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 Ponte Nuovo

Gli Architetti che lo studiarono

Martinelli nella sua Mappa del 1676

Di particolare interesse per lo studio di una ipotetica ricostruzione sono stati i ritrovamenti di tre opere in scala, realizzate da importanti architetti, chiamati nel tempo per ristrutturare il ponte, che “ essendo corroso fa temere per sua caduta”, come ci racconta il Martinelli nella sua Mappa del 1676. 

Il Martinelli, scrive anche un libro che partendo dallo studio dei ponti di Narni, ci descrive la situazione dei ponti esistenti tra il fiume Nera ed il fiume Tevere. Nella descrizione del ponte di Augusto Martinelli si dilunga sullo studio delle fondamenta del ponte e ipotizza dallo studio dei resti la preesistenza di un altro ponte sulla Flaminia  di minor pregio, costruito su basi piu’ deboli, poi sostituito dal ponte costruito al tempo dell’Imperatore Augusto. L’architetto e ingegnere Agostino Martinelli nasce a Ferrara nel 1632 Ben presto, sin dal 1668, cominciò a lavorare come esperto di problemi relativi al controllo delle acque e alla costruzione di tutti i manufatti ad esse connessi (restauro di ponti, passonate, pennelli,ecc.), diventando in questo campo un’autorità molto nota, continuamente attivo sino alla morte.


È probabile che avesse maturato delle competenze in questo settore già prima del trasferimento a Roma, anche in considerazione del fatto che il territorio ferrarese era afflitto da frequenti inondazioni. Nello Stato pontificio, al servizio della Congregazione delle Acque, seguì moltissimi lavori, dal 1671 come «perito deputato» sulle acque a Magliano Sabina e dal 1677 come architetto «per le palificate di Ponte Felice». Si occupò in particolar modo del Tevere nella zona di Magliano Sabina e del Ponte Felice, ma restaurò anche i ponti di S. Antonio a San Severino e di Augusto a Rimini nel 1680.


In particolare per Narni descrive nei dettagli in oltre una trentina di pagine, sia il ponte di Augusto che il ponte Medioevale, progettando anche delle opere per il suo restauro, come la deviazione del Fiume Nera per mettere in secco i ponti  e poterci quindi lavorare. 

Per fare questo effettua vari sopralluoghi e riporta diverse mappe in scala con misure in palmi romani. Queste mappe ci danno una precisa idea di come fosse il ponte in quel periodo con misure degli archi dei piloni di fondazione e della torretta, che aveva la caratteristica di avere un frangiflutti, dal lato della corrente del fiume, alto fino alla sommità della torretta, per impedire che eventuali piene, potessero danneggiarla.

Cosi' ci racconta il Martinelli nel suo libro:

viene questo composto da sei archi , come si vede qui nella sua figura passati li due più larghi, che sono dalla parte della
Città, forma un angolo ottuso piegando tanto nella superiore, quanto nella inferiore parte.

Il secondo Pilone segnato con la lettera A. è di sotto logorato.
L’altro pilone contiguo alla Torre , e mercato con la  lettera B. rimane egli pure di molto offeso, e sgrottato , sentendosi l’uno
E  l’altro incavati in dentro fino a otto, e dieci palmi; in lunghezza circa sei palmi , e in altezza palmi due; trapiombando tre
quarti di un palmo in tutta l’altezza di palmi trenta sopra l’acqua, senza il parapetto , il che fà temere , che più si inoltri
la corrosone, e l’esperienza di più tasti fatti, necessita a non contradire al gran male di  questo , che purtroppo in piu maniere
si rende manifesto , e con la crepatura serpeggiante nella parte
superiore di detto arco ; e con la retta , che si dilunga sotto I’altro arco dove é la lettera C;  E con l’avere torta una nelle Catene
già pezzo fà postevi , è forzato fino ad inarcarli il paletto , che tiene nella parte inferiore; e tanto più mi fondo in questa mia
assertiva, quanto che da altri soggetti di valore e stata conosciuta  quella verità , in specie dal Sig. Giovan  Battista Contini Architetto
che da ciò non discorda; per fare il dovuto concetto della sua virtù , basta dire che è stato ammaestrato dal famoso Cavaliere
 Gian Lorenzo Bernini , da cui e della architettura le più pellegrine perfezioni derivano . .

