Prigionieri italiani Internati
militari italiani
Gli IMI
Prigionieri italiani Gli IMI campi di concentramento in Germania e Polonia Nell'autunno del
1943, circa
800.000 soldati italiani vengono catturati e disarmati dai tedeschi. Si
trovano in patria o all'estero, tra Iugoslavia, Francia, Albania,
Grecia e isole dell'Egeo, Polonia, paesi baltici e Unione Sovietica. Di
questi, circa 650.000 mila finiscono, dopo viaggi interminabili in nave
(non poche sono quelle che affondano) e nei famigerati vagoni piombati,
nei campi di prigionia tedeschi in Germania, Austria ed Europa
orientale.
Tra essi anche vari Narnesi tra cui Umberto Piantoni Demo Filiberti D'Ormea Ugo sepolti Narnesi, nei cimiteri militari italiani in Austria, Germania e PoloniaNARNI GIOVANNINI COSTANTE, NATO IL 7 SETTEMBRE 1923 A NARNI (TERNI) – SOLDATO DEL 292° REGGIMENTO DI FANTERIA / BATTAGIONE RISMONDO / 7A COMPAGNIA – POSTA MILITARE 141 – PRIGIONIERO DEI TEDESCHI – MATRICOLA 52879 – DECEDUTO IL 7 MARZO 1945 – SEPOLTO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO E – FILA 3 – TOMBA 22. FONTI: 1A, 1B, 2B, 10. LONGEVO VITTORIO, NATO IL 28 AGOSTO 1916 A NARNI (TERNI) – SOLDATO – INTERNATO NELLO STAMMLAGER III B – MATRICOLA 313017 – DECEDUTO IL 19 APRILE 1944 ALLE ORE 10.30 PRESSO LA FABBRICA FIESELER WERKE DI KASSEL/WANDAU (ASSIA) – CAUSA DELLA MORTE BOMBARDAMENTO AEREO – SEPOLTO NEL CIMITERO DI KASSEL-BATTENHAUSEN IL 25 APRILE 1944 – POSIZIONE TOMBALE: TOMBA N° 178 – RIESUMATO E TRASLATO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO D – FILA 10 – TOMBA 29. FONTI: 1A, 1B, 2B PASQUALINI SILVIO, NATO IL 18 MARZO 1920 A NARNI (TERNI) – DECEDUTO A GDANSK DANEG L’11 FEBBRAIO 1944 – SEPOLTO A BIELANY/VARSAVIA (POLONIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE DA RICHIEDERE AL MINISTERO DELLA DIFESA. FONTI: 1A PIANTONI UMBERTO, NATO IL 13 MARZO 1917 A NARNI (TERNI) – DECEDUTO A KALTENKIRCHEN (SCHLESWIG-HOLSTEIN) IL 9 MARZO 1944 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 4 – FILA M – TOMBA 13. FONTI: 1A, 1B, 2B RAMPICONI DOMENICO, NATO IL 24 MAGGIO 1914 A NARNI (TERNI) – DECEDUTO A MÜLHEIM AN DER RUHR (NORD RENO-WESTFALIA) IL 13 GIUGNO 1945 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 1 – FILA T – TOMBA 26. FONTI: 1A, 1B RAMPICONI SETTIMIO, NATO IL 14 LUGLIO 1923 A NARNI (TERNI) – SOLDATO – DECEDUTO A KAPFENBERG (STIRIA) IL 18 MARZO 1945 – SEPOLTO A MAUTHAUSEN (ALTA AUSTRIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO – POSIZIONE TOMBALE: FILA 2 – TOMBA 150. FONTI: 1A, 3 oltre 50 sono i soldati
deceduti solo nella provincia di Terni,
sepolti nei cimiteri militari italiani in Austria, Germania e Polonia. Umberto Piantoni
