NARNI - Nato nel 1892 trascorre la sua gioventù nella
campagna di Santi Anni tra Schifannoia ed Otricoli a quei tempi
il lavoro della campagna era molto duro ed anche i bambini piccoli
dovevano dare una mano , prima a guardare e governare le bestie , poi
nel duro lavoro dei campi fatto di fatiche e privazioni, isolati
dal mondo senza mezzi di spostamento , senza acqua e luce . La scuola
è un miraggio ed un lusso non concesso. Poi la grande Guerra, si
prende il treno e si va in una terra lontana , negli altopiani di
Asiago tre lunghi anni dal 1915 al 1918 . Al ritorno il matrimonio con
Marina operaia alla minuta dell’Elettrocarbonium ed il
lavoro fisso nella Fabrica di Montoro, fabrica nata proprio per la
grande guerra e costruita dai Francesi. Negli archivi comunali di
Narni si trovano vari documenti che attestano quanto detto
, e altri particolari di come la società idroelettrica di
Villeneuve abbia realizzato lo stabilimento per la
fabbricazione di clorati di soda che andrà in funzione nel 1915.
Nel 1917 la società occupa oltre 400 operai. Nonno
Giovanni, a Montoro impara a fare il fabbro, il falegname , il
riparatore ed i suoi racconti mi riportavano ad un luogo fatto di
fiamme e fumo con i piccolo trucchi degli operai che riuscivano a
mandare avanti delle macchine che solo loro conoscevano e i capi operai
e gli ingegneri , non sapevano far funzionare senza i loro piccoli
segreti dettati dalla quotidianità. Ma la vita in fabbrica
cominciava con una camminata di oltre un’ ora partendo da Narni a
piedi , passando da porta pietra , poi a Recentino e Stifone per
arrivare già stanchi a Nera Montoro , con tutti i tempi , sotto
la pioggia e dopo 10 o 12 ore di lavoro , ritornare ancora a piedi per
quella strada , questa volta in salita . Poi in estate o quando
c’era bisogno , aiutare in campagna i genitori per la
mietitura , la vendemmia , la raccolta delle olive . Spesso mi
raccontava mio nonno, che poteva dormire solo un paio di ore al giorno
. Ma intanto aveva comprato una piccola casa, con un orto , in cui
faceva crescere di tutto , frutta, ortaggi, verdura di ogni tipo
e giorno dopo giorno costruiva la sua officina, un vero e proprio
laboratorio con attrezzi di ogni tipo , spesso costruiti da lui ,
pialle, seghe, coltelli attrezzi per costruire e riparare le botti del
vino , poi con la dismisisone dei molini di Stifone, le grandi mole di
pietra diventano strumenti per la forgia e per arrotare , si fonde il
ferro per farne piccoli utensili da vendere ai cittadini narnesi, e ai
parenti contadini . Siamo intorno agli anni 1940 arriva la seconda
guerra e bisogna arrangiarsi . Giovanni diventa piccolo
imprenditore , fa il falegname, il fabbro, ripara ombrelli e piatti ,
costruisce una piccola mola in cui di notte macina a mano il
grano . tutti i suoi vicini sanno che le sue mani sono d’oro e
sanno fare di tutto con capacità, intuizione e velocità.
Riparava anche orologi , una volta per scommessa con i suoi amici
operai , gli diedero un vecchio orologio a molla tutto rotto ed
arruginito e gli dissero che scommettevano una cena per tutti , che lui
non sarebbe riuscito in un mese ad accomodarlo. Divenne la sua piccola
sfida, e dopo il lavoro a casa ricostruendo da solo i pezzi mancanti,
alla fine del mese tornò in fabbrica con l’orologio
perfettamente funzionante , vincendo la scommessa fra lo stupore dei
suoi compagni. Anche il risparmio energetico per lui non era
un segreto, ha sempre la casa calda e d’estate ha sempre
l’acqua calda. Con strumenti semplici , un tubo nero
attorciogliato , diventa un pannello solare che fornisce acqua calda
per la doccia, due bidoni riciclati e messi uno dentro l’altro ,
riempiti di quella segatura e trucioli che i falegnami buttano ,
diventano per magia una stufa a pallet diremo noi , ma buttava un caldo
incredibile nelle fredde giornate d’inverno . Giovanni, mio
nonno , un uomo che si è ingegnato per tutta la vita a
fare cose che gli altri non sapevano fare , che mi ha insegnato che con
impegno e costanza tutto è possibile. Grazie al suo esempio
decisi che anche io sarei potuto diventare ingegnere. Nonno Giovanni
manco nel 1978, appena in tempo per avere l’orgoglio
di avere un nipote ingegnere e per insegnarmi cosa vuol dire amare il
proprio lavoro .
NARNI NELLA STORIA / LA FAMIGLIA CESI E IL SUO LEGAME CON LA CITTÀ
NARNI - Grande è l'importanza che ha avuto la famiglia Cesi a
Narni ed i luoghi che ricordano tale casata in questa città. In
particolare partendo dal palazzo del comune di Narni , dove ben quattro
lapidi ricordano altrettanti Cardinali Cesi, come benemeriti della
città. Che dire poi del duomo di Narni che ospita l'urna del Senatore
Pietro Cesi, e delle chiese e monasteri cari alla famiglia, come Santa
Croce, dove dimorò Firmina Cesi e la famiglia chiamò Antonio da Sangallo
il Giovane per la sua ristrutturazione, a Santa Margherita e
Sant'Agostino dove sono presenti stemmi dei Cesi e degli Eroli e la
famosa Madonna della Cintola di Michelangelo Braidi, per passare poi ai
palazzi ed ai luoghi dei Cardoli che videro Franceschina Cardoli
divenire madre di Ben due Cardinali, avuti dal suo matrimonio con Angelo
Cesi. Senza trascurare poi i dintorni di Narni come Taizzano, con
l'Abbazzia di Sant'Angelo in Massa e la chiesa parrocchiale, i luoghi di
Romolo Cesi, vescovo Narnese che poi ospiterà suo nipote Federico Cesi
il Linceo. Ma anche la chiesa della Quercia a Narni dove il grande
quadro di Michelangelo Braidi, ci ricorda i forti legami di parentela
stabilitisi tra i Cesi e la famiglia Eroli.
Altri dettagli per i collegamenti tra la Famiglia Cesi ed il
territorio di Narni sono i seguenti. Nel palazzo più importante di Narni
fanno bella mostra di sé ben 4 lapidi dedicate ai cardinali Cesi, il
palazzo Municipale vuole così ricordare il suo forte legame con la
famiglia Cesi. I cardinali Cesi furono: Cardinale Paolo Emilio CESI
(1481-1537), Cardinale Federico Cesi(1500 - 1565), Cardinale Pierdonato
Cesi Seniore (1522-1586), Cardinale Bartolomeo Cesi(1566 - 1621) e
Pierdonato Cesi Juniore cardinale (1583-1656). Inoltre ebbe grande
importanza anche Pietro Cesi, nato nel 1422 da Antonio CHITANI di CESI e
da Angela TERNIBILI, può essere considerato il vero capostipite della
famiglia CESI. Egli seguì gli studi in Alviano e in Roma, distinguendosi
per le sue alte doti di ingegno. Fu avvocato concistoriale assai
famoso, Podestà in Perugia e Senatore in Roma. Pietro Cesi ha il suo
monumento sepolcrale nel Duomo di Narni. E viene ricordato anche da
Gabriele D'Annunzio, che nel 1904, dedicò dei versi a Narni ne "Le città
del silenzio" dicendo:
"Narni, qual dorme in Santo Giovenale su l'arca il senatore Pietro
Cesi, tal dormi tu su' massi tuoi scoscesi intorno al tuo Palagio
comunale".
Vanno poi ricordate le Donne Cesi ed in particolare Franceschina
Cardoli sposa di Angelo Cesi(1450-1528), figlio del senatore Pietro
Cesi. Franceschina madre di due Cardinali CESI, Paolo Emilio (1481-1537)
e Federico Cesi (1500 -1565), discendente del Gattamelata essendo
nipote di Erasmo da Narni e figlia di Antonia Gattamelata, che aveva
sposato Lancellotto Cardoli di Lucantonio Cardoli. Questa importante
discendente delle più note famiglie Narnesi del tempo avrà a Roma un
importante sepolcro nella chiesa di Santa Maria della Pace, in Roma. La
cappella Cesi fu progettata da Antonio da Sangallo il Giovane, ed ha una
deliziosa decorazione rinascimentale sull'arcata esterna, opera di
Simone Mosca, e due piccoli affreschi, la Creazione di Eva ed il Peccato
originale di Rosso Fiorentino del 1524. Altre donne importanti sono
quelle che diverranno monache, lasciando grandi tracce nelle chiese di
Narni, come Firmina Cesi (1497-1567). Fermina Badessa nelle chiese di
Santa Croce Narni (ora Cantine Ruffo) figlia di Franceschina Cardoli e
sorella dei due cardinali Cesi. Alcune notizie della bontà e santi
costumi di essa Suor Fermina sono che, passata che fu Francescina
Cardoli sua Madre sali' altra vita ncll' anno 1518 alli 22 di Giugno si
vesti monaca al monastero di S. Croce di Narni per mano di Bartolomeo
Cesi suo zio Vescovo di essa città, e con essa entrarono per educazione
nel medesimo monastero Brigida sua sorella di età di dodici anni e
Claudia sua nipote figlia di Niccolo altra sua sorella moglie di Onofrio
Santacroce. Dopo il sacco dei Lanzi del 1527 la chiesa doveva essere
ricostruita e a tale fine fu chiamato il grande architetto Antonio da
Sangallo il Giovane, il progetto fu solo in parte realizzato a causa
della morte dell'architetto nell'anno 1546.
Il personaggio di maggior spicco della famiglia Cesi è Federico
Cesi (1585-1630)fondatore della Accademia dei Lincei , che frequenta
molto la città di Narni. La famiglia di Federico era spesso ospite a
S.Angelo perché nei trasferimenti fra Roma ed Acquasparta faceva spesso
sosta alla Badia. Infatti l'abbazia era a metà strada ed il
trasferimento da Roma ad Acquasparta richiedeva due giorni di carrozza.
L'abbazia in quel periodo era tenuta da Romolo Cesi zio di Federico il
Linceo e donna Olimpia Orsini insieme ai figli chiamavano Romolo lo zio
Monsignore. Federico Cesi prese come base l'abbazia per i suoi incontri
con gli amici Lincei e dal 1607 data della morte dello zio Romolo, curò
con maggiore attenzione tali possedimenti, e prese a base per le sue
escursioni naturalistiche l'abbazia. Inoltre uno dei suoi più cari amici
e maestri Ecchio dimorò a lungo nell'abbazia e quando si ammalò, si
vuole che trascorse gli ultimi anni della sua vita proprio a Sant'Angelo
in Massa nei pressi di Taizzano.
In questi giorni si è tenuto a Cesi un convegno sulla Famiglia Cesi
Dal convegno è scaturita anche l'idea di creare un circuito tra i
territori di Cesi e Narni con collegamenti ad Acquasparta Todi e Roma,
per creare un circuito turistico vistuoso, che ricordi la famiglia Cesi
in tutto il suo splendore.
NARNI - Molte sono le tracce di questo santo a Narni , la sua
opera è importante allo Speco Francescano di Sant’Urbano,che fu da lui
restaurato nella prima metà del 1400. Dal chiostro si entra nel
quattrocentesco Refettorio di San Bernardino, dove si conservano le antiche tavole e un lavello in pietra. Al piano superiore sono situate le celle del Convento di San Bernardino;
fondato dal predicatore francescano per accogliere i novizi
dell'ordine, ospitò, oltre allo stesso Bernardino, il beato Giovanni
Bonvisi da Lucca e il beato Pietro da Rieti. Inoltre in molti edifici di
Narni è presente il simobolo IHS con il sole a dodici punte, circa
quaranta di tali immagini per ora, da me censite, nella città .
San Bernardino da Siena (1380-1444) nel 1417 fu nominato Vicario
della provincia di Toscana e si trasferì a Fiesole, dando un forte
impulso alla riforma in atto nell’Ordine Francescano. Contemporaneamente
iniziò la sua straordinaria predicazione per le città italiane, dove si
verificava un grande afflusso di fedeli che faceva riempire le piazze;
tutta la cittadinanza partecipava con le autorità in testa, e i fedeli
affluivano anche dai paesi vicini per ascoltarlo. Dal 1417 iniziò a
Genova la sua prodigiosa predicazione apostolica, allargandola dopo i
primi strepitosi successi, a tutta l’Italia del Nord e del Centro.
A Milano espose per la prima volta alla venerazione dei fedeli, la
tavoletta con il trigramma; da Venezia a Belluno, a Ferrara, girando
sempre a piedi, e per tutta la sua Toscana, dove ritornava spesso,
predicò incessantemente; nel 1427 tenne nella sua Siena un ciclo di
sermoni che ci sono pervenuti grazie alla fedele trascrizione di un
ascoltatore, che li annotava a modo suo con velocità, senza perdere
nemmeno una parola.Bernardino predica contro l’usura, e gli alti tassi
di interesse chiesti dagli ebrei, le sue prediche porteranno poi
Bernardino da Feltre a fondare i monti di pietà, che saranno voluti dai
francescani che anche a Narni creeranno con il cardinale Berardo Eroli
il primo monte di pietà nel palazzo comunale.
Riformatore dell’Ordine Francescano,Bernardino, che
fin dal 1421 era Vicario dei Frati Osservanti di Toscana e Umbria, nel
1438 venne nominato dal Ministro Generale dell’Ordine Francescano,
Vicario Generale di tutti i conventi dell’Osservanza in Italia. Nella
sua opera di riforma, portò il numero dei conventi da 20 a 200; proibì
ai frati analfabeti o poco istruiti, di confessare e assolvere i
penitenti; istituì nel convento di Monteripido presso Perugia, corsi di
teologia scolastica e di diritto canonico; s’impegnò a fare rinascere lo
spirito della Regola di s. Francesco, adattandola alle esigenze dei
nuovi tempi.Rifiutò per tre volte di essere vescovo di diocesi, che gli
furono offerte.
La cappella Eroli nella chiesa di San Francesco, a Narni, detta
originariamente cappella di San Bernardino,viene decorata probabilmente
dopo il 1461, dal pittore folignate Pier Antonio Mezzastris (1430 -
1506), come si ricontra dalla firma, analizzata da Umberto Gnoli nel
1923, apposta su un gradino dell'affresco riguardante il Sogno di
Innocenzo III. Per gli episodi della vita del santo l'autore si è
ispirato ai lavori di Benozzo Gozzoli (1420 - 1497) nella chiesa di San
Francesco a Montefalco mentre per quelli in cui è protagonista San
Bernardino, come l'Incontro con Eugenio IV e il Miracolo della donna
risanata, si è rifatto alle ambientazioni dello spoletino Iacopo
Vincioli, definito dagli studiosi "espressionista gozzolesco", nella
stessa chiesa.
E' evidente, quindi, il tentativo di conciliare la visione dei
Conventuali con quella degli Osservanti, di cui era espressione appunto
San Bernardino. Gli Eroli avevano indubbiamente la possibilità di
reclutare artisti nel bacino folignate e il Mezzastris, seguace del
Gozzoli e imparentato con Bartolomeo di Tommaso, è uno di questi. A
Firenze nel museo del Bargello,nella sala piu’ importante detta del
Donatello , accanto alle opere del grande artista che tutti conoscono ,
anche per la famosa statua equestre fatta a Padova per il nostro Erasmo
da Narni .
Proprio all’ingresso del salone , fa bella mostra di se la statua di
San Bernardino da Siena , realizzata dal Vecchietta per la chiesa di San
Francesco a Narni e esposta per lungo tempo presso la cappella Eroli.
Infatti fu il cardinale Berardo Eroli a commissionarla al Vecchietta ,
che a Narni realizzò altre opere importanti come la tavola di San
Giovenale, la statua di Sant’Antonio Abate , altri busti di san
Bernardino , magari grazie anche alla mediazione di qualche potestà
Narnese che in quel tempo era a Firenze.La statua di san Bernardino
racconta Giovanni Eroli realizzata tra il . 1462 e -63 è in legno
policromo e restò per lungo tempo sull’altare della cappella Eroli a
Narni , sulla sua base si legge OPUS LAVRENTI PETRI PICTORIS SENENSIS.
La statua rappresenta San Bernardino che sostiene un pannello con il
monogramma IHS.
La statua è sostenuta da un gruppo di angeli che presumibilmente lo
stanno portando in Paradiso dopo la sua morte avvenuta nel 1444.Ci sono
vari documenti che certificano la sua presenza nella cappella Eroli ,
come ad esempio un bolla papale del (1464) in cui il Papa Pio II concede
indulgenze a chi visita la cappella, dedicata a San Bernardino da
Siena. La statua era documentata ancora nella cappella nel 1659, quando
era circondata da immagini o statue ora perdute, di San Louis di Tolosa e
di Sant’Antonio da Padova. E’ documentata ancora nel 1747, e
successivamente fu porta nella chiesa di San Giuseppe, dove fu
documentata nel 1872 e nel 1896. Lo stesso Giovanni Eroli descrive
questo con un immagine di un cielo stellato nel suo libro del 1898.
Successivamente fu venduta al museo del Bargello a Firenze , dove entra
nel 1910. Altre opere legate a San Bernardino sono presenti al museo
Eroli ove il nostro Santo è raffigurato anche nella pala del
Ghirlandaio, indicando ulteriormente , la particolare devozione della
città di Narni a questo Santo.
Vedi anche il sito : http://www.narnia.it/firenzebargello.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - (redazione) - Il busto che
si può ammirare nella piazza Garibaldi di Narni, è stato collocato il
giorno 8 Dicembre 2007. alla presenza del Sindaco di Narni, di
rappresentanti della Associazione Vivinarni, e della Fondazione Carit.
L’idea del Dott. Ing. Giuseppe
Fortunati di realizzare una statua dell’Imperatore Cocceio Nerva , da
mettere in bella mostra a Narni , è nata nel 2002 nel contesto della
valorizzazione del nome " Narnia " ed in seguito della scoperta dei
libri delle " Cronache di Narnia " conosciute in tutto il mondo. Tale
idea ha avuto un lungo travaglio ed una tenace opera di sostegno per la
sua realizzazione, e solo dopo un periodo di quasi cinque anni ha
visto la sua effettiva realizzazione.
L’imperatore Cocceio Nerva , nato a
Narni, pur avendo regnato per un breve periodo è ben noto a livello
mondiale per la sua saggezza e per aver iniziato a Roma nel 96 dopo
Cristo , un lungo periodo di stabilità e prosperità per tutto l’Impero
Romano. Quindi essendo universalmente associato il nome di Nerva alla
città di Narnia , ed essendo nei secoli ricordato il nome prestigioso di
questo nostro imperatore , ci è sembrato giusto proporre con una statua
a tutti i cittadini e visitatori della nostra Narni , un monumento
adeguato a tanta fama. Per fare questo siamo partiti come Associazione
Vivinarni da una ricerca delle fonti storiche ed iconografiche , con
l’idea iniziale di realizzare una copia di uno dei molti busti
disseminati nei principali musei del mondo .
Tale opera però non è stata di facile
attuazione , sia per problemi di scelta del busto da copiare , che per
problemi burocratici con i musei che ospitano tale opere. Abbiamo così
deciso di coinvolgere artisti locali per realizzare tale opera , che
partendo dalle molte raffigurazioni del nostro Imperatore , arrivassero a
creare un’opera originale che sintetizzasse le principali
caratteristiche fisiche e spirituali del nostro illustre concittadino.
L’artista narnese Mario Matticari si è subito mostrato disponibile a
realizzare tale opera , partendo dalle molte immagini trovate su
internet e sui libri di storia dell'arte, oltre che dalle visite a musei
famosi come i Musei Capitolini e di musei Vaticani a Roma e a
prestigiosi musei di Firenze.
Questa ricerca ha anche interessato la
numismatica che vede numerose effigi dell'imperatore Nerva sulle varie
monete coniate durante il suo impero.Partendo da tali immagini si è
fatto uno studio approfondito sia sulla personalità che sulla figura
dell'imperatore, partendo anche dai particolari , come i vestiti con cui
l'imperatore veniva rappresentato e l'analisi dei busti e delle
immagini attribuite a Cocceio Nerva. Per la tunica si è poi optato per
la tunica imperiale a quella da viaggio, più imponente ed appropriata
per la figura del nostro imperatore nato a Narnia. Le fasi operative
sono partite con lo studio di vari bozzetti e disegni che
sintetizzassero la figura di Cocceio Nerva, per poi realizzare un primo
busto in argilla su cui l’artista ha apportato tutte le modifiche del
caso , in base alla sua sensibilità ed alla attinenza con la realtà
storico oggettiva delle immagini trovate.
Di tale opera è stato poi realizzato da
Vivinarni un primo manifesto , utilizzato sia per sensibilizzare
l’opinione pubblica , che per la ricerca di eventuali sponsor. Proprio
dalla ricerca degli sponsor è nata la reale opportunità di realizzare
l’opera in oggetto, infatti dopo vari tentativi di coinvolgere i
cittadini narnesi , siamo riusciti Come Associazione Vivinarni a
contattare la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni che dopo
vari incontri con i mebri del Direttivo, si è dichiarata disponibile a contribuire
alla realizzazione del busto in bronzo di Cocceio Nerva.
L’amministrazione Comunale ha contribuito , con la scelta del sito e con
la messa in opera del manufatto ,la collocazione è stata scelta in base
al fatto che quello era l’antico accesso della via Flaminia alla
Narnia Romana , attraverso il così detto arco Romano , porta di accesso
alla Gloriosa Narnia.
Per approfondimenti vedi http://www.narnia.it/nervabusto.htm
NARNI - Purtoppo la lapide che era
posta sulla facciata della Centrale, ora non è più visibile e giace a
terra celata alla vista di noi narnesi. Su tale lapide erano incise le
seguenti parole: “Nella centrale che li vide all’alacre lavoro e
all’appello della patria in armi li udì rispondere presente, resti
venerato e perenne in nome degli eroi che morte rapì nel bacio di una
Italia più grande; Cecchetti Igino (Narni) classe 1896 Marconi Arturo
(Magliano S.) classe 1898 Orsi Ulderico (Narni) 1899.Anni 1915-1918”.
L’associazione Narni 360, ed i ragazzi
del Liceo Gandhi, con la sezione ANMIG Narni, auspicano che si
facciano le opportune pressioni presso la società EON proprietaria
attuale di detta Lapide , affinchè la riposizioni nella originaria
posizione sulla facciata della Centrale di Nera Montoro , oppure in
alternativa la renda fruibile alla città di Narni , che potrà costudirla
o nel monumento ai Caduti in piazza 4 Novembre o altro luogo che
riterrà opportuno .
Si fa presente che tale lapide ora giace
a terra in luogo non idoneo e ha cessato il suo ruolo originario , che
nel 1927 ad opera dell’artista Narnese Carlo Castellani ricordava
opportunamente i Caduti della prima guerra Mondiale che prestarono la
loro opera durante il primo montaggio e la costruzione della centrale
inaugurata il 20 settembre 1915. Questo anche come auspicato dal
Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano , che proprio in
questo anno ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in ricordo
della guerra del 1915- 1918 .
La Centrale di Nera Montoro fu costruita
tra il 1911 ed il 1915 e poteva derivare dal fiume Nera una media di 66
mc/secondo . Questa prima condotta prelevava l’acqua da prima di
Stifone e baipassava cosi’ le vecchie centrali di Stifone e della Morica
arrivando a Montoro .Nel 1916 viene ultimata la centrale di Nera
Montoro, progettata dalla Società Italiana dei Forni Elettrici (che poi
diventerà la società Elettrocarbonium), già nel 1905, per alimentare gli
stabilimenti di Narni Scalo. Successivamente però i molti invasi e
svasi fatti dai serbatoi costruiti a monte dell’impianto, costrinsero’
la società Selt-Valdarno a richiedere ed ottenere di aumentare la
concessione delle acque a 150 mc/secondo per fare questo è stata
eseguita una seconda derivazione costruendo una presa e vasca di
raccolta , una seconda galleria lunga circa 2900 metri, una nuova vasca
di carico e l’installazione di un nuovo gruppo di generazione della
portata di 14000 KW .Tale ampliamento della Centrale di Nera Montoro è
stato iniziato nel 1941 , sospeso durante la guerra e portato a termine
tra il 1949-1950.
Successivamente con la costruzione della
centrale di Narni in località Recentino che utilizza le acque del lago
artificiale della L’Aia le cose sono state ulteriormente stravolte con
ulteriori opere di presa e modifiche della stessa centrale . L’impianto è
costituito dalle seguenti opere principali; opera di presa a Recentino ,
lo sbarramento del fiume Nera viene effettuato a quota 84,10 mediante
due paratoie mobili, una di tipo pancacelli della luce di mt.18x4 ,
l’altra del tipo STONEY a carrelli , sormontata da una ventola
automatica della luce di mt. 14x4,5 di altezza, la quale serve da
scarico di fondo e di superficie. Le acque derivate con le due prese ,
unitamente alle acque di scarico dell’impianto di Narni progettato dalla
Società Terni, vengono emesse in una grande vasca di raccolta della
lunghezza di circa 104m. e della larghezza media di 19,50 m. , collegata
con le gallerie di derivazione .
Le gallerie principali di derivazione
sono due , funzionanti a leggerissima pressione , con luce libera
rispettivamente di 26,60 e 25,50 metri quadri , con pendenza
dell’1/1000. La prima costruita nel 1911-1915 , ha una lunghezza di mt.
2907 ha un andamento che segue il percorso del fiume Nera e spesso è
anche visibile lungo la strada , la seconda invece è stata costruita nel
1948-1950 , ha una lunghezza di mt. 2916 e si sviluppa all’interno
della collina. Nel 1939 dopo la piena del 1937 e la messa fuori servizio
delle centrali di Stifone, fu costruito un nuovo impianto che fa capo
alla Centrale di Nera Montoro allo scopo di utilizzare le copiose
sorgenti della Valca, Molinella , e Stifone ed altre minori che sgorgano
nel Nera tra Recentino e la centrale di Montoro. La Centrale di Nera
Montoro è stata storicamente importantissima per la prima Guerra
mondiale fornendo energia elettrica alle Acciaierie ed alla Fabbrica
d’Armi , e la lapide ai caduti della grande guerra , speriamo possa
tornare a testimoniare presto questa parte della nostra storia.
Giuseppe Fortunati
NARNI - A Narni proprio nel 1865 veniva inaugurata la nuova
tratta ferroviaria che collegava Roma a Terni . Di Tali lavori si era
occupato per il tratto Orte Terni il giovane Candido Valli , come
responsabile dei lavori ferroviari , che sono ben descritti nel suo
libro"Nascita delle ferrovie italiane ed esordi di Roma capitale
1860-1890". Cercando tra le foto del ponte di Augusto mi avevano colpito
un paio di esse , tra le immagini fotografiche piu’ antiche che avevo
visto.
Va ricordato che siamo agli albori della Fotografia e che in quel
periodo principalmente pittori ed artisti stavano iniziando ad usare
questa tecnologia che veniva dalla Francia , In Italia nel 1852 viene
istituita a Firenze la più antica azienda al mondo nel campo della
fotografia: la Fratelli Alinari. Proprio per i lavori del tratto
ferroviario descritto , furono utilizzati anche dei fotografi e tra di
essi il Ternano Gioacchino Altobelli pittore che a quel tempo avevauna
cinquantina di anni ed aveva già lavorato a Narni per realizzare il
sipario del Teatro Comunale da poco realizzato nella città.
Siamo nel 1855(il telone rappresenta un episodio guerriero del
Gattamelata). La sera del 3 maggio 1856, festa del Patrono, a Narni si
aprì il Teatro, con grande concorso di pubblico, fra cui molti
forestieri venuti dai paesi vicini ed anche da Roma, come rilevasi dal
giornale «L'Eptacordo» di Roma del 4 maggio 1856. Si diede l'Opera «La
Traviata» che la censura cambiò con il nome di "Violetta".
Le foto realizzate da Gioacchino Altobelli e Pompeo Molins risalgono
al 1865 e furono commissionate loro in qualità di "fotografi ufficiali
dell'Accademia Imperiale di Francia e delle opere d'arte della Ferrovia
romana" , in quel periodo non era ancora crollato il pilastro centrale
del ponte di Augusto , che cadrà a terra a seguito dei lavori effettuati
per l’ammodernamento del mulino Eroli che avviene con opere di
canalizzazione che alterano il flusso delle acque del Nera nei pressi di
tale ponte.
Gioacchino Altobelli (Terni, 1814 – 1878) è stato un fotografo
italiano.Trasferitosi a Roma attorno al 1830, Gioacchino Altobelli tra
il 1833 e il 1841 studiò da pittore sotto la guida di Tommaso Minardi,
che aveva allora studio al Palazzo Colonna in piazza santi Apostoli. A
quarant'anni figurava ancora nella categoria dei pittori, nell'Almanacco
romano del 1855, come Altobelli Gioacchino, con studio a via Margutta
48.
Tuttavia era già evidente come il mercato della pittura di genere, a
Roma, si stesse facendo sempre più avaro; sicché Altobelli verso il 1858
si associò ad un suo amico di origine spagnola anch'egli pittore,
Pompeo Molins, che avendo sposato la figlia di Ludovico Fausti,
spedizioniere pontificio proprietario di un palazzetto a via di
Fontanella Borghese 46, aveva aperto in casa del suocero uno studio
fotografico.
Le relazioni presso l'amministrazione papalina del Fausti
consentirono ai due di divenire "fotografi ufficiali dell'Accademia
Imperiale di Francia e delle opere d'arte della Ferrovia romana" -
incarico particolarmente interessante, quest'ultimo, in quanto la
ferrovia conosceva, alla fine del regno di Pio IX, un grande sviluppo.
La società si sciolse però alla fine del 1865, e Altobelli a quel punto
mise su una nuova società denominata "Stabilimento fotografico Altobelli
& C", e un proprio studio al 16 della Passeggiata di Ripetta.