Dissi che ha torta una catena , perche viene questo da due incatenato,
 come alle lettere F. F. , e nei piede del Pilone ha certi scaloni posti per rinforzo , il che non è à gli altri ; che però può bene francamente dirsi, che detto pilone abbia patito altre volte, e che in tal maniera si assicurassero delle minacciate, e temute rovine che di presente si fanno assai vicine conoscere .


Altri segni che indicano li malori del Ponte , e inducano à crederli sono, il sesto del secondo e terzo arco , che nelli luoghi segnati D. D, esce dalla simmetria della sua linea; le pietre
del parapetto alzateli , e fermateli in forma triangolare come alla lettera E. altre pietre uscite dal loro luogo, e in specie una
molto considerabile sotto all’arco , che fiancheggia la Torre , lasciata in libertà per essersi allargata la volta, come alla lettera G.

Che li parapetti posino quasi la maggior parte sopra à certi moduli , che sporgono in fuori, più che sopra al vivo del Ponte ;
Che per la trascurataggine di chi doveva averne la cura vi si siano impossessati con gagliarde, e tenaci radiche li fichi , sono cose,
 che concorrono loro pure in qualche parte ad esacerbare il male.

Aggrava però più d’ogn’altra cosa la discorde costruzione delli archi,e de piloni; li speroni fatti ad angoli ottusi, senza esservi
nelle parti inferiori li suoi appoggi di contrasto.

Data simil  postura del Ponte chiaramente dimostrato dal disegno qui unito , ne segue un altro male , che tra le cause primarie
e' , che porta la Nera quando tumida corre infranta nelli suoi scogli à precipitarsi  nel Tevere, quantità di grand’arbori;
e perche sono di poco vano gli archi, quando ne vengono di quelli lunghi , si fermano traversati adotto alli piloni e giungendo li secondi, e  terzi, e secondo alle piene , si unendosi  assieme,  formano un gran riparo al libero corso delle acque , dico  che nesia restata corrotta la platea , e che li scavi sotto alli piloni , per
la ragione , che trovando l’acqua cosi gagliarda opposizione al libero suo corso,  non potendo quella rimanere fra li ceppi annodata , urtando impetuosa il fondo dell’alveo, si apre quella
strada  da altri impedita. 


Martinelli propone vari rimedi per risanare il ponte. 

Ho fatto fin qui da buon Medico e da Eccelente Chirurgo
scoprendo tutte le piaghe: ora vengo alli rimedi.

Ma ora che vengo alla proposta delli
rimedi, dico costantemente» che per profondarli nella individuar
 cognitione della gravezza del male intrinseco, e maligno
di quello mal condotto paziente, e per ridurlo in grado di godere
della primiera sua fermezza:

Unico,vero, e reale rimedio sarà quello di venire alla diversione totale
 delle acque della Nera, rinfilandola come si vede nella figura qui unita dove
io le ho indicate dalle lettere A. B.
si per fare spesa minore , come per rendere più possibile l'operazione d’imboccare, e far  correre il fiume per l’alveo , che si avrebbe nel Prato del Sig. March’Montori
 dimostrato con linee segnate C. D.

fino à farlo sboccare tra l’uno e l’altro Ponte , alla lettera E. perche in quello modo si farebbero patenti le corruzioni  che con li talli lì sentono nei piloni; apparirebbe lo stato della lacerata platea alla quale , ò niente, ó poco mi dò à credere ve ne sia, per le ragioni suddette , come per avere io fatto circondare l’angolo del pilone dell’ arco contiguo alla Torre con palloni di lecino senza punta di ferro, battuti con la mazza a mano, e profondatili
nel terreno fino à 1 2 , e più palmi come si vede nel disegno alla Iett-H. 


