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  Tratto dalla Tesi di Laurea

di Ilaria Guidotti

OLTRE L’ARMADIO: CRONACHE DAL MONDO DI NARNIA

"Le Cronache di Narnia"

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nella foto Ilaria Guidotti e Giuseppe Fortunati

INTRODUZIONE

 Perché proprio Le Cronache di Narnia? Le fiabe hanno sempre fatto parte di me, con i loro mondi incantati, con la magia, la stessa che mi cattura e mi rende prigioniera, vittima consapevole e felice di sortilegi senza tempo. La loro fantasia mi fa volare sulle ali dorate dell’immaginazione; mi porta così in alto da togliermi il fiato; mi fa sognare un mondo migliore; e da lassù scruto la realtà, così lontana e diversa, ma allo stesso tempo così vicina…Si perché le fiabe pur trattando di mondi immaginari mantengono sempre un contatto con la realtà, e tramite fate, orchi, maghi, nani, folletti, fauni, leoni, e tutte le meravigliose creature di tutte le favole del mondo, insegnano sempre qualcosa. Insegnano che un mondo migliore è possibile, basta solo volerlo; che se si combatte tutti i insieme per qualcosa in cui si crede, allora si vince sempre; che l’amicizia è un tesoro inestimabile; che la natura è fonte di vita; che la diversità è bellissima.

Ho scelto i fantastici libri di Lewis spinta dal successo del film, che come spesso avviene, ha generato il successo editoriale dei libri a cui il film si ispira. Ma soprattutto perché mi sono resa conto che in Italia questo scrittore era poco conosciuto, mentre nel mondo i suoi libri per bambini sono dei classici da anni.

Inoltre ho amato particolarmente gli innumerevoli rimandi alla religione cristiana, che ho potuto approfondire attraverso l’analisi di tutti e sette i libri della serie, venendo a scoprire, con mia grande sorpresa, una storia nella storia. La storia della vita di Gesù, e quindi il Vangelo, affiancato costantemente con quello che ho definito "il disegno di Dio", dalla Creazione al Giudizio Universale, raccontati nelle storie e nelle avventure di Narnia. Sicuramente dei libri dalla duplice valenza che con la loro capacità di emozionare e far sognare riescono a catturare e imprigionare per sempre il cuore di ogni lettore, senza distinzioni d’età.

 

NARNIA: LE ORIGINI

ORIGINI DEL NOME. NARNIA E NARNI

Quando si leggono libri di fantasia capita spesso di chiedersi l’origine dei nomi dei protagonisti, e ancora di più ci si domanda da dove arrivino i nomi dei luoghi meravigliosi, delle terre sconfinate, delle isole magiche che vengono descritte. Sono luoghi reali o sono tutto frutto della mente dell’autore? Forse ci si pone questa domanda per comprendere meglio la personalità dello scrittore, per cercare un qualche collegamento con la realtà, o forse, cosa più probabile, perché essendo stati tutti bambini ci è rimasta quella sensazione, come un ricordo lontano, di quando volavamo sulle ali dorate della fantasia; quando abitavamo mondi incredibili dove tutto era possibile, tanto lontani dalla realtà quanto facili da raggiungere…bastava solo l’immaginazione e già si era lì, trasportati in un mondo di avventure straordinarie.

Ed ecco che la domanda affiora di nuovo: "Esiste davvero?" ed è seguita da un’affannata quanto fiduciosa ricerca di un qualcosa, di un appiglio, anche di un piccolissimo indizio che possa riportarci di nuovo lassù, su quelle ali che abbiamo tanto amato.

Purtroppo l’esito spesso negativo e il responso "è un nome di fantasia" ci ha fatto credere che quasi tutti questi luoghi siano pura finzione, con la conseguenza di riportarci bruscamente sulla terra, con lo sguardo sognante rivolto verso l’alto ma con l’amarezza nel cuore; come quando si guardano le stelle ansiosi di sapere se il desiderio che hai chiesto loro si realizzerà mai. Ma non è sempre così e Narnia ne è un esempio.

