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Caterina Franceschi Ferrucci

1803-1887





Caterina Franceschi Ferrucci
Donna del Risorgimento Culturale Italiano,
letterata ed educatrice narnese dell' '800 (1803-1887).

Nasce a Narni il 26 Gennaio 1803, il padre è il Dott. Antonio Franceschi, romagnolo, di origine borghese e di ideologia liberale. La madre è Maria dei Conti Spada di Cesi.

Narni e’ sotto lo stato pontificio, ma questo matrimonio testimonia gli influssi della rivoluzione Francese.

Il padre , Antonio Franceschi aveva avuto, durante il periodo della Repubblica Romana (1799) incarichi politici di rilievo: era stato Prefetto Consolare di Spoleto e Ministro dell'Interno dal 22 Nevoso al 20 Messidoro 1799.

Nel 1808, nello stesso anno in cui Napoleone decreta l'annessione delle Marche al Regno d'Italia, Antonio Franceschi è nominato medico condotto ad Osimo ed è qui che si trasferisce con la famiglia

Quando Caterina aveva 5 anni, fu ferita da un suo compagno, durante il gioco, all'occhio destro che andò perduto e l'altro, a causa di un'infiammazione, rimase spento per 5 anni.

La famiglia Franceschi vive ad Osimo fino al 1823 Ad Osimo, sul Palazzo Sinibaldi si legge questa lapide.

DAL 1808 AL 1823 IN QUESTA CASA ABITÒ
E DAL PROF. DON FRANCESCO FUINA
APPRESE A SCRIVERE ITALIANAMENTE
CATERINA FRANCESCHI FERRUCCI
ACCADEMICA DELLA CRUSCA
AUTRICE DI OPERE LETTERARIE EDUCATIVE
PER ALTEZZA DI DOTTRINA CELEBRATISSIIME
POETESSA MERITATAMENTE LODATA
ONORE E VANTO D'ITALIA

Nel 1823 si trasferisce a Macerata. A quell'epoca Caterina , doveva essere già un'esperta latinista, se Leopardi, nello scrivere ad un amico comune di Macerata, Puccinatti, dice: "Salutatemi tanto la Franceschi a mio nome, ditele che io la stimo e l'onoro già da qualche tempo, che la conosco di riputazione".

Come latinista è molto apprezzata da Giacomo Leopardi, che in una lettera del 1826 scrive: "Ditele ch'io la stimo e l'onoro già da qualche tempo che la conosco di reputazione". A Macerata inizia anche l'apprendimento del greco e scrive poesie per le quali viene lodata.

I1 26 Settembre 1827, Caterina Franceschi sposa a Macerata, Michele Ferrucci latinista dotto, professore presso la Biblioteca di Bologna. Caterina si trasferisce a Bologna, dove fu accolta con molto calore. Qui incontra il Leopardi, durante il suo soggiorno bolognese dal 30 aprile al 9Maggio 1930.

A Bologna incontra Pietro Giordani, studia filosofia con Paolo Costa e, nel 1830, conosce personalmente Giacomo Leopardi. In lei il poeta di Recanati trova unite insieme, come in nessuna altra donna, qualità come la bontà, la modestia, l'ingegno, e con lei condivide la passione per lo studio e la propensione alla solitudine.

Essi si incontrano nel salotto di Antonietta Ferroni, moglie del dottor Giacomo Tommasini, di cui sono entrambi amici intimi. "Tognina", infaticabile lettrice di saggi educativi e filosofico-morali, condivide con loro il concetto che la buona educazione nazionale passa attraverso l'iniziativa privata delle donne.

A Bologna i coniugi Ferrucci prendono parte, attraverso manifestazioni di carattere intellettuale, al moto rivoluzionario del 1831, sostenendo le tendenze nazionali unitarie dei gruppi più progressisti. 

Ma le conseguenze dell'adesione alla rivoluzione del '31 non si fecero attendere. Il Prof. Michele fu sospeso dal suo incarico di Sostituto alla Cattedra di Arte Oratoria e Poetica Latina e Italiana all'Università. Così, con la moglie e il piccolo Antonio, nato nel 1929, si trasferì fuori dai territori dello Stato Pontificio e dall'Italia, a Ginevra dove aveva ottenuto la Cattedra di Eloquenza Latina, dietro raccomandazione di Camillo Benso Conte di Cavour .

A Ginevra i Ferrucci si adoperarono in tutti i modi di cui erano capaci per difendere il prestigio della cultura italiana. Il Prof. Michele teneva corsi in lingua latina e Caterina liberi corsi universitari in lingua francese sulla nostra letteratura. Il testo della lezione su Lo stato attuale della poesia in Italia con la quale la Ferrucci inaugurò il corso nel 1838, si rivela di particolare interesse perché vi è contenuta l'illustrazione dei termini e del significato nazionale della disputa Classico - Romantica in Italia e della personale posizione dell'autrice che tendeva a fondere in un'unica concezione letteraria i principi più fecondi dei Classici e dei Romantici.

Alla fine del 1844 i Ferrucci tornarono in Italia, a Pisa, nel Granducato di Toscana, in un clima di riforme, dove Caterina visse il suo periodo eroico. Leopardi le aveva suggerito "emuli le donne delle altre nazioni".