Successivamente, compare come direttore del "Premiato Stabilimento
Fotografico di Enrico Verzaschi".Si hanno sue notizie fino alla fine del
1878. Le foto che ci hanno lasciato tali artisti sono tra le prime ad
immortalare il nostro territorio e ci permettero di poter rivivere un
pezzo importante della Narni a cavallo dell’Unità d’Italia. Per
approfondimenti sulle immagini del ponte vedere anche il sito francese http://artifexinopere.com/?p=3805
Giuseppe Fortunati
NARNI - Giulio Valli (1875 - 1949), durante la sua carriera nel
periodo della grande guerra 1915-1918 ebbe modo di sperimentare dai
dirigibili, o aereomobili agli idrovolanti , con il supporto delle prime
portaerei , per idrovolanti , all’uso dei mas e delle
motosiluranti.Nato il 20 maggio 1875, Morto il 9 novembre 1949 La sua
vita è ben descritta nel libro autobiografico " Tra mare e cielo" vita
di un uomo fortunato “, scritto da Giulio Valli nel 1944 e pubblicato
nel dicembre 2004 . Valli oltre a seguire la carriera militare nella
Regia Marina , fu tra i primi in Italia a vedere le potenzialità della
nuova arma aerea, dando grande impulso alla nascita della Aeronautica di
Marina Italiana,inoltre è stato uno dei fondatori della Regia
Accademia Aereonautica e ne è stato il primo Comandante nel 1923.
Durante la sua carriera nel periodo della grande guerra 1915-1918,
conobbe D’Annunzio , che fu suo subalterno alla base aereo nautica di
Sant’Andrea a Venezia con molti gloriosi piloti come Miraglia e Bologna ,
ebbe frequenti rapporti con il Duca D’Aosta e con il re Vittorio
Emanuele, con cui fece anche ascensioni con il dirigibile. La Scuola
Aviazione di Venezia può essere fatta datare dagli ultimi mesi del
1912, quando si cominciarono i lavori all‘Arsenale Militare di Venezia e
dove si predisporrà per l’ufficiale collocazione della "Regia Scuola di
Aviazione". Nel 1913 Venezia vede effettuarsi le prime
sperimentazioni di volo con "idrovolanti". il comandante Giulio
Valli: era il capo dell'Aviazione marittima dell'Alto Adriatico. Lo
troviamo citato più volte in due taccuini del 1917, il CX (dove
d'Annunzio ricorda proprio i giorni trascorsi insieme a Miraglia) e il
CXI. p.31 ... il 26 settembre D'Annunzio, incontrando il comandante
Giulio Valli, annota: «Giulio Valli mi attende, in motoscafo.
Togliamo dal "Notturno" di Gabriele D’Annunzio, alcuni versi
autobiografici: "Verso mezzanotte arriva il Comandante Giulio Valli. Si
siede accanto a me, mi parla del morto(Giuseppe Miraglia). Confessa che
aveva domandato alle forze di Miraglia, tutto quel che potevano dare e
oltre. Nei primi giorni della guerra, solo, con un apparecchio
miserabile, con una vecchia pistola Maser, volava contro il nemico,
difendeva Venezia, esplorava Pola. Mi parla della fiducia che l’aviatore
aveva in me e di quella che in me stesso m’ispirava. Giuseppe Miraglia
due giorni prima gli aveva detto: se proponessi a Gabriele D’Annunzio di
volare su Vienna, risponderebbe semplicemente: Andiamo, si siederebbe
sul seggiolino e non si volterebbe più indietro."
Con questi pochi versi che valgono più di un epitaffio, il Vate
ricordava l’amico appena morto, il lughese Giuseppe Miraglia, uno dei
primi aviatori della Regia Marina e l’unico italiano a cui venne
intitolata una ‘portaerei’. Il 24 maggio del 1915 l’Aviazione di
Marina austriaca inizia i bombardamenti su Venezia. Anno 1918 Nella
stessa giornata del 21 agosto e fino al mattino seguente, il direttore
dei Servizi Aeronautici capitano di fregata Giulio Valli aveva disposto
tre azioni aeree su Pola. Alle ore 16.30 tre apparecchi SIA 9b scortati
da una squadriglia di idrovolanti partirono da Venezia per effettuare il
bombardamento delle opere militari della base seguendo le consuete
norme. Il 24 agosto continuarono i raid aerei su Pola: sette apparecchi
sganciarono bombe incendiarie sull’arsenale e manifestini di propaganda.
Valli, conobbe il generale Nobile ed anche Cesare Balbo . Ebbe l’onore
di fondare la regia Accademia Aeronautica di Livorno che diresse dal
1923 al 1926 . Prosegui poi la sua carriera in Marina diventando
Ammiraglio . Per approfondimenti vedere il libro " Tra Mare e Cielo ,
vita di un uomo fortunato".
Vedi anche il sito : http://www.narnia.it/risorgimento/vvalli.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - Molte furono le vittime tra i soldati Narnesi , che
morirono durante la prima guerra mondiale del 1915-18, questo fatto
ancora oggi è ben visibile in tutte le frazioni e nel centro storico
della nostra città. Negli anni successivi per ricordare degnamente i
soldati caduti in battaglia molte lapidi di ogni tipo furono poste a
ricordo di tali luttuosi eventi. I ragazzi e le ragazze delle scuole di
Narni negli anni passati hanno censito con scrupolo e amore decine di
monumenti ai caduti su tutto il territorio, vincendo vari premi per la
qualità dei rilievi effettuati e risultando tra i primi in Umbria per il
concorso “ le pietre della memoria “, censimento accurato dei molti
monumenti ai caduti presenti nella nostra Regione.
Tra i molti monumenti censiti , particolare rilevanza hanno il
parco delle Rimembranze ed “il Monumento “, struttura imponente posta
all’ingresso del paese , per chi entra da porta Ternana. Terminato
il 2 ottobre 1927. All' inaugurazione intervenne il Prefetto di Terni
G.B.Marziali, il Podestà, nonché Medaglia d'oro Uff. Elia Rossi
Passavanti, il Conte di Manciano, il Comandante del presidio Colonnello
Foa, il Reggio
commissario per l'Economia Nazionale uff. Assettati, il podestà del
comune di Calvi, uff. Calza Bini, Podestà d' Amelia, uff. Raybaudi,
Segretario politico del Fascio d' Orvieto Comm. Lufrani. Il
Monumento è ammirato anche per la sua piccola cappella votiva creata
alla base dello stesso, che è parte di un Torrione Trecentesco in pietra
peperina. Ideatore del Monumento fu' l'Architetto “Pietro Lombardi”. La
forma a proiettile termina all'apice con un Faro, che durante la notte
era punto di riferimento per la sottostante vallata.
Al suo interno ed all’esterno, sono riportati i nomi di molti
caduti narnesi, vengono ricordati tra gli altri: Giuseppe Senepa, Del
Frate Telesporo, Foschi Egidio, Agostini Sabatino, Filipponi Amilcare,
Di Pietro Quintilio, Mazzoli Paolo, Montemari Pietro, Posati Amedeo,
Stentella Bragio, Proietti Oreste,Riva Amilcare, Pioli Giovanni,
Bonifazzi Giuseppe, Mazzanti Romualdo, Piacenti Geremia,Scrizzi,Lorenzo,
Crociani Settimio, Mancini Raffaele, Ciculi Severino, Proietti Antonio,
Bragone Livio,Luneia Angelo, Bianconi Filippo, Conti Settimio,
Francescangeli Italo, Olivi Egisto, Dell'Orso Costantino, Stentella
Celestino, Santi Egino, Talocco Ulderico, Giorla Guido, Caldarelli
Giovanni,Passoni Domenico, Bellucci Federico, Zerbi Ercole, Petrineschi
Pietro, Bernaschi Antonio, Sillani,Antonio, Giovanni Giocondo, Capotosti
Cesare, Madolini Aquilio, Capotosti Umberto, Vittore Cesare, Mostocotto
Aurelio, Folocco Cesare, Pennacchietti Ciro. Il
costruttore di questa opera fu Pietro Lombardi, nato a Roma il 30
luglio 1894, compi gli studi presso l'Istituto Nazionale S. Michele e
consegui nel 1920 il diploma di professore di Architettura presso
I'Accademia di Belle Arti in Roma, diploma che venne poi equiparato a
laurea l'anno successivo, quando fu istituita la relativa Facoltà
universitaria.
Tale
Architetto resta famoso a Roma per l'inserimento delle sue numerose
fontane nei vari Rioni della città. Nel 1925 gli venne infatti
assegnato, con il consenso generale della critica, il 1° premio nel
Concorso nazionale per le fontane a Roma, con la « Fontana delle Anfore»
al Testaccio, e nel 1927 la Sovrintendenza alle Belle Arti di Roma gli
affido l'incarico della progettazione delle fontane per i rioni Monti,
Campo Marzio, S. Eustachio, Pigna, Ripa, Trastevere, Borgo Vecchio e
Borgo Vaticano e del Quartiere Tiburtino e nel 1928 quelle dei rioni
Regola, Ponte, Campitelli e Nomentano, pregevoli esempi di arredi
urbani, correttamente ambientati ciascuno nel proprio contesto. Cosi ad
esempio a Via Margutta, contrada di artisti, furono i cavalletti dei
pittori e i trespoli degli scultori ad ispirarlo e nel rione Trastevere
«tabernario », furono i barili e i mastelli, mentre, nella fontanella
per il quartiere Tiburtino l'acqua che va a dividersi in cascatelle fra i
monti, rammentava la suggestione delle vicine alture tiburtine.
Nel
1926 Pietro Lombardi si aggiudicò anche il Concorso nazionale per il
Monumento ai Caduti di Narni. Il monumento fu realizzato con grande cura
ed ancora oggi è visibile e ben conservato, speriamo che presto possa
essere anche degnamente illuminato, come era nel passato. Ricordiamo
anche il professor Castellani che realizzò in pietra i volti delle tre
età del soldato ed i fregi che adornano la struttura del monumento , che
ancora ci ricorda ogni giorno la nostra storia, insieme alle molte
lapidi presenti su tutto il Comune di Narni.
Per approfondimenti vedere il sito : http://www.narnia.it/risorgimento/monumento.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - Tra le storie tristi raccontate di una guerra lunga e
difficile , con grande spargimento di sangue e molti eventi tragici, ci è
stata raccontata anche storia divertente ed a lieto fine che ha
coinvolto un soldato Narnese che fu premiato per un atto di valore
premiato dal Re d’Italia in persona.
Morelli Gabriele mentre era soldato al fronte , fu incaricato di
portare delle munizioni con i muli , in prima linea , e mentre svolgeva
questo compito su una tortuosa strada di montagna, il suo mulo si
imbizzarrì essendo stato accecato dal riflesso degli specchi di una
vettura che passava . Il mulo cadde nella scarpata ed il nostro Gabriele
dovette faticare molto per andare a riprenderlo , ma riuscì a
riportarlo sulla strada.
Dopo poco scese dalla vettura un piccolo signore , che gli si
avvicinò e gli disse , che grazie a piccoli gesti come il suo , si
poteva vincere la guerra , e per premiarlo si recò alla macchina da cui
era sceso , e prese un pacco che regalò al soldato Morelli . Questo lo
prese e lo mise sul mulo insieme alle munizioni , ma poi chiese chi
fosse quel signore alle altre persone presenti , e con sua grande
sorpresa si sentì dire che quello era il Re .
Quando aprì il pacco trovò che era pieno di sigari che portavano
sulla fascetta l’immagine del re . Dopo un primo momento di sconforto,
considerando anche che lui non fumava , vide che i suoi compagni
apprezzavamo molto questi sigari e quindi iniziò a rivenderli.
I suoi affari andarono così bene che dalla vendita dei sigari ricavò
una piccola fortuna , circa mille e cinquecento lire , che finita la
guerra , quando tornò a casa gli permisero di poter comprare una casa a
Narni. La cosa singolare che la casa apparteneva alla famiglia Senepa ,
famiglia ben nota a Narni in quel periodo essendo Sindaco di Narni .
Tale casa si trova ancora nei pressi di via venti settembre .
Per approfondimenti vedi il sito : http://www.narnia.it/risorgimento/vmorelli.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - Senepa Giuseppe 1894- 1918 Studia ingegneria a Roma poi
nel 1915 viene chiamato a Modena come ufficiale di fanteria, viene
ferito più volte in battaglia Muore sul fiume Piave a Nervesa sul
Montello il 17 giugno 1918. La sua morte in combattimento fu ricordata
in un libro pubblicato a Narni in suo ricordo , in cui venivano
riportate anche le sue lettere dal fronte .
Nasce il 20 agosto 1894 Madre Cecilia Pescini ,Padre Giovanni Senepa
Sindaco di Narni dal 1909 al 1913. Il Capitano Senepa visse per un
periodo a Taizzano nella abbazia di Sant'Angelo in Massa dove la sua
famiglia aveva acquistato tale struttura. Suo fratello maggiore Pietro,
medico ed ufficiale di cavalleria , muore a Roma per il calcio di un
cavallo nel 1913. La sorella Camilla sposa l’ingegner Antonio Nenè , che
morirà sul Piave in combattimento. Il Capitano Senepa, nel 1915 viene
chiamato a Modena Come ufficiale di fanteria viene ferito più volte in
battaglia : sul Carso il 16 ottobre 1915, a quota 93 di Castelnuovo il
14 novembre 1915, sul monte Cosich 2 maggio 1916 . Promosso Tenente nel
21 reggimento di fanteria 5 compagnia Brigata Cremona 2 corpo d’armata
della III armata. Muore sul fiume Piave a Nervesa sul Montiello il 17
giugno 1918.
Molto interessanti i suoi appunti di guerra e le lettere alla
famiglia , riportate in un libro date alle stampe subito dopo la sua
morte. In tali lettere si rivivono momenti di guerra e spostamenti sui
vari fronti di battaglia. Si riportano anche i vari momenti difficili,
come le ferite in combattimento e le convalescenze in vari ospedali , ma
anche i sentimenti e le lunghe giornate di attesa in trincea e le
molte sofferenze sopportate con eroico spirito. La città di Narni
rimase molto colpita dalla morte di questo suo figlio a cui tributo
funerali imponenti. Molti furono i caduti Narnesi durante la prima
guerra mondiale e molte famiglie furono colpite da lutti e perdita dei
propri cari. Molte ancora le lapidi e le testimonianze di tali eventi ,
che trovarono la loro espressione in monumenti e lapidi ai caduti
Narnesi in tutte le frazioni del territorio Narnese.
Per approfondimenti vedi il libro delle lettere del Capitano Senepa ed il sito : http://www.narnia.it/risorgimento/vsenepa.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - Narni come il resto d’Italia e dell’Europa, nel 1914
vide divampare la grande Guerra , e dopo un anno di attesa, l’Italia
nel 1915 entrò in guerra. La mia generazione ricorda ancora dai racconti
dei Nonni quella tragica esperienza, che fu vissuta dalle famiglie
narnesi, in modo impreparato ed inadeguato. Migliaia di giovani narnesi,
da tutto il contado vennero strappati dalla loro terra e proiettati
nelle regioni alpine, per combattere sulle montagne, in un modo
imprevisto e contro i montanari Austriaci, che da subito si erano
appostati sulle cime piu’ alte dominando dall’alto l’esercito italiano.
Il treno e le tradotte portavano i soldati verso questa tragica
avventura, mi raccontavano i miei nonni che la banda alla stazione e le
feste per le partenze , nascondevano poi tragici anni di sofferenze in
trincea. Il mio nonno paterno di nome Giuseppe faceva il barbiere e si
ritrovò al fronte come caporale di una batteria di artiglieria leggera,
con un cannone trasportato da cavalli. Fu ferito in combattimento e
restò sofferente per molti anni, per poi morire prima che io nascessi.
Mio nonno materno, di nome Giovanni, sopravvisse alla guerra e resto
al fronte solo un anno, sugli altopiani di Asiago, dopo i primi mesi di
combattimenti in prima linea, riuscì a passare nelle retrovie, grazie
alla sua abilità di cuoco, che con pochi mezzi, riusciva a rendere
appetibile il rancio dei soldati. Appena tornato a Narni dalla campagna
dove viveva, si trasferì a Narni ed entrò nella fabbrica di Nera Montoro
e mi raccontava il duro lavoro con turni da dodici ore , e le lunghe
camminate passando per porta Pietra , che doveva fare per andare e poi
tornare dal lavoro.
La prima guerra mondiale, per i contemporanei la grande guerra, è la
denominazione che venne data al più grande conflitto mai combattuto fino
ad allora; questi cominciò il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di
guerra dell'Austria alla Serbia in seguito dell'assassinio dell'arciduca
Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914 per concludersi oltre quattro
anni dopo, l'11 novembre 1918. Il conflitto coinvolse le maggiori
potenze mondiali di allora, divise in due blocchi contrapposti; gli
Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria)
contro le potenze Alleate rappresentate principalmente da Francia, Gran
Bretagna, Impero russo e Italia. Oltre 70 milioni di uomini furono
mobilitati in quella che divenne in breve tempo il più vasto conflitto
della storia, che causò oltre 9 milioni di vittime tra i soldati e circa
7 milioni di vittime civili dovute non solo agli effetti diretti delle
operazioni di guerra, ma anche alla carestia e alle malattie
concomitanti il conflitto.
Militarmente il conflitto si aprì con l'invasione austro-ungarica
della Serbia, e parallelamente, con una fulminea avanzata tedesca in
Belgio, Lussemburgo e nel nord della Francia, giungendo a 40 chilometri
da Parigi. In poche settimane il gioco di alleanze formatosi negli
ultimi decenni dell'ottocento tra gli stati europei comportò l'entrata
nel conflitto degli stati dell'Intesa e delle rispettive colonie. Negli
anni successivi la guerra raggiunse una scala mondiale, con la
partecipazione di molte altre nazioni, fra cui l'Impero ottomano,
l'Italia, la Romania, gli Stati Uniti e la Grecia, aprendo così altri
fronti di combattimento.
Al fronte, fin dal settembre 1914, l'esercito tedesco fu però
bloccato dai francesi sulla Marna il che vanificherà le speranze
tedesche di una guerra breve e vittoriosa. A quel punto la guerra sul
fronte occidentale si trasformò in una lenta e sanguinosa guerra di
posizione, dove, al costo di milioni di morti, il numero degli uomini
impiegati e le nuove tecnologie messe in campo dagli Alleati ebbero la
meglio sulla superiore organizzazione militare della Germania.
Sanguinoso fu allo stesso modo l'altro fronte principale della
guerra, il fronte orientale, combattuto dagli Imperi centrali contro
l'esercito russo. Anche in questo caso la guerra di movimento, così
magistralmente attuata dall'esercito tedesco nelle battaglie di
Tannenberg e dei laghi Masuri, si trasformò in una guerra di posizione
in grado di mietere milioni di vite. Determinante per l'esito finale del
conflitto mondiale fu, al penultimo anno di guerra, l'ingresso degli
Stati Uniti d'America e di diverse altre nazioni che, pur non entrando
militarmente a pieno regime nel conflitto, grazie agli aiuti economici
dispensati agli Alleati, si schierarono contro gli Imperi Centrali
facendo pendere definitivamente l'ago della bilancia già dapprima
favorevole agli Alleati.
La guerra si concluse l'11 novembre 1918, quando la Germania, ultima
degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio con le forze
nemiche. Alla fine del conflitto, i maggiori imperi esistenti al mondo -
Impero tedesco, austro-ungarico, e ottomano - cessarono di esistere, e
da questi nacquero diversi stati che ridisegnarono completamente la
geografia dell'Europa. Oltre 8 milioni di morti in totale, solo gli
italiani 650mila austriaci e tedeschi piu’ di tre milioni, 1,7 milioni
di russi, 1,3 milioni di francesi circa 1 milione di inglesi, senza poi
contare i mutilati e gli invalidi e quelli che morirono in seguito per
le ferite riportate .Narni ebbe un centinaio di caduti e oltre
cinquecento feriti e mutilati in battaglia.
Giuseppe Fortunati
NARNI - Aldo Netti con le centrali sperimentali di Stifone apre
la strada per le grandi centrali industriali per la produzione di
energia elettrica e dal 1892 al 1915 tutti vogliono la propria centrale
idroelettrica e nascono decine di piccole centrali tra Narni e Terni ,
prima per illuminare i comuni, poi per fornire energia alle industrie .
In poco tempo tra Narni e Terni la popolazione cresce vengono
maestranze professionali da tutta Europa, crescono le industrie per
fare acciaio , carburo , linoleum, elettrodi, ma principalmente
centrali idroelettriche per poi fare armi .
Mentre a Terni si sfrutta la cascata delle Marmore , e le sue acque
danno ad Aldo Netti la grande opportunità di costruire la prima
centrale per il comune di Spoleto, a Narni parte il grande progetto
della Centrale idroelettrica di Nera Montoro. Il progetto è grandioso e
vede le città di Narni e Terni che come sempre si incontrano e
scontrano , nella realizzazione di tale opera. Tutto parte dal mulino
di Recentino del marchese Ruffo che verrà sacrificato per realizzare una
possente diga , da cui l’acqua del Nera verrà condotta tramite una
galleria artificiale a campo Isola , località in cui verrà realizzata la
grandiosa centrale di Nera Montoro.
Negli archivi comunali di Narni si trovano vari documenti che
attestano quanto detto , e altri particolari come la società
idroelettrica di Villeneuve , che realizza uno stabilimento per la
fabbricazione di clorati di soda il quale andrà in funzione nel 1915. Nel
1917 la società occupa oltre 400 operai. Ma la vera regina è la centrale
idroelettrica di Nera Montoro che in gran parte andrà ad alimentare le
industrie belliche ternane , prima tra tutte la fabbrica d’armi che
nel periodo della grande guerra costruirà oltre due milioni di fucili ,
baionette , proiettili , armamenti vari , cannoni ed insieme alle
acciaierie costruiranno navi, corazze ed armamenti di ogni tipo.
Per fondere tutto questo acciaio saranno necessari anche elettrodi e
tantissima energia elettrica , che solo le nuove grandi centrali
potranno fornire. La società dell’Elettrocarbonium cresce di importanza
ed occupa nuove maestranze , le donne con la grande guerra entrano
nelle fabbriche per sostituire i loro uomini che vanno al fronte ,
inizia a crescere la produzione di energia eletrtica. Nel 1915 la
centrale di Nera Montoro entra in funzione . La centrale progettata
intorno al 1906 dopo aver affrontato molti problemi , per aver tolto le
acque alle centrali comunali di Narni a Stifone , decreta la chiusura
delle piccole centrali di Narni , ma assicura corrente per la
illuminazione al Comune di Narni , e la gran parte dell’energia sarà
invece utilizzata per scopi bellici .
L’Italia è pronta ed armata per affrontare una delle guerre più
sanguinose e cruente della storia, sacrificando decine di milioni di
giovani vite che moriranno sul fronte alpino , tra Italia e Austria.
Una guerra che lascerà sui campi di battaglia tantissimi giovani narnesi
, che i molti monumenti disseminati sul nostro territorio , ricordano
ancora , ma che non basteranno a ricordare gli orrori della guerra,
anzi faranno bella mostra di se per preparare una seconda guerra
Mondiale , ancora piu’ nefasta e cattiva , che porterà ancora morte e
distruzione nel mondo.
Di piccole e grandi storie della prima guerra mondiale , ci
occuperemo in questo anno che per volontà del presidente della
Repubblica Italiana , saranno ricordati per il centenario della grande
guerra dal 1915 al 2015, sperando e operando al fine di evitare nuovi
grandi disastri.
Giuseppe Fortunati
NARNI - Tra i personaggi narnesi
da ricordare , per avere portato l’energia idroelettrica a Narni e nel
centro Italia, permettendo lo sviluppo industriale di molte zone
dell’Umbria e del Lazio. Aldobrando Netti nasce a Stifone presso Narni
il 1 gennaio 1869, figlio di Pietro Netti, esercente di un piccolo
mulino a grano. Compiuti i corsi elementare e tecnico, a 12 anni deve
abbandonare le scuole per assoluta mancanza di mezzi; ma non cede
all’avversa fortuna, e continua da solo lo studio, dividendolo con il
duro e aspro lavoro giornaliero.
Vince una borsa di studio del Comune di
Narni di 600 lire, e lascia la casa paterna per frequentare l’Istituto
Tecnico di Terni. Nel 1885 vince una terza borsa di studio questa volta
della Deputazione Umbra che è ben di 2000 lire e passa all’istituto
Superiore Politecnico di Milano, dove si laurea in ingegneria
Industriale. Il 10 novembre del 1892, alla presenza del sindaco di
Narni, Paolo Eroli, iniziò a funzionare la prima centrale elettrica
della zona, (in quel tempo chiamata Officina) capace di erogare una
potenza di 60 Kw, l’energia necessaria per accendere 700 lampadine a
Narni, che fu così una delle prime città in Italia ad avere la luce
elettrica.
Il teatro fu il primo edificio ad essere
illuminato, poi il resto della città. Nel 1893 fu aggiunto un nuovo
alternatore da 30 kw e le lampade accese raggiunsero le 1200 unità.
Nello stesso tempo 1893 fu approvato il progetto dell’Ing. Netti per la
costruzione della Diga e la seconda Centrale, detta della Morica. Nel
1894 iniziarono i lavori, ma essendo la sorgente molto attiva, creò non
pochi problemi. Alla fine l’ing. Netti riuscì a domare le acque ed ancor
oggi ad oltre 100 anni di distanza si possono vedere i lavori fatti in
quel tempo attraverso i resti della centrale oggi immersi nell’attuale
Diga. Questa nuova centrale, più grande, poteva erogare una potenza di
150 Kw. Fu così in grado di servire altre industrie del circondario ed
aumentare il numero nelle lampade della città di Narni.
L’ing. Netti negli anni successivi
concorre per gli impianti elettrici di Foligno, Orvieto, Norcia,
Spoleto, Fabriano. Nel 1895 esegue a Norcia la conduttura dell’acqua
potabile, nel 1896 realizza l’impianto elettrico di Orvieto, nel 1897
con progetto arditissimo per quell’epoca, costruisce l’impianto
elettrico di Spoleto. L’anno successivo, nel 1898 riordina e rifà a
nuovo l’impianto elettrico di Ronciglione e nel 1899 termina l’impianto
elettrico di Spoleto. Nel 1900 mette in funzione l’impianto di Todi e
nel 1901 quello di Acquapendente. L’anno dopo, nel 1902, mette in
esecuzione l’impianto di Fabriano, ed intraprende i lavori per quello di
Viterbo.
A soli 10 anni dalla laurea, questo
giovane, privo di mezzi e di aiuti, forte solo della sua volontà, agli
ex-compagni laureati con lui nell’anno 1901 e riuniti in un convegno a
Milano, può enumerare i suoi lavori che portavano l’energia elettrica
nei principali centri del Lazio e dell’Umbria. Nel 1911 si unisce
all’Anglo-Romana per costituire la Società Volsina col programma di
distribuire energia elettrica a nord di Roma. Nel frattempo viene eletto
Consigliere e successivamente Presidente della camera di Commercio
dell’Umbria. Nel 1915 progetta e realizza la linea Nera Montoro Chiusi: è
la linea a più alto potenziale per quell’epoca esistente nell’italia
Centrale. Nel 1919 è nominato cavaliere del lavoro, nel 1921 e 1924
diventa deputato. Nel 1925, il 15 luglio, di ritorno dalla missione
governativa di Londra, moriva in Roma, quando stava per far sorgere in
Orvieto un grande stabilimento industriale.
Per approfondimenti vedi il sito : http://www.paesnarni.net/i-narnesi-e-lenergia-rinnovabile-storicamente-illuminati/
Giuseppe Fortunati
NARNI – Giuseppe Chiodi propone a Narni per primo la
creazione di
varie industrie con una dettagliata relazione al consiglio comunale di
Narni. Dal 1872 insieme a Pietro Faustini fa eseguire dei sondaggi sui
banchi ligniferi di colle dell’oro, che poi gesti e diede in
concessione a varie società , fino a vendere le miniere di
lignite nel 1885 alla società degli Alti Forni di Terni. Le
prime miniere di lignite in Umbria sono attestate nei pressi di
Spoleto, a Morgnano e Sant’Angelo in Mercole, a Terni, Colle
dell’Oro e Buonacquisto, a Cavallara, sui monti Martani, a
Caiperino, nei pressi di Città di Castello e a Galvana, nei
pressi di Gubbio. E’ documentata una prima
attività di
ricerca nel giacimento lignitifero di Colle dell’Oro a far
data
dal 1872, ad opera di Pietro Faustini di Terni e Giuseppe Chiodi di
Narni. Socio della associazione Geologica Italia . Vedi libro
Società Geologica Italiana volume 10 anno 1891. Socio 4886
Giuseppe Chiodi .
Il 13 settembre 1887 Chiodi propone al sindaco di Narni Raffaele Stame
, una relazione che ha per oggetto “dispositivi per
migliorare
l’impianto nel nostro territorio di stabilimenti industriali.
“ La proposta viene accolta e viene istituita una commissione
operativa composta da Candido Valli , Battistelli ing. Augusto,
Giuseppe
Chiodi, Pietro Mancinelli Scotti, Eroli Paolo, Bucci Morici
Decio. Tale commissione dovrà presentare un progetto
operativo
con costi e tempi di attuazione. Chiodi propone a Narni due
stabilimenti , una conceria di pellami a Narni Scalo e una fabbrica di
gomma . Questo insieme al comm. Centurini che operava già a
Terni. Queste le parole tratte del testo :
“Intanto che io per Narni mi occupava, dei progetti di
impianto
di due grandiosi stabilimenti, uno per la fabbricazione di
articoli di cristalleria e vetreria e l’atro di
fabbricazioone di
veicoli e materiale mobile per uso dell’esercito e
delle
ferrovie, venni a sapere che una società industriale si
sarebbe
costituita a Roma per l’impianto in tale città nei
pressi
di S. Paolo, per una conceria di cuoio e pellami con i piu’
moderni mezzi e sistemi, mi affrettai a spostare l’attenzione
su
Narni del commendatore Centurini ed i suoi amici. Voi potete vedere che
i miei sforzi sortirono il desiderato effetto , e già tutti
scorgiamo con soddisfazione innalzarsi il grandioso stabilimento, al
quale tra non molto andrà ad aggiungersi al fianco , un
altro
per la fabbricazione per la produzione di gomme elastiche, dovuto
parimenti alla intelligente iniziativa ed alla operosità
dello
stesso commendatore Centurini”.
Nella stessa relazione si propone di migliorare anche la
viabilità interna di Narni e le condizioni igieniche , anche
in
vista di un aumento della popolazione , richiamata dal lavoro delle
industrie. Non sfugge neanche la necessità di avere a
disposizione l'energia idraulica e la mobilità necessaria
per
tali industrie e per questo si propone di realizzarle nella
località accanto alla stazione ferroviaria e nei pressi del
fiume Nera. Sulla proprietà dei marchesi Patrizi in
località chiama la Doga . Coinvolgendo anche la
banca
industriale di Roma. Con questo inizia la grande avventura industriale
del nostro territorio, che porterà lavoro e benessere per
oltre
un secolo. Vedi anche CHIODI Giuseppe, Industrie in Narni, Foligno, R.