E chi sa ( Io dico come mio pensiero , e Io fondo sopra alla  inuguaglianza de diametri delli archi ) che non siano fondati li  piloni sopra à tuffi esistenti nel Alveo stesso, come pure hanno  fatto li Signori Castelli di Terni, de quali Ponti ne ragionerò qui  appresso.

Si potrebbe operando in tal maniera ò riaggiustare la platea quando corrotta vi si trovasse, ò fondarla di nuovo quando non
vi fosse , il che io stimo però per difficile , se bene la inuguaglianza del fondo , che si trova con i tasti confonde i’immaginaria in


mille contrari; pensieri; si rifonderebbero i piloni , e si formerebbero con angoli acuti , ò triangoli equilateri , come devesi fare in fabbriche di tal qualità, massime in fiumi rapidi infatti resterebbe perfèttamente risarcito, e assicurato il Ponte.

Non andrebbe però senza l’accompagnamento delle sue difficoltà una cosi sicura operazione, perche bisognerebbe , come dissi, fare vicino alle due imboccature che si farebbero , come
indica la pianta alle lettere C. D.
fino ad unirsi tutte in uno alla lettera E  fare, dico, l’escavaziòne di detti alvei, fabbricare un ponte di tavole per non levare con il passaggio , il commercio, e la
grascia (tassa per il passaggio) per Roma , fin tanto  che  durasse il lavoro non essendo in modo alcuno, come altri erroneamente si sono dati à credere ,
bastanti li due archi che si vedono nel fine di detto Ponte  alle lettere I e L. per ricevere tutto il, fiume  senza, ò che li sfuggisse , ò li sormontasse ò se li levasse in collo : riparare  dalla parte inferiore , che non potesse entrare le acque, o per rigurgito o per altra strada a danneggiare l’operazione. Aggiungasi, che essendo faccenda da intraprendersi solo
nella maggior scarzezza d’acque , e in conseguenza nei colmo de  calori estivi , non essendo da prudente il volerli promettere  in una invernata asciutta come corse l’anno passato 1676.
perche sono accidenti da non poter servire di regola , non sò quale effetto ancora l’altro nuovo, quando si rimetterebbero
le acque à ripigliare l’antico loro corso sotto del riaggiustato Ponte ; e bene più del primo riuscirebbe facile quello à seccarsi .

Altro rimedio sarebbe : divertire le acque, quando da uno, quando dall’altro delli Piloni offesi , pendere, che pure a pieni
voti restò  approvato , e abbracciato dagl’Eminentissimi Signori Cardinali, che costituiscono la Sacra Congregazione
sopra delle acque , mossi dalla considerazione  di spesa minore
 e di facilità maggiore nell’operare, motivi, che diedero i’impulso à quegl’animi  non meno grandi , che addottrinati di decretarne la risoluzione, di quanto proposi . Qui pure non vi è una strada così spaziosa , e piana , che non da più spine di difficoltà attraversata.

Che fosse per riuscire dì minor dispendio della prima , quella seconda operazione ; sarebbe da poco pratico il venirne alla  negativa sarà però ancora da persona versata nella professione,