Giornata della Memoria presso le scuole di Narni NARNI - La scuola primaria “G. e A. Garibaldi” di Narni, ha incontrato, Giorgio Piantoni, figlio di un militare narnese deportato e morto in un lager nazista. L’iniziativa è stata inserita nella Giornata della Memoria ed è stata introdotta da Mauro Fortunati in rappresentanza della Uil Pensionati Terni. Hanno partecipato gli alunni delle classi 3,4 e 5 delle sezioni A e B. Oltre un centinaio tra studenti e insegnanti, hanno potuto rivivere attraverso i racconti dei relatori la storia delle persecuzioni razziali, con particolare attenzione a quanto successo anche nel nostro territorio. Giorgio Piantoni ha raccontato la sua storia e come perse il padre quando aveva solo sei mesi, nel 1944. Lui era un soldato e morì in un campo di concentramento in Germania, ad Heidkaten. Piantoni qualche anno fa ricercando in internet scoprì una foto con il volto di suo padre morto prigioniero in guerra. Ora a distanza di circa settanta anni tale racconto reca immutata l’emozione di un figlio che non ha conosciuto il proprio padre grazie alle ricerche condotte dallo storico Gerhard Hoch. Piantoni ha raccontato di come questo ex soldato tedesco lo abbia aiutato a ritrovare la tomba del padre nella città di Kaltenkirchen nella Bundesstrasse 4, dove fino al 1945 si trovava un campo di concentramento destinato ai prigionieri di guerra italiani. Giorgio ha scoperto che suo padre Umberto è morto qui, il 9 marzo 1944, all’età di 27 anni. Piantoni non sapeva che già all’inizio degli anni ’80 lo studioso aveva affrontato il tema della morte di suo padre nell’opera "Dodici anni riportati alla luce - Kaltenkirchen all’epoca del Nazionalsocialismo". Attraverso le sue ricerche storiche sugli effetti del nazismo in quella zona, Hoch è venuto a conoscenza del campo di prigionia di Heidkaten, che si trovava circa due chilometri a sud del comando del campo di concentramento che, all’epoca, era situato nel quartiere Springhirsch. A Heidkaten i tedeschi avevano rinchiuso i militari italiani finiti allo sbando dopo l’8 settembre. Tra quei 37 connazionali, anche Umberto Piantoni, arrestato e deportato dalla città jugoslava di Lubiana. Piantoni ha anche parlato delle ultime lettere che suo padre mandò alla moglie, nelle quali scriveva: "Ho ricevuto le lettere, la mia vita è sempre la stessa. Tu come stai? Come sta nostro figlio? Cresce? Un caro saluto, baci. Il tuo Umberto". La famiglia Piantoni conosceva come era morto Umberto. "L’allora cappellano militare, don Terzoli, aveva comunicato loro la notizia della morte. Una piccola ferita alla gamba,durante i lavori forzati , non era stata curata e l’infezione si era poi propagata per tutto il corpo già privo di forze, causandone la morte. Toccante anche l’episodio dei 13 garofani rossi che la mamma faceva portare al cimitero di Narni al piccolo Giorgio, un fiore per ogni caduto tedesco che riposava nel cimitero. Con la speranza che qualcun altro, in Germania potesse fare la stessa cosa per il suo papà. Un gesto di pace verso quei giovani soldati, che gli ha insegnato a non portare rancore per il nemico ed a rispettare tutte le vittime della guerra. I giovani studenti hanno anche selezionato e letto alcuni brani tratti da documenti relativi all’olocausto, molte anche le domande fatte dagli alunni che hanno sottolineato il fine dell’incontro affinché tali episodi non si ripetano e possano essere evitati gli orrori delle guerre e delle persecuzioni. Giuseppe Fortunati Demo Filiberti Ugo
d'Ormea, Internato Militare Italiano
catturato a Rodi nel 1943 Nato a Narni nel
complesso delle Grazie.
