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 Draghi Alfredo e le guerre dimenticate


Le guerre dimenticate
I nostri nonni passarono un periodo della loro vita  tra tante guerre tra la fine del 1800  ed il 1945, in particolare con le guerre d’Africa , di Albania, di Spagna di Russia , oltre la prima e la seconda Guerra mondiale.
Le guerre dimenticate. Le campagne d’Africa   tra la Libia ed il corno d’africa (Eritrea Somalia)



Molte le guerre che l’Italia combatte per avere un impero in Africa.  Si inizia con la guerra di Eritrea nel 1881, il governo italiano decise di indirizzare le sue mire espansionistiche verso un territorio africano fino ad allora poco considerato dalle potenze coloniali, il Corno d'Africa  la guerra dura dal 1885 al 1895 nel 1887 nel massacro di dogali muoio 500 italiani tra cui alcuni Narnesi  e abitanti di Calvi dell’Umbria tra cui Matticari .
La guerra di Abissinia (Abissinia era l'antico nome dell'odierna Etiopia), nota anche come prima guerra italo-etiopica o campagna d'Africa orientale, fu un conflitto militare combattuto tra il dicembre del 1895 e l'ottobre del 1896 tra il Regno d'Italia e l'Impero d'Etiopia.


Un esempio interessante è quello di Alfredo Draghi (1890-1955)


Che si trova ad affrontare nel 1911 la  guerra italo-turca (nota anche come guerra di Libia, impresa di Libia o campagna di Libia)   dove verrà ferito e decorato , per poi combattere anche nella guerra del 1915-18.
 
Draghi  Alfredo nato a Narni il 3 Aprile 1890 muore a Narni il 28-04-1955
Medaglia di Bronzo al valor militare al soldato del 4° reggimento Fanteria , cadde ferito sulla linea del fuoco il 19 ottobre 1911 a Bengasi .
Estratto al numero 133 della leva del 1890 a Narni.
Combatte la guerra Italo Turca o di Libia e grande guerra mondiale.
professione Calzolaio alto 1,57 occhi grigi
arruolato il 13 Marzo 1910 con la leva del 1890
servizio 3 anni 11 mesi e 12 giorni
Ferito in combattimento  alla coscia sinistra il 19 ottobre 1911 a Bengasi  campagna italo turca del 1911 1912
Ferita d’arma da fuoco all’avambraccio destro il 29 luglio 1915 nella battaglia del colle di Lana durante la guerra del 15-18.

Congedato il 15 ottobre 1916
La moglie è Di Anselmo Ortenzia di Giuseppe nata  a Narni nel 1888 il 1 Febbraio  si ha il diploma di scuola elementare inferiore del 1899.
Alfredo ha una pensione di 612 lire a partire dal 15 ottobre 1916. Per invalidità permanente per cause di guerra come soldato semplice.


Nel 1911 dopo la prima ferita Alfredo torna in Italia ed  a Narni viene fatta grande festa in suo onore con un banchetto all’osteria di via XX Settembre , viene anche letta una lettera di Mario Federici anche lui Narnese che combatte in Libia.
Ci sono vari giornali che riportano tali episodi in particolare:
Il giornale d’Italia dove sono riportati vari nomi di combattenti Narnesi .
Draghi valoroso Ferito
Narnesi in guerra :
Claudio Sforza Generale Medico (una via a lui dedicata )
Rainaldi Ottone tenente del primo reggimento granatieri
Robusti Igino Tenente del  52* reggimento fanteria
Mario Federici caporal maggiore che scrive una bella lettera


Rossi Eolo, Rossi Ivo, Subioli Vincenzo, Binnella Giuseppe, Agostini Adolfo, Bonanni Giannetto, Bocciarelli Francesco, Brunotti Giuseppe, Trombetti Guido, Gentili Augusto, Gatti Ciro, Martellotti Emidio, e tanti altri di cui non sappiamo il nome…….
Banchetto al reduce d'Africa.
La società dei reduci  e del tiro a segno portarono alla stazione oltre duemila persone  a salutare i militari partenti per Tripoli.
Al banchetto in onore di Draghi Alfredo, che valorosamente combattendo a Bengasi  ove fu ferito, parteciparono circa un centinaio di persone nel ristorante XX Settembre. Per ulteriori informazioni leggere l'articolo .