L’antica Nequinum cambiò il suo nome in Narnia nel 299 a.C. quando venne conquistata dai romani grazie al tradimento di due narnesi che facilitarono l’ingresso delle truppe romane nella città. Questo insediamento romano, chiamato così perché situato sulle sponde del fiume Nar (oggi Nera), era quindi l’estremo baluardo a difesa di Roma dai popoli del nord e a difesa della Cristianità.

[…] Così Nequinum cadde in potere del popolo romano. Vi fu stanziata per tenere a bada gli Umbri, una colonia, che dal nome del fiume (Nar) fu chiamata Narnia; l’esercito fu ricondotto a Roma con grande bottino. […]

 

 

Lewis fu professore di Letteratura Inglese ad Oxford, e di Letteratura Medievale e Rinascimentale a Cambridge, ed era un vero e proprio appassionato della lingua latina. Sviluppò questa passione prestissimo e l’approfondì per tutta la vita tanto da tener correntemente discussioni e corrispondenze in latino, come avvenne con Don Calabria, dal 1947 al 1954 (anno della morte di quest’ultimo). Era un vero esperto della letteratura latina, il suo stesso precettore, il professor Kirkpatrick, in una lettera al padre di Jack scrisse: "[…] ha letto più classici di qualunque altro ragazzo io abbia mai seguito – e potrei aggiungere – di cui io stesso abbia mai sentito parlare […]"; ed ancora: "[…] è uno scolaro che non ha altri interessi se non la lettura e lo studio […] di lui potrete fare uno scrittore o uno studioso, ma nient’altro". Per questo motivo è possibile che Lewis abbia trovato il nome Narnia in diversi autori latini e che sia rimasto affascinato dalle descrizioni che questi ne hanno fatto.

Walter Hooper, uno dei maggior biografi di Lewis, afferma di essere in possesso dell’atlante originale dal quale l’autore stesso prese il nome di Narnia per i suoi libri. La mappa sembra essere tratta dall’atlante Murrey’s Small Classical Atlas pubblicato nel 1904. Jack lo aveva comprato all’epoca dei suoi studi con il Professor Kirkpatrik; stava studiando i classici e proprio sull’atlante Lewis andava seguendo con la penna le campagne militari di cui gli autori parlano. Nell’atlante è sottolineato il nome Narnia e Hooper afferma: " Lewis sottolineò il nome di Narnia sulla mappa e mi disse – quando mi diede l’atlante – che questa era la fonte del nome che egli diede alla sua creatura immaginaria".

Sono stati trovati almeno sette riferimenti alla Narnia romana:

  • Nelle Historiae di Livio: 10:10, 27:9, 27:50, 29:15;
  • Negli Annali di Tacito: 3:9;
  • Nelle Storie Naturale di Plinio il Vecchio (nelle quali commenta il particolare clima di Narnia);
  • In una lettera di Plinio il Giovane alla suocera Pompea Celerina, nella quale menziona l’eccellente villa di Narni e i suoi bagni fantastici.

 

Dunque Narnia è realmente esistita ed esiste tuttora. Corrisponde all’attuale Narni, piccola cittadina in provincia di Terni, in Umbria. A fare questa scoperta è stato l’Ingegner Giuseppe Fortunati, narnese DOC, che ha fatto di questa rivelazione motivo di scambio interculturale attraverso la creazione del sito internet www.narnia.it nel quale studenti, insegnanti, appassionati e amanti di Narnia di tutto il mondo, possono scambiarsi materiale e informazioni. Nonché ha rilanciato lo sviluppo turistico della città attraverso eventi, convegni, lavori nelle scuole, il tutto naturalmente incentrato sui temi dei sette libri fantastici di Lewis.

Giuseppe Fortunati ha poi raccolto il materiale del sito nel suo libro Narnia e Narni. Dalla storia al fantastico nel quale spiega anche i vari passaggi, sin dall’iniziale quanto incredula scoperta, che lo hanno portato a scoprire i tanti collegamenti esistenti tra i libri delle Cronache di Narnia e la cittadina umbra.