Ugo d'Ormea, Internato Militare Italiano catturato a Rodi nel 1943 e deportato nei lager prima in Polonia, vicino a Varsavia, poi in Germania. Una prigionia durata 18 mesi fino alla liberazione ad opera degli inglesi.“ Pescara, incontro sulla resistenza senz'armi degli Internati Militari Italiani nei lager nazisti diario di Ugo D'Ormea Il loro No ai fascisti e ai nazisti fu una grande vittoria morale, un gesto di alto valore etico che aiutò il Paese a ritrovare la strada della libertà e della democrazia. Basti ricordare le cifre degli Imi. Degli 810.000 soldati italiani catturati dai tedeschi, dopo l’8 settembre, e deportati in Germania, 160.000 circa optarono per la Rsi o si arruolarono nelle Ss italiane o si impiegarono nella Organizzazione Todt (che reclutava operai per adibirli a lavori di ogni genere in Germania) o collaborarono in vario modo con il Reich. Gli altri 650.000 preferirono restare come IMI nei campi. Di questi ne morirono dai 30.000 ai 50.000. Riccetti
Rolando
Grisci Faceva parte del Primo Reggimento artiglieri di Foligno. Preso prigioniero a settembre del 1943, in Slovenia, a Verconico vicino Lubiana. La prigionia è durata due anni. Stavamo in caserma, di servizio al Comando di Divisione. Di notte sono arrivati i tedeschi, ci hanno disarmato. Ci hanno caricati su dei carri bestiame chiusi dall’esterno e portati in Germania dove siamo arrivato dopo tre giorni di viaggio. Siamo scesi solo una volta per mangiare un po’ di zuppa. Il campo si trovava a Stargard, in Polonia, vicino Stettino, ma tutti parlavano tedesco. Il campo era molto grande con noi c’erano russi, francesi, americani. Dormivamo nelle baracche, circa un centinaio a baracca con letti a castello a tre piani. Il vestiario era quello che avevamo il giorno della cattura, i materassi erano costituiti da ricci da falegnami. Mangiavamo alla mattina un po’ di the e a pranzo, la zuppa fatta coi rifiuti dello zuccherificio, cioè resti di barbabietole da zucchero. Veniva distribuito un chilo di pane e cinquanta grammi di margarina ogni cinquanta persone. Alcuni di noi lavoravano in campagna altri nelle fabbriche. Io stavo in un laboratorio da calzolaio fuori dal campo, nella cittadina, che era bella e graziosa. Si lavorava dalle otto di mattina sino alle diciassette/diciotto con l’interruzione del pranzo.Eravamo trattati come schiavi, maltrattati soprattutto quando cercavamo di procurarci il cibo. Una volta, io ed un mio amico, ci eravamo introdotti nella cucina: c’erano dei vasconi con le patate pelate; con la gavetta abbiamo cercato di rubare qualche pezzo di patata. Un capo, che era un caporale tedesco, nascosto dal vapore, ci ha beccato e mi ha colpito con pugno e con una spranga, L’altro, che era riuscito a fuggire, è stato picchiato dopo al campo: il caporale gliel’ha fatta pagare a caro prezzo. Un’altra volta avevamo recuperato le bucce dalla scarico delle cucine, sperando di trovare qualche resto di patata, anche marcia. Avevamo arrostito le bucce su una stufetta che si trovava in bagno, che in realtà era una fossa puzzolente. Arrivò un polacco, che era passato coi tedeschi, e ci tolse le bucce e le calpestò coi piedi.A fine aprile del 45 ci hanno liberati i russi e ci hanno trattenuto sino a settembre e poi ci hanno rimpatriato. I russi ci hanno trattato un po’ meglio, mangiavamo un po’ di zuppa di farro.Il viaggio di ritorno dal campo è durato venti giorni con una sosta di due giorni a Pescantina, vicino Verona dove venivano fatti gli smistamenti per Regione. Sono arrivato a Terni il primo ottobre del 1945 alle 9 di sera, il giorno dopo sono arrivato a casa, a Porchiano del Monte con l'autobus. La mia famiglia non aveva notizie da 18 mesi e anche mio fratello era prigioniero a Lubiana, ma era tornato. Un amico mi invitò a stare qualche giorno con lui a Terni per poter avvertire i miei che mi avevano dato per morto. In