si ringrazia per le informazioni e i materiali,
Enzia Pomi,
discendente  di Alfredo Draghi.
Per le operazioni in Libia il Regio Esercito mobilitò un Corpo d'armata Speciale agli ordini del generale Carlo Caneva, costituito allo scopo e formato dalla 1ª (generale Guglielmo Pecori Giraldi) e dalla 2ª divisione (generale Ottavio Briccola) per un totale 34 000 uomini. Ogni divisione era costituita da due brigate, ed ogni brigata da 2 reggimenti di fanteria (rinforzati ciascuno da una sezione di mitragliatrici), 2 squadroni di cavalleggeri, 1 reggimento di artiglieria da campagna(4 batterie con pezzi da 75A), 1 compagnia zappatori e servizi. Le truppe non inquadrate erano costituite da 2 reggimenti di bersaglieri (8º[45] e 11º[46]) rinforzati ciascuno da una sezione someggiata di mitragliatrici Maxim), 1 reggimento di artiglieria da montagna (4 batterie da 70A), 1 gruppo di artiglieria da fortezza (2 compagnie da 149G), 1 battaglione di zappatori (2 compagnie) e una compagnia telegrafisti con 4 stazioni radiotelegrafiche. Si trattava di unità "di formazione", ossia composte da elementi provvisoriamente distaccati da altre unità. Agli uomini vennero consegnate nuove divise più adatte per l'ambiente desertico di colore grigioverde (che caratterizzò le uniformi italiane fino alla seconda guerra mondiale), oltre al classico elmetto coloniale Mod. 1911.


la guerra italo-turca (nota in italiano anche come guerra di Libia, impresa di Libia o campagna di Libia ed in turco come Trablusgarp Savaşı, ossia Guerra di Tripolitania) fu combattuta dal Regno d'Italia contro l'Impero ottomano tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per conquistare le regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica.
Le ambizioni coloniali spinsero l'Italia ad impadronirsi delle due province ottomane che nel 1934, assieme al Fezzan, avrebbero costituito la Libia dapprima come colonia italiana ed in seguito come Stato indipendente. Durante il conflitto fu occupato anche il Dodecaneso nel Mar Egeo; quest'ultimo avrebbe dovuto essere restituito ai turchi alla fine della guerra[6], ma rimase sotto amministrazione provvisoria da parte dell'Italia fino a quando, con la firma del trattato di Losanna[7] nel 1923, la Turchia rinunciò ad ogni rivendicazione e riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sui territori perduti nel conflitto.
Nel corso della guerra l'Impero ottomano si trovò notevolmente svantaggiato, poiché poté rifornire il suo piccolo contingente in Libia solo attraverso il Mediterraneo. La flotta turca non fu in grado di competere con la Regia Marina, e gli Ottomani non riuscirono ad inviare rinforzi alle province nordafricane. Pure se minore, questo evento bellico fu un importante precursore della prima guerra mondiale, perché contribuì al risveglio del nazionalismo nei Balcani. Osservando la facilità con cui gli italiani avevano sconfitto i disorganizzati turchi ottomani, i membri della Lega Balcanica attaccarono l'Impero prima del termine del conflitto con l'Italia.
La guerra registrò numerosi progressi tecnologici nell'arte militare, tra cui, in particolare, il primo impiego militare dell'aeroplano sia come mezzo offensivo che come strumento di ricognizione (furono schierati in totale 9 apparecchi[8]). Il 23 ottobre 1911 il pilota capitano Carlo Maria Piazza sorvolò le linee turche in missione di ricognizione ed il 1º novembre dello stesso anno l'aviatore Giulio Gavotti lanciò a mano la prima bomba aerea (grande come un'arancia, si disse) sulle truppe turche di stanza in Libia. Altrettanto significativo fu l'impiego della radio con l'allestimento del primo servizio regolare di radiotelegrafia campale militare su larga scala, organizzato dall'arma del genio sotto la guida del comandante della compagnia R.T. Luigi Sacco e con la collaborazione dello stesso Guglielmo Marconi. Infine, il conflitto libico registrò il primo utilizzo nella storia di automobili in una guerra: le truppe italiane furono dotate di autovetture Fiat Tipo 2 e motociclette SIAMT.