Questi e altri argomenti saranno approfonditi nel paragrafo seguente, attraverso le parole dello stesso Giuseppe Fortunati, che gentilmente mi ha concesso.

 

 

2.2 INTERVISTA A GIUSEPPE FORTUNATI

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Ad un’ora e mezza circa da Roma, Narni, la splendida cittadina umbra, accoglie i suoi turisti con un fascino medievale tutto personale, con quella sua atmosfera speciale che sembra aver fermato il tempo. Narni è una terra incantata con un passato glorioso: estremo baluardo posto alla difesa della Roma Imperiale e del Cristianesimo, protagonista del quattrocento fiorentino, ha dato i natali a personalità importanti quali Cocceio Nerva (anche se solo per due anni, ma un grande imperatore romano), al Gattamelata, nonché è stata protagonista di alcuni miracoli di San Francesco. Le sue vie sono ricche di storia, con il ponte di Augusto, l’antico porto romano (da poco scoperto), il Castello di Albornoz, l’ara sacrificale, il leone di pietra; la stessa grande storia che ha affascinato C. S. Lewis che leggendo i classici latini ha ripreso il nome antico di Narni, il nome latino Narnia, e vi ha immaginato un mondo fantastico popolato da creature meravigliose, che vivono le loro avventure nei sette libri che hanno fatto il giro del mondo, le Cronache di Narnia.

A scoprire i tanti collegamenti presenti tra Narni e Narnia è stato l’Ingegner Giuseppe Fortunati, da sempre narnese, in un modo del tutto casuale durante una conferenza a New York relativa al concorso mondiale "Thinkquest" nel quale era stato invitato come coordinatore italiano.

Rispondendo all’affermazione di un suo collega orientale circa la non correttezza del suo cartellino, (la sua tesi era che non si scriveva Narni ma Narnia) l’ingegner Fortunati, incuriosito dal fatto che anche il suo interlocutore conoscesse l’antico nome della sua città, si sentì replicare che "Narnia non è un paese reale, esiste solo nelle favole". Alquanto contrariato ma nello stesso tempo stuzzicato da quanto veniva scoprendo, si fece spiegare meglio e scoprì per la prima volta il fantastico mondo delle Cronache di Narnia di C.S. Lewis.

Una volta a casa fece molte ricerche sulla vita, le opere, su tutto ciò che riguardava questo scrittore e tramite contatti molto importanti quali ad esempio Douglas Gresham (figlio adottivo di Lewis) o i maggiori biografi dello scrittore irlandese, arrivò a scoprire che l’origine del nome dei sette libri che hanno fatto sognare intere generazioni di lettori, era proprio la sua città, Narni. Unendo il suo lavoro di esperto informatico al nuovo progetto che andava delineandosi nella sua mente, Fortunati decise di creare un sito internet per permettere a tutto il mondo di conoscere le sue scoperte tra Narnia e Narni, e magari permettere anche di scambiar materiale e informazioni utili tra appassionati e semplici curiosi. Inoltre una delle sue finalità era di rilanciare il turismo della sua città natia, dando vita a progetti, conferenze, mostre, opere teatrali, disegni nelle scuole, e tanto altro ancora.

Ma c’è di più, ha voluto mettere le sue ricerche per iscritto, utilizzando così un altro strumento molto importante di diffusione e ha pubblicato Narnia e Narni. Dalla storia al fantastico, un libro che raccoglie documenti, fonti, motivi, progetti realizzati e quelli in realizzazione, articoli, e-mail (le più significative), contributi di esperti e personalità importanti, tutti naturalmente incentrati sul mondo creato da Lewis e sui collegamenti tra Narni e Narnia.

Un libro davvero interessante e piacevole, ricco di informazioni utili e curiose. Da qui l’idea di un’intervista a Giuseppe Fortunati, per capire a pieno quali sono state le scelte di fondo, i motivi che l’hanno spinto a creare tutto questo fermento intorno alla sua scoperta e perché no, le difficoltà e i muri che ha dovuto superare per portare a termine il suo lavoro, che ricordiamo, non ha mai fine ed è aperto a tutte le novità e le nuove scoperte che possono ancora essere fatte.