realtà qualche tempo prima io avevo inviato, tramite un amico che era stato liberato prima di me, un biglietto per avvertirli del mio ritorno. Non è stato facile, ma pian piano mi sono riabituato alla vita normale. Orazio Cecca "Il viaggio è durato 10 giorni, in questo trattamento i tedeschi hanno avuto il coraggio di darci una pagnotta di pane da 2kg ogni vagone ed un gavettino di caffè tedesco, per forza la pagnotta è dovuta essere divisa, le nostre piccole scorte erano finite e la prima fame s'incominciava a sentire. Quella fame incominciata il 20 settembre 1943 è durata fino al 18 Aprile 1945 giorno in cui l'americani ci hanno liberato. Di mattina presto ci hanno fatto scendere dal treno inquartati e bene scortati da non so quanda gente armata e ci hanno portati al campo di concentramento nome terribile: CONCENTRAMENTO." Dal diario di Orazio Cecca, soldato italiano, che preferì la prigionia e i lavori forzati all'arruolamento con l'RSI. Silori Luigi Luigi Silori (Roma, 19 novembre 1921 – Roma, 9 luglio 1983) è stato uno scrittore, critico letterario, conduttore televisivo e radiofonico italiano. Anche lui come ci racconta su facebook il figlio Fernando fu uno degli internati legati al nostro territorio essendo spesso a Stifone paese di origine della sua famiglia. Altri Narnesi internati furono : Montemari, Proietti, Seri, Garbini, Mario Cari tutti con un debito di riconoscenza. per Filiberti Demo. http://www.ilpescara.it/eventi/cultura/incontro-resistenza-senz-armi-internati-militari-italiani-lager-nazisti-22-marzo.html altri personaggi della nostra terra. Grisci http://www.scuolamediavallionline.it/post.asp?id=108 Altri internati IMI
deceduti
provenienti dal Territorio AMELIA BARCHERINI MARIO, NATO IL 18 FEBBRAIO 1912 AD AMELIA (TERNI) – DECEDUTO IL 31 MARZO 1945 – SEPOLTO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO D – FILA 11 – TOMBA 10. FONTI: 1A, 1B MILIACA SETTIMO, NATO IL 28 OTTOBRE 1914 AD AMELIA (TERNI) – DECEDUTO IL 24 APRILE 1945 – SEPOLTO A MONACO DI BAVIERA (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 5 – FILA 16 – TOMBA 18. FONTI: 1A, 1B PINGUINO POMPEO, NATO IL 29 LUGLIO 1908 AD AMELIA (TERNI) – DECEDUTO A ZABRZE HINDERBURG IL 24 DICEMBRE 1943 – SEPOLTO A BIELANY/VARSAVIA (POLONIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE DA RICHIEDERE AL MINISTERO DELLA DIFESA. FONTI: 1A TRIPPINI OTELLO, NATO IL 19 MARZO 1913 AD AMELIA (TERNI) – DECEDUTO A GORLITZ IL 4 LUGLIO 1944 – SEPOLTO A BIELANY/VARSAVIA (POLONIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE DA RICHIEDERE AL MINISTERO DELLA DIFESA. FONTI: 1A CALVI DELL’UMBRIA CARI PIETRO, NATO IL 4 NOVEMBRE 1911 A CALVI DELL’UMBRIA (TERNI) – DECEDUTO A DEDENHAUSEN (BASSA SASSONIA) L’8 APRILE 1945 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 1 – FILA S – TOMBA 49. FONTI: 1A, 1B PENNA IN TEVERINA DE SANTIS VITTORIO, NATO IL 12 AGOSTO 1905 A PENNA IN TEVERINA (TERNI) – DECEDUTO A ZGORZELEC/GÖRLITZ (VOIVODATO DELLA BASSA SLESIA) IL 19 APRILE 1944 – SEPOLTO A BIELANY/VARSAVIA (POLONIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE DA RICHIEDERE AL MINISTERO DELLA DIFESA. FONTI: 1A SAN GEMINI MERCURI GIUSEPPE, NATO IL 2 AGOSTO 1921 A SAN GEMINI (TERNI) – SOLDATO – DECEDUTO A HARTKIRCHEN (ALTA AUSTRIA) IL 29 MARZO 1944 – SEPOLTO A MAUTHAUSEN (ALTA AUSTRIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO – POSIZIONE TOMBALE: FILA 3 – TOMBA 364. FONTI: 1A, 3 STRONCONE ORAZI QUINTO, NATO L’11 MAGGIO 1889 A STRONCONE (TERNI) – DECEDUTO IL 25 GIUGNO 1945 – SEPOLTO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO J – FILA 6 – TOMBA 25. FONTI: 1A, 1B TERNI DE ANGELIS ILIO, NATO IL 22 SETTEMBRE 1921 A TERNI – DECEDUTO A CZARNE/HAMMERSTEIN (VOIVODATO DI POMERANIA) IL 5 APRILE 1944 – SEPOLTO A BIELANY/VARSAVIA (POLONIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE DA RICHIEDERE AL MINISTERO