addottrinata dall’esperienza l’asserire costantemente , che non
farà di quella picciola spesa , che forsè la speranza , ingannando
 promette : Certa cosa è, che nella parte inferiore , e nella superiore
dovrà  cingerli il pilone da ripararli , e qui non s’avrà nell’atto
dell’operare nel fiume quella facilità , che  si ha nel disegnare sopra
d’un foglio , il che non può sapersi da chi non hà più di decine
di volte pescato sotto ali fondi de fiumi .
Bisogna poi vedere la qualità del fondo da scavare che potrebbe essere troppo duro e quindi
Il tratto da scavare si dovrà adattare alle nuove esigenze e non è detto che potrà essere quello progettato e disegnato sulla carta. Qui non terminano i dubbi , perche se si dasse mano per prima à riparare il Pilone contiguo alla Torre, dovendosi per
necessità costringere tutte le acque à scaricarsi tanto più impetuose,quanto più ristrette, e ad urtare nell’altro Pilone
 essendo quello , come dissi egli pure offeso , resterebbe sempre  l’animo ingombrato dal timore, di vedere nel dar rimedio à uno ,  perire nelle mani l’altro, che sospira egualmente gl’aiuti ;
di modo tale , che aggirato l’animò dell’ Ingegnere da quelle fondate temenze , si troverebbe sempre dalle inrisoluzioni combattuto .
Io non ho petto di Coniglio; mà ne meno, mi fù per mano temerarietà  impresso il Coraggio nell’animo : Chi ragionaofaiente teme ih quelle tanto importanti macerie, può sperare di prudente la lode;


lontano assai al tempo di fermarli nel ordine con la professione ; si tratta d’interresse di Communità.



Al Martinelli , successe nell’incarico l’architetto umbro Francesco Sforzini,

che nel 1687 misura nuovamente il corso del fiume Nera

e produce una mappa, con il nuovo corso dopo le opere del Martinelli, che fanno vedere come le condizioni del ponte siano peggiorate in pochi anni.


Sforzini è di Todi e tra le sue opere realizza anche il teatro, oltre a molte opere idrauliche essendo  anche lui responsabile della Congregazione delle acque, le mappe si trovano presso l’Archivio di stato di Roma  Collezione disegni e mappe, produttore, sottoscrizioni: Francesco Sforzini Che è l’architetto responsabile su ordine di Monsignor Pietro Bernini, nipote di Gian Lorenzo Bernini.


Nel testo si legge 

Pianta del luogo dove presentemente scorrono l’acque del fiume Nera ad introdursi sotto li archi del Ponte di Narni indicato con lettera AB. Levata da me infrascritto … Dicembre 1687 di ordine del Reverendissimo Monsignor Bernini, nella quale anche  si dimostra il luogo del sito dove scorrevano li mesi addietro con più tortuose sezioni indicati con punti lettere  CDE perché avendo poi la violenza delle acque corroso quel poco di terreno che divideva li alvei nel sito G. Lasciò di scorre più presso e si innalzarono tutti a corrodere con gagliardo impulso il punto H fino alle fondamenta della torre, a fianco del ponte, con evidenza indubitata di voler proseguire più oltre la sua corrusione, la quale viene maggiormente aumentata pressione che fanno le acque nell’ingrossatura che presentemente si fabbrica  nel sito I, il qual fatto porta che le acque si aprano un nuovo alveo verso il sito L  con lasciare di scorrere sotto l’alveo del ponte, e con rovina di qualche parte di esso, quando non vengano assicurati  i convenuti ripari.

Altra nota interessante sono le proprietà

dei terreni nei pressi del ponte 

Proprietari dei terreni
N beni de li Brandolisi
O beni de li Scotti
P beni de monastero santa Croce
Q beni de li Bucciarelli
R beni de la mensa vescovile di Narni

Archivio di stato di Roma  Collezione disegni e mappe.
 produttore:Congregazione delle acque, sottoscrizioni: Francesco Sforzini Che è l'architetto che ha firmato in basso.  Poi leggo che il Monsignor Pietro Bernini, nipote di Gian Lorenzo Bernini è colui che ne ha richiesto la realizzazione probabilmente il libro è uno studio preliminare per poi fare i lavori al ponte deviando il corso delle acque.

Altra mappa interessante è quella dell’Architetto Andrea Vici. 