La nostra intervista ha luogo nel suo ufficio di Narni, tra scaffali di libri e montagne di disegni che gli arrivano da tutto il mondo. All’interno si respira un’atmosfera di ricerca e creazione ma anche una sorta di attesa, come se da un momento all’altro dovesse venir fuori un’altra idea geniale che parli della terra incantata di Narnia. E la mia intervista ha inizio.

 

 

Ha raccontato nel suo libro, nel sito e alle molte emittenti televisive che l’hanno intervistata, come è entrato in contatto con il fantastico mondo di Narnia. La scoperta casuale dell’assonanza tra la sua città d’origine (Narni) e il mondo fantastico di Lewis (Narnia) durante un convegno a New York e la successiva ricerca - per dirla con le sue parole - attraverso "l’armadio magico di internet", l’hanno portata a scoprire collegamenti che solo grazie a lei sono venuti alla luce. E’ stata semplice curiosità da storico a spingerlo nelle sue ricerche, o una sorta di "Peter-Pantheism", la sindrome di Peter Pan, a travolgerla e a indurla a cercare l’Isola Che Non C’è di Lewis nascosta dietro un armadio?

G.F.: Non mi definirei uno storico. Sono andato alla ricerca degli agganci tra Narni e Narnia per due motivi: cercare la valorizzazione turistica del mio territorio e approfondire il perché Le Cronache di Narnia avessero avuto questo grande successo, cercarne il motivo. E il motivo è che in realtà esse non sono altro che parabole che mostrano, e in un modo neanche troppo celato, come la religione cristiana e la ricerca del bene sia in realtà il fine ultimo a cui tutti aspiriamo. Naturalmente all’interno di questo discorso ho inserito tutto ciò che riguardava l’amore per la mia città, la volontà di far parlare i giovani di tutto il mondo in un modo nuovo attraverso le nuove tecnologie, e scrivere su internet è stato il modo più semplice e veloce e, aggiungo, anche il meno costoso, che avevo per far conoscere il mio lavoro.

Qual è stato il primo elemento che ha scoperto essere in comune tra Narni e Narnia?

G.F.: Senz’altro l’assonanza tra Narnia e Narni, che mi ha dato la spinta iniziale nella ricerca dei collegamenti e che fondamentalmente è unica al mondo: non c’è nessun’altra parola al mondo che si chiama Narnia e identifica un’altra cosa. Narnia universalmente è il nome latino della mia città, ed è l’unico.

Qual è stato l’elemento che più l’ha convinta della reale connessione tra Narni e Narnia?

G.F.: L’elemento che ha dato certezza a quelle che fino a quel momento erano solo ipotesi è stato conoscere Walter Hooper (uno dei maggiori biografi di Lewis). Venuto a conoscenza delle mie ricerche, tramite corrispondenza e-mail mi spedì una cartina dell’Italia risalente all’Atlante Murrey’s Small Classical Atlas pubblicato nel 1904, che pochi hanno visto, e che certifica la reale scelta del nome da parte di Lewis del nome di Narnia per i suoi libri per ragazzi. Nella cartina sono segnati i percorsi delle campagne militari che i classici latini quali Tacito, Plinio il Giovane, Plinio il Vecchio, Livio e altri descrivevano, ma soprattutto è cerchiata la città di Narnia in Umbria, che oggi ha perso il suo nome latino per prendere il nome di Narni. Quando Walter Hooper mi inviò la cartina mi disse che l’aveva ricevuta da Lewis stesso il quale gli confidò che proprio da questa cartina scelse il nome per i suoi racconti.

In un paragrafo del primo capitolo afferma che inizialmente la popolazione di Narni era divisa in due "fazioni": coloro che credevano nel legame tra la città e i libri e coloro che invece vivevano questa scoperta con avversione. Alla luce del successo che invece oggi ne è scaturito, quali sono le voci che corrono nella città? Il suo lavoro ha messo d’accordo tutti o c’è ancora qualche scettico?