DELLA DIFESA. FONTI: 1A DI VINCENZO FAUSTO, NATO IL 24 APRILE 1889 A TERNI – DECEDUTO IL 25 MARZO 1945 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 4 – FILA S – TOMBA 35. FONTI: 1A, 1B FERRETTI FERDINANDO, NATO L’11 MAGGIO 1909 A TERNI – DECEDUTO IL 16 NOVEMBRE 1944 – SEPOLTO A BERLINO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 1 – FILA 14 – NUMERO 18 – TOMBA 296. FONTI: 1A, 9 LAUDADIO VITO, NATO IL 14 NOVEMBRE 1911 A TERNI – DECEDUTO A ŻAGAŃ/SAGAN (VOIVODATO DI LEBUSZ) IL 5 MAGGIO 1944 – SEPOLTO A BIELANY/VARSAVIA (POLONIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE DA RICHIEDERE AL MINISTERO DELLA DIFESA. FONTI: 1A LUCIANI LIBERATO, NATO IL 15 MAGGIO 1922 A TERNI – DECEDUTO IL 18 APRILE 1945 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 4 – FILA P – TOMBA 4. FONTI: 1A, 1B PETACCHIOLA RINO, NATO L’11 APRILE 1923 A TERNI – DECEDUTO A WATENSTEDT SALZGITTER (BASSA SASSONIA) IL 15 MARZO 1944 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 2 – FILA P – TOMBA 6. FONTI: 1A, 1B PULITI ALPINOLO, NATO IL 18 DICEMBRE 1891 A TERNI – DECEDUTO IL 1° DICEMBRE 1944 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 5 – FILA W – TOMBA 19. FONTI: 1A, 1B SANTARELLI ERMENEGILDO, NATO IL 22 SETTEMBRE 1922 A TERNI – DECEDUTO IL 2 DICEMBRE 1944 – SEPOLTO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO M – FILA 6 – TOMBA 16. FONTI: 1A, 1B VERGARI MARINO, NATO IL 7 GENNAIO 1922 A TERNI – DECEDUTO IL 27 FEBBRAIO 1945 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 3 – FILA L – TOMBA 31. FONTI: 1A, 1B VITTORI CARLO, NATO IL 31 GENNAIO 1922 A TERNI – DECEDUTO IL 28 MAGGIO 1945 – SEPOLTO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO J – FILA 1 – TOMBA 13. FONTI: 1A, 1B https://dimenticatidistato.com/2017/02/05/i-ternani-sepolti-nei-cimiteri-militari-italiani-in-austria-germania-e-polonia/ Prigionieri
italiani fatti dagli alleati
Prima dell’8 settembre 1943 le sconfitte militari italiane in Africa, in Unione Sovietica e in Sicilia avevano prodotto un elevato numero di prigionieri. Vediamo, in sintesi, la loro dislocazione e le condizioni di vita nei vari campi. La summa divisio è tra in militari catturati dagli Alleati occidentali e quelli in mano ai sovietici. Secondo Rochat i soldati catturati dagli Inglesi in Africa settentrionale e in Etiopia furono circa 400.000, quelli presi dagli Americani in Tunisia e in Sicilia 125.000. Infine, vi furono gli oltre 40.000 militari lasciati ai francesi in Tunisia. La campagna del Nordafrica, conosciuta anche come guerra nel deserto, fu combattuta in un teatro di guerra situato nel Nordafrica, in Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco, in cui si confrontarono italiani e tedeschi da una parte, e gli Alleati dall'altra, durante la seconda guerra mondiale tra il 1940 e il 1943. Il Regio Esercito italiano, in Libia comandato dal maresciallo Rodolfo Graziani, forte numericamente ma insufficientemente equipaggiato, diede inizio alla campagna nell'estate 1940 entrando in Egitto ma nel dicembre seguente le forze britanniche del generale Archibald Wavell, modernamente armate e molto mobili, passarono alla controffensiva, sbaragliarono l'esercito italiano e occuparono l'intera Cirenaica. Benito Mussolini fu costretto a chiedere aiuto ad Adolf Hitler che, nel marzo 1941 inviò in Nordafrica il cosiddetto Afrikakorps guidato dall'abile generale Erwin Rommel. Da quel momento le Panzer-Division dell'Afrikakorps svolsero un ruolo decisivo nella campagna per le forze dell'Asse; nella primavera 1941 il generale Rommel passò all'attacco e riconquistò la Cirenaica tranne Tobruk; dopo altri successi, le forze italo-tedesche furono però sconfitte nell'inverno dello stesso anno dalla nuova offensiva britannica, operazione Crusader, e ripiegarono nuovamente fino al confine della Tripolitania. Il generale Rommel, dopo aver rafforzato