoccarda, una accademia
militare dove Joseph Anton studiò dal 1785 al 1791.
In quell’anno abbandonò il collegio per unirsi ai circoli
giacobini di Strasburgo e Basilea che si formarono sull’onda
della Rivoluzione Francese, iniziando poi un viaggio senza meta nelle
Alpi svizzere che durò 3 anni. Anni impiegati nel disegno
paesaggistico, costruendo un portafoglio di disegni che
utilizzerà spesso, più avanti, quali sfondi per i propri
quadri.
La borsa di studio di un mecenate gli permise di giungere in Italia,
alla fine del 1794, dopo aver attraversato a piedi le Alpi.
Visitò i luoghi simbolo della cultura italiana: Bologna,
Firenze, ma anche Napoli e Salerno, mostrando grande trasporto per la
pittura italiana studiata dentro i numerosi palazzi che già
all’epoca esponevano ampie collezioni pittoriche.
Era l’inizio del 1795 quando arrivò a Roma. Fu rapidissima
la sua integrazione nel circolo dei Deutsch-Römer, i tedeschi che
abitavano a Roma quando questa era ancora la Capitale dello Stato
Pontificio, del quale divenne punto di riferimento indiscusso.
Joseph Anton divenne frequentatore del Caffè Greco, lo storico
locale in via dei Condotti fondato nel 1760 e scelto a ritrovo della
comunità tedesca di Roma all’inizio del XIX secolo. Un
ritratto di Koch ancora abbellisce le pareti del Caffè romano.
Il ritratto di Joseph Anton Koch conservato nelle sale del Caffè Greco
I racconti di Friedrich Heinrich von
der Hagen svelano che “da molto tempo il caffè è
stato scelto come particolare sede dai tedeschi, anche perché
soltanto una panca, vicina alla porta, è stata in esso riservata
ai non-fumatori. Alle pareti erano appesi paesaggi di Reinhart, Rohden
e Koch, ma a causa del denso fumo, non si riusciva a vederli. Ed io,
con la preoccupazione di un mercante di quadri, li vedevo prossimi ad
annerire. E’ una vera camera da fumo questo Caffè, dove
tuttavia ci si ritrova volentieri e in allegria”.
Il Greco rappresentava il quartier generale di questi artisti tedeschi
in Roma. Al punto che il futuro Luigi I di Baviera, in una visita a
Roma sentenziò: “Caffè Tedesco ti devi chiamare,
tu, luogo di riunione dei teutoni, familiare incontro dell’arte,
dove anche il Greco e il Tedesco si uniscono”.
E’ questa la culla di cultura teutonica a Roma nella quale cresce
l’opera artistica di Joseph Anton Koch. A partire dai primi anni
dell’800, la sua arte raffigurava la campagna romana, in
particolare la foresta di querce della Serpentara e il borgo di Olevano
Romano.
Proprio qui trovò moglie, sposando Cassandra Ranaldi, figlia di un vignaiolo di Olevano.
Dal matrimonio nacquero tre figli, fra cui Augusto, che divenne
anch’egli pittore e fu a sua volta padre di Gaetano Koch, che
diverrà un rinomato architetto alla fine del XIX secolo.
Lo stile di Koch si collega al Neoclassicismo del suo maestro e caro
amico Carstens. Riflette inoltre una profonda conoscenza dello stile
italiano, in particolare dei corpi umani di Michelangelo, e dei
paesaggi di Annibale Carracci.
Dipinto realizzato con Thorvaldsen
I soggetti sono per lo più
religiosi o mitologici, ambientati sullo sfondo della Campagna Romana,
oppure danteschi. Koch aveva una cura estrema per i dettagli, al punto
che anche i disegni preparatori dei suoi dipinti rappresentano spesso
costruzioni complesse, realizzate con tale perizia da poter essere
considerate opere d’arte autonome.
Verso il 1810 Joseph Anton Koch entrò in contatto con i
Nazareni, un gruppo di giovani artisti di origine tedesca che operavano
a Roma all’inizio del XIX secolo (fra questi, Johann Friedrich
Overbeck, Franz Pforr, Peter von Cornelius, Wilhelm von Schadow,
Philipp Veit, Julius Schnorr von Carolsfeld, Joseph von Führich,
ecc.). Questi guardarono a Koch come a un maestro. Fu proprio Koch ad
assegnargli il soprannome di “Nazareni”, sulla base di una
forte attrazione verso il cattolicesimo, per lo stile di vita monastico
e per la grande cappa e il taglio lungo di capelli. Proponevano un
rinnovamento del classicismo accademico nella direzione di un carattere
arcaicizzante, ottenuto tramite un forte accento lineare e un uso del
colore distribuito in modo uniforme e crudo. Uno stile che si rifaceva
in una corrente ai pittori del Quattrocento Italiano quali Beato
Angelico e Perugino, e soprattutto a Raffaello; per una diversa
corrente invece a Dürer e alla pittura tedesca più antica.