G.F.: La situazione a Narni è evoluta purtroppo in modo non proprio positivo. Mentre da una parte il mio lavoro ha portato vantaggi alla città, come ad esempio la creazione dello stemma della terra di Narnia che può essere rivendicato in ogni momento, o i lavori nelle scuole, le mostre ecc., dall’altra avrei voluto fare di più, ma non è stato possibile. Un mio sogno sarebbe quello di creare un museo nella città di Narni dove storia e fantasia possano convivere in un unico spazio e in un’unica terra. Così da far diventare Narni la terra delle favole nonché punto di raccolta di tutti i murales del mondo intorno a questi racconti. La città in parte mi ha seguito, ma le istituzioni purtroppo non mi hanno dato la forza e i mezzi per fare ciò che proponevo, non hanno dato seguito alle mie iniziative.

Si è documentato molto sui libri e sulla vita di questo scrittore meraviglioso. Nel suo libro ha inserito la biografia di Lewis, facendo molta attenzione a descrivere accuratamente i vari episodi e i momenti cruciali della vita dello scrittore. Ma non parla della sua vita religiosa, se non di sfuggita, o dei vari passaggi dall’ateismo al cristianesimo, passaggi fondamentali per comprendere meglio la sua personalità e il suo personale modo di vedere il mondo. Pensieri e parole che lo scrittore ha riportato in molti scritti e che ritroviamo anche nelle tanto amate Cronache di Narnia. Come mai questa scelta?

G.F.: Due motivi mi hanno portato a questa scelta. Da una parte perché volevo dare maggiore visibilità all’aspetto turistico della mia città. Il libro è stato scritto fondamentalmente per questo; avrei anche potuto mettere solo via internet le mie ricerche, però non avrei avuto nessuna certificazione a livello mondiale o locale che portasse ad identificare Narnia con Narni. Dall’altra ho cercato di rispondere a tutte le domande che mi hanno fatto nei vari forum su internet, in modo tale da poter sviluppare questi concetti. Inoltre avevo anche intenzione di far riscoprire la Narnia romana e quindi c’è stato un grosso lavoro sull’aspetto della ricerca delle fonti, partendo da quello che Lewis aveva letto nei suoi studi latini. Questo non significa che io abbia trascurato l’aspetto religioso, al contrario, mi sono documentato tantissimo, mettendomi anche in contatto con alcuni esperti italiani quali Monda, Gulisano, Simonelli, i quali hanno saputo spiegare e mettermi al corrente di informazioni davvero molto interessanti. Purtroppo però non ho potuto riportare il tutto nel libro perché le mie finalità erano differenti e approfondendo questo argomento sarei andato fuori tema.

Nel quinto capitolo parla dei tre contatti più importanti che ha avuto: Douglas Gresham, (figlio adottivo di Lewis) Kathryn Lindskoog (scrittrice e biografa di Lewis) e Walter Hooper (uno fra i biografi più conosciuti di Lewis, al quale lo stesso scrittore regalò la mappa dalla quale prese il nome di Narnia). Come è iniziata la vostra corrispondenza? Come hanno reagito al lavoro che stava svolgendo? Come lei stesso afferma le sono state d’aiuto, ma come? E quanto, in che termini? Cosa le hanno raccontato in più di quello che già si sapeva di Lewis?