la sua armata italo-tedesca, riprese presto l'iniziativa, respinse nuovamente i britannici nel gennaio e nel maggio del 1942 combatté e vinse la grande battaglia di Ain el-Gazala; i britannici dovettero ripiegare in profondità in Egitto; Tobruk fu conquistata ed i panzer tedeschi arrivarono fino a El Alamein dove il fronte si stabilizzò nell'agosto 1942. La campagna del Nordafrica ebbe una svolta decisiva nell'autunno successivo; i britannici del generale Bernard Montgomery vinsero la seconda battaglia di El Alamein costringendo i resti delle forze italo-tedesche del generale Rommel ad evacuare definitivamente tutta la Libia; Tripoli cadde il 23 gennaio 1943. Contemporaneamente un grande corpo di spedizione anglo-americano, al comando del generale Dwight Eisenhower, sbarcò in Marocco e Algeria a partire dall'8 novembre 1942, l'operazione Torch. Dopo l'afflusso di altre truppe italo-tedesche in Tunisia che permise di fermare temporaneamente l'avanzata alleata da sud e da ovest, la situazione delle forze dell'Asse precipitò nella primavera 1943. Privi di adeguati rifornimenti ed in schiacciante inferiorità numerica e materiale, le residue forze italo-tedesche, passate al comando dei generali Giovanni Messe e Hans-Jürgen von Arnim, si arresero entro il 13 maggio 1943, mettendo fine alla campagna del Nordafrica.
Prigionieri portati in America
In totale il numero di prigionieri italiani che arrivarono negli Stati
Uniti nel corso del Secondo conflitto mondiale era di circa 50.000. I
primi a superare l'Atlantico sulle navi “Liberty”
arrivarono principalmente nei porti di New York, Norfolk, Boston ed
altri porti minori sulla costa atlantica degli Usa. I primi campi di
prigionia ad ospitare i prigionieri italiani erano: Atterbury-Indiana,
Carson-Colorado, Clark-Missouri, Fort Leonard Wood-Missouri,
Weingarten-Missouri, Florence-Arizona, Ogden-Utah, Phillipps-Kansas,
Wheeler-Georgia, Crossville-Tennessee. Questi campi d'internamento
erano posizionati all'intero del territorio degli Stati Uniti, con il
palese intento di allontanare i prigionieri dagli stati della costa
atlantica. Nei mesi successivi con l'aumento dei prigionieri italiani,
diversi altri campi sorsero negli stati di Washington, Oregon,
California, Mississipi, Alabama, Kentuchy, Ohio, Michigan, Nord
Carolina, Sud Carolina, Virginia, Pennsylvania, New Jersey,
Massachusetts e New York. Al totale dei prigionieri trasportati negli
Stati Uniti va aggiunto quella parte dei prigionieri italiani che fu
lasciata in nord Africa, come forza lavoro.Chi collaborava con gli Americani poteva essere spostato verso le coste e poteva lavorare nei cantieri navali , avendo condizioni di vita migliori. Il trasferimento di collaboratori Italiani verso le coste americane permetteva un loro sfruttamento negli arsenali navali, depositi etc. Gli operai facenti parte delle Isu (Italian service Units) oltre ad essere selezionati per la loro idoneità fisica lo erano anche per le loro abilità professionali.
Altri prigionieri furono portati in Inghilterra
Essi furono suddivisi in decine di campi di prigionia lungo il Regno
Unito, dalle isole del nord della Scozia fino alle coste
dell'Inghilterra meridionale. Una parcellizzazione dei prigionieri
così fitta, che fece dei soldati italiani una figura comune
nelle campagne Inglesi. Questa suddivisione dei prigionieri era dettata
dai bisogni derivanti dallo sfruttamento della forza lavoro.ed altri rimasero
in Africa.
In Africa orientale più della metà fu
detenuta in Kenya, assieme agli altri 75.000 militari italiani
rinchiusi nei dodici campi di concentramento presenti nello stato
africano (contando anche i civili la cifra saliva 100.00). Dei dodici
campi permanenti costruiti in Kenya i prigionieri furono
detenuti principalmente nei campi di Nairobi, Burguret, Gil Gil,
Makindu, Ndarugu, Nanyuki (campi nº: 359, 353, 358, 360, 354).