Narni e la valle del Nera 1819
L’occupazione napoleonica a Roma spinse Joseph Anton, nel 1812, a
trasferirsi a Vienna con la moglie e la figlia primogenita, Elena. I
Koch si fermarono a Vienna per tre anni, ma non riuscirono ad
ambientarsi, forse anche a causa della rigidità del clima, alla
quale neanche Koch era più abituato. La difficoltà di
vita a Vienna fu ispirazione per il lavoro artistico: lì Koch
dipinse alcuni fra i suoi più bei paesaggi italiani, e fu in
grado di esercitare una forte influenza sulla nuova generazione di
artisti romantici austriaci.
Nel 1815 la famiglia Koch rientrò a Roma, abbracciando di nuovo
quella che considerava la propria città. Il principe Luigi, che
divenne poi re Luigi I di Baviera, frequente visitatore di Roma, lo
aiutò economicamente con l’acquisto di molte sue opere ma
anche mettendo a disposizione degli artisti tedeschi a Roma Villa
Malta, che divenne luogo di incontro e di lavoro. I rapporti di Koch
col re furono amichevole ma difficili nello stesso tempo, soprattutto
perché Koch detestava la mondanità.
Narni la Rocca
E’
del 1819 la produzione artistica che Koch stesso ritenne più
significativa. La sua reputazione come illustratore di Dante era
così grande che il principe Massimo gli commissionò un
ciclo di affreschi, da eseguire nel Casino di Villa Massimo, aventi
come soggetto la “Divina Commedia”.
Narni vista da porta pietra 1820
Per
ragioni di salute, nel 1819 Koch si trasferì in Umbria,
soggiornando a Piediluco, Narni, Terni, Spoleto, Assisi e Perugia. Di
quel periodo si hanno molti disegni con paesaggi umbri.
“L’inferno di Dante” di Joseph Anton Koch, Villa Malta
Nonostante le sue opere fossero molto apprezzate dagli artisti suoi
colleghi, la sua vita di artista non fu mai ricca ed agiata né
per lui né per i suoi colleghi, tutti privi di risorse
finanziarie quanto lui. Ferdinando I d’Austria gli concesse una
generosa pensione, che arrivò però pochi mesi prima della
sua morte, nel 1839, che lo sorprese nella sua abitazione a Palazzo
Galoppi, nei pressi di Quattro Fontane.
Koch ebbe sepoltura al Camposanto Teutonico, il cimitero dei Teutonici
e dei Fiamminghi che si trova ancora oggi a Roma nella Santa Sede,
sotto l’ombra del Cupolone di San Pietro.
Famiglia e discendenti di Koch a Roma
L’integrazione di Koch con
l’Italia è resa evidente dal comportamento della propria
progenie. Figli e nipoti della primogenita Elena sono distribuiti in
Germania, in Svizzera, in Spagna, in Brasile e in Australia; ma molti
sono rimasti a Roma e tra questi si distinguono le famiglie
Bretschneider, Hausmann, e Curti Gialdino (queste ultime hanno dato
entrambe due figli alla patria italiana). Elena sposò il pittore
Michele Wittmer, che giunse a Roma al seguito del re di Baviera; in
famiglia si tramanda di un libricino di suoi disegni che ritraggono i
posti più belli visti nel viaggio. Dal matrimonio nacque Matilde
Wittmer, che sposò il comandante Hefner della Gendarmeria
Pontificia.
I due figli maschi di Joseph Anton, Camillo e Augusto, sposarono a Roma
due ragazze della casata dei marchesi Lecce. Augusto, pittore anche lui
di un certo talento, è quello da cui discendono tutti gli
attuali Koch romani. Alcuni hanno ereditato e perpetuato il genio
artistico dell’avo, come uno dei figli di Augusto,
l’eminente architetto della Roma umbertina Gaetano Koch, che ha
fra l’altro progettato l’attuale sede della Banca
d’Italia e dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma; altri
si sono distinti nelle professioni liberali, come i Lodoli, o nelle
attività economiche e nel servizio pubblico, fra cui tre Koch
diplomatici italiani di tre successive generazioni. Ma per Koch
l’Italia non fu soltanto un’esperienza artistica; divenne
anche la scelta di un destino umano e familiare. La svolta della sua
esistenza avvenne intorno al 1804 quando a Olevano Romano,
l’antico borgo dei monti Sabini che egli ha scoperto per la
storia dell’ arte, fece la conoscenza della donna che doveva
sposare, Cassandra Ranaldi, figlia di un vignaiolo del posto.