Tripoli
Con l'apertura del canale di Suez nel 1869, il Mediterraneo aveva riacquistato parte dell'importanza strategica persa nel XV e XVI secolo a causa dell'apertura delle rotte verso l'America e di quelle passanti dal capo di Buona Speranza, tornando a essere un collegamento importante tra l'Estremo Oriente e i mercati dell'Europa. Di conseguenza, era aumentata anche l'importanza strategica dell'Italia, in quanto potenza in grado d'impedire l'accesso al Mediterraneo occidentale alle rotte passanti per il canale di Suez. L'unico modo di garantire questa rilevanza strategica, tuttavia, era quello di detenere il controllo, almeno parziale, dell'Africa nord-occidentale, cosa che il Regno Unito non era disposta a concedere[9].
Quasi tutta l'Africa settentrionale era di fatto sotto il controllo di alcuni Stati europei. L'Egitto era sotto stretto controllo britannico dal 1882, dopo che i britannici avevano stabilizzato l'area con la definitiva conquista del Sudan; nel 1881 la Francia si era impadronita della Tunisia, nonostante la presenza di una numerosa minoranza italiana, lasciando quindi la nostra diplomazia davanti al fatto compiuto (schiaffo di Tunisi). L'unico territorio strategicamente utilizzabile per chiudere il passaggio fra i due bacini occidentale e orientale del Mediterraneo restava la provincia ottomana di Libia, nota come Vilayet di Tripolitania. Nel 1911 l'Italia era legata all'impero tedesco ed a quello austro-ungarico dalla Triplice alleanza, e peraltro manteneva ottimi rapporti diplomatici con Regno Unito e Impero russo; le relazioni con la Francia erano oscillanti fra fraternità latina e fiammate nazionaliste che, di tanto in tanto, rendevano tesi i rapporti fra le due potenze. Al contrario, la situazione diplomatica dell'Impero ottomano era molto meno brillante; in perenne contrasto con la Russia, si stava allontanando dall'alleanza franco-inglese del 1907 (nota come Triplice intesa) per allinearsi al blocco austro-italo-tedesco, venendo a trovarsi, per sua disgrazia, "in mezzo al guado", perché già nel 1887 Italia ed Austria-Ungheria avevano già fatto un accordo sulla sua spartizione nel caso di suo collasso
Considerazioni
Le speranze italiane di una felice e rapida conclusione della guerra italo-turca e quelle di una altrettanto felice fase di pace, di tranquillità e di prosperità, restarono in gran parte deluse. Dalla guerra contro la Turchia si passò prima alla guerriglia poi nuovamente, con la prima guerra mondiale alla ostilità dichiarata, e ancora, terminata la grande guerra, alla guerriglia che si protrasse fino al 1931. Queste fasi alternate da una maggiore o minore conflittualità comportarono nel corso della Campagna di Libia non poche perdite per tutte le forze interessate al conflitto.[193]
Oltre agli italiani anche gli inglesi si trovarono ad operare contro la Turchia sottovalutandone in parte le capacità militari. Infatti, forze dell'Intesa tentarono prima di forzare i Dardanelli (ma usando corazzate invece di torpediniere), e poi di sbarcare a Gallipoli. Inoltre, la Guerra santa dichiarata dalla Turchia creò non pochi problemi alle potenze coloniali con movimenti ostili a inglesi, francesi e italiani nelle aree soggette al loro dominio.[194] Per gli italiani quindi, la primitiva illusione di poter essere accolti dagli arabi come "liberatori", fu smentita già dall'ottobre 1911, sia durante la rivolta di Tripoli, sia durante i combattimenti di Sciat Sciat,[195] (dove non pochi soldati italiani caddero per mano araba) sia nelle operazioni successive dove gli arabi diedero un notevole appoggio alle forze turche operanti in Libia.[196]Queste reazioni portarono a una lunga fase di instabilità nella quale i turchi non rivestirono una posizione di secondo piano dando e ricevendo appoggio dalla confraternita dei senussi. I numerosi tentativi di giungere alla pacificazione della colonia libica, non andarono in porto. Quindi l'azione militare proseguì, su impulso del governatore Giuseppe Volpi, che occupando Misurata diede inizio alle ostilità che proseguirono sotto il comando dei generali Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani, fino al 1931, quando stroncò ogni opposizione anche se al prezzo di forti perdite umane tra la popolazione[197]. Ogni resistenza ebbe termine dopo la cattura e la morte del grande capo libico Omar al-Mukhtar[198].
Occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)
L'occupazione italiana del Regno di Albania ebbe luogo tra il 1939 e il 1943, quando la corona del Regno Albanese fu assunta da Vittorio Emanuele III d'Italia[5], a seguito della guerra promossa dal regime fascista e dell'instaurazione del Protettorato Italiano del Regno d'Albania.   
Gli italiani erano sostenuti in Albania dal Partito Fascista Albanese. Dopo l'8 settembre 1943 circa 120 000 tra militari italiani, familiari e funzionari rimasero bloccati nel paese. Pervizi prese in consegna il comando italiano dal generale Dalmazzo, l'8 settembre 1943, alla capitolazione dell'Italia, con la condizione di dare ordine alle guarnigioni italiane di cessare ogni resistenza ed arrendersi agli albanesi.