G.F.: Il primo contatto con Douglas Gresham è stato attraverso un forum di internet nel quale lui per primo mi ha scritto, e da quel momento la nostra corrispondenza si è estesa nella posta privata; ad oggi siamo arrivati a circa centocinquanta e-mail che conservo gelosamente. Kathryn Lindskoog purtroppo è scomparsa proprio nelle fasi iniziali della nostra corrispondenza, in tutto ci saremo scambiati solo una decina di e-mail. Lei era una cultrice, un’appassionata della Venere del Botticelli, nella quale ritrovava alcuni aspetti della creazione, vedendola non solo come il trionfo della primavera ma come un trionfo della creazione di Dio, e quindi dietro al quadro riconosceva Dante Alighieri, ma anche lo stesso Lewis nella creazione di Narnia (nel libro Il Nipote del Mago). Con Walter Hooper ho avuto molti contatti epistolari ed è anche l’unico fra i tre con il quale ho parlato di persona. Per quanto concerne la corrispondenza, non è stata molto assidua, quindi ho dovuto cercare dei metodi "alternativi" per comunicare con lui, andando ad esempio a cercarlo di persona. Hooper mi ha confidato di esser stato più volte a Narni: la prima volta era stato invitato dal Papa Giovanni Paolo II a Roma, e con l’occasione decise di andare anche a Narni. Rimase davvero impressionato dalla città e soprattutto da una figura in particolare: la beata Lucia da Narnia, una figura che lo portò addirittura alla conversione. Per lui la beata Lucia è Lucy, una delle protagoniste delle Cronache di Narnia; Lucy è l’unica che ha la grande fede, riesce a vedere il Leone anche quando gli altri non ci riescono, vede oltre l’armadio, e quindi oltre la vita terrena; così la beata Lucia che vedeva la Madonna sin da bambina, ricevette le stimmate ecc. Per Hooper quindi Lucy è la beata Lucia e il collegamento è dato anche dall’assonanza tra i nomi. Inoltre nel Principe Caspian Lucy è la prima che vede Aslan e gli altri non le credono; troviamo quindi anche l’aspetto dei piccoli che riescono a vedere il Regno dei Cieli mentre i grandi no, che è poi quello che predica il Vangelo.

Dalle ricerche da lei effettuate, gli scrittori latini da cui Lewis prende spunto per il nome di Narnia, hanno mai parlato di are sacrificali o del leone di pietra di Narni? Lewis ha sempre affermato che per scrivere i suoi racconti era partito da immagini che aveva nella testa sin da piccolo: un fauno con un ombrello e dei pacchi sotto il braccio che cammina sotto la neve, una strega e un grande leone. Ha provato con sicurezza ed elementi certi che la scelta del nome deriva dalla Narnia romana del 299 a.C. ma può dire lo stesso per l’ara sacrificale e il leone di pietra? O sono solo coincidenze?

G.F.: La certezza storica ce l’ho sul nome e sulla cartina che mi ha inviato Walter Hooper. Gli altri elementi sono venuti di conseguenza, magari sono coincidenze o forse no. Io credo che nella vita bisogna sognare, dobbiamo vedere al di là, un po’ come faceva Lucy, non è detto che c’è solo l’aspetto terreno. Chi viene a Narni deve vedere anche un po’ dietro l’armadio. Ad un primo fugace sguardo si vedono macchine, motorini, la vita di una normale cittadina; ma se ci si ferma e si mette in moto anche la fantasia, o semplicemente si guarda meglio, in profondità, allora ecco che Narni si trasforma. Ogni via, ogni casa, ha delle incisioni, stemmi, cornici, elementi particolari che rimandano a qualcosa, a qualcuno; Narni ha tanti segreti nascosti ma bisogna soffermarsi per scoprirli.

Dalla stesura del libro è passato qualche tempo, ha trovato altri collegamenti?

G.F.: Si, ho trovato tantissimi altri collegamenti che non ho scritto nel libro, come ad esempio un collegamento con Marziale che in una sua poesia parla del ponte di Augusto. È possibile che Lewis abbia letto questi scritti e abbia pensato al suo ponte di pietra, ma non ci sono prove certe. E altri ancora, ma non avendo prove certe ancora non posso parlarne.

Alla luce di quanto ha scoperto, com’è cambiato il turismo a Narni? La gente riesce davvero a cogliere i collegamenti, l’atmosfera, la magia dei libri nella vostra antica cittadina?