Il matrimonio è stato un fattore essenziale del processo di
italianizzazione di Koch. Da allora, con la sola interruzione di un
soggiorno a Vienna, tutta la vita di Joseph Anton e di Cassandra
è trascorsa fra Roma e Olevano, dove si recavano durante
l’estate. A Roma, Koch alloggiava e lavorava fra Trinità
dei Monti e Quattro Fontane e si incontrava con gli amici e colleghi al
famoso Caffè Greco, che gli serviva anche di recapito per la
corrispondenza con la Germania. Sintomatica della sua integrazione nel
mondo romano era la firma delle lettere: “Il vostro Sepp,
tirolese di Roma”.
Di Cassandra i contemporanei dicevano un gran bene. L’amico
Ludwig Richter scriveva, a proposito delle difficoltà economiche
del ménage: “Egli aveva però una moglie
efficientissima ed economa, che lo rendeva, nonostante le
preoccupazioni, allegro, sereno e incredibilmente laborioso.”
Ebbero tre figli: la prima, Elena, nacque a Roma nel 1811, ed è
sepolta con i genitori nella tomba di Koch al camposanto teutonico al
Vaticano, all’ombra della cupola di San Pietro. Elena si sentiva
già completamente romana, pur avendo sposato un bavarese, il
pittore allievo di Koch, Michael Wittmer. Basta ricordare una
circostanza della sua vita: all’età di cinquant’anni
dovette a malincuore lasciare Roma per seguire il marito in Baviera. Ma
restata vedova, Elena, ormai settantenne, tornava a stabilirsi a Roma
insieme a quattro dei sette figli. La sua progenie è oggi sparsa
anche in Germania, in Svizzera, in Spagna, in Brasile e in Australia;
ma molti sono rimasti a Roma e tra questi si distinguono le famiglie
Bretschneider, Hausmann, e Curti Gialdino (queste ultime hanno dato
entrambe due figli alla patria italiana).
I due figli maschi di Joseph Anton,
Camillo e Augusto, sposarono a Roma due ragazze della casata dei
marchesi Lecce. Augusto, pittore anche lui di un certo talento,
è quello da cui discendono tutti gli attuali Koch romani come
pure i rampolli delle figlie e nipotine che hanno assunto altri
cognomi.
architetto della Roma umbertina Gaetano Koch
Alcuni hanno ereditato e perpetuato il genio artistico
dell’avo, come uno dei figli di Augusto, l’eminente
architetto della Roma umbertina Gaetano Koch; altri si sono distinti
nelle professioni liberali, come i Lodoli, o nelle attività
economiche e nel servizio pubblico, fra cui tre Koch diplomatici di tre
successive generazioni.
Benché siano passati 150 anni dalla morte di Koch e la sua
progenie sia già arrivata alla settima generazione (benvenuto al
nipotino Lucas Robert, nato il 17.08.2014, primogenito di Nicolas
Koch) i discendenti sono tuttora molto sensibili al culto
dell’illustre antenato e mantengono un’ammirevole
solidarietà familiare. E va sottolineato che, pur essendo Koch
classificato, come pittore, nella storia dell’arte germanica, e
pur essendo i suoi discendenti sparsi in tre continenti, tutti si
riferiscono a Roma come alla culla della casata da lui fondata.
Ci sono dipinti di Koch che rappresentano
Terni e Dintorni
vedi anche :
http://www.narnia.it/grandtour.html
http://www.narnia.it/michallon.html
http://www.narnia.it/barbot.html
http://www.narnia.it/turner.html
http://www.narnia.it/carabain.html
http://www.narnia.it/diofebi.html
http://www.narnia.it/quadro.html
http://www.narnia.it/pittori.html
http://arts-graphiques.louvre.fr/
https://www.tate.org.uk/
https://www.thorvaldsensmuseum.dk
http://www.narnia.it/articoli1.htm
http://www.kuenstlerleben-in-rom.de/
https://www.narnia.umbria.it/2021/01/10/grand-tour-a-narni/
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