La campagna italiana di Grecia si svolse tra il 28 ottobre 1940 e il 23 aprile 1941, nell'ambito dei più vasti eventi della campagna dei Balcani della seconda guerra mondiale.  
Campagna d’africa e di Russia
A metà novembre 1942 i tedeschi erano avvinghiati in un sanguinoso scontro a Stalingrado, bloccati definitivamente nel Caucaso e ridotti alla difensiva su tutto il fronte orientale, esteso ormai su quasi 3 000 km. Il pericolo principale per la Wehrmacht risiedeva nel lungo fianco settentrionale ancorato sul fiume Don, ma Hitler decise di mantenere le posizioni raggiunte poiché riteneva l'Armata Rossa ormai indebolita e incapace di offensive su ampia scala[75]. Al contrario Stalin e i suoi generali più importanti, Aleksandr Vasilevskij e Georgij Žukov, già da settembre avevano cominciato a organizzare grandi controffensive, previste per il tardo autunno e inverno, con lo scopo di ottenere una vittoria decisiva e rovesciare completamente l'equilibrio sul fronte orientale.Il 19 novembre 1942 i sovietici sferrarono l'Operazione Urano: in quattro giorni i corpi corazzati e meccanizzati sovietici travolsero le difese tedesco-rumene sul Don e sbaragliarono le indebolite Panzer-Division tedesche, che per la prima volta nella guerra furono nettamente sconfitte dai carri dell'Armata Rossa[77]. Il 23 novembre i corpi corazzati e meccanizzati si incontrarono a Kalač, accerchiando completamente la 6ª Armata tedesca bloccata dentro Stalingrado; la sacca così formata vide intrappolati circa 300 000 uomini[78]. Dopo il fallimento a dicembre di una controffensiva tedesca per liberare le forze intrappolate (operazione Tempesta Invernale), l'eliminazione della sacca fu portata avanti dai sovietici nei primi mesi del 1943 per concludersi definitivamente il 2 febbraio 1943: la 6ª Armata tedesca fu completamente annientata lasciando circa 100.000 prigionieri in mano ai sovietici.
La catastrofe di Stalingrado giunse in contemporanea alla pesante sconfitta riportata dagli italo-tedeschi in Egitto: nel corso della seconda battaglia di El Alamein tra il 23 ottobre e il 3 novembre 1942, la Eighth Army del generale Montgomery sfondò il fronte tenuto dai reparti di Rommel al termine di pesanti scontri, facendo migliaia di prigionieri. A complemento di questa vittoria, l'8 novembre 1942 truppe statunitensi e britanniche lanciarono l'operazione Torch sbarcando in forze in Marocco e Algeria: le forze locali della Francia di Vichy opposero poca resistenza prima di unirsi in massa alle forze alleate. Come rappresaglia gli italo-tedeschi occuparono la Francia meridionale (operazione Anton), ma a Rommel non restò altro da fare che ordinare una lunga ritirata strategica delle sue spaure forze fino in Tunisia, abbandonando l'intera Libia in mano ai britannici.
vedi anche:

Personaggi Narnesi

https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_d%27Eritrea
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Abissinia
https://it.wikipedia.org/wiki/Occupazione_italiana_dell%27Albania_(1939-1943)
https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_italiana_di_Grecia
https://it.wikipedia.org/wiki/8%C2%AA_Armata_(Regio_Esercito)
https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_dell%27Africa_Orientale_Italiana

Prigionieri italiani

Prima dell’8 settembre 1943 le sconfitte militari italiane in Africa, in Unione Sovietica e in Sicilia avevano prodotto un elevato numero di prigionieri. Vediamo, in sintesi, la loro dislocazione e le condizioni di vita nei vari campi.
La summa divisio è tra in militari catturati dagli Alleati occidentali e quelli in mano ai sovietici. Secondo Rochat i soldati catturati dagli Inglesi in Africa settentrionale e in Etiopia furono circa 400.000, quelli presi dagli Americani in Tunisia e in Sicilia 125.000. Infine, vi furono gli oltre 40.000 militari lasciati ai francesi in Tunisia.

La campagna del Nordafrica, conosciuta anche come guerra nel deserto, fu combattuta in un teatro di guerra situato nel Nordafrica, in Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco, in cui si confrontarono italiani e tedeschi da una parte, e gli Alleati dall'altra, durante la seconda guerra mondiale tra il 1940 e il 1943. Il Regio Esercito italiano, in Libia comandato dal maresciallo Rodolfo Graziani, forte numericamente ma insufficientemente equipaggiato, diede inizio alla campagna nell'estate 1940 entrando in Egitto ma nel dicembre seguente le forze britanniche del generale Archibald Wavell, modernamente armate e molto mobili, passarono alla controffensiva, sbaragliarono l'esercito italiano e occuparono l'intera Cirenaica. Benito Mussolini fu costretto a chiedere aiuto ad Adolf Hitler che, nel marzo 1941 inviò in Nordafrica il cosiddetto Afrikakorps guidato dall'abile generale Erwin Rommel. Da quel momento le Panzer-Division dell'Afrikakorps svolsero un ruolo decisivo nella campagna per le forze dell'Asse; nella primavera 1941 il generale Rommel passò all'attacco e riconquistò la Cirenaica tranne Tobruk; dopo altri successi, le forze italo-tedesche furono però sconfitte nell'inverno dello stesso anno dalla nuova offensiva britannica, operazione Crusader, e ripiegarono nuovamente fino al confine della Tripolitania.

Il generale Rommel, dopo aver rafforzato la sua armata italo-tedesca, riprese presto l'iniziativa, respinse nuovamente i britannici nel gennaio e nel maggio del 1942 combatté e vinse la grande battaglia di Ain el-Gazala; i britannici dovettero ripiegare in profondità in Egitto; Tobruk fu conquistata ed i panzer tedeschi arrivarono fino a El Alamein dove il fronte si stabilizzò nell'agosto 1942. La campagna del Nordafrica ebbe una svolta decisiva nell'autunno successivo; i britannici del generale Bernard Montgomery vinsero la seconda battaglia di El Alamein costringendo i resti delle forze italo-tedesche del generale Rommel ad evacuare definitivamente tutta la Libia; Tripoli cadde il 23 gennaio 1943. Contemporaneamente un grande corpo di spedizione anglo-americano, al comando del generale Dwight Eisenhower, sbarcò in Marocco e Algeria a partire dall'8 novembre 1942, l'operazione Torch.
Dopo l'afflusso di altre truppe italo-tedesche in Tunisia che permise di fermare temporaneamente l'avanzata alleata da sud e da ovest, la situazione delle forze dell'Asse precipitò nella primavera 1943. Privi di adeguati rifornimenti ed in schiacciante inferiorità numerica e materiale, le residue forze italo-tedesche, passate al comando dei generali Giovanni Messe e Hans-Jürgen von Arnim, si arresero entro il 13 maggio 1943, mettendo fine alla campagna del Nordafrica.
Vedi anche
http://win.storiain.net/arret/num197/artic5.asp
https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_del_Nordafrica
http://www.historyofwar.org/articles/campaign_north_african.html