Stab. F. Campitelli,1887. [9] c. - SEZ LOC ed il sito
http://www.narnia.it/risorgimento/chiodi.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - Rinaldo Troili. Un Narnese che percorre la
carriera militare , partendo da soldato semplice per divenire Generale
del Regio Esercito Italiano e Sindaco di Narni. Un narnese illustre che
ben rappresenta la sua epoca, segnando il passaggio del periodo eroico
delle grandi imprese di pochi, alla strutturazione
dell’esercito Italiano, che con il regno Piemontese ,
introdusse le leve obbligatorie e la costruzione di un esercito
nazionale regolare. Da ricordare che a Narni, dal 1860 in poi
ci fu un presidio militare di una cinquantina di militari,
acquartierati nella chiesa di San Domenico
trasformata in caserma. A tale proposito si puo’ trovare una
ricca documentazione sui vari lavori, necessari per rendere meno
precari gli alloggi dei soldati.
Sulla casa natale di Rinaldo Troili, situata
nell’attuale via Mazzini al numero 4, una lapide in marmo
ricorda che in quella casa nacque il 7 Giugno 1838 il valoroso soldato
Rinaldo Troili. In realtà le lapidi sono due una
all’esterno del palazzo e l’altra al suo
interno.Dallo stato di servizio del nostro Generale Narnese troviamo :
Sottotenente di fanteria nel 1859 partecipo’ alle campagne
del 1859-60-61 e 66 ed a quella del brigantaggio, dove
merito’ la medaglia d’argento.
Partecipo’ alla seconda ondata dello sbarco
dei Mille in Sicilia. Partecipa poi alla campagna del 1861 e quindi
alle battaglie per l'acquisizione del Veneto annesso nel 1866. Molto
probabilmente, il nostro combattente prese parte all’azione
militare con i volontari di Giuseppe Garibaldi che si erano spinti dal
Bresciano in direzione della città di Trento aprendosi la
strada il 21 luglio durante la battaglia di Bezzecca, mentre una
seconda colonna italiana guidata da Giacomo Medici arrivava, il 25
luglio, in vista delle mura di Trento. Ritroviamo quindi lo stesso
generale Giacomo Medici al cui seguito era stato Troili nel 1860 per la
seconda ondata dell’impresa dei Mille in Sicilia.
Terminata la fase attiva delle campagne militari Rinaldo
Troli , dal 1878 al 1879 insegnò storia militare alla scuola
di Guerra e si hanno tracce anche all’archivio storico
militare del suo lavoro di archivista. Colonnello nel 1889, comanda poi
il 1° poi l’80° fanteria, in P.A. nel 1894,
fu poi promosso maggiore generale della riserva. A questo punto Troili
essendo in congedo ha più tempo da dedicare alla sua amata
Narni e ne diventa Sindaco dal 13.5.1895 al 12.9.1897.
In tale periodo il sindaco Troili, promuove la
definitiva introduzione della corrente a luce elettrica per la
città di Narni, creando la prima municipalizzata
d’Italia con due centrali nei pressi di Stifone che
illuminano la città ed il Teatro Comunale, grazie alla
infaticabile opera di progettazione dell’ingegner Aldobrando
Netti. Pochi anni dopo nel 1900 Troili morirà ed i suoi
concittadini, gli dedicano nel 1901 la seguente lapide con questa
iscrizione: Amor di patria integrità di vita, tenacia di
propositi meritarono a Rinaldo Troili, semplice soldato nel 1859 il
sommo grado di maggiore generale nel 1898. Il popolo di Narni,
promotori i reduci delle P.B. (Patrie Battaglie), con questo
marmo addita ai giovani l’illustre e prode
concittadino.Luglio 1901.
Per approfondimenti consultare
l’archivio militare di Roma ed il sito : http://www.narnia.it/risorgimento/troili.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - Giuseppe Barilatti , figlio di Angelo
Bersagliere e combattente con l’esercito piemontese
viene a Narni al seguito di Garibaldi durante la repubblica romana nel
1849. Giuseppe nasce a Narni nel 1857 dal matrimonio di Angelo
Barilatti e Letizia Diofebi. Questo giovane Narnese
è la dimostrazione della Narni che passa
dall’unità d’Italia al nuovo regno
Piemontese , divenendo ai primi del 1900 Sindaco di Narni e
mantenendo tale carica per circa venti anni , fino al 1919 ,
guidando la città in un periodo di cambiamenti
economici ed industriali e durante la grande guerra mondiale del 1915
1918.
Dalle delibere del comune di Narni nel 1876 giorno 25
Marzo , viene concesso a Angelo Barilatti un sussidio di 15 lire
mensili come borsa di studio per il figlio Giuseppe per poter
frequentare la scuola di Pittura. Il sussidio viene concesso a partire
dal primo gennaio dello stesso anno. Sembra addirittura che Giuseppe
studi a Roma con Telemaco Signorini famosissimo Macchiaiolo. Una
discendente della famiglia , la signora Anna Stinchelli Francescangeli
racconta altri particolari , come il fatto che il pittore fosse molto
amico di un altro pittore Narnese , Antonio Mancini , (nato a Roma ma
con genitori Narnesi)che viene più volte a Narni a trovare
Barilatti.
Tra i lavori piu’ importanti di Barilatti
ricordiamo un quadro della facciata della casa di Gattamelata , ora in
una collezione privata a Londra. Sono fatti da lui anche i dipinti
murali dell’atrio del palazzo Comunale , composti da 17
riquadri contenenti le vedute dei Castelli del territorio Narnese,
alternati a Stemmi di famiglie nobili della città ed ai
ritratti di 4 personaggi Narnesi ( Conte Domenico Alberti fondatore
dell’opera pia omonima, Erasmo Gattamelata, Cocceio Nerva e
Galeotto Marzio.
Questi dipinti ampiamente decorati con ghirlande e
festoni, vennero realizzati negli anni successivi al 1886 di tali opere
si conservano ancora i bozzetti.Molti anche i disegni ancora in
possesso dei discendenti della famiglia Barilatti e non completamente
studiati. Diviene poi Sindaco di Narni per quasi venti anni dal
settembre 1901 al luglio 1902 e poi di seguito fino al 1919 ( tranne
una parentesi tra il 1909 ed il 1912). Tra le molte cose fate in questo
periodo si ricorda in particolare l’allargamento di via
Garibaldi , facendo spostare a sue spese la facciata del palazzo che
attualmente ospita i negozi della famiglia Di Fino. Nel 1904 segue
anche i lavori di stabilità del teatro comunale di Narni
costruito nel 1856. Muore a Narni il 11 maggio 1926. Vedi anche
"scriviamo un libro" ed il sito internet http://www.narnia.it/risorgimento/barilatti.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI
- Candido Valli è fulgido esempio di imprenditore, che si
fece da solo, nel periodo del Regno d’Italia. Nato
a Narni nel 1835, nel 1859 inizia la sua attività di
costruttore ferroviario , partecipando alla realizzazione del tratto
ferroviario Orte-Terni, ed in particolare la tratta da San
Liberato a Narni , ponendo il suo quartier generale
prima a San Liberato e poi a Stifone. Con l’arrivo della
Ferrovia a Narni, si porranno le basi per lo sviluppo economico ed
industriale di tutto il territorio.
Questo
periodo è ben descritto nel suo diario di memorie pubblicato
nel 2009 nel libro “Nascita delle ferrovie italiane
ed esordi di Roma Capitale 1860-1890”. Divertenti gli
aneddoti , che vedono la costruzione della ferrovia , a cavallo del
passaggio di potere tra Stato Pontificio e Regno d’Italia. Il
primo aneddoto è quello del prete di san Liberato che
diventa “Canneggiatore” per la ferrovia ,
e deve lavorare tra gli scherzi pesanti degli operai che lo caricano
come un mulo di apparecchiture e lavori di ogni genere, e per colmo
della ironia, dileggiano la sua perpetua facendogli credere che il
cannocchiale la possa mostrare con le gambe
all’insu’ , cosa che avveniva semplicemente a causa
delle inversioni di immagine di un cannocchiale per
misurazioni.
Questo
ed altro è riportato nel diario di Candido , che ci racconta
anche lavori a Stifone e dei rischi dell’uso delle mine nella
Ferrovia, come ben descritto nella esplosione del 1861 della
polveriera a Stifone , facendoci anche vedere come i Francesi erano tra
i dirigenti della costruzione della ferrovia, con la vivace descrizione
del responsabile del magazzino degli esposivi e sua moglie , che faceva
anche la vivandiera e l’ostessa per gli ingegneri e gli
operai della ferrovia.
Proprio
nella piccola locanda di Stifone che era vicino alla polveriera , i
lavoratori nel prelevare la polvere da sparo e le micce per accendere
le mine, avevano creato un pericoloso strato di polvere che passava
proprio nei locali di Stifone, che in una notte del 1861 fecero
esplodere mezzo paese con decine di morti , che furono poi ammassati
nella chiesa del paese . Anche in questo caso la descrizione da tragica
diventa scherzosa nella figura del prete che non vuole
accogliere in chiesa i feriti ed i morti , e che poi rifiuta
il piccolo omaggio di alcuni gomitoli di refe , che poi si riveleranno
contenere un ricco tesoro in monete d’oro .
La
vita di Candido Valli continua con un susseguirsi di successi nella
realizzazione di molte tratte ferroviarie in tutta Italia , prima tra
Taranto e Reggio Calabria , superando molti ostacoli e arricchendosi
con lavori che rifiutati da altri per la loro scomodità, si
rivelarono poi molto convenienti grazie allo spirito di
adattamento ed alle capacità del nostro imprenditore.
Nel 1869 Candido si sposta in Sicilia dove prende
in appalto un tratto della Palermo Messina e viene scortato per i
pagamenti degli operai niente di meno che dal Generale Masi, comandante
dei cacciatori del Tevere e che in Sicilia protegge e scorta
i trasferimenti in denaro della impresa di Candido, difendendola dai
Banditi , con la scorta dei picciotti garibaldini.
Ma
la fortuna di Candido arriva con il 1870 quando Roma diventa
capitale d’Italia ed il nostro imprenditore a Roma compra
terreni paludosi, ma ricchi di argilla per fare mattoni, con le
tecniche acquisite nelle costruzioni ferroviarie e che faranno la
fortuna della famiglia Valli , che comprerà addrittura le
proprietà dei Pricipi Borghese e di altri ricchi
possidenti romani, che visto il cadere dello stato pontificio, vendono
a poche lire grandi possedimenti terrieri ai margini di Roma ,
permettendo a Candido di costruire un grande palazzo sui terreni
acquistati a piazzale Flaminio .
Con
i mattoni della famiglia Valli fu costruita buona parte della Roma del
1870 del nuovo Regno d’Italia, sviluppando tutta la parte
monumentale di piazza del Popolo facendo il palazzo Ruffo,ricostruendo
i palazzi gemelli della stazione Termini, fornendo mattoni per la
Camera e dil Senato . Nel 1873 a Narni è fondata la nuova
Cassa di risparmio, che vedrà Candido tra i soci fondatori e
tra i primi Presidenti , segnando lo sviluppo del nostro territorio con
nuove risorse economiche e una propensione all’impresa che
permetterà anche a giovani come Aldo Netti di sviluppare le
proprie attività nel settore idroelettrico prima a Narni e
poi ad Orvieto.
Candido
si ritira a Narni ed a Montiello fonda una tenuta agricola con annesso
mulino, che prenderà vari premi per la produzione di Olio di
oliva tanto da valere a Candido il titolo di Cavaliere del lavoro Data
di nomina 19 novembre 1905 Brevetto n. 218 Settore: Agricoltura.
Candido muore nel 1912, ma lascia una famiglia di valenti giovani che
faranno carriera in vari settori da Giannetto che diventerà
Sindaco di Roma a Giulio Generale di cielo e di mare Ammiraglio della
regia Marina , a Luigi poeta e letterato amico di Pascoli a
cui è dedicata la nostra scuola media e Mario comandante in
Cina nel 1900 del contingente italiano a Tien Sing, Candido Muore a
Narni nel 1912.
Per
approfondimenti vedere anche i libri della famiglia Valli ed il sito
internet http://www.narnia.it/valli%20candido.html
Giuseppe
Fortunati
NARNI - Nato a Trapani il 25 dicembre 1820 da Giuseppe,
eminente giurista, e da Angela Lombardo, muore a Roma il 22 settembre
1883. Garibaldino ed uno dei Mille nel 1860. Vive l'estate a Narni tra
il 1877 ed il 1883, compera e ristruttura l'ex convento dei Cappuccini
vecchi, oggi in località Selvantica. Il convento
era stato fondato dopo il sacco dei Lanzi nel 1537, voluto dal
Cardinale Scotti e finanziato dalla famiglia Geremia; viene abbandonato
per diversi anni tra il 1600 ed il 1700, quando i frati si spostano a
Cappuccini nuovi , poi tornano in numero di 12 e restano fino al 1860 .
Non lasciano nulla di interessante, né come opere d'arte
né come arredi.
Salvatore Calvino, siciliano, partecipa ai moti del
‘48 come protagonista ed è poi esule a Genova ,
organizza la partenza dei Mille, è figura di spicco in molte
occasioni accanto a Garibaldi, che lo vorrebbe dittatore della Sicilia.
Fu eletto deputato per la Sicilia per la sinistra nel collegio di
Monreale dal 1861 al 1871. Nel 1870 compera a Narni il convento dei
Cappuccini Vecchi , dopo averlo ripreso da un primo acquirente, lo
ristruttura e lo utilizza per la villeggiatura con sua moglie Francesca
Fongi , che alla sua morte, resterà più'
stabilmente a Narni, dove vivrà per circa 40 anni ,
conoscendo i Valli. Il figlio Giuseppe Calvino (1875-1933) diventa
ufficiale di marina e va in Cina per i moti del 1900 conoscendo Mario
Valli anche lui ufficiale, comandante del contingente italiano a Tien
Sing, Nel periodo della rivolta dei Boxer, scrive il libro " Gli
avvenimenti in Cina nel 1900" . Conosce anche il Martinori .
Salvatore Calvino, laureatosi in giurisprudenza presso
l'Università di Palermo, partecipò attivamente ai
moti insurrezionali del 1848, contribuendo, sotto la guida di Enrico
Fardella, alla liberazione della città di Trapani.
Successivamente si recò a Messina per unirsi
al generale Ribotti, che tentava la liberazione della Calabria. Fatto
prigioniero dalle truppe borboniche, subì per oltre un anno
il carcere di S.Elmo e, successivamente, fu costretto all'esilio a
Genova. Dopo la dichiarazione di guerra all'Austria nel 1859 chiese ed
ottenne di far parte del corpo di volontari "Cacciatori della Magra".
Dopo l'armistizio di Villafranca sostenne la necessità che
il corpo dei volontari non venisse sciolto e diventasse il primo nucleo
di un esercito nazionale rivoluzionario per la liberazione e la
unificazione dell'Italia.
In questo periodo ebbero inizio i suoi rapporti con
Garibaldi, destinati a diventare nel tempo sempre più
stretti e solidali, al punto che durante la spedizione dei Mille il
Calvino fece parte dello Stato Maggiore del Generale e, dopo la
conquista di Palermo, fu incaricato insieme al Crispi di trattare la
resa con i Borboni. Nominato Segretario di Stato per la Guerra nel
Governo provvisorio siciliano costituito sotto la presidenza di un
altro illustre trapanese, il marchese di Torre Arsa, il Calvino si
oppose all'annessione immediata della Sicilia al Regno di Piemonte,
conformemente alle sue idee ed alle sue aspirazioni che postulavano la
creazione di uno Stato unitario, formato su un piano di
parità da tutti i vecchi Stati della penisola.
Dopo il plebiscito che sancì l'annessione al
Regno di Piemonte, il Calvino fu eletto deputato al Parlamento
Nazionale, in seno al quale si fece tutore degli interessi delle
popolazioni siciliane e dei diritti dei garibaldini. Il provvedimento
di scioglimento dell'esercito dei volontari provocò in lui
grande amarezza, che, tuttavia, non gli impedì di compiere
quanto era in suo potere per calmare lo sdegno dei suoi vecchi compagni
di lotta. La sua azione non fu gradita al Governo Centrale, che
addirittura lo fece arrestare come cospiratore. Riconosciuta la sua
innocenza, a seguito di accesi dibattiti parlamentari, il Calvino fu
reintegrato nel suo rango di parlamentare, che mantenne fino al 1870,
salvo la parentesi della terza guerra di indipendenza, alla quale
partecipò ancora a fianco di Garibaldi, nel corpo dei
volontari.
Dopo la presa di Roma decise di ritirarsi dalla
politica. Insieme a Nino Bixio fondò una impresa di
importazioni ed esportazioni con l'Oriente. Ma il suo disegno non ebbe
pratica attuazione sia per la sopraggiunta morte del Bixio, sia per la
sua scarsa capacità imprenditoriale. La lunga esperienza di
parlamentare favorì il suo ingresso nell'amministrazione
dello stato; egli ricoperse le cariche di Ispettore statale degli
Istituti Tecnici, di Provveditore agli Studi, di Commissario al Comune
di Genova, di Segretario al Consiglio di Stato, ed, infine, di
Consigliere di Stato. Morì il 22 settembre 1883.
A lui fu dedicato a Trapani L'Istituto
Tecnico che cominciò la sua attività
nel 1870 su due sezioni : " Agrimensura" e "Commercio e
amministrazione"; mentre due anni dopo fu istituita la sezione
"Fisico-matematica". Con R.D. 31/08/1887, n. 5006, l'Istituto, che nel
1883 era stato intitolato a Salvatore Calvino, fu statalizzato. Nel
periodo dal 1901 al 1912 esso visse una particolare intensa esperienza
didattica, tendente ad una strutturazione flessibile del prodotto
culturale in stretta correlazione alle esigenze del mercato del lavoro.
A Calvino sono stati dedicati anche alcuni francobolli ed annulli
filatelici , nel 2010, in occasione dei centonovanta anni dalla sua
nascita. Altre informazioni su http://www.narnia.it/risorgimento/calvino.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - Amica di Leopardi, Manzoni, Carducci,
Gioberti, Cavour,prima donna ad entrare nell’Accademia della
Crusca , si occupa della Educazione delle donne dirige a Genova il
primo istituto Femminile. Nasce a Narni il 26 Gennaio 1803, il padre
è il Dott. Antonio Franceschi, romagnolo, di origine
borghese e di ideologia liberale. La madre è Maria dei Conti
Spada di Cesi. Narni e’ sotto lo stato pontificio, ma questo
matrimonio testimonia gli influssi della rivoluzione Francese. Il padre
, Antonio Franceschi aveva avuto, durante il periodo della Repubblica
Romana (1799) incarichi politici di rilievo: era stato Prefetto
Consolare di Spoleto e Ministro dell'Interno dal 22 Nevoso al 20
Messidoro 1799.
Nel 1808, nello stesso anno in cui Napoleone decreta
l'annessione delle Marche al Regno d'Italia, Antonio Franceschi
è nominato medico condotto ad Osimo ed è qui che
si trasferisce con la famiglia. Quando Caterina aveva 5 anni, fu ferita
da un suo compagno, durante il gioco, all'occhio destro che
andò perduto e l'altro, a causa di un'infiammazione, rimase
spento per 5 anni. La famiglia Franceschi vive ad Osimo fino al 1823 Ad
Osimo. Nel 1823 si trasferisce a Macerata. A quell'epoca Caterina ,
doveva essere già un'esperta latinista, se Leopardi, nello
scrivere ad un amico comune di Macerata, Puccinatti, dice: "Salutatemi
tanto la Franceschi a mio nome, ditele che io la stimo e l'onoro
già da qualche tempo, che la conosco di riputazione". I1 26
Settembre 1827, Caterina Franceschi sposa a Macerata, Michele Ferrucci
latinista dotto, professore presso la Biblioteca di Bologna.
Caterina si trasferisce a Bologna, dove fu accolta con
molto calore. Qui incontra il Leopardi, durante il suo soggiorno
bolognese dal 30 aprile al 9Maggio 1930. A Bologna i coniugi Ferrucci
prendono parte, attraverso manifestazioni di carattere intellettuale,
al moto rivoluzionario del 1831, sostenendo le tendenze nazionali
unitarie dei gruppi più progressisti. Ma le conseguenze
dell'adesione alla rivoluzione del '31 non si fecero attendere. Il
Prof. Michele fu sospeso dal suo incarico di Sostituto alla Cattedra di
Arte Oratoria e Poetica Latina e Italiana all'Università.
Così, con la moglie e il piccolo Antonio, nato nel 1929, si
trasferì fuori dai territori dello Stato Pontificio e
dall'Italia, a Ginevra dove aveva ottenuto la Cattedra di Eloquenza
Latina, dietro raccomandazione di Camillo Benso Conte di Cavour .
A Ginevra i Ferrucci si adoperarono in tutti i modi di
cui erano capaci per difendere il prestigio della cultura italiana. Il
Prof. Michele teneva corsi in lingua latina e Caterina liberi corsi
universitari in lingua francese sulla nostra letteratura. Il testo
della lezione su Lo stato attuale della poesia in Italia con la quale
la Ferrucci inaugurò il corso nel 1838. Alla fine del 1844 i
Ferrucci tornarono in Italia, a Pisa, nel Granducato di Toscana, in un
clima di riforme, dove Caterina visse il suo periodo eroico. Leopardi
le aveva suggerito "emuli le donne delle altre nazioni". Nel 1844
Gioberti pubblica Il primato civile e morale degli italiani. Opera che
infiammò l'anima di Caterina Ferrucci anche
perché in essa trovava la interpretazione filosofica delle
proprie teorie spirituali, culturali e, in parte, politiche. Nel 1847
la Ferrucci dette alle stampe, a Torino " Della educazione morale della
donna Italiana " scritto nel 1844. Nell'aprile del 1850 fu invitata a
Genova da un Comitato di Nobildonne che la chiama a dirigere un
Istituto Femminile di Educazione che avevano in animo di fondare.
L'idea di chiamare la Ferrucci fu suggerita loro da
Terenzio Mamiani che vedeva nella pedagogia "italiana" della Ferrucci
il mezzo idoneo a dar vita ad una istituzione statale che provvedesse
all'educazione della donna. L'Istituto fu aperto il 15 Novembre 1850
con 24 allieve, ma nell'Ottobre 1951 la fondatrice rinunciò
irrevocabilmente all'incarico per le difficoltà incontrate:
la impreparazione delle maestre e i dissapori con le nobildonne
genovesi. Nel 1861 il figlio Antonio le affidava, per confortarla, la
educazione di uno dei suoi bambini, Filippo di 4 anni e questo la
rianimò sensibilmente. In questo stesso anno riprende a
scrivere versi che furono pubblicamente lodati da G. Carducci. Il 13
Giugno 1871 la Accademia della Crusca la eleggeva Membro
Corrispondente. Era la prima volta che una donna veniva chiamata a
farne parte.
In questo stesso periodo ebbe visite frequenti di
Alessandro Manzoni che si dichiarò pubblicamente suo
estimatore. Il 28 Febbraio 1887 Caterina Ferrucci moriva, a Firenze,
dopo aver trascorso gli ultimi anni sempre più gravata dal
male, in volontaria solitudine. Volle funerali umilissimi. Sulla sua
lapide queste parole: Donna per ingegno e virtù rara in ogni
tempo - Quasi unica nel nostro. Riposa nella cappella privata di una
villetta, a San Martino alla Palma, presso Firenze. A Narni in via San
Giuseppe fu posta una lapide il 28 Febbraio 1890 per il terzo
anniversario della sua morte, ed una via porta il suo nome.
Per approfondimenti vedi http://www.narnia.it/caterina_cronologia.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI
NELLA STORIA / I NARNESI CHE COMBATTERO CON GARIBALDI
NARNI - Mentre i piemontesi entravano a Narni , i
mille
combattevano in Sicilia , e Regno di Napoli , per i Narnesi al seguito
di Garibaldi resta famoso Latini Eleazzaro caduto in
combatimento
a Ponti della Valle il 1 ottobre 1860. Garibaldi doveva combattere la
battaglia sul fiume Volturno nei pressi di Gaeta, per difendersi dalla
avanzata dell'esercito Napoletano che voleva riprendere Napoli . 20
mila garibaldini lottarono contro 50 mila Napoletani . Negli scontri a
Ponti della Valle morì eroicamente anche il narnese Latini
Eleazzaro., e partecipò alla battaglia anche
Giuseppe
Cardoli .
Dopo lo sbarco dei mille a Marsala, 11 Maggio 1860 , 14 narnesi, tra
cui il nostro Eleazzaro, corsero a Genova ad arruolarsi nel corpo di
spedizione, comandato dal Generale Giacomo Medici che sbarcò
in
Sicilia il 9 giugno 1860 . Garibaldi con le vittorie di Calatafimi , di
Palermo , di Milazzo di Messina e di Reggio e con la gloriosa marcia
nella Calabria, con il trionfale ingresso a Napoli, aveva costretto
Francesco II a richiudersi nel forte di Gaeta, e al suo esercito di
ripiegare sul Volturno ove, il 1° ottobre avvenne
l’epica
battaglia che determinò la disfatta dei borbonici.
Dopo l’incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II
,
Garibaldi non si arrese e proprio nella zona Tra Narni e Terni pose la
sua base operativa per completare la sua impresa della presa di Roma.
In quel periodo la nostra zona era vicino al confine tra lo stato
pontificio ed il nuovo regno d’Italia. Garibaldi aveva il
supporto di vari personaggi locali come Froscianti di Collescipoli ,
Faustini di Terni , Valli Filippo di Narni e con essi organizzo varie
azioni . Giovanni Froscianti, era uno spiritaccio imparentato col
demonio.
Fu con Garibaldi in tutte le battaglie a partire dal 1848, fino al
1867; poi visse con lui a Caprera dove fece il segretario in alternanza
con Basso. Morì nell'85 a 74 anni. Nel palazzo Comunale di
Collescipoli oltre ad una lapide è conservato,in un locale
accanto alla sala consiliare il beccaccino, una piccola
imbarcazione usata da Giuseppe Garibaldi a Caprera. Faustini Pietro
nato a Terni il 21-11-1825 , m, 31-I-1892 . Fece le campagne
del
'48 e '49. Di lui scrisse Garibaldi che " aveva preso parte attivissima
come volontario a tutte le guerre combattute per la patria indipendenza
dal 1848 in poi "; e che " sebbene non fosse effettivamente nominato
ufficiale, giacchè mai ne dimostrò il desiderio,
pure per
la di lui ammirabile abnegazione e il disinteressato patriottismo lo si
teneva in molto conto: e prova, ne sia che lo si volle dal Triumvirato
distinguere, affidandogli sempre delicate ed importanti missioni, fra
le quali la non indifferente di dirigere nel 1849 le fortificazioni di
Roma, e dal Governo nazionale di reclutare volontari nella provincia
umbra".
Dopo la caduta della Repubblica, tornò a Terni a cospirare,
e la
sua casa, convegno di tutti i liberali' concittadini, divenne sede del
Comitato d'arruolamento tutte le volte che si organizzarono schiere di
valorosi per le battaglie dell'indipendenza. Nel, giugno del '67
invitato da alcuni imprudenti a "nome del Comitato Centrale
d'insurrezione* e ingannato da false notizie d'una imminente
sollevazione dei Romani, radunò in un suo fondo a Pescecotto
105
volontarì e con essi mosse verso il confine alla volta di
Roma.
Ma sui monti della Fara l'esercito regolare li sorprese, costringendoli
a sciogliersi e, in parte, arrestandoli. A Narni il grande evento di
quel periodo era dato dall’arrivo della Ferrovia Firenze
Roma. Il
tratto Narnese fu affidato alla direzione di Candido Valli e fu
terminato nel 1865. Un intero libro è dedicato a tale
evento.
Mentre Filippo Valli fu tra i primi Sindaci di Narni, Filippo
Valli che fu sindaco dal 19-12-1865 al 6-5-1873. Filippo Valli lo
troviamo presente a Narni come referente delle associazioni segrete
mazziniane , in molti scritti , a partire dal 1848 quando fa parte
della guardia civica di Narni .
Cita il Martinori nelle sua Cronistoria , che la guardia civica era
composta di due compagnie di 118 uomini ciascuna . La prima compagnia
era comandata dal Capitano, conte Giuseppe Catucci , tenenti Luigi Roy
e Stefano Terrenzi Epifani , sottotenenti Cesare Signorini e Giovanni
Senepa , sergente maggiore Giuseppe Troili e foriere Filippo Valli. Un
paio di episodi segnarono le azioni di Garibaldi per conquistare Roma
ed entrambi partirono dalla nostra terra il primo fu il tentativo dei
Fratelli Cairoli , Pietro Faustini riunirà oltre cento
volontari
nel suo podere al Vocabolo Pescecotto e ospiterà Enrico
Cairoli
e i 75 che partiranno per immolarsi a Villa Glori.
Tentando una insurrezione popolare a Roma che si concluse con
l’uccisione degli insorti. Ma A Narni una seconda azione vien
ricordata con una lapide ai caduti nella nostra piazza Garibaldi
è la battaglia di Mentana che vedrà cadere sul
campo
diversi Narnesi. Dalla lapide si legge che essi
furono :
Montelibretti 13 ottobre 1867 Angelucci Romolo, Belli Placido, Del
Pozzo , Flavioni Luigi, Latini Ercole, Magari Domenico ,Magari Luigi
Mei Francesco, Pastaccini Domenico. In particolare , Ercole
Latini partecipo’ nel 1867 al tentativo di conquistare Roma
con
le truppe garibaldine.
Dal dattiloscritto del Generale Ubaldi , elaborato in occasione del 100
anni da Roma capitale d’Italia , nel 1970 racconta tale
evento:
All’appello di Garibaldi " o Roma o Morte", Narni rispose
alla
chiamata con dedizione ed entusiasmo. Accorsero i veterani, accorsero i
giovani e tutti con un fardelletto sulle spalle alle ore una
antimeridiane del 3 ottobre 1867 si presentarono alla cappelletta di
santa Lucia ove li attendeva il concittadino capitano Adamo Ficarelli ,
valoroso veterano di tutte le battaglie.Alla conta risultarono in 75
che vennero divisi in tre plotoni al comando di Francesco Cardoli ,
Romolo Cardoli e Ercole Latini, l’impresa si concluse
tragicamente a Montelibretti.
Infine anche la presa di Roma del 1870 partì dal nostro
territorio , ma non vedrà i Garibaldini protagonisti, ma i
bersaglieri dell’esercito Piemontese , tra cui ci saranno dei
Narnesi acquisiti come i Barilatti, Barilatti Angelo
(1823-1902)
ed il figlio Giuseppe (1857-1926). Barilatti Giuseppe , di fede
repubblicana diviene poi Sindaco di Narni per quasi venti anni dal
settembre 1901 al luglio 1902 e poi di seguito fino al 1919. Tra le
molte cose fatte in questo periodo si ricorda in particolare
l’allargamento di via Garibaldi , facendo spostare a sue
spese la
facciata del palazzo che attualmente ospita i negozi della famiglia Di
Fino.