Gli ufficiali furono invece detenuti nel campo di Eldoret e Londiani
(campi nº: 356, 365). La prigionia in Kenya differì
rispetto ad altre forme di prigionia in Africa.PRIGIONIERI IN RUSSIA
Agli inizi del marzo 1943 i
resti dell'8ª Armata raggiunsero la zona Gomel'-Nežin-Žlobin,
furono assegnati al comando tedesco per essere riorganizzati e
procedettero al calcolo delle perdite. La disfatta divenne evidente
nella sua portata: mancava il 97% dell'artiglieria, il 70% degli
automezzi e l'80% dei quadrupedi, un dissanguamento cui l'industria
italiana (considerate anche le perdite sofferte dalle forze armate nel
teatro del Nordafrica, dei Balcani e del Mediterraneo) non aveva la
possibilità di far fronte. Le perdite umane furono altrettanto
pesanti: tra il 5 agosto 1941 e il 30 luglio 1942 il CSIR ebbe 1 792
morti e dispersi e 7 858 feriti e congelati;Dal 30 luglio al 10 dicembre 1942 l'8ª Armata lamentò 3 216 morti e dispersi e 5 734 feriti e congelati.
I dati più eloquenti sono quelli relativi alle battaglie invernali e alla rotta finale: le cifre ufficiali parlano di 84 830 militari che non rientrarono nelle linee tedesche e che furono indicati come dispersi e di 26 690 feriti o congelati rimpatriati[143]. I numeri peggiori furono registrati dal Corpo alpino, che perse il 60% degli effettivi (41 000 uomini); gli altri due corpi d'armata registrarono perdite ugualmente molto pesanti: la 2ª Divisione "Sforzesca" 5 130, la 3ª Divisione "Ravenna" 2 390, la 9ª Divisione "Pasubio" 4 443, la 52ª Divisione "Torino" 4 954, la 3ª Divisione "Celere" 3 595, la 5ª Divisione "Cosseria" 1 273. Inoltre furono conteggiate oltre 7 000 vittime tra gli altri reparti. Tuttavia dati precisi e unanimi circa il periodo dicembre 1942-gennaio 1943 sono impossibili da raccogliere: l'Unione nazionale italiana reduci di Russia (UNIRR) sostiene che i caduti e i dispersi furono circa 95 000, ma non si hanno cifre precise di quanti tra questi dispersi siano morti in battaglia o a causa di congelamento e spossatezza durante la ritirata, o ancora quanti siano stati fatti prigionieri. Studi recenti riportano che nell'inverno 1942-1943 l'Armata Rossa catturò circa 70 000 soldati italiani, di cui 22 000 non arrivarono neppure ai campi di prigionia e morirono nelle lunghe marce di trasferimento (le famose "marce del davaj") a causa di sfinimento, inedia e percosse delle guardie sovietiche; tra coloro che arrivarono nei campi di prigionia ne morirono almeno altri 38 000, sfiancati della debilitazione fisica che li rese facile preda delle diffuse malattie infettive. Alla fine riuscirono a tornare in Italia esattamente 10 032 soldati dell'ARMIR, https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_italiana_di_Russia Vedi anche Prigionieri di guerra campi di prigionia Alleati http://win.storiain.net/arret/num197/artic5.asp https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_del_Nordafrica http://www.historyofwar.org/articles/campaign_north_african.html Personaggi Narnesi https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_d%27Eritrea https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Abissinia https://it.wikipedia.org/wiki/Occupazione_italiana_dell%27Albania_(1939-1943) https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_italiana_di_Grecia https://it.wikipedia.org/wiki/8%C2%AA_Armata_(Regio_Esercito) https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_dell%27Africa_Orientale_Italiana https://www.cronache24.it/news/narni-morto-in-germania-durante-la-guerra-il-figlio-lo-ritrova-dopo-60-anni/ https://dimenticatidistato.com/2017/02/05/i-ternani-sepolti-nei-cimiteri-militari-italiani-in-austria-germania-e-polonia/ https://it.wikipedia.org/wiki/Internati_Militari_Italiani https://anei.it/associazione-2/ https://alboimicaduti.it/ Draghi Alfredo Aldo Netti
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