Nel 1844 Gioberti pubblica Il primato civile e morale degli italiani. opera che infiammò l'anima di Caterina Ferrucci anche perché in essa trovava la interpretazione filosofica delle proprie teorie spirituali, culturali e, in parte, politiche.

Nel 1847 la Ferrucci dette alle stampe, a Torino " Della educazione morale della donna Italiana " scritto nel 1844. L'opera fu pubblicata a Torino, perché dopo il suo ritorno in Italia, pur vivendo in Toscana, si era impegnata, come esponente della cultura piemontese, nella corrente moderata Subalpina. Il libro però poté uscire solo alla fine del '47 dopo le prime riforme liberali di Carlo Alberto.

Nell'aprile del 1850 fu invitata a Genova da un Comitato di Nobildonne che la chiama a dirigere un Istituto Femminile di Educazione che avevano in animo di fondare. L'idea di chiamare la Ferrucci fu suggerita loro da Terenzio Mamiani che vedeva nella pedagogia "italiana" della Ferrucci il mezzo idoneo a dar vita ad una istituzione statale che provvedesse all'educazione della donna.

L'Istituto fu aperto il 15 Novembre 1850 con 24 allieve, ma nell'Ottobre 1951 la fondatrice rinunciò irrevocabilmente all'incarico per le difficoltà incontrate: la impreparazione delle maestre e i dissapori con le nobildonne genovesi.

Tornata a Firenze nel 1853 affermava: "Ho finito di scrivere un libro intorno agli Studi delle donne che è il compimento dei miei diversi lavori intorno all'educazione". Nei "diversi lavori" la Ferrucci aveva affrontato con passione, tenendo sempre in conto il fine patriottico, tutto l'universo della educazione femminile

Il 5 Febbraio 1857, mentre Caterina sta scrivendo i Primi Quattro Secoli della Letteratura Italiana, dopo una brevissima malattia, muore, a 22 anni, la figlia Rosa. La morte di Rosa fu assai più che un lutto familiare; essa segnò in maniera determinante non solo la vita, ma anche la attività politica e letteraria di Caterina Ferrucci.

L'Arcivescovo di Pisa, Cosimo Corsi, che conosceva la santità della morte di Rosa e molti particolari della sua vita esemplare, suggerì alla madre, che attraversava un periodo di crisi intellettuale a causa della prostrazione profonda, di scrivere un libro sulla figlia.

Caterina rispose che quel lavoro "lo avrebbe fatto da sé il cuore". Il libro Rosa Ferrucci ed alcuni suoi scritti dal 1854 al 1874 ebbe quattro edizioni italiane, una traduzione tedesca e tre francesi; ma il suo dolore Caterina lo sfogò in un altro scritto. È un diario inedito che va dal 14 Luglio del '57 al 4 Febbraio del 1860. In due fascicoli di 74 pagine sono riportati i colloqui con se stessa, con Rosa e con Dio.

Nel 1861 il figlio Antonio le affidava, per confortarla, la educazione di uno dei suoi bambini, Filippo di 4 anni e questo la rianimò sensibilmente. In questo stesso anno riprende a scrivere versi che furono pubblicamente lodati da G. Carducci.

Il 13 Giugno 1871 la Accademia della Crusca la eleggeva Membro Corrispondente. Era la prima volta che una donna veniva chiamata a farne parte. Il tema del discorso, che per altro la Ferrucci si rifiutò di leggere pubblicamente, sebbene questa fosse la prassi per tali occasioni, fu Della necessità di conservare alla nostra lingua e alla nostra letteratura I 'indole schiettamente Italiana.

Negli ultimi anni della vita Caterina Franceschi Ferrucci, anche se segnata da un lento decadimento fisico, portò a termine alcuni lavori; tra questi un Discorso alle Signore componenti la Società della Biblioteca Educativa Circolante di Piacenza in occasione di una Festa commemorativa di Illustri Donne Italiane, in linea con i suoi principi che volevano che la cultura femminile fosse un sostegno per una società più giusta e più matura.

In questo stesso periodo ebbe visite frequenti di Alessandro Manzoni che si dichiarò pubblicamente suo estimatore.

Il 28 Febbraio 1887 Caterina Ferrucci moriva, a Firenze, dopo aver trascorso gli ultimi anni sempre più gravata dal male, in volontaria solitudine. Volle funerali umilissimi. Sulla sua lapide queste parole: Donna per ingegno e virtù rara in ogni tempo - Quasi unica nel nostro. Riposa nella cappella privata di una villetta, a San Martino alla Palma, presso Firenze.

A Narni in via San Giuseppe fu posta una lapide il 28 Febbraio 1890 per il terzo anniversario della sua morte.

In essa si legge:

PERCHE’ I POSTERI SAPPIANO
CHE IL XXVI GENNAIO MDCCCIII
NACQUE IN QUESTA CITTA’
CATERINA FRANCESCHI FERRUCCI
PER IL VIRILE INGEGNO
PEI CLASSICI SCRITTI
IN ITALIA E FUORI
LODATISSIMA
IL COMUNE
Q.M.P.
LI XXVIII FEBBRAIO MDCCCXC
TERZO ANNIVERSARIO DELLA MORTE
DELL’ILLUSTRE CONCITTADINA

pisa
 
Cronologia di Caterina Franceschi Ferrucci
Documenti in biblioteca riferiti a Caterina Franceschi Ferrucci

  

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