In tale periodo nascono anche società di Mutuo soccorso ed
assistenza ai lavoratori ed ai reduci delle varie campagne , tutte di
radice Repubblicana e Mazziniana, I Repubblicani con
l’unità d’Italia, non videro realizzato
il loro
ideale , ma dovettero passare all’opposizione della
Monarchica e poi ancora all’opposizione del governo Fascista,
la
Repubblica Italiana, si realizzera solo dopo la seconda guerra mondiale
.
Per approfondimenti vedi ,
http://www.narnia.it/risorgimento/rismontelibretti1867.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI - Con la
nomina, avvenuta il 12 settembre 1860, del
"Commissario generale straordinario nelle Provincie dell'Umbria" nella
persona del marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, il governo piemontese
poneva termine alle varie "Giunte provvisorie" sorte nei giorni
precedenti in varie ex delegazioni pontificie ed avviava concretamente
la fusione dell'Umbria con l'ingrandito Regno di Sardegna. Ben nota e
ben più pubblicizzata è la risposta del Cavour:
"La
soppressione dei conventi dell'Umbria non ci veniva suggerita da un
sentimento di pretofobia [...] bensì come operazione
necessaria
al risorgimento di quella Provincia. Come mai potrà essa
camminare nelle vie del progresso se deve sottostare al peso di
diecimila frati?"
Conseguenze per Narni.Nel 1861 a seguito del "Decreto
Pepoli",
Vengono ceduti allo stato ed a privati anche molti conventi e monasteri
come ad esempio:
Convento dei Cappuccini Vecchi, Convento dei Cappuccini Nuovi,
Monastero di santa Restituta,Monastero di San Bernardo,Convento di San
Domenico,Monastero di santa Margherita,Convento di
Sant'Agostino,Convento dei Padri Scolopi,Convento delle Grazie,la
Rocca, Monastero di Santa Croce, Madonna del Piano .Vennero aboliti il
santo Uffizio e l'Inquisizione,delle corporazioni religiose furono
rispettate solo "i Fatebene fratelli" e gli "Scolopi" . Il
convento di San Girolamo, divenne proprietà comunale.
L’edificio, privato persino del coro, fu acquistato dal conte
di
Valbranca. Narra il Martinori: "1898. Il conte di Valbranca, che aveva
acquistato dal Comune il convento e la chiesa di San Girolamo, si
accinse a restaurarlo per renderlo atto ad uso di villeggiatura,
dandogli carattere di castello medievale. La pittura che trovatasi in
una piccola cappella, situata a ridosso della chiesa ed alla sua
destra, fu fatta distaccare e porre in tela ed ora si trova nella sala
consigliare del Comune di Narni. E’ una bella e magnifica
pittura
a fresco del ‘500, la quale ci dà S. Francesco nel
momento
di ricevere le stimmate con la seguente iscrizione: "Ego enim stigmata
Domini Jesu in corpore meo porto MCCCC die XXVIII septem". Vi
è
chi la attribuisce a Benozzo Bozzoli, chi allo Spagna.
L’Eroli non esita a crederla opera del Mezastris fulignate
del
quale artista crede possa essere anche "una gentile e molto espressiva
dipintura murale", trasportata poi in tela". (E. Martinori, cronistoria
Narnese, 1926).Il conte di Valbranca, trasformando la struttura
monastica, fece collocare sulla facciata e sulla parete ovest delle
finestre provenienti dal castello dei principi di Aquino di Roccasecca;
la finestra posta superiormente all’ingresso, si dice fosse
appartenuta all’abitazione di San Tommaso d’Aquino,
e
sarebbe stata la stessa dalla quale il Santo fuggì per
ritirarsi
in convento.
Con l’arrivo dei piemontesi ed il nuovo Regno
d’Italia ,
anche a Narni iniziano vari processi di cambiamento , in modo
particolare nei settori dell’istruzione , con scuole maschili
e
femminili che vengono inizialmente ospitate in via del Campanile ,
mentre a Terni partono scuole professionali , come il Regio Istituto
Tecnico Industriale , gli ospedali vengono ammodernati e passano sotto
il controllo dello stato, iniziano le leve forzate e
l’esercito
diventa con leve obbligatorie , ed a Narni la chiesa di san Domenico ,
diventa stabilmente una caserma. Il processo è lento , ma
porta
anche ad una strutturazione della burocrazia , con nuovi impiegati
statali e comunali. A Narni vengono poi gettate le basi per una
industrializzazione che prenderà senso compiuto a Narni a
partire dal 1887 con le fabbriche dello stabilimento per la concia
delle pelli e lo stabilimento per la produzione di gomma, coutchouc e
guttaperca con la disponibilità di nuova energia a partire
dal
1892 con le centrali di Aldo Netti.
Per approfondimenti vedi :
http://www.narnia.it/risorgimento/pepoli.htm
Giuseppe Fortunati
La partenza della civica
Di
Giovanni Eroli commedia rappresentata nel nuovo
teatro Comunale di Narni nel 1848 . Servì
d’introduzione ad una accademia di poesia, fatta in vantaggio
della civica
Narnese che partiva per la Lombardia . Lo scopo della rappresentazione
fu di
riconciliare tra loro i partiti nati in città tra interventisti e non,
e di far cessare oltraggi e dispute che nascevano
tra di essi. Creando
il giusto clima di
appoggio , alla partenza dei soldati narnesi per la guerra d’Indipendenza.
La
guardia civica a Narni era
composta di due compagnie di 118 uomini ciascuna . Il testo venne
riportato nel
libro “ alcune prose e versi “ e narra i diverbi tra alcuni avventori del
caffè nella piazza
del lago a Narni . La disputa verrà risolta con il
contributo di tutti , sia
con le armi che con il supporto economico.
La
prima guerra di indipendenza
italiana, durerà dal 23 marzo al 9 agosto 1848, è
un episodio del
Risorgimento, in
cui varie città (come
Milano, Venezia, Genova) e regioni (come la Sicilia e la Toscana) si
ribellarono e si dettero governi propri e una guerra fu condotta dagli
stati
italiani (ma soprattutto dal Piemonte, interessato a espandersi in
Lombardia e
Veneto) contro l'Austria. Viene detta 'prima' perché nella
storiografia ufficiale
e scolastica viene inserita in una serie di conflitti che videro come
comun
denominatore la partecipazione del Regno di Sardegna (che in seguito
diventerà
il Regno d'Italia) sempre opposto all'Impero austriaco e che si sarebbe
risolta
con la Prima guerra mondiale e la fine dell'Austria-Ungheria. Dal punto
di
vista strettamente militare viene divisa in tre fasi: due campagne
militari
(una prima da 23 marzo al 9 agosto 1848 e una seconda dal 20 al 24
marzo 1849),
separate da un periodo di tregua durato alcuni mesi. Volendo la guerra
può
esser divisa anche in due parti: una prima fase in cui la guerra
è condotta da
Regno di Sardegna, Granducato di Toscana, Regno delle Due Sicilie e
Stato della
Chiesa, seguida da una seconda fase (iniziata nell'Aprile del 1848) in
cui
ufficialmente gli alleati del Regno di Sardegna (pur mantenendo le loro
truppe)
lasciano la coalizione. In questa fase del conflitto parteciparono al
conflitto, inviando delle truppe, il papa Pio IX, il granduca Leopoldo
II di
Toscana e il re di Napoli: ai circa 30.000 soldati piemontesi se ne
aggiunsero
altri 30.000 dal resto del paese: 7.000 pontifici, 7.000 toscani e
16.000
napoletani. Il 30 aprile avvenne la carica dello Squadrone dei Reali
Carabinieri di scorta al re Carlo Alberto che aprì la strada
alla battaglia di
Pastrengo. Il 28 i toscano-napoletani resistettero nella Battaglia di
Curtatone
e Montanara per diverse ore,
permettendo ai piemontesi di riorganizzarsi su posizioni più
sicure. Il 30
maggio l'esercito sabaudo infine respinse la controffensiva austriaca
nella
battaglia di Goito e lo stesso giorno si arrese la fortezza austriaca
di
Peschiera. Quel giorno Carlo Alberto venne acclamato dalle sue truppe
"Re
d'Italia". Uscita
dal conflitto
dell'esercito pontificio e dell'esercito borbonico, Nel frattempo, Pio
IX aveva
pronunciato la famosa allocuzione al concistoro del 29 aprile, in cui
si
sconfessava l'azione del suo esercito, inizialmente penetrato in
Veneto, su
Padova e Vicenza, a copertura della città-fortezza di
Venezia in rivolta. Il
cambio di posizione fu causato dall'impossibilita' politica di
combattere una
grande potenza cattolica quale era l'Austria col rischio di un
possibile scisma
dei cattolici austriaci. Il ritiro dell'appoggio alla guerra contro
l'Austria
innescherà una crisi politica romana che porterà'
il 24 novembre alla fuga del
Papa a Gaeta e conseguentemente alla proclamazione della Repubblica
Romana. I
narnesi inviati ebbero la fortuna di non entrare nel conflitto vero e
proprio a
causa di quanto sopra citato. Il
testo
completo dell’opera teatrale è disponibile presso
la biblioteca comunale nella
citata opera dell’Eroli. Vedi
anche il
sito : http://www.narnia.it/eroligiovanni.htm
Giuseppe
Fortunati
NARNI - Arrivano i piemontesi a Narni 23 settembre 1860.
Il 1860
è l’anno decisivo per l’unità
d’Italia infatti mentre Garibaldi con lo sbarco dei Mille in
Sicilia conquista l’Italia meridionale, i
piemontesi con l’esercito guidato dal
generale Fanti, passano per le Marche e sbaragliano a Castel
Fidardo , nei pressi di Ancona, l’esercito
Pontificio. Nello
stesso periodo l’Umbria e le Marche furono prese tra due
fuochi, da una parte l’esercito piemontese che
comandato dal Generale Brignone , avanzò velocemente
trovando solo qualche resistenza a Spoleto , per poi fermarsi a Terni.
Dall’altra
i Cacciatori del Tevere comandati dal Generale Masi ,garibaldino
già distintosi nel 1849 alla difesa della Repubblica romana,
che avanzava lungo il Tevere , passando da Orvieto e Viterbo , per
marciare verso Civita Castellana e Roma. Ma Cavour che
comandava le operazioni ed aveva preso accordo con i francesi , per non
attaccare Roma , fece fermare le truppe garibaldine del Generale Masi
che da Civita Castellana dovette ripiegare verso
l’Umbria. Narni viene occupata
dall’esercito Piemontese il 23 Settembre 1860, e da quel
momento entra a far parte del Regno d’Italia. Questo
è quanto scrive il tenente Colonnello Pasi Raffaele , al
generale Brignone.
A tenore
degli ordini ricevuti da V. S. , sono partito ieri 22 alla mezzanotte
alla volta di Narni , con una colonna di 110 volontari e due compagnie
di Granatieri alle ore tre e un quarto di mattina , provvisto di guida,
feci occupare silenziosamente le cinque porte della città ,
e contemporaneamente la Caserma occupata dalla guarnigione, composta da
una compagnia di sedentari , la abitazione del comandante la piazza, e
il capitano di detta compagnia, il tenente della quale alloggiava in
Caserma, le due compagnie dei Granatieri , a seconda delle istruzioni
ricevute da V. S. ordinai rimanessero fuori di città , alla
distanza di circa un quarto di miglio , dove si trova la chiesa di San
Lorenzo.
Avendo in seguito intimato alla Guarnigione di
arrendersi , mi fu risposto essere sua intenzione di non opporre
resistenza alcuna, e si entrò in trattativa, e dopo alcune
difficoltà imposte sul disarmo, si stabilì la
convenzione che le accludo. La S.V. potrà osservare che in
detta convenzione si trovano parole che possono suonare gravemente agli
orecchi di quei Signori Ufficiali, ma nella sostanza non ferivano in
nulla verso gli stessi.
Rendo intanto noto a V.S. , che poche sono le munizioni
e altre cose militari trovate in questa piazza, essendo stata cura del
comando di inviarle a Roma in questi ultimi tempi. Attendo un esatto inventario che
penso tenere a Vostra Signoria, appena ricevuto. Devo inoltre
informarla che nella rocca di Narni trovansi 413 detenuti tutti per
delitti comuni. Da informazioni attinte dalla
Commissione Municipale e da altri cittadini onesti, risulta che i tre
ufficiali che erano nella piazza di Narni , sono invisi al Paese , e
che parrebbe prudenza l’allontanarli prontamente.
Il comandante della piazza Sig. Masini è
ritenuto per un …. Soggetto capace di tutto. Il Capitano
comandante la compagnia presentasi per una leggera tendenza al male
piu’ che la bene. Il Tenente signor Cavalieri pare un
imbecille pauroso. I
soldati sedentari sono al contrario ben accetti che mi dissero aver
avuto sempre a lodarsene , per cui pregato caldamente dalla Commissione
Municipale condiscesi a sospendere la loro partenza per Terni come era
stabilito dall’articolo 3 della convenzione fino a che avessi
conosciuto le intenzioni di V.S. , a questo riguardo come pure la detta
Commissione , prega per mezzo mio la S.V. di far restituire le armi
alla compagnia … cambiando però gli ufficiali
onde continuare come avevano fatto fin qui con lode , il servizio di
guardare i detenuti nella Rocca , servizio cui non vuole esimersi .
Questo è l'atto di resa firmato dai due
Ufficiali presenti a Narni: Piazza di Narni 22
settembre 1860.
Essendo presentato il sig. tenente Colonnello Pasi
Raffaele in forza imponenti intimandone la resa , il signor Capitano
Marini Giuseppe comandante la detta piazza, considerando che sarebbe
stata insostenibile e inutile la difesa , crede stabile con il suddetto
Tenente Colonnello la seguente convenzione. La compagnia sedentari di
guarnigione della piazza, consegnerà le armi e le munizioni
da guerra ed ogni effetto d’armamento al suddetto tenente
Colonnello Pasi Raffaele o chi per lui , conservando però
tutto il bagaglio completo. Saranno pure consegnati gli effetti di
casermaggio e qualunque altro effetto militare quivi esistente.
La truppa dovrà tutta recarsi a Terni ove
sarà libero ciascuno di dichiarare di prendere servizio col
nuovo Governo o di voler partire per altro Stato, nel qual caso gli
verrà rilasciato il foglio di via , restando stabilito che
qualora fosse Roma dovrà tenersi lo stradale della Caserma e
ciò fino a nuova disposizione. Considerando che i signori
ufficiali sono da più tempo stabiliti a Narni con le loro
famiglie, fino a definitiva disposizione del Governo. Fatto e stabilito
il presente di questo accordo , le parti contraenti si sono accordate,
firmato : signor Capitano Marini Giuseppe
e Tenente Colonnello Pasi Raffaele. Pochi giorni dopo le truppe
piemontesi giungono a Teano è il 26 ottobre 1860 l'Italia
è unità , ma Roma devrà attendere
ancora circa dieci Anni per essere liberata. Si ringrazia L'archivio
Storico di Roma per le autorizzazioni concesse, per approfondimenti : http://www.narnia.it/risorgimento/ris1860narni.htm
Giuseppe
Fortunati
NARNI - Francesco
Laudadio Narnese nato nel 1810 viene fucilato il 10 Agosto 1849 insieme
a Ciceruacchio, muore nelle valli di Comacchio insieme ad
Anita Garibaldi. Ricordiamo
alcuni dei personaggi liberali e Mazziniani che combatterono nei moti
Risorgimentali per costruire l’Italia Repubblicana
e formarono a Narni le basi della forte tradizione Mazziniana e
Garibaldina, fatta di grandi ideali che durarono per oltre un
secolo.
Francesco Laudadio,
nato a Narni nel 1810 , dopo aver frequentato la scuola degli
Scolopi , andò a lavorare con il padre che faceva il
vetturale. Nel 1840 è a Roma e nel 1843-44 lo troviamo
postiglione nel tratto Roma-Civitavecchia-Spoleto. Come racconta il
Martinori, il 5 ottobre 1847 passò a Narni , per sostare la
notte , il celebre popolano romano Angelo Brunetti detto Ciceruacchio ,
in compagnia di 4 suoi amici, tra cui il nostro Laudadio, fu
festeggiato dai liberali per la sua venuta ed ebbe
ospitalità gratuita in casa Sacripante.
Essendo il Cardinale
Gabriele Ferretti , segretario di Stato, (cugino di papa Pio IX) venuto
a villeggiare dai conti Catucci nella loro villa di
Sant’Angelo in Massa, Ciceruacchio si recò
colà, il giorno 6 per fargli visita. Laudadio segue a Roma
Ciceruacchio e con lui trasporta feriti e rifornimenti durante i
combattimenti a difesa della repubblica romana.
Dopo la caduta della
repubblica romana nel 1849, Garibaldi e circa 4000 garibaldini ,
partono da Roma e cercano di andare in soccorso di Venezia . In questa
marcia sono inseguiti dai Francesi che vengono da Roma e dagli
Austriaci che dal nord bloccano la strada . L'8 luglio Garibaldi
è a Terni. Da nord stanno arrivando 20.000 uomini tra
austriaci e toscani. Garibaldi si dirige a Orvieto. I francesi
abbandonano l'inseguimento. Gli austriaci li sostituiscono. Il 17
luglio è a Cetona in Toscana. Il 23 è ad Arezzo.
Supera gli Appennini.
Garibaldi punta a
raggiungere l'Adriatico e ad imbarcarsi per raggiungere Venezia dove si
combatte ancora contro gli austriaci.Il 30 luglio è a Monte
Copiolo, a mille metri di altezza. Sono rimasti solo 1.500 uomini.
Raggiunge San Marino dove scioglie i soldati, ormai ridotti a poche
centinaia, dall'obbligo di continuare nella lotta. Iniziano le
trattative per la resa agli austriaci.Con duecento fedelissimi
Garibaldi lascia San Marino. Il 2 agosto si imbarca a Cesenatico
diretto a Venezia.Gli austriaci intercettano la flottiglia dei
volontari.
Garibaldi ed una
trentina di volontari riescono a sfuggire alla cattura e a raggiungere
le paludi di Comacchio. Garibaldi rimane con sua moglie Anita e con il
tenente Giovan Battista Coliolo. Il 4 agosto raggiungono Chiavica di
Mezzo, sull'argine sinistro del Po. A sera, presso le Mandriole, Anita
muore per gli stenti e le malattie. Il resto della compagnia
si scioglie per cercare di sfuggire agli austriaci. Purtoppo,
però, Saranno tutti catturati e fucilati a Ca' Tiepolo.
Angelo Brunetti
detto Ciceruacchio. Abbracciata la causa mazziniana dopo il voltafaccia
del pontefice avvenuto con l'allocuzione del 29 aprile 1848,
aderì alla Rivoluzione del 1849. Partecipò
attivamente ai combattimenti contro l'assediante francese e dopo la
caduta della Repubblica Romana, nel luglio dello stesso anno,
lasciò Roma con l'intento di raggiungere Venezia, che ancora
resisteva agli Austriaci, insieme a Garibaldi e ad alcuni fedelissimi.
Attraversati gli Appennini, raggiunse Cesenatico dove, requisiti alcuni
bragozzi, si imbarcò.
In
prossimità del delta del Po fu intercettato da una vedetta
austriaca e costretto con gli altri all'approdo. Ciceruacchio e i suoi
compagni chiesero l'aiuto di alcuni abitanti del posto per raggiungere
Venezia ma questi li denunciarono alle autorità. Brunetti fu
così arrestato dagli Austriaci e fucilato a mezzanotte del
10 agosto 1849, insieme al figlio Lorenzo di tredici anni, al prete
Stefano Ramorino, Lorenzo Parodi di Genova, Luigi Bossi di Terni che
era in realtà il figlio maggiore di Angelo Brunetti (quindi
Luigi Brunetti) che cambiò nome dopo essere stato accusato
di essere stato l'esecutore materiale dell'assassinio di Pellegrino
Rossi, capo del governo pre-rivoluzionario, Francesco Laudadio di
Narni, Paolo Baccigalupi e Gaetano Fraternali (entrambi di Roma).
La tomba di
Laudadio a Roma sul Gianicolo. Alcuni anni dopo le ossa degli
otti martiri, tornarono alla luce e su interessamento di Giuseppe Manin
vennero sepolti in segreto , nel cimitero di Ca’ Venier dove
restarono fino al 1866. Successivamente la Commissione permanente
presieduta da Menotti Garibaldi, esumò le povere ossa dei
nostri eroi, che vennero trasportate a Roma e solennemente riposte
nella "tomba dei difensori della patria" eretta al Gianicolo a poca
distanza dal monumento a Garibaldi. A Narni Laudadio viene ricordato
con una lapide in piazza Garibaldi , proprio di fronte a quella che
ricorda il passaggio a Narni dell’eroe dei due mondi . Per
approfondimenti vedi http://www.narnia.it/risorgimento/laudadio.htm
di Giuseppe
Fortunati
NARNI - Narni aveva
sperato nelle promesse di Apertura Costituzionale fatte dal Papa e
sostenute dalla borgheria e nobiltà terriera . Infatti lo
stesso Ciceruacchio e Gioberti sono presenti a Narni in tale periodo
nello stesso tempo ci sono però diversi Mazziniani che
vedono nella Repubblica la vera svolta per l'Italia. In questo modo
Martinori racconta tale periodo: 4 agosto 1847 il delegato della
provincia mandò a Narni un avviso che si ordinasse la "
Civica " cioè fare i ruoli (liste militari ) essendo tutti i
cittadini obbligati ad iscriversi dall’età di 21
anni fino a 61, salvo i braccianti i servi e quelli che facevano
mestieri vili, che si dovevano contattare tra la riserva. Il 5 ottobre
1847 passò a Narni , per sostare la notte , il celebre
popolano romano Angelo Brunetti detto Ciceruacchio , in compagnia di 4
suoi amici, fu festeggiato dai liberali la sua venuta ed ebbe
ospitalità gratuita in casa Sacripante.
Essendo il Cardinale
Gabriele Ferretti , segretario di Stato , venuto a villeggiare dai
conti Catucci nella loro villa di Sant’Angelo in Massa,
Ciceruacchio si recò colà, il giorno 6 per fargli
visita. Si Costituisce la guardia civica , composta di due compagnie di
118 uomini ciascuna la prima era comandata dal Conte Catucci
e c'erano anche Troli , Senepa e Filippo Valli. La seconda comandata da
Pietro Mancinelli, aveva anche Giovanni Eroli (che poi
rinunciò). Gioberti è accolto a Narni presso il
ritorante della Campana , che si trovava nell'attuale zona del
monumento al Suffraggio, con grandi onori . Sembra che anche il Papa
sia aperto a nuove riforme liberali.
Ma le cose presto
cambiano e i liberali come Ciceruacchio , stanchi delle vane promesse
di riforma e della politica della Chiesa , uccidono Pellegrino Rossi
primo ministro del governo Pontificio ( lo stesso figlio di
Ciceruacchio è accusato di tale gesto ) il papa fugge a
Gaeta dai Francesi . A Roma viene proclamata la repubblica con un
Triunvirato Mazzini Armellini e Saffi . Torna a
Narni l'Albero della Libertà. Vengono eletti nuovi
amministratori, i Repubblicani narnesi si armano e corrono a
Roma per difendere la Repubblica Romani , che viene pero’
attaccata dall’esercito Francese. Nel 1849 alla difesa di
Roma si distinse Francesco Cardoli di Narni , mentre cadde
valorosamente Vincenzo Subioli , il cui nome si
legge ancora nella lapide bronzea accando al Campanile nella
facciata del duomo.
Alla fine di Giugno
1849 Garibaldi lascia Roma , è la fine della Repubblica
romana. Per la città di Narni fu molto importante il periodo
tra il 1848 e il 1849 , con il passaggio di Garibaldi e molti patrioti
repubblicani , che fuggivano da Roma , per la caduta della Repubblica
Romana. Molti venivano dal nord e si fermarono a Narni
perchè feriti , come nel caso di Barilatti Angelo , pittore
e decoratore è oroginario di Pavia e al seguito di
Garibaldini , giunge in Umbria proprio in tale periodo .
Soggiorna prima nella città di Otricoli per riprendersi
dalle ferite riportate in combattimento, poi si trasferisce a Narni ,
dove viene accolto dai mazziniani del luogo .
Altro narnese
illustre che cadde per la patria fu Francesco Laudadio , a
cui dedicheremo un ricordo particolare. Anche in questo caso dopo la
rivolta di mazziniani e garibaldini avvenne la restaurazione, ma Narni
fu una delle ultime città dello stato pontificio a tornare
sotto il dominio papale. Una curiosità
è che Garibaldi fuggendo da Roma ordina
di distruggere il ponte medioevale di Narni sul Nera, e visto che
l’ordine non viene eseguito dal Gonfaloniere ordina ai suoi
uomini di dare fuoco al ponte, era il 9 Luglio 1849. Per
approfondimenti leggere la Cronistoria Narnese del Martinori, ed il
sito internet http://www.narnia.it/risorgimento/ris49ciceruacchio.htm
Giuseppe Fortunati
di Giuseppe Fotunati
NARNI - I primi segni di cambiamento per Narni si hanno tra la fine del
1700 e gli inizi del 1800 , Narni era sotto il potere dello Stato
Pontificio da diverse centinaia di anni, poi con la rivoluzione
Francese , il 7 febbraio 1798 viene a Narni l’esercito del
generale Bertier forte di 14 mila uomini . Per la
città ospitare tutta quella gente per un
paio di
giorni fu una spesa enorme , furono nominati nuovi
governatori ,
tutte le chiese furono occupate . Alle spese per il vettovagliamento
dell’esercito oltre alla cassa comunale, dovettero provvedere
tutti i luoghi pii, i monasteri ed i conventi. Accaddero molte violenze
sia negli averi , che verso le donne. Le campane di S. Agostino e S.
Domenico furono fuse ed il metallo diviso tra i soldati. Le
chiese vennero adibite a stalle per l’esercito.
Quando
l’esercito ripartì lasciò un
presidio di 50
uomini.
Venne issato in piazza del lago, l’Albero della
Libertà e si fecero grandi feste.
L’albero venne
tagliato dal bosco di San Girolamo e dipinto a tre colori bianco rosso
e nero e fu rizzato nella piazza del Lago. Sull’albero fu
messo
il berretto frigio guarnito di alloro. Il giorno seguente fu trovata
appesa all’albero la seguente satira: “ Albero
senza
radiche, Berretto senza testa, Repubblica non resta”. Narni
passa
sotto la giurisdizione di Spoleto, capoluogo della giurisdizione
Centrale. Anche per i nobili narnesi , accadono episodi spiacevoli,
oltre ad espropri e tasse , vengono cancellati a colpi di martello gran
parte degli stemmi che erano sulle facciate delle case nobiliari. Il
nuovo Governo per meglio censire le attività produttive ,
come
Mulini ed altri opifici , creando le premesse per il Catasto Gregoriano.
A partire dalla prima Repubblica Romana 1798-1799 a Narni, viene a
vivere, Antonio Franceschi, medico e uomo politico - era
stato
ministro della Repubblica romana nel 1798. Franceschi si
sposa con la contessa Maria Spada di Cesi, e dalla loro
unione
nasce Caterina Franceschi Ferrucci 1803-1887, che vive a Narni fino al
1808 , per poi divenire famosa per il suo impegno letterario e per la
sua fede patriottica, creando anche una delle prime scuole
Femminili a Genova , intorno agli anni 1850.
La satira appesa sull’albero della libertà , aveva
visto
giusto e dopo poco tempo Il governo dello stato Pontificio , vien
ripristinato. Con il rientro del papa a Roma nel 1800 anche
Narni
torna sotto il controllo dello stato Pontificio ed il papa Pio VII
viene accolto a Narni , durante uno dei suoi viaggi , vengono esplose
salve di cannone della rocca , tra le acclamazioni del popolo
festante.
Successivamente tornano le truppe di Napoleone dal
1808 al
1813 i francesi nominano propri governatori chiamati MAIRE ,
le
truppe prendono la chiesa di San Domenico come loro base e caserma e
per esercitarsi riempiono con terrapieni, gli
orti
dei domenicani , formando i giardini di San Bernardo, dove fanno
esercitazioni e tirano di scherma. Altri segni del passaggio dei
francesi restano sulla facciata del Duomo , ove si narra che gli
ufficiali napoleonici , affilassero le loro spade sulle pietre
dell’ingresso al battistero.
Il 26 Maggio 1814 c’è la restaurazione pontificia
e torna
lo stato della chiesa . A Narni intanto si rafforzano i
gruppi
legati alla Massoneria ed alla Carboneria.
Riepilogo delle date importanti per Narni
1798 A Narni arriva la Rivoluzione francese
1800 Torna il Papa e lo stato Pontificio
1808-1813 L’esercito Napoleonico torna a Narni
1814 Restaurazione a Narni dei gonfalonieri e dello Stato Pontificio
Per approfondimenti vedere anche la cronistoria Narnese di Martinori ed
il sito http://www.narnia.it/risorgimento/risnapoleone.htm
NARNI
/ LA STORIA POCO NOTA DI FELICIANO CAPITONE
di Giuseppe Fortunati
NARNI - Personaggio Narnese , fortemente legato alla
chiesa ed al Convento delle Grazie a Narni , ed all’Ordine
dei Padri Serviti, a cui si avvicinò
giovanetto, rendersi frate, a soli circa sedici anni di
età vestì l'abito nei servi
di Maria di Narni, che tengono fuor di porla romana il cenobio delle
Grazie, nato a Capitone di Narni nel 1511 morto in Capitone,
correndo la notte del sette gennaio del 1577 Vescovo di Avignone nel
1566 lotta contro le eresie degli Ugonotti.
Dopo il periodo di studi a Narni presso il convento
delle Grazie, abbiamo notizie di lui nel maggio 1542
quando, fu eletto "in publicum religionis scribam". Nel
maggio 1545 fu nominato "baccalaureus conventus" nello Studio del
convento di Padova. Per incarico del Bonucci, allora a Trento in attesa
dell'apertura del concilio, il Capitone si recò
alla fine di ottobre 1545 a Ferrara per restituire alla Congregazione
dell'Osservanza il convento di S. Maria della Consolazione. Eletto il
22 aprile del 1547 "baccalaureus conventus" di Bologna venne nominato
nel giugno dello stesso anno vicario provinciale nella provincia del
Patrimonio e gli venne assegnato il titolo di "magister".