Mappa dei ponti di Narni con rilievo del mulino Eroli anno 1794.La mappa dice che la distanza è di 600 palmi romani nel tratto  del fiume Nera Velino e delle sue adiacenze dal Ponte Nuovo fino al mulino del marchese Eroli di Narni

Viene mappato il mulino con la chiusa  che non arriva al pilone , e si dice che è un mulino olivario e vengono indicate due ruote.ad olio. Il ponte viene detto ponte rotto detto di Augusto. Vengono riportati dettagli anche della Osteria con veranda pensile  e del Ferraro (fabbro che ferrava i cavalli in una piccola bottega) vengono riportate in scala le distanze in palmi romani con una scala in palmi . 

Si dice inoltre che la pendenza del fiume è di due palmi  e si indicano le vie che portano a Todi Amelia Terni e Narni  con un pozzo dalla parte della Madonna del Ponte. Vengono messi dettagli in scala del ponte nuovo come la Torre, la strada fatta in legno e le distanze tra i piloni la larghezza del ponte era maggiore di quella attuale ed era intorno ai 5 metri mentre ora è ridotta a tre. Si vede anche dei ruderi disegnati nel fiume con la scritta “Ruderi del C. Mancinelli”.


Andrea Vici (Arcevia, 29 novembre 1743 – Roma, 10 settembre 1817) è stato un architetto italiano. 

Figlio di Arcangelo, stimato architetto ed autore di varie fabbriche nelle Marche, e di Angela Fattorini, a 14 anni fu mandato a Perugia per continuare gli studi e frequentare il corso del pittore Appiani. A 17 anni si recò a Roma presso la scuola di Stefano Pozzi; ma presto abbandonò la pittura per l’architettura, apprendendo il disegno presso Carlo Murena, che dirigeva lo studio di Luigi Vanvitelli, all’epoca già a Napoli.

Tornato nel 1765 a Palazzo in seguito alla morte del padre, operò nei dintorni sino a che, nel 1779, fu richiamato a Napoli da Luigi Vanvitelli, perché collaborasse ai disegni della Reggia di Caserta. Morto Vanvitelli, ricusò l’offerta del figlio di questi, essendo assai impegnato in molte fabbriche che aveva nelle Marche ed in altri prestigiosi incarichi, tra cui l’ideazione e

realizzazione del canale Pio della celebre Cascata delle Marmore, che aveva la funzione di liberare la Valnerina da periodiche e disastrose inondazioni.

In seguito al successo di tale impresa, 

fu nominato Primo Ingegnere della Congregazione delle Acque, cui si aggiunsero poi quello di Architetto della Rev.ma Fabbrica di San Pietro e molte altre onorificenze. Nel 1785 venne eletto membro dell’Accademia di S. Luca, e, dopo esserne stato Segretario, ne fu anche Principe; 

in seguito, variato il sistema, ne divenne Presidente dopo il Marchese Antonio Canova, di cui era intimo amico. Unitamente a questi, fu compilatore dello Statuto accademico del 1812.

Il 10 settembre 1817, per male cardiaco, morì in Roma all’età di 74 anni non ancora compiuti e fu sepolto a S. Maria in Vallicella.

A Narni fece diverse opere tra cui il Conservatorio dei Proietti, da noi ora chiamato Istituto Beata Lucia, con i grandi edifici di piazza Galeotto Marzio. 

Inoltre operò anche come detto  oltre ai rilievi dei ponti di Narni, anche al restauro e ammodernamento del Mulino Eroli.


Il Ponte Medievale meriterebbe una maggiore attenzione  e insieme all’area del ponte d’Augusto , potrebbe essere una grande attrazione turistica, che se ben gestita sarebbe un ottimo biglietto da visita per tutte le gole del Nera ed eventuali percorsi turistici da cui visitare la nostra valle del Nera.

Ringraziamo per le ricerche tutto il gruppo di lavoro composta da oltre cento membri ed in particolare Michele Favetta per avere partecipato a questa ricerca.

Giuseppe Fortunati

Vedi anche  http://www.narnia.it/pontenuovo.html

http://www.narnia.it/portaternana.html


http://www.narnia.it/formina.html

http://www.narnia.it/guida/augusto.htm

sito narnia umbria

Sforzini

http://www.narnia.it/vici.html

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