Prigionieri italiani
Gli IMI
Nell'autunno del 1943, circa 800.000 soldati italiani vengono catturati e disarmati dai tedeschi. Si trovano in patria o all'estero, tra Iugoslavia, Francia, Albania, Grecia e isole dell'Egeo, Polonia, paesi baltici e Unione Sovietica. Di questi, circa 650.000 mila finiscono, dopo viaggi interminabili in nave (non poche sono quelle che affondano) e nei famigerati vagoni piombati, nei campi di prigionia tedeschi in Germania, Austria ed Europa orientale.
Tra essi anche vari Narnesi tra cui  Umberto Piantoni  Demo Filiberti  D'Ormea Ugo

sepolti Narnesi, nei cimiteri militari italiani in Austria, Germania e Polonia


NARNI

GIOVANNINI COSTANTE, NATO IL 7 SETTEMBRE 1923 A NARNI (TERNI) – SOLDATO DEL 292° REGGIMENTO DI FANTERIA / BATTAGIONE RISMONDO / 7A COMPAGNIA – POSTA MILITARE 141 – PRIGIONIERO DEI TEDESCHI – MATRICOLA 52879 – DECEDUTO IL 7 MARZO 1945 – SEPOLTO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO E – FILA 3 – TOMBA 22. FONTI: 1A, 1B, 2B, 10.

LONGEVO VITTORIO, NATO IL 28 AGOSTO 1916 A NARNI (TERNI) – SOLDATO – INTERNATO NELLO STAMMLAGER III B – MATRICOLA 313017 – DECEDUTO IL 19 APRILE 1944 ALLE ORE 10.30 PRESSO LA FABBRICA FIESELER WERKE DI KASSEL/WANDAU (ASSIA) – CAUSA DELLA MORTE BOMBARDAMENTO AEREO – SEPOLTO NEL CIMITERO DI KASSEL-BATTENHAUSEN IL 25 APRILE 1944 – POSIZIONE TOMBALE: TOMBA N° 178 – RIESUMATO E TRASLATO A FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO D – FILA 10 – TOMBA 29. FONTI: 1A, 1B, 2B

PASQUALINI SILVIO, NATO IL 18 MARZO 1920 A NARNI (TERNI) – DECEDUTO A GDANSK DANEG L’11 FEBBRAIO 1944 – SEPOLTO A BIELANY/VARSAVIA (POLONIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE DA RICHIEDERE AL MINISTERO DELLA DIFESA. FONTI: 1A

PIANTONI UMBERTO, NATO IL 13 MARZO 1917 A NARNI (TERNI) – DECEDUTO A KALTENKIRCHEN (SCHLESWIG-HOLSTEIN) IL 9 MARZO 1944 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 4 – FILA M – TOMBA 13. FONTI: 1A, 1B, 2B

RAMPICONI DOMENICO, NATO IL 24 MAGGIO 1914 A NARNI (TERNI) – DECEDUTO A MÜLHEIM AN DER RUHR (NORD RENO-WESTFALIA) IL 13 GIUGNO 1945 – SEPOLTO AD AMBURGO (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO D’ONORE – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 1 – FILA T – TOMBA 26. FONTI: 1A, 1B

RAMPICONI SETTIMIO, NATO IL 14 LUGLIO 1923 A NARNI (TERNI) – SOLDATO – DECEDUTO A KAPFENBERG (STIRIA) IL 18 MARZO 1945 – SEPOLTO A MAUTHAUSEN (ALTA AUSTRIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO – POSIZIONE TOMBALE: FILA 2 – TOMBA 150. FONTI: 1A, 3


https://www.cronache24.it/news/narni-morto-in-germania-durante-la-guerra-il-figlio-lo-ritrova-dopo-60-anni/
https://dimenticatidistato.com/2017/02/05/i-ternani-sepolti-nei-cimiteri-militari-italiani-in-austria-germania-e-polonia/
https://it.wikipedia.org/wiki/Internati_Militari_Italiani
https://anei.it/associazione-2/


Imi a Narni
Aldo Netti
Tobia Isolani
Giuseppe Chiodi
ERG Stifone





 

 

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