Nel capitolo della provincia del Patrimonio tenutosi a
Foligno il 15 giugno 1547 ebbe anche la carica di reggente dello Studio
del convento di Perugia. Fu nominato il 6 luglio 1553, da Giulio III,
visitatore generale dell'Ordine. Eletto procuratore generale nel
capitolo generale tenutosi a Verona nel 1560, lo ritroviamo alla fine
del suo mandato (20 maggio 1564) nel convento di S. Marcello in
Roma con l'ufficio di teologo del cardinale Alessandro
Farnese, protettore dell'Ordine. Nello stesso periodo ,fu nominato
professore di teologia alla Sapienza di Roma. Il 3 apr. 1566 Pio V gli
affidò l'arcivescovado di Avignone, vacante per la rinuncia
del card. Alessandro Farnese. Nella bolla si parla dello "zelo
religioso", della "limpidezza di vita" e dei "buoni costumi" del
Capitone.
Nominato, arcivescovo, non aveva denari "per far passar
le Bolle dell'arcivescovato d'Avignone". Per questo si rivolse ai
Priori della città di Narni, chiedendo un prestito di 1.000
scudi. Avendone ricevuti soltanto 200, non poté pagare la
tassa che si trascinò per più di un anno. Egli
dovette pertanto inchinarsi a chiedere "un dono gratuito" al capitolo
di Avignone. Dei 200 scudi si trova ancora notizia nelle Riformanze
di Narni all'indomani della sua morte, segno che non
li aveva rifusi o non era stato in grado di restituirli. Sui redditi
dell'arcivescovado di Avignone gravava infatti una pensione annua di
2.000 scudi d'oro in favore del cardinal Farnese, suo protettore.
Il 21 giugno 1567 il C. proibì l'esercizio
della "nuova religione pretenduta riformata". In seguito ad un breve di
Pio V, dell'agosto 1569, visitò le chiese della
città e del Contado Venassino. Il 27 sett. 1572
partì per l'Italia e, stando all'Itinerario di
Tiburzio Scosta,
marito di una nipote del C. che l'accompagnò nel viaggio,
ritornò ad Avignone il 29 luglio del 1572 (una copia de l'Itinerario
è riportata in Viri illustres). Dopo
quest'epoca altri tre anni e quattro mesi bastò a codesta
sede; perchè, passato il giugno del 1576, lo punse
nuovo desìo di riveder l'Italia, la sua patria e i parenti,
fra le braccia e le lacrime de'quali, morì
nell'età di circa 61 anni , esalò tranquillamente
lo spirito in Capitone, correndo la notte dei sette gennaio del 1577; e
venne deposta la sua spoglia nella chiesa parrocchiale di s. Andrea.
Una curiosità riporta
dall’Eroli è che nel nostro convento
delle Grazie si conserva il ritratto di monsignore dipinto in tela da
buona mano, e parse tolto dall'originale. Noi abbiamo fatto disegnar
questo a preferenza di altri due che si vedono nel convento di san
Marcello in Roma, uno dipinto nel chiostro, e l'altro nella libreria,
mentre quello del convento delle Grazie è più
recente. Per approfondimenti vedi Enciclopedia tre cani , e la
miscellanea di Giovanni Eroli oltre al sito
http://www.narnia.it/capitonefeliciano.htm
NARNI - Molte le opere a Narni di questi illustri
personaggi , che con la fabbrica della lana e il culto della Beata
Lucia , rilanciarono la nostra città, molte le loro opere
che cercheremo di illustrare brevemente. Il Cardinale Giuseppe
Sacripante Nato a Narni nel 1642 muore a Roma nel 1727, fu valente
giurista di grande ingegno e di grandi virtù; fu onorato
della stima e dalla fiducia dei sommi Pontefici che ressero la chiesa
della seconda metà del '600 e gli affidarono importanti
uffizi, chiamandolo a far parte anche di diverse Congregazioni.
Fu illustre benefattore della città di
Narni e delle sue istituzioni . Istituì un ospizio per i
giovani , affidandolo ai padri Scolopi , e uno per le ragazze
affidandolo alle Maestre Pie Venerini. Patrocinò il culto
della Beata Lucia e fece costruire nella Cattedrale la ricca cappella a
Lei dedicata. Si adoperò per i restauri della Cattedrale e
della chiesa di San Domenico, contribuendo generosamente a tali spese .
restaurò il monastero di San Bernardo e l'abazia di San
Cassiano .
Mori' nel 1727 , a Roma e fu sepolto nella Cappella di
San Giuseppe in S. Ignazio che egli stesso aveva fatto costruire.
Laureato in lettere ed in legge, fu uditore di Rota e referendario
della Segnatura Apostolica: ebbe anche un canonicato al capitolo di San
Giovanni in Laterano. Nel concistoro del 12 dicembre 1695, papa
Innocenzo XII lo creò cardinale prete con il titolo di Santa
Maria in Traspontina (in seguito, assunse il titolo di Santa Prassede e
poi quello di San Lorenzo in Lucina).
Fu prefetto delle Sacre Congregazioni del Concilio
(1696-1700) e di Propaganda Fide (1704-1727); tra il 1705 ed 1706 fu
anche Camerlengo del Sacro Collegio Cardinalizio. Altre
curiosità sono che nel 1724 divenne auditore con segreto del
Santo Ufficio fu anche responsabile della scuola di arabo a Malta e
Roma. Cave di Ferro a Narni le cave di ferro dalle quali veniva
estratto il minerale che serviva, nel secolo passato (1700), ad
alimentare la ferriera di Stifone (Narni), furono legate alle opere del
Cardinale , come dimostra una lettera scritta nel 1709 dai priori di
Narni al Cardinale Sacripante, in cui sono ricordate le nostre cave di
ferro.
La lettera insieme ad altri documenti di storia
narnese, fu pubblicata nel 1720 dal Bocciarelli pei tipi degli eredi
Corbelletti di Narni. Vedere anche la relazione dell'Utec di Andrea
Scatolini . La Chiesa dove è seppellito il cardinale
è quella di Sant'Ignazio di Loyola a Campo Marzio (in latino
S. Ignatii de Loyola in Campo Martio) è una chiesa di Roma,
costruita nel 1626 e dedicata a Sant'Ignazio di Loyola, il fondatore
della Compagnia di Gesù, che era stato appena canonizzato.
È la chiesa dell'adiacente Collegio Romano.
Responsabile dell'opera era il cardinale Ludovico Ludovisi. Il progetto
è di Carlo Maderno, che aveva rielaborato una serie di
disegni di Domenichino, e Orazio Grassi, un gesuita architetto e
astronomo famoso per essere stato avversario di Galileo Galilei. La
chiesa è molto nota per i trompe l'œil di Andrea
Pozzo (1685).
Cardinale Carlo Sacripante, nipote del cardinale
Giuseppe Sacripante. Ebbe vari incarichi nella curia romana ,
fù valente giurista. Nel 1754 incoronò l'immagine
della Madonna del Ponte a Narni . Fu benemerito della città
di Narni come lo zio, tanto è vero che nel 1740 sulla
facciata del Municipio, fu eretto un ricordo marmoreo in suo onore. Fu
tra i papabili al conclave dal quale uscì papa il cardinale
Lambertini. Fu sepolto a Narni nella cappella della Beata Lucia in
cattedrale.
Carlo Maria Sacripante nacque l'11 settembre 1689 da
nobile famiglia romana, originaria di Narni. Il padre, che era avvocato
concistoriale, ottenne da Clemente XI (1700-21) la nomina a Coauditore
per il figlio. In seguito, nel 1718, fu Votante di Segnatura e, tre
anni dopo, Chierico di Camera. Durante la sede vacante del 1730, il
Sacro Collegio dei Cardinali lo nominò Tesoriere Generale.
Il Papa neo eletto, Clemente XII (1730-40), lo confermò
nell'incarico fino al 1739, per quasi 10 anni. A quella data fu
promosso cardinal diacono di S. Maria in Aquiro e fu ascritto alla
Congregazione dei Riti, del Concilio, del Buon Governo e della
Sanità e Propaganda.
Sotto Benedetto XIV (1740-58) passò
all'ordine dei preti con il titolo di S. Anastasia e poi a quello dei
vescovi. In seguito gli furono affidati molti, delicati ed importanti
incarichi, che egli assolse con bravura. Nel 1756 fu destinato alla
chiesa di Frascati, che tenne fino al novembre del 1758, anno della sua
morte, avvenuta a Narni. Biasotti-Tomassetti datano la sua permanenza a
Frascati dal 1756 al 1759. Nel conclave apertosi dopo la morte di
Benedetto XIV, fu in gara per la sede pontificia, ricevendo notevoli
suffragi. Per i cardinali Sacripante a Narni si trovano altre
informazioni sul testo di Francesco Luisi del 2012 e nel sito http://www.narnia.it/sacripante.htm
di Giuseppe Fortunati
NARNI - Una storia interessante è quella
legata al convento dei cappuccini nuovi, attuale Minareto, che tra le
sue glorie ricorda Girolamo Mautini. Frate Cappuccino narnese, figlio
del celebre giureconsulto Pietro, vestì l'abito dei
cappuccini e fu presto superiore del convento locale. Fu dal papa
nominato predicatore apostolico e fu talmente ammirato per la
profondità della dottrina e per la sua eloquenza, che da
allora i predicatori apostolici furono sempre cappuccini. Le sue
prediche, raccolte in più volumi, sono anche un notevole
contributo alla letteratura di allora. Vennero raccolte nello Elogio
del P. Girolamo da Narni Vicario generale del V Ordine e per anni
dieciotto Predicatore Apostolico , che rinunziò la
dignità Cardinalizia sotto Paolo V Sommo Pontefice
Cappuccino della Provincia Serafica.
Nacque il P. Girolamo in Narni città
dell’Umbria nello stato Ecclesiastico nell’anno del
Signore 1562. dalla chiarissima famiglia Mautini. Mostrò fin
da fanciullo un cuoresensibilissimo e una maravigliosa perspicacia di
mente , ed un trasporto straordinario così allo studio , che
alla pietà. Questi doni naturali secondati da una santa
educazione lo condussero ben presto a un grande avanzamento nella
virtù : è poiché si avvide
che il secolo era di un forte impedimento alla perfezione ,
così fin dall'anno ventesimo di sua età,
cioè nell’anno 1582, determinò di
abbracciare uno dei più austeri Istituti quale fu
quello dei Minori Capuccini.
Le Opere di questo eccellente Oratore son le seguenti :
Prediche fatte nel palazzo Apostolico che per comando Dell’
Emo Ludovisi Protettor dell' Ordine furono in foglio stampate in Roma
nella Stamperia Vaticana e nel 1639 si ristamparono in quarto al dire
del Fontanini nel Catalogo degli Uomini più rinomati
d’Italia ; di poi in Venezia nel 1637: e finalmente tradotte
in Francese si stamparono nello stesso anno in Parigi , Quattro
Prediche sovra il Mistero dell’ Immacolata Concezione di
Maria Vergine .Virgo Maria Annunziata una sol predica stampata in
Roma,nell' anno 1632 . Il Maracci del celebre Autore nella parte prima
cosi decorosamente scrive : Hieronymus Mautinus Capuccinus ,
Pàuli V. Gtegorii XV et fràam VUL Romanarum
Pontificum Apostolicus Ecclesiastes : Vir omnibus numeris
absolutus ac immartali posuritatis. praedicatione dignus . et
Apologia sopra alcune proposizioni falsamente opposte
all’Autore nella predica della Concezione.
Un monumento cosi prezioso conservasi manoscritto nella,
nostra,libreria di Bologna .Altri Sermoni per la Quaresima .Vengono
citati dallo Scritturale Calona nel libro primo de Giudici Cap. Ln.
pag. 227. Alla sua morte gli furono fatte per ordine
dell’istesso Pontefice magnifiche esequie , nelle quali
furono encomiate le sublimi virtù del defunto mediante una
funebre" e applaudita orazione recitata dal P. Niccola Riccardi Maestro
del Sacro Palazzo Apostolico ". La città di Narni, non
volendo esser da meno degli altri nell'onorare la memoria del .Mautini,
ordinò in pubblico consiglio che nel palazzo de' priori fra
gli altri uomini illustri fosse dipinta la sua immagine.
Fu seppellito a Roma nella chiesa di Santa Maria della
Concezione dei Cappuccini in via Veneto nella caratteristica cripta
L'attrattiva principale della chiesa è sicuramente la
cripta-ossario decorata con le ossa di circa 4000 frati cappuccini,
raccolti tra il 1528 ed il 1870 dal vecchio cimitero dell'ordine dei
Cappuccini, che si trovava nella chiesa di Santa Croce e Bonaventura
dei Lucchesi, nei pressi del Quirinale. La cripta è divisa
in cinque piccole cappelle dove si trovano anche alcuni corpi interi di
alcuni frati mummificati con indosso le vesti tipiche dei frati
Cappuccini. All'ingresso della cripta sta scritto su una targa:
« Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi
sarete. »
Nei testi a lui dedicati si riporta che Il Cuore di
Mautini fosse portato nella chiesa dei Cappuccini nuovi di Narni , il
quale chiuso in cassa di cipresso foderata di piombo sta sepolto nel
pilastro fra la cappella di s. Francesco e di santa Maria Maddalena
. II convento narnese dei "Cappuccini nuovi"
fondato nel 1603 da Girolamo da Narni: alla documentazione propriamente
detta, distribuita nell'arco cronologico l603-l650, è stata
preposta un'ampia nota storica sulle vicende del convento
narnese-attualmente trasformato nell'Hotel-Ristorante Minareto.
Ulteriori notizie si trovano sul libro di Vincenzo Criscuolo,
“Girolamo Mautini da Narni (1563-1632), predicatore
apostolico e vicario generale dei Cappuccini” e sul sito
internet http://www.narnia.it/mautini.htm
NARNI - La scuola
dei padri Scolopi in piazza dei Priori a Narni , iniziata nel 1619 ,
contava ogni anno oltre duecento allievi , molti di essi divennero
personaggi importanti , in un periodo in cui l’istruzione era
riservata solo a nobili e ricchi possidenti, alcuni narnesi di umili
origini, ebbero l’opportunità di avere
insegnanti di alto livello , con una formazione umanistica e
scientifica , rara per quel tempo. Alcuni di questi studenti fecero
grande carriera nel mondo , dalla Polonia, alla Cina , come ad esempio
Cassio Blandolisi, Giuseppe Sacripante e vari altri narnesi che
citeremo prossimamente.
Cassio Blandolisi
nato a Narni nel 1682 muore a Roma nel 1751,missionario in Cina,
incaricato Propaganda Fides, Procuratore Generale dei Padri Scolopi.
Nato a Narni nel 1682 morto a Roma il 1 dicembre 1751 a 69 anni. Dopo
aver svolto i suoi studi a Narni presso i padri Scolopi, nel
1712 fu designato come precettore del giovane principe Ferdinando Maria
Tommasi , barone della Torretta , conte di Palma, principe di Lampedusa
. Su consiglio di papa Clemente XI. Inoltre nel recarsi a Palermo ,
dimora del principe, fu incaricato di recare ai Vescovi siciliani un
breve del papa, molto riservata , che il Blandolisi riuscì a
consegnare, nonostante i molti pericoli dovuti al governatore siciliano
che era oggetto di scomunica papale e che temeva tale documento.
Nonostante tutto il
Blandolisi riuscì a consegnare al Vescovo di Catania tale
missiva e riuscì a comunicare al Cardinale Sacripante (altro
narnese) la riuscita di tale operazione. Successivamente divenne
consigliere stretto del duca di Palma che essendo amico del Pretore di
Palermo introdusse Cassio Blandolisi nel Senato di Palermo ove fu
tenuto in grande considerazione e potè conoscere le maggiori
autorità siciliane , che tennero in grande considerazioni i
suoi consigli ( anche perché lo tennero come messo del papa
in una situazione difficile per la Sicilia).
Nel 1719 Cassio
lascia Palermo e va Ancona come rettore dei padri Scolopi. In quel
periodo il Cardinale Sacripante come responsabile della propaganda Fide
, lo incarica di andare in Cina per portare la scomunica con bolla del
1715, ad alcuni padri missionari che si erano ribellati . Solo nel 1719
Cassio è costretto a obbedire e parte prima per il
Portogallo , poi dopo un difficile viaggio durato circa 5 mesi arriva
in Cina nel 1720 , qui venne accolto con la sua delegazione con grandi
onori dal principe della Cina . Negli anni seguenti lavorò
molto tenacemente e nel 1725 iniziò un importante incarico
di redazione di documenti relativi alla Propaganda Fide e il suo lavoro
fu molto apprezzato anche a livello filosofico e scientifico. tale
lavoro si concluse nel 1730.
Tornato in Italia
non ebbe pero’ i giusti riconoscimenti nè in
denaro nè in cariche, come quella di vescovo promessogli,
comunque i padri Scolopi lo elessero prima assistente e poi procuratore
Generale nel 1750 . Mentre si godeva il meritato riposo si
ammalò improvvisamente e morì a Roma il 1
dicembre 1751 a 69 anni presso San Lorenzino. Nel refettorio di San
Lorenzino c’è un suo quadro in cui viene
raffigurato a mezzo busto con un compasso in mano. Maggiori dettagli in
Miscellanea Narnese di Giovanni Eroli da pag.150 a pg.161.
Questi fatti vengono riportati in un interessante giornale su cui
scriveva Giovanni Eroli , chiamato “ l’Album
giornale di Roma “ che era un settimanale , con illustrazioni
e piccoli rebus sul genere della “Settimana
Enigmistica” . I racconti venivano scritti in varie puntate
nelle varie edizioni settimanali chiamate distribuzioni.
Copia elettronica di
tali raccolte si trovano in internet digitalizzate da
università Americane . Nelle mie ricerche su Narnia e Narni
, mi sono imbattuto varie volte su tali rare edizioni e su una di
queste raccolte, dell’anno 1855 ho ricostruito il racconto
che fece Eroli in varie puntate , relativamente a padre Cassio
Blandolisi. Potete trovare il frutto di questa rielaborazione
in formato elettronico sul sito http://www.narnia.it/blandolisi.htm
riporto solo una nota dell’Eroli in cui si cita la fonte.
Le notizie di questa
vita furon cavate dall'archivio di Propaganda, da quello di s. Pantaleo
di Roma, dove si conservano molti testi. del nostro padre, dal N.955
de'consueti suffragi fatti da' pp. Scolopj di Roma ai loro fratelli
defunti nel 1715, e dall'opera stampata del missionario p. Viani , la
quale s' intitola " Legazione della Cina. " Basterà che
abbia mostrato le fonti dove attinsi le notizie del Blandolisi,
perché ad ogni passo non sia costretto dover citarne i
luoghi, e moltiplicare inutilmente le note.
Giuseppe Fortunati
NARNI
/ L'EPOPEA DEGLI ARTISTI E MAGNATI RUSSI
NARNI - Tra fine ottocento ed i primi del novecento
a
Narni si era creata una buona disponibilità di grandi
immobili a
poco prezzo , grazie al decreto Pepoli ed alla confisca di monasteri ed
abazie ed altri beni dello stato pontificio . Tra questi ricordiamo in
particolare , La Rocca di Narni, il complesso delle Grazie e la chiesa
di Santa Croce . In tale periodo molte famiglie Russe imparentate con
lo Zar , avevano grandi disponibilità economiche e sentivano
il
pericolo della imminente rivoluzione. Per questo la Rocca di Narni, nel
1906 fu acquistata all'asta dal principe russo Mestschezsy per una
somma irrisoria: 13.000 lire con pagamento rateale; la vendita venne
fatta dal Demanio quasi in sordina.
Il principe con un altro socio la tenne fino al 1972, quando
passò ad una famiglia romana. Ivan Petrovic Bartenev Negli
anni
Venti I vive in Italia, nel castello della Rocca di Narni
insieme
a Feodosij Grim. Secondo i documenti conservati all'Archivio Centrale
dello Stato, nel 1920 la Pubblica Sicurezza raccoglie informazioni
sugli abitanti e i frequentatori del castello. Ne risulta che Bartenev
è infermo e non si reca quasi mai in città.
Provvede ai
suoi bisogni il suo cameriere Barovej che vive nel castello insieme
alla moglie. Il Complesso delle Grazie va invece ad un altro nobile
russo , artista e pittore, Daniil Klavdievic Stepanov
fotografo,
medaglista, scenografo.È figlio di Klavdij Stepanov
(1854-1910),
pittore e funzionario, spesso per motivi di lavoro in Europa,
soprattutto in Francia e Italia. Un ingresso degli Stepanov in Italia
è documentato all'Archivio storico del Comune di Venezia in
data
12 settembre 1894.
La famiglia è composta dal padre, dalla madre Camilla (n.
1855)
e dai fratelli Petr (n. 1880) e Varvara (n. 1884), proviene da Parigi e
prende dimora nel sestiere di Santa Croce, al numero civico 2073, nella
parrocchia di San Stae. Daniil inizia gli studi a Parigi, alla Sorbona,
e prende lezioni da medaglisti francesi. Dal 1900 al 1902 vive a Roma,
dove conosce e sposa Romea Travaglino, appartenente alla famiglia
Armoni Raffaelli, proprietaria di un noto studio fotografico di
Orvieto. Nel 1902 rientra con la famiglia in Russia, recandosi prima a
Mosca, dove aiuta il padre nei lavori di restauro del Cremlino, quindi
a San Pietroburgo, Nel 1925 parte per Parigi e Roma, per apprendere
nuove tecniche alle Zecche delle due città; non
farà
più ritorno in Russia. A Roma prende dimora nel 1925 in Via
Lazzaro Spallanzani 4.
Studia all'Accademia di Belle arti di Roma, specializzandosi nel
restauro di opere del Rinascimento, e gli anni successivi riporta alla
luce tele di maestri della pittura italiana, fra cui Raffaello,
Tiziano, Piero della Francesca e Andrea Mantegna. In Umbria realizza
alcuni lavori su commissione, fra cui il Trittico della Sacra Famiglia
per l'ala destra dell'altare centrale della chiesa di Sant'Andrea a
Orvieto e una decorazione del portone della Villa delle Grazie a Narni
sul tema dell'Annunciazione. Nel 1926 Stepanov espone tre opere
all'interno della sezione dedicata all'arte internazionale della XV
Esposizione d'arte di Venezia (Venditore di Suzane, Venditore di
frutta, Testa). I quadri, dipinti durante i soggiorni in Turkestan del
1921 e del 1924, sono apprezzati dalla critica e dal pubblico italiano
per il carattere esotico. Legato a Ol’ga Sasso-Ruffo
Ogarev
Contessa, figlia del duca Fabrizio di Sasso-Ruffo (1846-1911) e della
principessa Natalija Aleksandrovna Mešcerskaja, nel 1908 a
Pietroburgo sposa Boris Petrovic Ogarev (1882).
Ha due sorelle: Marussja (1879-1991) e Elizaveta (1886-1940), che sposa
in seconde nozze il principe Andrej Romanov. Nel 1919 Ol'ga Ogareva
vive nella località "Grazie", nei pressi di Narni, dove
è
intenzionata ad aprire delle scuole per il popolo: il progetto prevede
una classe di non più di 12 bambini, sia maschi che femmine
dai
5 ai 13 anni, con l'insegnamento di una lingua straniera per la cifra
di 300 lire mensili, vitto e alloggio compreso. Il marito lavora presso
una compagnia italiana impegnata con il commercio con l'Oriente. In
seguito è compagna e poi moglie in seconde nozze del noto
architetto russo Boris Michajlovic Ioafan, anch'egli residente in
italia. Boris Mikhailovic Iofan (Odessa, 28 aprile 1891 –
Mosca,
11 marzo 1976) è stato un architetto sovietico, conosciuto
per
gli edifici in stile staliniano come la Casa sul lungofiume o il
Palazzo dei Soviet a Mosca. Questi legami di nobili famiglie Russe con
Narni sono raccontati anche su http://www.narnia.it/russi.htm
NARNI -
Continuiamo con le vie degli artisti Narnesi nella zona di Santa
Margherita a Narni, parlando questa volta di Michelangelo Braidi
(1569-1599) , pittore Narnese legato alla committenza della famiglia
Cesi ed Eroli. Purtroppo morì molto giovane alla
età di circa trenta anni.
La sua opera più nota è la
Madonna della Cintola nella chiesa di sant'Agostino a Narni . Madonna
della Cintura con i santi Agostino e Monica . Rappresenta la Madonna
della Cintola (olio su tela 325x190) del pittore narnese Michelangelo
Braidi, autore anche dei quadretti laterali. Di recente il critico
d'arte Vittorio Sgarbi ha attribuito erroneamente l'opera a Simone de
Magistris, che era contemporaneo del Braidi e suo maestro. La festa
della Madonna della Cintura viene celebrata la prima domenica dopo il
28 agosto, memoria di sant'Agostino.
La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la
tradizione, è nata dal desiderio di Santa Monica di imitare
Maria anche nel modo di vestire: Monica infatti avrebbe chiesto alla
Madonna di farle conoscere quale era il Suo abbigliamento durante la
Sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l'ascesa al cielo di
Gesù. La Vergine, accontentandola, le apparve coperta da
un'ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e di colore
molto scuro, ossia in un abito totalmente dimesso e penitenziale.
La veste era stretta in vita da una rozza cintura in
pelle che scendeva quasi fino a terra. Maria, slacciatasi la cintura,
la porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre e le chiese di
invitare tutti coloro che desideravano il Suo particolare patrocinio ad
indossarla. Fra i primi ci fu sant'Agostino e, poco per volta, la
cintura divenne uno dei tratti distintivi dell'ordine degli Agostiniani
e di quanti hanno regole di vita che traggono spunto da sant'Agostino.
Della tela è stato rinvenuto il contratto di allocazione
stipulato nel 1598 dal notaio, in cui si certifica l'attribuzione al
Braidi.
Braidi fu un pittore narnese che lavorò
localmente. Fu un manierista, ma espresse una certa
originalità di composizione e di tonalità di
colore. Nella sua produzione artistica si osserva un progresso nell'uso
del colore, che, da acceso delle opere giovanili, con predominio del
rosso, raggiunge una più matura luminosità nelle
opere successive.
Altra tela è nella chiesa della Quercia nei
pressi di Narni (tela con l'Allegoria della regola francescana), altra
a Taizzano; lavorò poi nella chiesa narnese di S. Agostino.
Lavorò per le nobili famiglie Eroli e Cesi, sia in patria
che a Roma: per i Cesi affrescò la cappella omonima (ora
Massimo) in S. Maria Maggiore.
Di particolare interesse la cappella della Vergine
affrescata a Taizzano nella chiesa di Sant'Angelo in Massa, eseguito su
richiesta dell'ex vescovo di Narni Romolo Cesi . Il complesso
è purtroppo mancante della tela rappresentante l'Adorazione
dei pastori, Le altre opere certe del giovane pittore, che
nell'Adorazione di Taizano dichiara di avere ventisei anni e di essere
narnese, sono conservate nella chiesa parrocchiale di Taizzano (tela
con la Madonna del Rosario), firmata, con data 1595 e la precisazione
che egli aveva 26 anni. "Michael Angelus Braidus /Narniensis Pingebat
Anno / D.ni 1595 Aetatis suae 26".
In questi quadri sono rappresenti componenti delle
famiglie Cesi ed Eroli . La
bellezza delle opere del Braidi , lascia il rimpianto per la prematura
scomparsa dell'artista , che avrebbe potuto portare ulteriore lustro
alla città di Narni . Per approfondimenti vedere i testi
specializzati di Novelli , Vignoli ed una breve descrizione delle opere
su http://www.narnia.it/braidi.html
Giuseppe Fortunati
di Giuseppe Fortunati
NARNI - Benincasa Carlo Federico, a lui sono attribuiti
gli affreschi dell'abside di S. Agostino a Narni e la grande tela del
soffitto eseguita nel 1650 circa. Pittore locale narnese
seicentesco. La sua pittura ha lo stile del tempo. Fu abbastanza
fecondo, ma gran parte della sua opera è andata distrutta.
Restano affreschi firmati nella chiesa parrocchiale di Guadamello. A
Gualdo di Narni c'è il Battesimo di Gesù (1648),
con firma e dichiarazione che il lavoro è stato eseguito
gratuitamente. Anche a Vigne (Narni), nella chiesa parrocchiale,
c'è una sua tela.
A lui
sono attribuiti gli affreschi dell'abside di S. Agostino in Narni e la
grande tela del soffitto. Tra le cose perdute vanno ricordate: le
edicole del monastero di S. Margherita e gli affreschi della chiesa di
S. Andrea del popolo, detta Madonna della Luna (chiesa trasformata in
abitazione). Inoltre, sempre a Gualdo, nel registro superiore della
chiesa c'è un ciclo di affreschi datato 1646 come il
Battesimo - di cui quattro integri, uno visibile esternamente per
metà (l'altra metà è dentro la cassa
dell'organo), più una serie di frammenti che testimoniano
che inizialmente tutta la parte alta della chiesa, dalla
metà delle pareti verso il fondo compreso, fosse stata
affrescata(un ciclo di 8 o 9 opere. Forse sempre dal Benincasa stesso,
che magari come ringraziamento eseguì gratuitamente il
Battesimo.
La chiesa di sant'Agostino a Narni subì delle
notevoli trasformazioni verso la fine del 1600 e l'inizio del 1700 ad
opera del priore del convento Giovenale Sisti, nativo di Narni: tra le
varie ristrutturazioni vanno certamente ricordate le decorazioni che
riguardano l'abside (con grandi medaglioni raffiguranti i vari santi
agostiniani) e il soffitto della navata centrale che propone una
notevole pittura di fine Seicento che esprime la gloria di
Sant'Agostino e la vittoria sull'eresia. La tela, di notevoli
dimensioni, è stata attribuita al pittore nativo di Narni
Carlo Federico Benincasa, che probabilmente dipinse anche i medaglioni
dell'abside.
Appesa al soffitto in legno della navata centrale, la
tela, che raffigura la gloria di Sant'Agostino al centro di un'ovale di
m 12 per 6, è impressionante non solo per le dimensioni ma
pure per la grandiosità della scena dove troneggia la figura
del santo titolare della chiesa. La scena rappresenta un riconoscimento
alla grandezza di Agostino e della sua vita, che si ispira al passo di
Timoteo: "Non coronabitur nisi qui legitime certaverit." Tre corone
sono solitamente utilizzate per esprimere la gloria del santo, il cui
significato è da riconoscere in tre simboli: la
verginità, la scienza e il martirio.
L'episodio riprende passi della Epistola XVIII ad
Cyrillum Jerosolymitanum episcopum dello Pseudo Agostino. Il chiostro
del convento di sant’Agostino di Narni fu ampliato
nell’anno 1693 sulla base di una struttura preesistente
probabilmente coincidente con il lato sul quale sono tuttora visibili
lacerti di affreschi del 1400, raffiguranti una santa martire e san
Leonardo di Tongres, protettore dei carcerati, per volontà e
a spese di padre Giovenale Sisti, Vicario Generale
dell’ordine agostiniano, come si legge in una targa
sormontata da stemma araldico presente tra due archi
“CLAVSTRVM HOC FVNDITVS SVIS SVMTIBVS EREXTIT P. B. IVVENALIS
SISTI NARN. AD 1693”.
L’apparato decorativo del chiostro
dell’ex convento di sant’Agostino di Narni
è costituito da trentatré grandi lunette
affrescate, forse opera dello stesso artista che ha realizzato molte
pitture all’interno della chiesa, da più studiosi
individuato nel narnese Federico Benincasa, raffiguranti “Storie
della vita di santi e beati agostiniani”, eseguite
nel corso del sec. XVIII.Più precisamente si hanno otto
lunette sulla parete nord-ovest, otto su quella nord-est, otto su
quella sud-est, sette su quella sud-ovest, una sopra il portone di
accesso ed una sulla parete alla destra di quest’ultimo.
Le lunette rappresentano gli episodi più
importanti della vita di san Nicola da Tolentino e di
sant’Agostino, oltre ad una serie di raffigurazioni di altri
santi e beati cari all’ordine agostiniano. Tra questi sono
identificabili le figure del beato Egidio ed Alessandro, Gelasio ed
Antonino, Guglielmo, san Tommaso da Villanova, Giovanni hispanico,
santa Chiara da Montefalco, santa Rita da Cascia ed Amelia. Tornando a Narni e le sue vie
dedicate ad artisti locali , ci ripromettiamo di approfondire anche
altri personaggi Per Benincasa Carlo Federico si
trovano altre informazioni su http://www.narnia.it/benincasa.html
di Giuseppe Forutnati
NARNI - Passeggiando per le strade di Narni nella zona
di Santa Margherita , si possono notare tre stradine intitolate ad
altrettanti personaggi storici Narnesi, si tratta di Matteo da Narnia ,
Federico Benincasa e Michelangelo Braidi. Iniziamo a
ricordare l’artista storicamente più lontano.
Lo scultore Matteo da Narni,realizza nel 1279 il ciborio
del Duomo di Ravello ora presso il - Museo dell'Opera del Duomo. Nel
1773 il ciborio di Matteo di Narni, donato nel 1279 da Matteo Rufolo e
posto al centro del transetto, fu smontato per le cattive condizioni
statiche. Il tempietto era costituito da quattro colonne che
sorreggevano quattro architravi, sormontati agli angoli da sculture
raffiguranti i simboli degli evangelisti. Un doppio ordine di
colonnine, disposte rispettivamente lungo un perimetro poligonale e
circolare, si innestava sulla struttura e terminava in alto con il
tondo dell’Agnus Dei.
«Col presente dichiariamo Noi Sottoscritti Governanti, Nobili
e Cittadini di questa Città di Ravello, essendo stati
più volte insistiti per parte del Reverendissimo Capitolo
della Nostra Chiesa Cattedrale, e presentemente avendoci il medesimo
con premura e sollecitudine avvertiti dell'imminente pericolo minaccia
la Cupoletta di marmo esistente in detta chiesa di cadere a momenti per
aver patito nuove grandi lesioni oltre quelle si ci erano osservate
colle perizie fatte [...] siam venuti nella determinazione di demorirla
con tutta la diligenza» (Archivio Arcivescovile di Amalfi).
Attualmente i resti del ciborio dello scultore Narnese ,
sono conservati nel Museo del duomo, insieme ad altri resti.
La collezione testimonia le vicissitudini che il complesso monumentale
della chiesa cattedrale ha attraversato nel corso dei secoli. Accoglie
per lo più ornati lapidei provenienti da arredi marmorei non
più esistenti come il ciborio, realizzato al centro del
transetto nel 1279 da Matteo da Narni, su commissione del nobile Matteo
Rufolo, e smembrato nel 1773 a causa delle cattive condizioni statiche.
Della pregevole struttura sono conservati presso il Museo: quattro
architravi (utilizzati nel corso XVIII secolo come gradini della
cattedra vescovile e della cappella di San Trifone), il tondo finemente
mosaicato con l’Agnus Dei (già murato in
corrispondenza dell'antico fonte battesimale), l’aquila,
simbolo dell’evangelista Giovanni, (collocata fino al 1973
sulla lunetta del portale centrale), due capitelli, di cui uno corinzio
e uno figurato, e tre colonnine.
Il monumentale ciborio per l'altare maggiore eseguito da
Matteo da Narni -, doveva essere completata da una ricca decorazione
pittorica, presumibilmente di impronta bizantineggiante, a giudicare
dai brani di affresco superstiti nella cripta dell'Annunziata di
Minuto, ripetutamente collegati alle esperienze monrealesi.
Nella chiesa è ancora presente lo
splendido pulpito del Vangelo, realizzato da Nicola di Bartolomeo da
Foggia nel 1272 e donato da Nicola Rufolo. Il monumento è
ricco di marmi e mosaici che uniscono lo stile arabo-bizantino a quello
romanico. L'arredo è costituito da una rampa d'accesso posta
sul lato sinistro e da una cassa quadrangolare sostenuta da sei colonne
tortili sorrette da tre leoni e tre leonesse dalla folta criniera
stilofori; capitelli, minuziosamente lavorati, sono scolpiti con tralci
vegetali e motivi zoomorfi. Un arco trilobato, ornato dai ritratti di
Nicola Rufolo e di sua moglie Sigilgaida, costituisce l'ingresso della
scala interna. Al centro si erge il lettorino costituito da
un’aquila recante negli artigli un codice con l'iscrizione:
“In principio erat Verbum”, inizio del Vangelo di
San Giovanni. Sotto il lettorino si trovano due ritratti, uno maschile
ed uno femminile, all'interno di cassette circondate da cornici
scolpite a tranci rigogliosi. Forse simboleggiano il Giorno e la Notte.
con grande abilità. Gli stessi artefici hanno scolpito i bei
capitelli che si caratterizzano per la plasticità delle
forme ed i dettagli ricavati a giorno.
Tornando alla nostra Narni e le sue vie dedicate ad
artisti locali , ci ripromettiamo di approfondire anche altri
personaggi Per Matteo da Narni si trovano altre informazioni
su http://www.narnia.it/matteo.html
E' uno dei fondatori
del ramo narnese della Famiglia De Risis, nel 1471 partecipa ai lavori
di costruzione della fabbrica della Tribuna della Basilica di
San Pietro , di Castel sant'Angelo e vari palazzi apostolici , fornendo
anche legname. Uno di tali palazzi apostolici è nei
pressi di San Marco ai tempi del papa Paolo II. Da questa famiglia
discesero poi dei famosi notai, come Gregorio de Risis
che visse a Narni nella casa di via XX settembre,
in cui una scritta su una base in cotto ricorda il suo nome. Il notaio
visse nel periodo del sacco dei Lanzi nel 1527 come descritto anche
nelle sue note su tale evento, per poi essere citato più
volte accanto a vari papi di passaggio a Narni. Anche se come si
vedrà in seguito nel periodo tra il 1523 ed il 1530 si
sposta a Benevento.
Gregorio de Risis,
come ci racconta Enrico Subioli leggendo nel Catasto di Narni del 1531,
possedeva 34 terreni per un valore complessivo di scudi 1272
nella Parrocchia di S. Filippo e Giacomo. Gregorio Risi di
Bernardino... Notaio in Narni. Nato nel 1486 e morto a Roma nel 1556.
Atti da lui rogati tra il 1511 ed il 1553 sono conservati presso
l'Archivio di Stato di Terni. Gli "ascendenti" di Gregorio, in ordine
cronologicamente inverso sono: Bernardino, di Nucciolo, di Jacopo, di
Angelillo, di Nucciolo.....ma di questi non si hanno date.
Sui discendenti di Gregorio, invece, da Romolo (notaio in Narni tra il
1536 ed il 1580) a Romolo, canonico, n. 1686 m. 1756, abbiamo qualche
notizia e data in più. Dal repertorio delle
famiglie nobili narnesi del Martinori si hanno queste sommarie notizie
per la famiglia Ris. Famiglia Risi dal Martinori casa
Risi, o de Risis o de Riseis, famiglia di Narni.
1479 Nuccio di Paolo
intaprenditore di lavori in Roma
1490 Francescangelo
( o Francesco di Angelo )
1479 Domenicantonio
di Nuccio bollitore di panni in Roma
1512 Gregorio Notaro
fu capo priore del comune nel 1526
1522 Giovannantonio
di Francescangelo marito a Virginia di Massimo Arca
1532 Angelo
gabelliere
1535 Orazio
1540 Gregorio
1543 Lentulo
1544 Maddalena di
Lentulo
1547 Romolo di
Gregorio marito di Lelia di Fabio Arca, fu ambasciatore a Roma
1557 Bartolomeo
notaro
1577 Tommaso priore
1697 Giovannantonio
capitano degli archibuggeri nella lotta contro Venezia
1643 Romolo Romualdo
1645 Angelo
1717 Romolo canonico
1739 Francescantonio
protonotaro apostolico fondò la cappella di san Giuseppe
1750 Giuseppe
gonfaloniere
1760 Romualdo abate
commendatario di san Giovanni preposto a Città di Castello
1760 Antonio
fratello di Romualdo canonico a Narni
La
cappella Risis in Duomo: I Risis divengono
nobili nel 1527 e hanno sepoltura nella Cappella dedicata a San
Giuseppe sita nella Cattedrale di Narni, Cappella di Jus Patronato,
come da Istrumento Rogato da Zannantonio Risi, Canonico della
Cattedrale1717-1730. I Risi avevano casa a Narni alla via Vecchia ora
via XX Settembre. Le ricerche su questa famiglia ci ha fatto
scoprire la grande tradizione dei notai Narnesi che hanno lasciato
presso l’archivio di Stato di Terni un fondo molto ricco ed
ancora poco esplorato , nonostante gli sforzi di alcuni ricercatori
narnesi la speranza è che qualche giovane possa essere
stimolato ad effettuare ricerche in tale direzione. Per maggiori
dettagli vedi http://www.narnia.it/derisis.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI –
Svelato il mistero del bozzetto originale del dipinto di Piazza
Garibaldi custodito all’interno dei locali della Case
dell’Umbria. L’originale è in possesso
di un ingegnere, si chiama Fortunati ed è un omonimo del
Fortunati narnese che è riuscito a chiarire il giallo.
Quella scena “Il possessore – afferma Giuseppe
Fortunati - mi ha contattato dicendomi di avere il bozzetto originale
di questo quadro, che per altro ad oggi e' stato tratto da una
riproduzione fotografica pervenuta, si dice, dall'Inghilterra, come
stampa tratta da un calendario o qualcosa di simile”. Al
quadro i narnesi sono molto affezionati. Rappresenta Piazza Garibaldi
con la sua fontana diversi anni fa, quando ancora non c'erano macchine
e nella piazza si svolgeva il mercato ed i cavalli si abbeveravano nel
fontanile adiacente la nostra fontana. Molte sono le ipotesi sulle sue
origini. Da una ricerca di dettaglio e grazie ad un disegno
preparatorio recante firma e data, si è potuto risalire
all'autore di tale quadro, ora attribuibile a Francesco Raffaele
Santoro (Cosenza, 1844 – Roma, 1927).
Giuseppe Fortunati
ce ne offre una breve storia. Figlio e allievo di Giovanni Battista,
pittore al tempo assai noto, studiò a Napoli, trasferendosi
nel 1863 in Inghilterra, dove sposò una ricca scozzese. Nel
1865 fu certamente in Calabria, a Cosenza e nei paesi viciniori; e
traccia di questa permanenza sono alcuni Ritratti ( uno dei quali
datato ) a Villa Filosa dell’ing. Pietro Mari in Aprigliano.
Rimasto vedovo, risposò un’ inglese da cui ebbe
tre figlie. Si trasferì pertanto a Edimburgo, ma nel 1885
fece ritorno in Italia, vivendo a Roma in inverno, con studio in via
San Basilio 13, poi in via Sistina 123 e infine in via di Porta
Pinciana 14, a Spoleto in estate.
Fu presente a
numerose esposizioni: Promotrici Napoletane del 1863, con La lettura;
1869, con Tutti l’ultimo sospiro mandano i petti alla
fuggente luce, da un’opera del Foscolo; 1879, con Fontana di
Piano Scarano - Viterbo, Ponte rotto - Roma; 1881, con Checca
– Costume della campagna romana e due Ricordi di Rocca di
Papa; Mostra Nazionale di Napoli del 1877, con Il lutto in Fuscaldo;
Torino, dal 1875 al 1893 ( nel 1880, con Il medico
dell’anima, Assorte ad altri affetti e Momento
d’ozio ); Genova, dal 1876 al 1895; Milano, 1881, con tre
opere di genere, Dopo il lavoro, Ricordo di Amalfi, Prima tappa;
Venezia, 1887, con Dolce far niente; Bologna, 1888, con Ricordo delle
montagne di Carrara. Espose più volte alle Esposizioni degli
Amatori e Cultori di Roma: 1876, con La lettura; 1886, con cinque
Paesaggi inglesi; 1903, con Teatro La Fenice, Nella laguna, San Anzano
- Spoleto, Il chierico, Venezia, entrando a far parte, nel 1891, del
gruppo degli “acquerellisti”, con i quali espose,
nello stesso anno: Duomo di Narni, Via XX Settembre - Narni.
Nell’intervallo;
nel 1900: Campagna romana, Le lampade si spengono, Chiesa del San
Salvatore - Spoleto; nel 1902: tre opere su Venezia; e ancora fino allo
scioglimento del sodalizio, di cui ricoprì le cariche di
consigliere, tesoriere, segretario, vice - presidente . Fu invitato
alla 1a Mostra Calabrese d’Arte Moderna di Catanzaro del
1912, ove presentò fotografie di otto grandi quadri di
soggetto calabrese e gli acquerelli La Rocca di Spoleto, e Studio.
Dipinse ad olio e ad acquerello e fu un apprezzato paesaggista,
avvalendosi a volte come supporto dei suoi quadri di fotografie dei
luoghi da dipingere, e diventando di conseguenza anche un ottimo
fotografo.
Una sua opera, Le
fonti del Clitumno, venne acquistata dalla Regina Margherita e donata
alla città di Bologna ( ora alla Biblioteca Carducci ).
Nella Galleria civica d’arte moderna di Torino Ricordo di
Portici, 1875. Molto belle le sue vedute romane e calabresi ( Isola di
Dino, acquerello, Cosenza, collezione privata ), encomiabili per
efficacia di colore e correttezza di disegno. Tra il ’92 e il
2000 sono stati battuti in aste nazionali e internazionali ben 16
dipinti e altrettanti acquerelli dell’artista. http://www.narnia.it/quadro.html
NARNI - Narni
produsse agli inizi del 1600 vari artisti che si fecero onore presso le
corti di Polonia e Francia, distinguendosi nella realizzazione e
esecuzione di spettacoli di Corte, parliamo di Anerio,
Pacelli, Buti e la famiglia Locci. Rileggendo la storia di Narni e dei
suoi personaggi famosi, non possiamo trascurare questo aspetto
artistico legato alla nostra città. Qualche tempo fa rimasi
incuriosito dalle immagini tratte da un testo in polacco, che parlava
di Narni. Grazie a google trovai molte informazioni, che essendo in
lingua polacca, erano di difficile consultazione , almeno per me.
Decisi allora di approfondire la cosa e con degli amici polacchi di
Narni , la famiglia Chowanska - Zmujdzin iniziai la mia ricerca.
La famiglia Locci si
impose a Varsavia presso la corte di re Vasa sia nel campo
dell’architettura che in quello delle opere teatrali. Le
ricerche furono coronate da un libro ritrovato qualche anno fa, dal
titolo Agostino Locci Il vecchio (1601-dopo il 1660) scenografo ed
architetto di corte dei re in polonia (ed. Instytut Sztuki Polskiej
Akademii Nauk, Warszawa 2003). Da tale testo e da ulteriori ricerche
iconografiche si possono trarre le seguenti notizie. Dopo i famosi
musicisti della famiglia Anerio , e Asprilio Pacelli , a cui il re fece
dedicare un monumento in marmo nella Chiesa di S.Giovanni di Varsavia,
a corte venne il tempo degli artisti della famiglia Locci. Agostino
Locci (1601-dopo il 1660), scenografo e architetto, con il suo lavoro
arricchì il regno di Polonia che in quel periodo comprendeva
anche la Lituania ed altre terre. L'opera di Locci fu continuata con
grande successo dal figlio Agostino Vincenzo Locci, suo figlio e
allievo, architetto del re Giovanni III Sobieski, per cui
progettò il Palazzo reale di Wilanowie.
Agostino Locci
nacque figlio di un nobile di Narni, Erasmo Locci, e di Vittoria,
figlia di Giovanni Antonio Raymundi (Raymondi) di Roma. Fu battezzato
il 7 maggio 1601 nel duomo di Narni. La madre era rampolla di una
famiglia benestante, proprietaria di immobili nel cuore di Roma. Dal
1636 il nome Locci compare sempre più spesso nei documenti
d’archivio polacchi . Le scenografie per il "dramma musicale"
andato in scena a Vilnius in settembre di quell’anno, Il
ratto di Helena, costituiscono il suo primo lavoro effettuato in
Polonia, documentato dalle fonti. Nell’autunno del 1636
l’artista è già a Varsavia. Ci informa
il nunzio Filonardi che „Sua Maestà ha ordinato al
Locci suo Ingegnere di far lavorare le machine per comedie da farsi in
occasione del suo Matrimonio". Nel settembre dell’anno
seguente hanno luogo le nozze di Ladislao IV con Cecilia Renata
d’Asburgo, magnificamente celebrate con molte cerimonie e
feste di corte, come un balletto drammatico e uno spettacolo "in
musica" La Santa Cecilia.
I Raimondi si
vogliono parenti del vescovo narnesese , che poi divenne
papa Giovanni XIII, questo sarebbe un ulteriore legame con
Narni . Inoltre ci sono legami anche con i padri Scolopi che proprio in
quel periodo nel 1619 avevano aperto a Narni la scuola degli Scolopi .
Le prime notizie dei lavori architettonici del Locci risalgono al 1642,
quando l’artista progettò una chiesa fondata da
Ladislao IV per i Padri Scolopi a Varsavia. Ulteriori notizie
vengono riportate nel sito
http://www.narnia.it/locci.htm
NARNI –
Romana” è il titolo dell’iniziativa
svoltasi al museo Eroli della città di Narni con gli alunni
della classe 5°B, della scuola primaria G. e A. Garibaldi. I
bambini, vestiti da antichi romani, hanno accolto genitori, parenti ed
amici e li hanno coinvolti in una grande caccia al tesoro alla ricerca,
nelle varie sale del palazzo, di preziosi reperti della Narnia Romana.
I ragazzi dopo aver spiegato
quando e dove ciascuno di essi è stato rinvenuto nel
territorio, ne hanno descritti gli elementi formali.
E’ stato
un piacevole viaggio nel tempo dell’antica Roma, quando
Narnia svolgeva un ruolo strategico importantissimo e godeva di una
grande ricchezza economica legata al commercio attraverso le due grandi
vie di comunicazione che collegavano direttamente Narnia a Roma: la via
Flaminia e il fiume Nera. Il percorso si è concluso con la
presentazione del modellino di una domus romana,realizzato dai ragazzi
stessi durante il laboratorio con le esperte del museo. A tutti gli
ospiti è stata poi offerta una merenda che comprendeva
alcuni dei cibi che venivano abitualmente consumati dagli antichi
romani. L’iniziativa è servita anche per far
apprezzare ai bambini i beni storici, artistici
e culturali del loro territorio e per insegnargli come preservarli e
conservarli. http://www.narnia.it/narnia%20romana.html
Un
Vescovo di Narni diventa Papa Giovanni XIII
“Narnia ….mitrae que
Ioannem”
Don
Gino Cotini dice di lui : Papa
Giovanni XIII , la tradizione lo vuole narnese, anche se la critica
storica è
più propensa a definirlo romano e come tale fu eletto papa
nel 960. si sa che
era dotto ed energico. Fu strenuo difensore della chiesa e non
esitò ad affrontare
anche la prigione e l'esilio in un momento molto difficile per la sede
romana. Fu
poi restituito alla sua sede dall'imperatore Ottone I . Morì
nel 972. Giovanni,
da vescovo di Narni fu
eletto Pontefice, e consacrato il primo ottobre del 965. Incorse
nell’odio
della nobiltà romana, perché la trattava con
alterigia, e però insorto contro
di lui un tumulto spalleggiato da Roffredo prefetto di Roma, fu
costretto
ritirarsi a Capua, ove per dieci mesi fu con sommo onore trattato dal
principe
Pandolfo, alle cui richieste nell’istesso anno fece metropoli
quella città.
Approvò ancora l’elezione
dell’arcivescovato di Magdeburgo nel 968; e nel
seguente nel concilio romano dichiarò sede arcivescovile
Benevento. Partendo
Ottone I° alla volta di Roma per restituire il Pontefice alla
sua sede, i
romani impauriti richiamarono Giovanni XIII, ma non poterono evitare il
castigo, dell’imperatore,
che dopo avere
restituito alla Chiesa Ravenna, ed altre terre usurpate dai Berengari,
nel 966
rimise il Papa in Roma. Ivi Giovanni XIII riconoscente
coronò imperatore il di
lui figlio Ottone II nel 967. Se Giovanni XIII fu il primo a battezzare
o
benedire con particolare rito e cerimonie le Campane, lo dicemmo a
quell’articolo. Convertiti in questo tempo alla fede i
polacchi, il Papa mandò
ad essi per confermarli Egidio vescovo tusculano. Governò
questo Pontefice sei
anni, undici mesi e cinque giorni; morì a’ 6
settembre del 972, e fu sepolto in
s. Paolo fuori le mura di Roma. Vacò la sante Sede undici
giorni Nel 972,
tornarono tutti a Roma dove venne celebrato il matrimonio tra Ottone II
e la
principessa bizantina Teofano, che venne officiato da Papa Giovanni
XIII.
Lo scopo di Ottone I era quello di riunire tutta la penisola sotto la
casata di
Sassonia sperando così di trattare pacificamente la resa in
Calabria e Puglia
dei Bizantini. Anche se il termine "Sacro Romano Impero" non venne
usato fino a 200 anni dopo, Ottone ne viene talvolta considerato il
fondatore.
Nel territorio
narnese a Schifannoia nella chiesa
di San Michele Arcangelo restano degli interessanti affreschi che ci
ricordano
tale papa. La chiesa, risalente con probabilita' al secolo VIII consta
di due
vani contigui dove il piu' piccolo contiene l'antica aula abbaziale.
Particolarmente interessanti sono gli affreschi che ne ricoprono le
pareti con
soggetti diversi. I dipinti del catino absidale dell'auletta abbaziale
rappresentano tra gli altri Santi, Papa Giovanni XIII , l'imperatore
Ottone I e
la sua sposa Adelaide, la giovane principessa Teofano ed il futuro
imperatore
Ottone II. Questa antica rappresentazione a fresco sta li' a ricordare
il
passaggio per quell'abbazia del corteo imperiale che da Roma, dopo il
matrimonio di Ottone II, muoveva verso la Germania. Tutti questi
personaggi trovano la loro collocazione nell’affresco di
Schifanoia . Il primo a sinistra è il papa Giovanni XIII che
benedice. Il suo
copricapo , più che un cappuccio può ricordare un
camauro; la figura maschile
che lo affianca è quella di Ottone I che indica il papa
ripetendo con il gesto
l’indicazione che aveva fatto al popolo romano come futuro
papa. Ci racconta
Guerriero Bolli che nell’affresco, Ottone stringe a se
Adelaide di Borgogna
vedova di Lotario re d’Italia , poi sposa di Ottone I.
Adelaide stringe a se
l’imperatrice Teofano affiancata dal giovane sposo che la
indica con orgoglio
essendo essa discendente di imperatori dell’impero Bizantino.
Il particolare
dell’imperatore con la barba corta e folta. Di colore rosso
come aveva Ottone
II. I due personaggi in secondo piano sul retro potrebbero essere i
precettori
di Ottone II, uno dei quali era Eugenio di Magonza.Fra gli altri
personaggi sul
retro tra il papa e l’imperatore potrebbe essere Enrico
nipote dell’imperatore
e cugino di Ottone II . Egli sarà padre di Enrico II che
succederà ad Ottone III
l’ultimo degli ottoni che morirà nel 1002 nei
pressi di Civitacastellana. Le
età delle figure sembrano collocare l’evento
intorno al 971 .
La
città
di Narni per molti anni volle ricordare questo suo illustre vescovo,
con il
bollo in ceralacca con cui siglava le sue carte più
importanti in cui era
impresso il motto “Narnia Imperio Nervam Genui mitrae que
Ioannem”. Per approfondimenti vedi http://www.narnia.it/papagiovannixiii.htm
NARNI - Partendo
dalla ricerca della parola Narnia in vari archivi, dopo aver
trovato una ricca documentazione su notai , capitani del
Popolo e Podestà di Firenze, riemerge un ruolo
molto importate di cittadini Narnesi che divengono senatori a Roma. Il
titolo di Senatore negli anni dal 1377 e negli anni successivi non era
come si potrebbe pensare di ordine onorifico o consultivo, ma
portava al governo temporale della città di Roma , mentre il
papa si occupava del resto dei suoi possedimenti. Quindi essere
Senatore a Roma in quel periodo aveva la valenza di amministratore
della città, si potrebbe dire la nostra attuale carica di
Sindaco con alcune diverse attribuzioni. Si puo’ quindi
comprendere cosa volesse dire amministrare nello stesso
periodo città importanti come Roma in tali periodi.
Furono Senatori a
Roma durante il periodo papale i Narnesi: Biagio Cardoli 1348, Vittorio
Cardoli 1441, Egidio Angelo Arca 1488, Massimo Arca 1522 e
Ludovico Arca 1591. Famosissimo poi 1468 -.
Petrus Cataneus [Chitani, de Chitanis, Chitanus] de Cesis narniensis.
Nel duomo di Narni è conservato il suo simulacro e restano
famose le frasi a lui dedicate dal poeta D’Annunzio nella sua
famosa ode a Narni : “NARNI, qual dorme in Santo Giovenale su
l'arca il senatore Pietro Cesi, tal dormi tu su' massi tuoi scoscesi
intorno al tuo Palagio comunale”.
La carica di
Senatore di Roma , equivale alla carica di Podestà
della città, dopo il periodo della repubblica
Romana e di Cola di Rienzo, che tenne il potere fino al 1354,
il Cardinale Albornoz , dopo aver fortemente voluto e lottato
per far ritornare il papa Gregorio XI da Avignone a Roma ,
diventa anche Senatore di Roma proprio nel 1377, e dopo poco
il 18 ottobre del 1377 cede l’incarico di Senatore ed
amministratore di Roma al suo Vicario che guarda caso è un
Narnese Bartolomeo de Narnia , vicario de Gomezio de Albornozzo ,mentre
sono conservatori della repubblica romana , Niccolò dei
Porcari, Antonio Guerroni e Giovanni Ilperini, oltre a i quattro
consiglieri della società dei Banderari .
Il Senatore durava
in carica circa sei mesi e si occupava della Amministrazione della
Giustizia a Roma. Dal 1358 il senatore fu stabilmente un forestiero, ma
dal 1360 comparvero a volte, in sua vece, “sette
riformatori”e, finalmente, dal 1370, si ebbe definitivamente
un solo senatore. Nel1370 al senatore spettava l’appellativo
di magnificus vir dominus, mentre ai tre
conservatori ed ai tredici capi de’ rioni, quello di nobiles
viri 14. La carica di senatore ebbe all’inizio
durata semestrale, poi annuale, spesso prorogata od interrotta per
eventi politici, ma dal 1655 l’elezione divenne vitalizia.
Fino al 1363 il
Senatore era il titolare anche del potere esecutivo ed amministrativo,
dopo tale data in anni di violenti scontri tra fazioni guelfa e
ghibellina, e con la classe baronale che tentò in ogni modo
di imporre persone loro fedeli, eventi che si conclusero con la morte
violenta di Cola di Rienzo assassinato nel 1354 con
l’intervento della famiglia dei Colonna che più di
ogni altra avversò il tribuno temendone un ridimensionamento
del suo potere baronale anche all’interno della
città.
Per tentare di
ovviare ai soprusi dei precedenti titolari della carica, si diede una
impronta più democratica ai nuovi Statuti in base ai quali
l’amministrazione passò dal Senatore alle mani di
tre Conservatori e del Priore dei Capo Rioni, di cui ne assumevano le
funzioni in caso di vacanza, e in quanto costituivano il Magistrato
Romano erano gli esclusivi responsabili della amministrazione
cittadina, rimanendo il Senatore il giudice di un tribunale particolare
per alcuni reati. L’elezione del Senatore che tornava ad
essere una sola persona dal 1370, avveniva per suffragio del popolo
romano e doveva avere la convalida del Papa detentore della
sovranità su Roma e sul Senato.
La sede della
magistratura cittadina,era il palazzo del Campidoglio. Il luogo era
precedentemente (almeno dal XIV secolo) occupato dalla sede dei
Banderesi, capitani della milizia cittadina organizzati nella "felice
società dei balestrieri e pavesati", che occupavano il
palazzo dei Conservatori.
Ludovico
Arca dottore illustre in ambo i diritti andò nel 1572 con
Giulio Mangoni da Narni ambasciatore pel Comune a Paolo Emilio Marchese
di Riano, Sorti per ben tre volte il grado di Senator Romano, e in
questo ufficio fece restaurare il malconcio e cadente palazzo del
Campidoglio. Testimonio di queste cose saranno le due seguenti
inscrizioni, le quali scorgensi nell’ esterno del Palazzo
Capitolino verso I' arco di Settimio Severo.
Quindi i Narnesi
oltre che grandi condottieri e capitani del popolo a Venezia e Firenze
, amministrarono la giustizia anche nella grande Roma dei Papi. Altre
informazioni di dettaglio sul sito http://www.narnia.it/senatori.htm
NARNI - Stanno per essere
ultimati i lavori di restauro del Palazzo dei Priori e loggia
degli Scolopi. Per i Narnesi è una occasione di
valorizzazione della nostra Storia , in particolare è di
grande interesse la riscoperta di affreschi presenti nelle varie sale
ristrutturate sia del refettorio dei padri Scolopi che del consiglio di
Cernita del Comune di Narni.
Tra tutti spicca una madonna con
Bambino di rara fattura che potrebbe essere attribuita secondo il
Restauratore Simone de Turres al grande pittore Piermatteo
D’Amelia. Tornando ai padri Scolopi a Narni , a loro dobbiamo
il grande impulso culturale che si ebbe nella prima metà del
milleseicento, motore di tutto cio’ fu padre Giuseppe
Calasanzio, il fondatore della prima scuola pubblica cristiana e
dell'Ordine degli Scolopi, nacque in Spagna nel 1557.
Nove anni dopo essere stato
ordinato sacerdote, partì verso Roma, dove si commosse per
la miseria della gioventù nel quartiere più
povero della città dove fondò nella Chiesa di
Santa Dorotea la "prima scuola pubblica e
gratuita dell'Europa".
Alla sua opera diede il nome di "Scuole Pie." Morì a Roma il
25 di agosto del 1648, fu dichiarato santo nel 1767, ed il Papa Pio XII lo
dichiarò nel 1948 "celestiale patrono di tutte le
scuole popolari cristiane".
Narni e il Collegio
e Casa di formazione della Provincia Romana (1618 - 1873). A Narni si
aprirono le classi il 5 novembre 1618 con grande solennità e
assistenza del popolo e delle autorità.
L'attività scolastica iniziò subito in sedi
provvisorie e nel contempo si cominciarono i lavori di adattamento
dell'edificio a collegio, finanziati dalla comunità
cittadina e voluti dal Cardinale Giustiniani che incaricò
Carlo Maderno di revisionare il progetto di ristrutturazione. Nel 1619
il soggiorno di S. Giuseppe Calasanzio in Narni documenta
l'abitabilità della casa scolopica.
Per
volontà di S. Giuseppe Calasanzio, data la strategica
posizione di Narni, vennero destinate due sale quale alloggio ai
cardinali di passaggio per Roma. La chiesa fu intitolata a S. Cassio e
adattata all'interno dell'edificio con una cappella per lato e due
confessionali sul fianco inclinato. Al tempo la loggia degli Scolopi
era suddivisa in due parti , in una vi era la chiesa e
nell’altra uno scalone portava ai piani superiori. Nel 1619
vi erano duecento alunni. In Narni S. Giuseppe Calasanzio scrisse le
Costituzioni dell'Ordine.
Passarono per la
sede rettorale della casa dal 1618 al 1642 circa ventuno superiori, il
primo di essi fu il Padre Pietro Casani. Venne istituito lì
il Noviziato che durò dal 1624 al 1683. Nel 1637 erano
tredici i religiosi residenti che oltre alle classi di lettura,
scrittura e aritmetica, aggiunsero quattro classi di grammatica e una
di scienze umanistiche. Dal 1640 in un elenco degli alunni di Narni
figuravano i nomi di tre religiosi conventuali, tre cappuccini, uno
scolopio, quarantasei ecclesiastici, undici dottori, quattordici notai,
dieci studenti universitari Nel 1707 i padri scolopi si incaricarono di
due ospizi: uno di questi, chiamato "Mariano di Jesùs" si
trovava all'interno di Narni ed era guidato da un Sacerdote e da un
Fratello; l'altro chiamato "Cesano" si trovava fuori Narni nel luogo di
S. Onofrio di Cesi.
Nel 1855 furono
aperte due scuole: una per l'insegnamento di entrambi i diritti,
l'altra di primo insegnamento con tre scuole elementari e tre di
ginnasio. Narni riceveva dal Comune aiuti statali. Quando fu proclamata
la legge di soppressione degli Ordini Religiosi nel 1866, si invitarono
gli scolopi a patteggiare individualmente con il Comune, dichiarando
nullo il contratto che fin dal 1618 era durato con varie ratifiche fino
al 1855. Nel 1872 il Comune reclamò i libri della biblioteca
e nel 1873 impose la rapida vendita di parte dell'edificio del collegio
per ampliamenti di una strada.
Infine il collegio
fu chiuso definitivamente e non figurava più nel catalogo
del 1885.Molto interessanti le lettere che Padre Calasanzio scriveva da
e per Narni , da tali lettere si evince che a Narni
fu ospitato il Cardinale Ludovisi che divenne poi papa Gregorio XV.
Proprio durante tale soggiorno avvenuto a Narni il 6 febbraio
1621, Calasanzio ebbe modo di illustrare la regola dell'ordine dei
padri Scolopi e di predire al cardinale che presto sarebbe divenuto
papa. Cosi' avvenne e il 9 febbraio dello stesso anno il Conclave
nominò Papa il Cardinale Ludovisi e poco dopo gli Scolopi
ebbero approvata la loro regola. Per ulteriori informazioni vedere
anche il sito http://www.narnia.it/scolopi.htm
Si
ringrazia la Curia Generalizia
dei Padri Scolopi
padre Julio César e Alessandra Merigliano.
NARNI - Alla folta schiera di Narnesi che tra il 1400 ed
il 1600 fanno la storia d’Italia , non si puo’ non
annoverare uno dei cinque cardinali della famiglia
Cesi.
Tale famiglia legata per ramo materno alla nipote di
Erasmo da Narni, sale ai vertici della Roma del potere dei
Papi. Nello specifico in questo articolo parleremo di Pietrodonato Cesi
Seniore , distinguendolo da un altro cardinale Cesi che
verrà dopo e prenderà il nome di Pietrodonato
Cesi Juniore.
Varie lapidi poste sul palazzo Comunale di Narni , anche
se sbiadite, ricordano i Cardinali Cesi a cittadini distratti, in
memoria della nostra storia.
Stimolato da un post di Vanessa Elefante che ha mandato
una foto su Facebook e mi chiede informazioni su Pier Donato Cesi
vescovo di Narni , rispolvero tra i miei appunti le notizie
su questo importante personaggio, Pietrodonato Cesi Seniore, di cui
provo brevemente a parlarvi.
CESI, Pier Donato. -
Nacque, non si sa se a Roma o a Todi, da Venanzio Chiappino e Filippa
Uffreduzzi nel 1822 Terminati gli studi, si recò a Roma,
accolto nel palazzo di un cugino di suo padre, il cardinale Federico
Cesi. Nel concistoro del 25 giugno 1546 avvenne la sua nomina
alla sede episcopale di Narni. Nel febbraio 1547 egli giunse a Trento
per prendere parte al concilio in qualità di Vescovo di
Narni.
Gli esordi del Cardinale nell'amministrazione dello
Stato pontificio avvennero sotto il pontificato di Paolo IV con la
nomina a presidente di Romagna, avvenuta il 17 sett. 1556. I due anni e
mezzo del suo governo vengono ricordati dagli storici locali per le
iniziative prese nel campo dei lavori pubblici, specialmente a Ravenna,
ove fece eseguire il dragaggio del fossato, allora fonte di epidemie,
nonché il restauro e l'abbellimento di alcuni edifici. La
grata che egli lasciò del suo operato è
testimoniata da due lapidi a Faenza ed a Ravenna. Pio IV, asceso al
soglio pontificio il 25 dicembre successivo, nell'aprile del 1560
nominava il cardinal nipote Carlo Borromeo legato a Bologna,
affiancandogli il Cardinale Cesi nella carica di vicelegato
(11 apr. 1560). A Bologna il nostro Cesi vista l’assenza del
Borromeo assunse in pratica pieni poteri e realizzo’ grandi
opere architettoniche a partire dall’ampliamento di San
Petronio , e la costruzione dell’Archiginnasio, nel 1563.
A Bologna la vulgata afferma infatti che : “ San
Petronio doveva diventare la Chiesa più grande del mondo,
più grande di San Pietro a Roma, ma il Papa non lo ha
permesso “. Tutto questo accade quando il
Papa Pio IV e il suo legato Carlo Borromeo e il vice legato
Cardinale Cesi fecero costruire lì
l’Archiginnasio, nel 1563, non lo fecero
“contro” San Petronio, ma
eventualmente contro la indipendenza della Università che
così definitivamente era assoggettata alla
pubblica autorità. Questo pero’ comporto che il
faraonico progetto del duomo di Bologna di Arduino Arriguzzi per il
completamento delle basilica di San Petronio, fu fortemente
ridimensionato per non competere con san Pietro a Roma.
Il suo nome rimane legato alla storia di Bologna
soprattutto per le grandiose opere di edilizia, di urbanismo e di
decoro artistico che egli promosse durante il suo governo. La creazione
della fontana del Nettuno con la celebre statua del Giambologna e la
sistemazione dell'omonima piazza, l'abbellimento del palazzo del
Governo, l'innalzamento delle facciate del palazzo dei Banchi e
dell'ospedale della Morte, il raggruppamento delle macellerie in tre
apposite strutture edilizie e l'apertura di una strada, nota
più tardi come via Urbana, sono testimonianza, oltre che di
un non comune spirito d'iniziativa, della passione per le belle
architetture e di quel fine gusto artistico che compaiono, anche
successivamente, come tratti caratterizzanti della
personalità del Cesi. L'opera, di maggior rilievo, da lui
ideata e portata a compimento, fu la costruzione del maestoso
fabbricato delle Scuole Nuove, noto come l'Archiginnasio, la nuova sede
dell'università, opera dell'architetto Antonio Terribilia,
fu solennemente inaugurata il 21 ott. 1563. Il nostro Cardinale non si
limitò solo alle strutture edilizie , ma chiamò
anche insegnanti di grande prestigio a Bologna, rilanciando il primato
di questa grande università vanto di tutta
l’Italia. Per volere del Cardinale Cesi , un altro narnese
Erulo Eroli diviene Vescovo di Bologna , come ricorda la lapide nel
duomo di Narni.
Pierdonato Cesi Come Vescovo di Narni dal 25 giugno 1546
al 12 luglio 1566 , resta famoso per avere voluto ricostruire le mura
cittadine dopo il sacco dei Lanzichenecchi del 1527 cosa che avvenne
tra il 1550 ed il 1566 come ampliamente descritto da Raffaello
Bartolucci in http://www.narnia.it/portaNova.htm
.
Fa piacere quindi rileggere, tra vecchie lapidi e face
book la storia di grandi personaggi legati alla nostra Narni, che
portarono il nome della nostra città in prestigiose sedi di
tutta Italia e non solo, come potremo vedere nelle prossime
puntate…
NARNI - In questi
giorni partendo da gruppi di discussione su Facebook, si è
ridestato l’interesse per i reperti solo parzialmente
visibili nei pressi della grotta di Orlando. Orlando (736 -
Roncisvalle, 15 agosto 778)è un paladino di Carlo Magno
estremo baluardo delle invasioni dei Mori in Spagna e difensore della
Cristianità. Valoroso paladino franco e nipote di Carlo, si
oppone agli infedeli, ma cade vittima di un'imboscata tesa dai Mori
presso Roncisvalle. Nello scontro il prode eroe fa strage dei nemici
con la sua famosa spada Durlindana. Sopraffatto, Roland suona il suo
corno Olifante,con tanta forza che ne muore.
Le sue gesta
divennero mitichee le sue avventure furono narrate in lunghi poemi da
Matteo Maria Boiardo (Orlando innamorato) e Ludovico Ariosto (Orlando
furioso), oltre a molti altri poeti . La leggenda narra che a Narni ,
questa cavità fu il rifugio del paladino Orlando e che i
segni sulla roccia siano stati lasciati dal cavallo del paladino. Altre
leggende narrano della sedia di Orlando , paragonandolo ad un
Gigante che mettendo una gamba nella rupe della grotta e
l’altra sul monte Santa Croce, orinando diede vita al fiume
Nera.
La zona ora percorsa
dalle automobili che invadono completamente la sede stradale, un tempo
era il tracciato della antica via Flaminia .Probabilmente
furono gli stessi Antichi Romani che in epoca Augustea , mentre veniva
costruito il ponte di Augusto, provvidero ad allargare la sede stradale
che portava all’ingresso di Narnia provenendo da Roma. Un
eccezionale reperto di archeologia preistorica: di particolare
suggestione sono i rilievi preistorici visibili sulla parete esterna
della grotta: probabilmente simboli a carattere propiziatorio.
Tornando alla nostra
Grotta di Orlando ed annessa rupe, dice il libro di Narni di
Bigotti,Mansuelli,Prandi: “oltre la casa Miranera
si vedono ancora sul lato Est della via i tagli praticati in
età romana per la sistemazione della sede stradale , con
rilievi scolpiti sulla roccia, a carattere simbolico. Sul lato ovest
verso valle restano due pietre emergenti dal terreno , in
parte squadrate , di determinazione incerta , definite are
preistoriche”. Di tali reperti fanno cenno anche il Martinori
e l’Eroli descrivendoli come segni propiziatori scolpiti
sulla rupe, si nota un fallo doppio, una luna ed una vulva simbolo di
fertilità femminile.
Personalmente
insieme ad Andrea Scatolini ed altri membri dell’Utec,
facemmo un rilievo preciso delle emergenze visibili in tale zone;
mappando oltre al doppio fallo, anche un delfino , una nave o animale
capovolto, ed un fallo . Il tutto durante le giornate di
“Puliamo il mondo” 2006 Il 22, 23 e 24 settembre
'edizione italiana di Clean Up the World, il più grande
appuntamento di volontariato ambientale del mondo.
Altre ipotesi
suggestive si devono allo studioso dei Celti Farinacci che con il libro
UMRU parla di strani simboli celti sulla rupe, come un
cinghiale ed simboli "runici" (in senso vago) che sottostanno a luoghi
poi cristianizzati, com'era uso protocristiano. Un altro fallo in
rilievo sta a Cesi, su un muro sotto il paese, Farinacci dice che anche
Cesi era Oppidum con il santuario sopra. I falli di Cesi e di Ponte
Vecchio sono scolpiti su manufatti ben datati, la Formina è
del periodo romano imperiale, le mura sotto Cesi hanno datazione
incerta.
Relativamente alla
via Flaminia, sicuramente in passato esistevano molti altri
diverticoli della sede stradale , che passavano a mezza costa, tra
l’attuale strada ed il fiume Nera.Tale ipotesi è
ben descritto nel testo di Elio Mirimao: Una "Storia" della
Via Flaminia Il tracciato "nascosto" della Via Flaminia a Narni:
un'ipotesi suggestiva.
La zona della Grotta
di Orlando resta comunque piena di fascino e sicuramente da valorizzare
e riscoprire ed ora grazie ad internet e la nuova attenzione dei
Narnesi, potrebbe divenire un nuovo polo di attrazione turistica ,
oltre a tornare la passeggiata di Narnesi e turisti, con un adeguato
percorso pedonale , che tornerebbe molto utile anche agli
abitanti della zona di Testaccio. Ulteriori notizie ed
immagini possono trovarsi sul sito www.narnia.it
NARNI - Fra i vari
legami che uniscono le città di Narni e di Firenze abbiamo
trovato molti capitani del popolo e podestà della
città di Firenze, provenienti da Narni che
governarono la Firenze dei Medici tra il 1350 ed il 1500. Tra essi
troviamo molti rappresentanti della Famiglia Cardoli e delle
famiglie Massei, ma maggiore curiosità desta
l’episodio che portò un vescovo Narnese a benedire
le fondamenta del duomo di Firenze. Il vescovo Agostino
Tinacci benedì i pilastri di fondazione nel
1357, per questo fu realizzata la statua che lo raffigura,
nella facciata della chiesa di S. Maria del Fiore a Firenze, dallo
scultore Salvino Salvini.
Agostino Tinacci,
vissuto nel XIV sec., frate agostiniano che arrivò a
ricoprire la carica di vescovo di Narni dal 17 marzo 1343 al 1367,
resta famoso nella storia perché fu lui a benedire le
fondamenta del duomo di Firenze nel 1357. Dotato di grandi
capacità "teologiche ed oratorie" fra' Agostino è
documentato al seguito del cardinale Egidio Albornoz per preparare lo
Stato Pontificio al rientro del papa da Avignone. Le cronache del tempo
raccontano in questo modo la vicenda, siamo a Firenze il 5 Luglio 1357.
M. Frate Agostino
Tinacci de’ Romitani, Vescovo di Narni benedisse e
sagrò una pietra di marmo scolpitavi su una croce negli anni
Domini 1357 al 5 di Luglio. Furonvi con lui suoi frati, cappellani e
famiglia e cominciossi col nome di Dio a fondare la prima colonna del
corpo della Chiesa verso il Campanile presenti più frati,
cittadini, maestri, canonici, cappellani e con più altri
preti e cherici con torcetti di cera in mano accesi, con gran trionfo
di canti, di suono di campane, d?organi e trombe.
Correva
l’anno 1357, quando a dì 5 di luglio ad ora di
vespro, Messer Agostino Tinacci vescovo di Narni, benedetta e sagrata
una pietra di marmo iscolpitavi su una croce , la deponeva nel
fondamento della prima colonna del corpo della chiesa verso il
campanile. Assistevano alla sacra cerimonia, celebrata con pompa
solenne, i frati di S. Agostino, il clero della Cattedrale, la famiglia
del Vescovo, i Consoli dell'arte della lana, gli Operai, consiglieri,
maestri ed altri cittadini tutti con torchietti di cera accesi, con
gran trionfo di canti, di suoni di campane, d'organi e di trombe.
Già fino
dai primi del mese di giugno si facevano consigli sul partito da
prendersi della chiesa, finché nel giorno 19 di quello
stesso mese, in presenza del Vescovo Proposto con tutti i
canonici et cappellani, e frati e maestri, e cittadini siiti al
consiglio, con gran trionfo di campane e d'organi e di canti, in sul
vespero s'incominciarono a cavare e' fondamenti dei nuovi pilastri
della chiesa dì santa Maria del Fiore, in ossequio al
partito preso in Consiglio nella mattina di quel giorno.
In un registro di
Ricordanze conservato presso l?Archivio dell’Opera di S.
Maria del Fiore a Firenze (II.4.1) e parzialmente edito da Cesare
Guasti (S. Maria del Fiore’, pp. 72-117), Marsili
Filippo, fornisce una preziosa e attenta testimonianza delle opere
attuate nel quinquennio in cui ricoprì la carica di
provveditore, che fu particolarmente significativo per lo sviluppo dei
lavori. È quindi possibile, grazie alle Ricordanze,
ripercorrere le tappe della costruzione del campanile e della chiesa in
cui erano impegnati, tra gli altri, il capomastro Francesco Talenti,
Neri Fioravanti, Andrea Orcagna e Taddeo Gaddi.
Come provveditore il
Marsili aveva il compito di rivedere le partite contabili,
predisporre i pagamenti per le maestranze e procurare il denaro
necessario per gli stanziamenti ricorrendo ai lasciti in favore
dell?Opera o alle tasse, a ciò destinate, derivanti dai
testamenti. Per la penuria di denaro, nel giugno 1353, avvicinandosi la
festa di S. Giovanni, al M. fu affidato il compito di chiedere il
ripristino delle entrate provenienti dalla Camera del Comune e dalle
gabelle a suo tempo assegnate nonché il reclutamento di
lavoranti da Orsanmichele per procedere con più speditezza
alla costruzione del campanile.
Tra gli avvenimenti
descritti dal Marsili per testimoniare il progredire dei lavori e le
relative difficoltà, è la cerimonia del 5 luglio
1357, al vespro, in cui fu consacrata e posta la pietra fondamentale
della prima colonna verso il campanile; l?officiante fu l?agostiniano
Agostino Tinacci. Nella facciata del duomo di Firenze , tra le statue
principali rappresentate appare in bella evidenza sul portale di
sinistra la figura di un vescovo Narnese , si tratta di Agostino
Tinacci vescovo a Narni dal 17 marzo 1343 al 1367 fu lui a benedire le
fondamenta del duomo di S. Maria del Fiore a Firenze nel 1357 e questo
fatto diede ulteriore lustro anche alla città di Narni. (Giuseppe
Fortunati)
NARNI - A Narni
nella piazza principale all’ingresso della vecchia via
Flaminia presso la porta Superior, la porta costruita dagli
antichi romani, che permetteva di entrare nella
città di Narnia, il busto in bronzo
dell’imperatore Cocceio Nerva ricorda questo illustre Narnese
vissuto duemila anni fa. L’associazione viviNarni dopo un
lungo lavoro di ricerca storica, ha voluto lasciare alcuni anni fa, un
segno tangibile in onore di Nerva nella sua città natale.
La Gens Nerva si
dice oriunda di Creta e molti studi attestano la presenza degli avi
dell’imperatore nella città di Narni. Si conoscono
almeno quattro generazioni prima della nascita
dell’imperatore Marco Cocceio Nerva, tutti personaggi di
grande livello nella gerarchia romana. Furono consoli e curatori delle
acque , incarichi di altissimo rilievo nel mondo dell’antica
Roma . Nel periodo di Augusto a Narni si costruì oltre al
famoso ponte sul fiume Nera, anche una mirabile opera che permise ai
narnesi di avere acqua potabile per oltre duemila anni.
L’acquedotto
della Formina, parte da Sant’Urbano dal caput aquae,
fino a Narni, l'acquedotto, incanalando sette sorgenti, si snoda con un
percorso serpeggiante sotterraneo, interrato con la presenza di vari
ponti,per superare fossati , lungo le pendici della catena montuosa
narnese amerina, con uno sviluppo in lunghezza di km 12,628
e con una pendenza costante del sei per mille.
Lungo il percorso si
trova anche il ponte Cardona centro geografico dell’Italia
peninsulare e per la pulizia e l’ispezione di tale opera ci
sono 55 pozzi e 139 «bocchette», che assicurano
anche una areazione adeguata per il deflusso dell’aria . Un
tempo lungo l’acquedotto c’era una lapide che
diceva Nerva............ Mirabilis Acqueductus NARNIEN AUCTOR. Tale
lapide viene descritta dall’Eroli e dal Brusoni.
Riportiamo anche una
breve sintesi della vita dell’Imperatore . Marco Cocceio
Nerva, noto semplicemente come Nerva, nato a Narni in Umbria l' 8
novembre 30, morì a Roma il 27 gennaio 98. Essendo figlio di
un Cocceio Nerva famoso giureconsulto e di Sergia Plautilla figlia di
Popilio Lena, fu membro dell'aristocrazia italiana più che
di quella romana, come del resto Vespasiano fondatore della dinastia
Flavia. Amico e parente acquisito di Tiberio, ed ammirato da Nerone -
che gli riconosceva le sue doti di poeta e gli concesse le insegne del
trionfo per la congiura di Pisone - diviene console sotto Vespasiano e
poi sotto Domiziano.
Nel 96, al momento
dell'organizzazione del complotto ai danni del fratello di Tito,
riveste con ogni probabilità un ruolo importante. Al momento
dell'elevazione al potere, sebbene appoggiato dal Senato, si trova in
una situazione non facile, ma riesce ad adottare una saggia politica di
riconciliazione e di riforme socio-economiche, partecipando anche con
il proprio patrimonio personale alla distribuzione delle terre alle
classi più disagiate. Fu l'ultimo imperatore italiano sia di
nascita che di famiglia. Nerva non aveva seguito l'usuale carriera
amministrativa (cursus honorum) anche se era stato console con
Vespasiano nel 71 e con Domiziano nel 90.
Quando fu
organizzata la congiura contro Domiziano, Nerva acconsentì a
divenirne il successore. Egli era molto stimato come anziano senatore
ed era noto come persona mite, ma accorta. Alla morte di Domiziano,
Nerva fu acclamato imperatore in senato da tutte le classi concordi sul
suo nome. Le loro speranze non andarono deluse, infatti, citando
liberamente Tacito, nel suo breve regno fuse le idee di impero, di
libertà e di pace, dando inizio ad un secolo poi considerato
d'oro.
Fece immediatamente
cessare le persecuzioni contro i cristiani, consentì agli
esiliati di rientrare a Roma, abolì i processi di lesa
maestà, reintegrò il Senato nelle sue
prerogative, prodigò sue terre e denari per soccorrere i
poveri ma fu molto duro contro i delatori. Fu addirittura giudicato
troppo mite dal Senato e subì una congiura che venne
sventata esiliando a Taranto il suo capo: il senatore Calpurnio Crasso.
Nel 97 fu console per la terza volta e gli fu collega Virginio Rufo.
Quando poco dopo, Nerva, vecchio e malato, si rese conto della sua
debolezza, pensò di adottare un figlio.
In omaggio
all'interesse dello stato, non scelse nella propria famiglia, ma scelse
Marco Ulpio Traiano che comandava le legioni sul Reno. L'adozione
coincise con una vittoria in Pannonia e pertanto diede all'adottato
Traiano l'appellativo di Cesare Germanico, lo fece tribuno e
proconsole. Di nuovo Nerva fu console con Traiano nel 98, ma dopo solo
tre mesi morì. Ebbe esequie di grande onore volute dal suo
successore. Le sue ceneri furono poste nel mausoleo di Augusto
Altra
curiosità e' che alcune città Europee hanno
ancora il culto del nostro imperatore ad esempio esiste una
città Spagnola chiamata Nerva e la città inglese
di Gloucester che ha da poco ricostruito una statua equestre
dell'imperatore Cocceio Nerva. (tratto dal libro di Giuseppe Fortunati
“Narnia e Narnia” Heos editore).
Una trasmissione
sulla vita e le opere di Nerva, è andata in onda sulla
emittente televisiva Telegalileo ove è stato mostrato parte
del materiale raccolto in archivi e testi antichi in varie lingue, con
il supporto di immagini di busti lapidi e monete che sono stati
raccolti in questi anni e possono formare la base per un libro ed un
dvd da lasciare alla città di Narni.
NARNI - Anno 1145 e
1148 due date importanti per Narni. In tali date vengono infatti
consacrate il Duomo e la chiesa di Santa Maria Maggiore (ora San
Domenico) da Papa Eugenio III, accompagnato da San Bernardo. Bernardo
di Chiaravalle o Bernard de Clairvaux (Fontaine-lès-Dijon,
1090 – Ville-sous-la-Ferté, 20 agosto 1153)
è stato un religioso, abate e teologo francese, fondatore
della celebre abbazia di Clairvaux, e dell’ordine dei
Cistercensi. Siamo nel periodo delle grandi Crociate per riconquistare
Gerusalemme e la terra santa.
I Templari nel 1119,
sotto la guida di Ugo di Payns, feudatario della Champagne e parente di
San Bernardo da Chiaravalle , fondarono un nuovo ordine
monastico-militare, l'Ordine dei Cavalieri del Tempio, con sede in
Gerusalemme, nella spianata ove sorgeva il Tempio ebraico; lo scopo
dell'Ordine, posto sotto l'autorità del patriarca di
Gerusalemme, era di vigilare sulle strade percorse dai pellegrini
cristiani.
L'Ordine ottenne nel
concilio di Troyes del 1128 l'approvazione di papa Onorio II e sembra
che la sua regola sia stata ispirata da Bernardo, il quale scrisse,
verso il 1135, l'Elogio della nuova cavalleria. Con
l'inizio delle Crociate fu necessario dare una base teologica alla
guerra in atto. Per tale fine San Bernardo scrisse il De
laude novae militiae ad Milites Templi. In tale testo
il Santo capovolge il V comandamento del "Non uccidere", dando una
giustificazione cattolica all'uccisione dei non credenti, creando la
categoria del "malicidio": l'uccisione del
male, cioè omicidio di un non credente, da non considerarsi
peccato.
Nel 1145 sale al
pontificato il suo discepolo Bernardo dei Paganelli (Eugenio III).
Il 15 febbraio 1145, a Roma, nel convento di san Cesario, sul Palatino,
il conclave eleggeva nuovo Papa Eugenio III, abate del convento romano
dei Ss Vincenzo e Anastasio; il nuovo Papa, Bernardo Paganelli,
conosceva bene Bernardo, per averlo incontrato nel concilio di Pisa del
1135 e per essersi ordinato cistercense proprio a Chiaravalle nel 1138.
Proprio in tale anno 1145, il 27 Febbraio, Papa Eugenio III
passò da Narni, lasciando Roma divenuta per lui
insicura. A Narni Il pontefice consacro’ la chiesa
di San Giovenale e concesse indulgenze a chi
nell’anniversario avesse visitato quella chiesa.
la seconda Crociata (1145 -
1149) - Il Papa e San Bernardo vanno a
predicare in Francia , Le parole degli oratori suscitarono un
vivo entusiasmo nell’assemblea dei fedeli, tanto che San
Bernardo venne ripetutamente interrotto dal grido: “Dio lo vuole,
Dio lo vuole!”Nel mese di aprile 1148 Luigi
VII di Francia ed i suoi Crociati arrivarono a Gerusalemme.
Il suo arrivo suscitò
il più grande entusiasmo; gli abitanti della
Città Santa, i Principi ed i prelati gli andarono incontro
portando nelle mani dei rami d’ulivo e cantando le parole:
“Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.
Nel giugno 1148 cita il Martinori nelle sue Cronache (pag 94-95),
Papa Eugenio III tornò in Italia dalla
Francia e si recò a Viterbo, contro cui i romani
avevano intrapreso
spedizioni guerresche , per assoggettarla
alla repubblica.
Il Papa passò da
Narni e vi si trattenne per qualche giorno, accompagnato dai cardinali,
da un forte presidio di truppe francesi e da San Bernardo Abate di
Chiaravalle. Il pontefice consacrò la chiesa di
Santa Maria Maggiore, che per lungo tempo era stata la cattedrale di
Narni. In tal modo, le cattedrali di Narni vennero consacrate e negli
annali della Cattedrale vengono riportati tali avvenimenti.
NARNI - Nei vari
gruppi di Facebook si trovano molti amici e appassionati di storia
locale e proprio in uno di questi, Roberto Perquoti, ci ha segnalato
una interessante storia di uno sportivo con vari legami con
Terni e provincia.
Erardo Sculati,
figlio dell’ingegnere Alcide che aveva in concessione lo
sfruttamento della Miniera di lignite di Dunarobba. Nato nel 1918 e
morto nell’82, di professione
giornalista, Sculati, ebbe l'onore di lavorare come direttore sportivo
alla Ferrari o meglio la Sefac nel 1956 econquistare il terzo titolo
mondiale con Juan Manuel Fangio.
Sculati aveva un
carattere forte così come lo aveva Enzo Ferrari, prima o poi
si sarebbero scontrati, questo era sicuro, per questo il loro sodalizio
durò una sola stagione agonistica.. Fondò nel
1958 la rivista Autorama, della quale fu il primo direttore. Scolari si
era anche distinto durante la seconda guerra mondiale, nella tragica
campagna di Russia. Dove fu decorato per il suo valore. Ingegnere,
frequentò ad Aosta il corso AUC (1941), poi la Scuola AUC a
Lucca. S.Ten. al Gruppo “Udine”, 17^ batteria,
partì per la Russia il 17/08/1941, la 17^ BTR aveva per
motto “Anin varin fortune” (Andiamo,
avremo fortuna).
Decorato di
C.G.V.M.: “Comandante di pattuglia O.C. di una batteria
alpina, durante reiterati attacchi nemici osservava e dirigeva sotto
violento fuoco nemico il tiro della propria batteria. Venuta meno ogni
possibilità di collegamento col proprio comando,
volontariamente partecipava con gli altri alpini a respingere
un’ infiltrazione nemica”- Selenjy Jar
(Russia),31/03/1942. Questa esperienza lo portò a conoscere
anche Piero Gauli artista e ceramista le cui opere sono ora nella
esposizione permanente al Museo di Dunarobba a lui intitolato
, e che venne nel 1948 ad Acquasparta, proprio portato da Eraldo , e la
cava di lignite , con la sua argilla diede vita alle tante opere
dell’artista che rappresento’ con le sue ceramiche
molte città umbre tra cui Narni.
Giornalista,
appassionato di automobilismo, fu direttore sportivo della mitica
Scuderia Ferrari (1956-’57). Aveva prima partecipato a
diverse edizioni delle mille miglia e precisamente :La 17^
edizione della Mille Miglia nel 1950 n. 336 Bruno
Carotti-Eraldo Sculati, Lancia Aprilia, classe 1100
Turismo, la18^ edizione delle Mille Miglia 27-28 aprile 1951,
n.114 Eraldo Sculati-Giorgio Massai, Lancia
Aprilia, 31° ass. e 3° classe 1500 Turismo. Era il
1953, quando Eraldo aveva circa 35 anni, perché
era nato nel dicembre del 1918.
Il giornalismo era
il suo mestiere, e lo dimostrò. Fu il primo in Italia a
creare un inserto puramente automobilistico. E fu l'unico a Paese Sera,
che era un giornale di sinistra, a ottenere la pubblicità
dalla Fiat. Come direttore Sportivo della Ferrari, epica fu
l’impresa di Fangio al gran premio di Montecarlo, infatti
dopo un incidente, la vettura di Fangioconclude il giro, infila la
corsia dei box e scende dalla monoposto, danneggiata, ma ancora
efficiente, sulla quale, dopo un momento di titubanza salta
Castellotti. Fangio, si sfila i guanti, il caschetto e gli occhiali,
poi si siede sul muretto dei box, silenzioso. I meccanici di Maranello
non hanno mai visto niente di simile: "Ferrari" - pensano - "gli
leverà la pelle".
Il Direttore
Sportivo della Ferrari, Eraldo Sculati, lo guarda sorpreso, s'interroga
sul da farsi, poi si avvicina a Fangio: - "Devo fermare Collins ?" -
gli chiede. Silenzio. Il maestro é concentrato,
non parla e sembra non ascoltare, la corsa sembra non interessargli
più. Collins é sempre secondo ma perde
progressivamente su Moss, Sculati sembra non saper come comportarsi,
"Ferrari" - pensano i meccanici - "leverà la pelle anche a
lui". Dopo qualche minuto di silenzio ed
immobilità assoluti, quasi ascetici, Fangio si rimette
caschetto ed occhiali e fa cenno che é pronto a ripartire.
Sculati ferma Collins che gli cede la sua Ferrari e Fangio
riparte all'inseguimento, ma Moss ha 45" di vantaggio e siamo oltre
metà gara.
Basta poco per
capire che ora però è tornato il maestro:
preciso, velocissimo, glaciale. Behra, che aveva approfittato della
fermata di Collins per conquistare il secondo posto, non ha scampo.
Fangio si avvicina, lo raggiunge e infine lo sorpassa dopo una decina
di giri perfetti, una decina di giri "alla Fangio". Il
sorpasso, poi, è un autentico capolavoro, una precisione
chirurgica. Il pubblico assiepato sul bordo del circuito di Montecarlo
s'infiamma. Questa corsa avrebbe aperto le porte alla Ferrari per la
conquista del titolo mondiale.
Di Sculati, Enzo
Ferrari scrisse: “Lo ricordo capace pilota, su Lancia alla
Mille Miglia. Non esitò in seguito ad abbandonare le sue
cave di marmo a Terni per dedicarsi all'ambiente automobilistico. Nel
1956, l'anno in cui Fangio vinse con la Ferrari uno dei suoi cinque
titoli mondiali, direttore sportivo della squadra era il nostro
concittadino. Gran Premio d'Italia a Monza nel 1956. Fangio, appiedato,
pretendeva la macchina di Musso, che era secondo. Eraldo non gliela
diede. Andò perfino in tribuna, Eraldo, dopo la discussione
a proposito di Musso con Marcello Giambertone, il manager di Fangio.
Ufficialmente poi
Collins cedette la macchina a Fangio di sua spontanea
volontà. Lasciata la Ferrari il nostro Eraldo,
fondò Autorama, che fu uno dei primi giornale a offrire dei
gadget in omaggio ai suoi lettori, e questi gli garantì una
diffusione immediata. Tanto che Mazzocchi, proprietario della Domus,
visto che Eraldo disturbava le vendite di Auto Italiana lo
nominò direttore della sua rivista.
NARNI –
Una mostra di pittura, fotografia, musica e incontri. Quello
più importante è tra credenti e non credenti,
sì perché “La Natività
nell’arte contemporanea”, questo il titolo della
mostra alla chiesa di San Francesco, non è solo una delle
tante iniziative natalizie, è qualcosa che vuole fare
cultura e vuole far ragionare e discutere.
Gli obiettivi - Gli organizzatori hanno lanciato
una sfida agli artisti: realizzate la natività e
interpretate il rapporto esistente tra fede e ragione sulla base di
quello che diceva San Francesco d’Assisi, “il primo
- ricordano Giorgio Sebastiani e Giuseppe Fortunati, due degli
organizzatori - a realizzare il presepe”. Tutto
ciò al fine di contribuire
all’evoluzione del sentimento di meraviglia per il creato, e
di richiamare l’attenzione sul rispetto per “madre
terra” e sul dovere - piacere di salvaguardia i paesaggi che
caratterizzano la sua bellezza. La bellezza propria delle
espressioni artistiche, la suggestività dei luoghi che le
accolgono, attenuando il frastuono della quotidianità e la
luce accecante di effimeri bagliori, potrebbero agevolare una , sia pur
breve, permanenza nella dimensione “spirituale
“ per ascoltare più distintamente le
voci e osservare più intensamente le luci che indicano la
via e danno senso alla vita di credenti e non credenti.
Gli organizzatori
- La mostra è realizzata dal Comune di Narni, dalla
parrocchia della Cattedrale e dall’associazione Progetto
Paideia con la collaborazione di tantissimi altri soggetti: la scuola
primaria A. e G. Garibaldi, la scuola dell’infanzia di San
Bernardo, il Cfp di Narni che ha realizzato alcuni presepi in rame e
legno che sono una meraviglia artistica, il Beata Lucia, la Sistema
Museo, la pro loco Iat, l’ente Corsa all’Anello,
l’associazione Vivinarni, la cooperativa sociale Polis, il
centro diurno per disabili Il Faro e l’Università
della Terza età.
L’esposizione
o le esecuzioni di opere inedite, inserite in un contesto che prevede,
anche incontri tematici, intrattenimenti per
l’infanzia, allestimento di presepi,
l’illuminazione scenografica di alcuni monumenti e visite
guidate, non hanno carattere di concorso. Il tutto è stato
realizzato mediante il volontariato: gli artisti hanno messo a
disposizione le loro opere, la Parrocchia ed il Comune gli spazi
espositivi, le associazioni il lavoro volontario degli associati. Il
contributo, disponibile, circa 2000 euro, ci tengono a sottolineare gli
organizzatori, elargito dalla fondazione Carit, è stato
interamente utilizzato per le attrezzature necessarie a realizzare la
manifestazione.
Il programma
- Sabato 28 Dicembre - Tour guidato dei Presepi. Appuntamento presso
ViviNarni, tappe: Piazza Garibaldi/Piazza dei Priori/Atrio
comunale/San Francesco. Due orari: h 15.30 e 17.00.
Venerdì 27 dicembre: dalle ore 8.00 alle ore 13.00
attività di gioco per bambini e ragazzi presso
“Ludoteca e...dintorni” – Azienda Beata
Lucia (Piazza G. Marzio).
Sabato 28 ore 16 Sala Consiliare "Mai
più senza lavoro" lettura di poesie degli alunni della IV A
e B della Scuola primaria G. e A. Garibaldi Progetto poesia in
collaborazione con Raffaele Gentili
Domenica 29 ore 16.00 Sala Consiliare Presentazione del libro
“L’Arcobaleno iride e
”Realizzato dagli alunni della classe II A Scuola Primaria G.
e A. Garibaldi durante il laboratorio di
lettura:“C’era una volta …”A
cura dell’insegnante Paola Torcolini.
Lunedì 30 dicembre: dalle ore 8.00 alle ore 13.00
attività di gioco per bambini e ragazzi presso
“Ludoteca e...dintorni” – Azienda Beata
Lucia (Piazza G. Marzio).
Giovedì 2 gennaio: dalle ore 8.00 alle ore 13.00
attività di gioco per bambini e ragazzi presso
“Ludoteca e...dintorni” – Azienda Beata
Lucia (Piazza G. Marzio).
Venerdì 3 gennaio: dalle ore 8.00 alle ore 13.00
attività di gioco per bambini e ragazzi presso
“Ludoteca e...dintorni” – Azienda Beata
Lucia (Piazza G. Marzio).
Venerdì 3 Gennaio ore 10.30 presso l’
Azienda Beata Lucia, i bambini e le bambine del centro ludico invernale
“Ludoteca e...dintorni” presentano lo spettacolo
“C’era una volta una favola...”.
Venerdì 3 gennaio: ore … Chiesa di Lourdes
Concerto dei Narnia Cantores
Sabato 4 Gennaio – ore 16.00 Sala del Camino di Palazzo
Eroli, Concerto a cura di Incontri Musicali Narnesi
Convegno: “Beato sii.. per nostra madre
terra” : meraviglia per il creato; rispetto per madre terra;
salvaguardia dei paesaggi-
Domenica 5 gennaio: ore 16.00 Chiesa della Madonna di Lourdes
presentazione della favola “Amici Fedeli”
scritta e interpretata da Paola Torcolini e Concerto del Trio Stefano
Mozzi e Letizia Cardella clarinetto, Alessio Costanzi
fagotto, musiche di Mozart, Beethoven,
Maccaglia.
Attività ludiche organizzate
dall’Azienda servizi alla persona Beata Lucia
NARNI - Si
è tenuto in questi giorni a Narni presso il
Museo cittadino di Palazzo Eroli un’importante
incontro di studi sull’iconografia di Sant’ Ansano,
giovane romano martirizzato a Siena nel 303, venerato in
loco da tempo immemorabile come protettore e patrono. Relatore
dell’iniziativa culturale, promossa dalla
Università delle tre Età di Narni, è
stato l’ingegner Giuseppe Fortunati ricercatore storico di
Narni e presidente dell’associazione Vivinarni.
“Scopo
dell'incontro è stato quello di evidenziare la
ricchezza culturale e religiosa, purtoppo poco valorizzata nel
nostro territorio. Infatti il culto di Santo Ansano era molto
vivo a Narni proprio a partire dal periodo dei nostri Statuti
del 1371 e negli anni immediatamente successivi, fino al 1527
con il Sacco dei Lanzichenecchi a Narni. In tale periodo il
grande influsso di San Francesco e l'importanza di molti frati
santi e Beati della terra di Narnia dal Beato Matteo, a i cinque Santi
Protomartiri francescani , trovano la loro giusta riscoperta e
rappresentazione iconografica nelle chiese Narnesi. Inoltre le
prediche di San Bernardino da Siena e la sua presenza nella
nostra terra , dallo speco Francescano alle chiese di Narni,
prime tra tutte San Francesco, San Girolamo, e Sant'Agostino,
portano artisti famosi a Narni come il Vecchietta, ma anche il
Maestro da Narni del 1409 opera nelle nostre chiese, ed
accanto agli affreschi di San Francesco Santo Antonio da
Padova e San Bernardino, si possono trovare quelli di santo
Ansano, rappresentato con la trachea, il cuore ed i polmoni in
mano. Attraverso il rinvenimento sistematico di oltre
una cinquantina di immagini pittoriche di Sant’Ansano,
nelle chiese della diocesi di Terni Narni e Amelia, molte
delle quali dedicate a Santi dell’Ordine francescano
o dallo stesso officiate, ha prospettato l’ipotesi
che la diffusione del culto di questo Santo nel ternano e
nell’amerino narnese possa essere attribuita
all’Ordine stesso.
L’ipotesi
si può allargare anche alla circostanza storica che
la devozione possa essere stata introdotta nello stesso
territorio nei secoli XIV e XV da una serie quasi ininterrotta
di vescovi di origine senese mandati dalla Chiesa a guida
della diocesi di Narni, consolidando con poteri di guarigione
la fama del nostro Santo, senza escludere che alla diffusione del culto
possa aver contribuito nello stesso periodo la presenza di
cittadini narnesi tra le alte magistrature toscane ed in
particolare tra i podestà e capitani del popolo di
Firenze e altre località. Quanto agli attributi
della trachea e dei polmoni, presenti nelle raffigurazioni
nell’area Umbra oltre il fiume Tevere e nella valle
del Nera fino a Perugia e Viterbo, si può avanzare
un accostamento con le conoscenze anatomiche e le
pratiche chirurgiche della scuola di Preci nella Valle
Castoriana.
Fortunati ha affrontato
l'aspetto iconografico del Santo nella Diocesi
di Terni, Narni e Amelia dove è
raffigurato in vari dipinti del XV secolo,
mentre reca in mano una trachea alla quale sono sospesi
due polmoni (con cuore e fegato). Molti studiosi
hanno collegato questo particolare
motivo iconografico ad alcuni ricordi pagani.
Anche Federico Zeri riporta tali attributi di
Sant’Ansano, presenti in molti affreschi nelle
zone centrali del territorio nazionale. Alcune
decine di opere interessanti sono state mostrate ai
partecipanti. Questo Santo (Roma, 284 –
Montaperti, 1º dicembre 304), secondo la tradizione,
portò il cristianesimo nell'allora colonia
romana Saena Julia (Siena) e ne evangelizzò
la popolazione.
Il suo culto
è presente in quasi tutte le chiese
narnesi, nonché dei dintorni, e i suoi affreschi si
trovano nelle chiese di San Francesco, Santa Maria in
Pensole, San Domenico, Sant’Agostino,
oltre che nella sagrestia del Duomo e varie chiese
dei dintorni come Schifannoia e Terni. Il
convegno è servito a gettare le basi per
un ulteriore approfondimento della materia attraverso
uno studio interdisciplinare che porti da un lato a
rafforzare queste prime conclusioni scientifiche e
dall’altro alla costituzione di un coordinamento fra
tutte le varie realtà e città, da Siena
ad Allerona, Narni e altre realtà
geografiche, ormai numerosissime, accomunate
nella devozione a Sant’Ansano”.
NARNI –
E’ ufficiale. Tre anni dopo l’uscita di
“Il viaggio del veliero”, terzo capitolo della
saga, “Le cronache di Narnia” tornano in vita
grazie al quarto episodio, “La sedia
d’argento”, finalmente pronto per essere adattato
al grande schermo. La C.S. Lewis Company ha infatti stipulato ieri (1
ottobre) un accordo con la The Mark Gordon Company per sviluppare e
produrre il nuovo titolo del franchise. La notizia farà
sicuramente felici gli appassionati della saga in trepidante attesa per
l’uscita del nuovo film, chissà se Narni,
riuscirà invece a perdere anche la quarta occasione di
sfruttare in qualche modo la scia di successo delle pellicole campioni
di incassi?
Il legame Narni
– Narnia - Ormai è appurato
il legame tra il mondo fantastico di Narnia raccontato da Lewis e la
città di Narni, dove ci sono molti richiami ai libri ed ai
film della saga. Quando uscì il primo film della Disney,
sembrava che Narni dovesse essere catapultata nell’olimpo del
fantasy e del turismo proprio grazie ai legami con il magico mondo di
Narnia. Legami più volte evidenziati dallo studioso narnese
Giuseppe Fortunati che aveva ritrovato in città il leone
Aslan (il leone di pietra che oggi si trova a Palazzo Eroli), Lucy
Pevensie (la Beata Lucia), il castello (la Rocca) e tanti altri
elementi riconducibili al racconto di Lewis, tra cui le immagini di
Narnia arroccata su una collina proprio come Narni.
Le occasioni
perse - Dopo l’uscita del primo film,
così come in occasione degli altri tre, centinaia di
turisti, soprattutto bambini, sono arrivati a Narni in cerca del
meraviglioso mondo di Narnia, ma in realtà non hanno mai
trovato niente di concreto, a parte il leone di pietra situato
all’entrata del museo, nonostante bastasse davvero poco per
pubblicizzare il legame tra Narni e Narnia. Il Comune non ha mai saputo
davvero trovare il canale giusto per sfruttare il successo di Narnia.
Chissà se stavolta con l’uscita
dell’atteso quarto film sarà la volta buona? Di
tempo ce n’è visto che solo ieri è
stato annunciato che cominceranno le riprese del nuovo capitolo.
Stavolta i fratelli Pevensie non ci sarà, ma
comparirà ancora una volta il leone Aslan, contornato da
nuovi personaggi. Chissà se ci saranno altri nuovi,
avvincenti legami con Narni?
La sedia
d’argento - Un viaggio nel mondo Narnia,
popolato di gnomi, giganti, fauni, streghe, satiri e animali parlanti.
Sarà Aslan, il Grande Leone, a trasportare fin là
Eustachio Scrubb e Jill Pole ( i tre nuovi personaggi della saga ndr)
grazie al suo soffio possente, ed ad assegnare loro un singolare
compagno: Paludrone Puddleglum, creatura delle paludi. Compito dei tre
eroi improvvisati sarà quello di ritrovare e liberare il
principe Rilian, figlio di Caspian decimo re di Narnia, rapito dalla
Strega Malefica e segregato nel Mondodisotto da dieci anni. E non
c’è bisogno di dire che un’impresa del
genere comporta incredibili peripezie, un lungo e faticoso cammino e
innumerevoli avventure.
NARNI –
Narnia è in Italia e corrisponde all’attuale
Narni. A dirlo è Voyager, la fortunata trasmissione di Rai 2
condotta da Roberto Giacobbo che ha mandato in onda uno speciale su
Narni (http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#ch=2&day=2013-05-12&v=214549&vd=2013-05-12&vc=2)
dedicato proprio alle Cronache di Narnia di Lewis. Lo spunto
è stato di Giuseppe Fortunati, lo scopritore del nesso tra
l’attuale città e i luoghi narrati dallo scrittore
di lingua anglosassone e che da anni sostiene che Narnia sia ispirata
proprio alla città narnese.
“Il titolo
della trasmissione – spiega Fortunati –
è eloquente. Recita infatti ‘Narnia è
in Italia’, e c’è tutta una parte dello
speciale andato in onda domenica mattina su Voyager. Oltre a confermare
questo legame, sia con l’opera letteraria che con i film, per
Narni è anche una bella pubblicità che certamente
la città saprà cogliere”.
NARNI –
“La rotatoria all’Hotel Fina diventerà
il punto d’ingresso principale a Narni e
rappresenterà quindi il nostro biglietto da visita per chi
giunge dalle principali vie di comunicazione (A1; E45)”.
Giuseppe Fortunati, presidente di Vivinarni, parla delle opere viarie
che interesseranno a breve l’area
dell’Hotel Fina. “A tale proposito
l’Associazione ViviNarni– afferma Fortunati - ha
promosso un’idea di realizzazione, accolta favorevolmente
dall’assessore all’urbanistica Marco Mercuri, che
colloca al centro della suddetta intersezione a raso un importante
reperto per la storia cittadina: una delle Turbine dismesse delle
centrali idroelettriche di Narni.
Lo sviluppo
economico avvenuto nel secolo scorso nel nostro territorio ha
trasformato Narni da fertile area agricola a fiorente zona industriale.
La chiave di volta per questa epocale trasformazione è stato
l’impiego delle nostre risorse idriche per la produzione di
energia idroelettrica, una fonte di energia alternativa e rinnovabile.
Dal 1892, anno di realizzazione della prima centrale idroelettrica nata
a Stifone, nell’area compresa tra il fiume Nera ed il Velino
si assistette ad un grande proliferare di centrali idroelettriche
produttrici di energia (energia pulita) grazie alle quali si
poté poi sviluppare l’industria pesante nella
valle del Nera.
Abbiamo oggi
l’opportunità di fare sfoggio di una nostra
eccellenza industriale nonché di una importante
testimonianza della nostra storia. La recente sostituzione delle
turbine ed eccitatori dei gruppi delle centrali di Narni, in
particolare dell’impianto situato nei pressi di Recentino che
già dalla fine degli anni 1950 ha fornito energia al nostro
territorio, ha reso disponibili delle turbomacchine motrici a cui va
ora data una degna collocazione. Tali strutture potrebbero essere
facilmente collocate al centro della rotatoria che si sta
costruendo, essendo esse proprio di forma ellittica con
tronchi di cilindro modulari che si restringono dal basso
verso l’alto, rendendo possibili molte soluzioni tutte
compatibili con il posizionamento al centro della rotonda”.
NARNI –
E’ stata una gran bella conferenza quella tenuta
martedì 6 novembre da Giuseppe Fortunati al Centro sociale
anziani di Narni Scalo. Organizzata dal Centro stesso, in
collaborazione con il Cesvol e l’associazione Vivinarni, la
conferenza si intitolava “Dal mondo dei mulini alla energia
Idroelettrica” ed era incentrata sulla vita di Aldo Netti.
l’Ingegner Fortunati ne ha illustrato la vita partendo dalla
sua nascita a Stifone da una famiglia di mugnai.
Durante l’incontro si è parlato dello sviluppo
industriale nelle gole del Nera tra la fine del mille ottocento ed i
primi del novecento.
“Infatti
– ha detto Fortunati - in tale zona vi erano oltre una decina
di mulini che oltre a produrre farina ed olio , utilizzavano la forza
motrice del Fiume Nera e delle sorgenti, per tante piccole imprese
artigianali, che andavano dalle segherie alle ferriere , per creare
anche gualchiere, conce di pelli ed altre piccole fabbriche.
Tale zona produttiva fu completamente stravolta
dall’ingegno di un figlio di un mugnaio, che nel 1892
utilizzò tra i primi in Italia, la forza
dell’acqua per produrre energia elettrica ed avviare
così in Umbria un processo di industrializzazione che
sarebbe poi cresciuto e durato fino ai nostri giorni”.
Fortunati
è partito dai dati relativi agli statuti del 1371 della
città di Narni sull'arte dei Molendini, per poi descrivere
la mappa dei mulini di Narni presenti nel 1708, arrivando alle oltre 15
fabbriche che sorgevano lungo il fiume Nera ai tempi del 1892, data in
cui viene realizzata la prima centrale idroelettrica del centro Italia,
costruita proprio dal mulino del padre di Aldo Netti che produceva
energia elettrica solo la notte, mentre il giorno lavorava regolarmente
come mola per il grano e vari cereali.
Sono stati
presentati anche due video con documenti originali datati dal 1892 al
1925 e reperiti in vari archivi tra cui l'archivio
di Stato di Terni, l'archivio della facoltà di ingegneria di
Roma, l'archivio della città di Firenze, l'archivio del
Comune di Narni, oltre a molte altre fonti di Perugia, Orvieto ,
Spoleto , Viterbo e Roma. ”L'incontro – conclude
l’ingegnere - è stato molto partecipato e sono
scaturite ulteriori interessanti notizie sul nostro territorio e la sua
prima industrializzazione”.
NARNI –
Grande successo della mostra fotografica “Narni, ritratti di
100 anni di vita” allestita al centro sociale Ancescao di
Narni Scalo. Fra i visitatori anche un centinaio di ragazzi delle
scuole che hanno ammirato il racconto della città attraverso
le fotografie e un’iniziativa ideata da Giuseppe Fortunati,
da anni impegnato per la città.
Oltre l'incanto delle foto paesaggistiche, l'attenzione è
stata catturata maggiormente dalle immagini risalenti alla stazione
ferroviaria di fine ottocento, quelle della prima centrale
idroelettrica di Aldo Netti del 1892 e quella della grotta di Orlando
con tanto di ricostruzione in abiti celtici. Insomma una raccolta vasta
e molto varia da non perdere, che riporta gli abitanti, soprattutto i
più giovani, indietro nel tempo verso un ritorno
alle origini dei propri avi, mostrandone non solo spaccati di vita
quotidiana, ma la crescita industriale e sociale di Narni.
NARNI - Dopo i
murales a Padova, i disegni realizzati in questi anni per il progetto
iEarn, i disegni di Narnia verranno esposti a Bologna il 23 settembre
nell’ambito della manifestazione “Ageop
sCARAboCCHIA Bologna - Scarobocchiamo Piazza Maggiore con i
disegni da tutto il mondo!”. E’ questa
l’ultima novità resa nota da Giuseppe Fortunati
responsabile nazionale per l’organizzazione iEarn. Sono oltre
mille lavori fatti in collaborazione con le scuole primarie e
secondarie di Narni, sotto il coordinamento di Fortunati che ha
promosso nel mondo il binomio tra la città di Narni e le
favole dei libri delle Cronache di Narnia, stimolando studenti e
professori a livello mondiale a realizzare disegni e altri elaborati
artistici , che trattassero tale tematica.
I disegni provengono
da America, Russia, Giappone, Cina, Africa, Canada, Qatar, Pakistan e
molti altri paesi europei e sono tutti fruitto di un lavoro congiunto
tra ragazzi e ragazze di mezzo mondo. “La magia non muore mai
questo diceva Lewis, lo scrittore delle “Cronache di
Narnia” – affera Fortunati - e i bambini quando
soffrono e sono disperati, possono sempre contare
sull’armadio magico della fantasia per entrare nel mondo di
Narnia e sconfiggere il male”.
Con queste premesse
e la mediazione del professor Giulio Viscione, si
è creata un’importante sinergia con
l’organizzazione Ageop(Associazione Genitori Ematologia
Oncologia Pediatrica), nata per aiutare genitori e bambini malati di
tumore a cercare di affrontare e sconfiggere la malattia. La Festa
inizierà la mattina alle 10,00 e continuerà
fino al tardo pomeriggio. Verrà coperto il
“Crescentone” con tutti i disegni pervenuti con
l’ambizione di entrare nel Guinnes dei Primati per lo
“Scarabocchio” più lungo del mondo.
nella foto la Professoressa Marella Bassitto e Alberto Ceccatelli
TERNI - In questi giorni al teatro comunale si è tenuta la
lezione dell’Università delle tre età dal titolo “L’artista che disegno
Narnia”. I relatori Alberto Ceccatelli e Giuseppe Fortunati, hanno posto
l’attenzione su due argomenti , il primo di carattere storico
artistico legato alle bellissime opere , conosciute e stampate in
centinaia di milioni di copie in tutto il mondo , delle illustrazioni
legate ai libri famosissimi di “le cronache di Narnia” di C.S. Lewis e
“il signore degli anelli “ di J.R.R. Tolkien. Altro motivo di
interesse , sono state le ricerche dei relatori sui collegamenti tra
l’illustratrice Pauline Diana Baynes e l’Italia.Questi in sintesi gli
argomenti trattati. Pauline Diana Baynes, nata il 22 settembre il 1922 a
Hove nel Sussex, è stata una prestigiosa illustratrice di libri, si
dice ne abbia illustrati più di 100, in particolare “le cronache di
Narnia” di C.S. Lewis e “il signore degli anelli “ di J.R.R. Tolkien.
Passò i suoi primi anni di vita in India dove il padre lavorava come
commissario ad Agra, ma per la sua istruzione poco dopo lei e la sorella
furono rispedite in Inghilterra. Pauline frequentò la "Slade School of
Fine Art", ma dopo un anno si offrì di lavorare per il ministro della
difesa dove fece mappe e disegni per l’Esercito Inglese impegnato nella
seconda Guerra mondiale . Questo lavoro non durò a lungo (ma questa
esperienza Pauline la riutilizzò con buoni risultati quando disegnò poi
le mappe di Narnia di CS Lewis e della Terra di Mezzo di JRR Tolkien).
Pauline è probabilmente più conosciuta per le sue illustrazioni delle Le
cronache di Narnia di CS Lewis. E 'stata anche l’illustratrice
preferita di JRR Tolkien: i suoi disegni appaiono in Il cacciatore di
draghi, Le avventure di Tom Bombadil, Fabbro di Wootton Major, Albero e
Foglia, e dopo la morte di Tolkien della poesia di Bilbo The Last Song
(come un manifesto nel 1974, e un libro nel 1990). La collaborazione di
Baynes con Tolkien ha portato al suo successivo lavoro con i sette
romanzi di Narnia , scritti per bambini dal grande scrittore C.S.
Lewis e pubblicati ogni anno tra il 1950 e il 1956 : il leone , la
strega e l'armadio , il principe Caspian , Il viaggio del veliero , La
sedia d'argento , il cavallo e il ragazzo , nipote del mago e L'ultima
battaglia . Baynes tornò a queste storie più volte , creando copertine
memorabili per i tascabili Puffin ; producendo nuove illustrazioni a
colori per il libro The Land of Narnia ( 1989) , un grande formato della
edizione di Il leone, la strega e l'armadio ( 1991) e , tre anni più
tardi , un libro di Narnia . Poi , nel 1998 , ha ricolorato tutte le
illustrazioni originali dei sette volumi di Narnia per soddisfare le
esigenze di una generazione di contenuti con immagini in bianco e nero
non più adeguati al nuovo pubblico.
Particolarmente interessante la storia raccontata da Alberto
Ceccatelli, marito della figlia acquisita di Pauline Baynes . Nel 1961,
Pauline ha incontrato Baynes Gasch Fritz, un tedesco ex-prigioniero di
guerra che stava lavorando come giardiniere . Un corteggiamento
serrato ha portato al loro matrimonio. Erano una coppia molto unita e
Fritz divenne particolarmente amico di Tolkien e Shepard, con il quale
scambiava spesso ricordi di guerra. La Morte improvvisa di Fritz, nel
1988, ha lasciato Baynes inconsolabile, ma lei riversò le sue energie
nel suo lavoro e ha prodotto, in tale periodo , alcuni dei suoi pezzi
più belli. Due anni piu’ tardi Pauline ricevette una chiamata telefonica
dalla figlia di Fritz Gash , avuta dal suo precedente matrimonio in
Germania. Dopo la caduta della cortina di ferro, la figlia aveva
scoperto che suo padre si era trasferito in Inghilterra e si era
risposato. Lei non la aveva conosciuta, ma era molto felice di poter
incontrare la donna che lo aveva amato. A questo primo incontro avvenuto
nel 1993 ne seguirono molti altri e i rapporti divennero familiari con
la figlia acquisita ed i suoi nuovi nipoti a cui scrisse varie lettere .
Pauline così nella sua vecchiaia scoprì che aveva una nuova famiglia ,
dopo tutto. Pauline Baynes morì Il 2 agosto 2008, all'età di 85 anni.
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