G.F.: Il turismo è sicuramente cambiato. Per dare un esempio, le presenze di turisti di questo ultimo anno sono aumentate di molto. Devo però aggiungere che tutto questo rischia di essere un’operazione effimera se dietro non è curato il tutto con attenzione. Come dicevo prima, il turista sarebbe invogliato e incuriosito maggiormente se ci fosse un museo, un centro di documentazione su Narnia e Lewis. Questo è uno dei progetti di più facile realizzazione ma purtroppo le istituzioni non hanno ancora dato il via ai lavori. A parte questo l’attenzione della gente c’è e lo si vede attraverso le varie iniziative che sono state realizzate.

Narni è una città strana ricca di potenzialità difficili da mettere in rete. Il lavoro da me fatto in questi anni ha già prodotto il miracolo di far lavorare molti narnesi per un obiettivo comune . Questo non vuol dire però che gli scettici non esistano più anzi molti sono ancora coloro che vivono questa scoperta con reticenza ed avversione, altri iniziano a comprendere l’opportunità e pensano di cavalcarla per scopi personali, pochi hanno compreso il forte messaggio religioso che è alla base di tutta l’opera dello scrittore di Narnia, ma in ogni caso il mio lavoro ha portato all’attenzione di tutti le potenzialità turistiche del nostro territorio .

Nel secondo libro delle Cronache di Narnia, Il Principe Caspian, i fratelli Pevensie fanno ritorno a Narnia per la seconda volta. Per loro è passato solo un anno dalla prima avventura, ma nel fantastico mondo di Narnia sono passati secoli. Quando vi rientrano, non sanno dove si trovano perché è tutto cambiato, logorato dal tempo e quindi irriconoscibile. Pian piano riescono a ricordare e da questo momento ha inizio la loro seconda storia. Credo che venire a Narni sia un po’ come rivivere la stessa sensazione, ci sembra di ricordare una di quelle avventure vissute tanto tempo fa, così lontane da sembrare solo un sogno, dove i ricordi riaffiorano lentamente, come risvegliati dopo un lungo sonno, per poi capire che Narni e Narnia sono davvero la stessa terra, solo vista con molti secoli di distanza. Lei cosa ne pensa? Ho colto nel segno?

G.F.: Sicuramente ha colto nel segno, nel senso che come dicevo prima la Narnia romana e la Narnia di Lewis devono essere in qualche modo riscoperte e infatti ancora oggi si svolgono lavori in questo senso, come per il porto romano ad esempio o la Narni sotterranea.

Di certo Narni si presta per essere rivisitata e risvegliata da un lungo sonno, come diceva anche il poeta D’Annunzio nella sua ode "Narni". Quindi nel secondo libro delle Cronache di Narnia, Il Principe Caspian, i fratelli Pevensie riscoprono tra le rovine il vecchio castello di Car Paravel , come tra le rovine era fino a qualche tempo fa la nostra rocca dell’Albornoz, castello e fortezza che dominava la nostra città.

Narnia e Narni per noi sono sicuramente la stessa cosa e la stessa terra una terra che nasconde ancora molti segreti che spesso sfuggono ad una prima visita del nostro paese, ma che vanno ricercati con attenzione e con lo spirito giusto.

Rimanendo in tema, in una delle interviste che ha rilasciato ha detto che le piacerebbe creare un parco giochi a tema. Un’idea geniale, dove i bambini potrebbero entrare davvero nel mondo di Narnia e proprio nella terra dove essa stessa è nata! Già lo vedo: l’entrata a forma di armadio gigantesco, con delle pellicce che ostruiscono un po’ il passaggio, e davanti il mondo incantato di Narnia dove è "sempre inverno e mai natale". A che punto è il progetto? I lavori partiranno? Avremo davvero la tanto sognata Narnia?

G.F.: E’ vero, questa idea del parco a tema sarebbe un sogno, anche se in realtà forse stravolgerebbe troppo il nostro paese. Vedo l’entrata con un trenino che passa attraverso un grande armadio…e molte molte altre cose, per far vivere ai bambini e ai grandi che una volta hanno sognato anche loro, il fantastico mondo di Narnia. Ho più volte proposto questi progetti e mi sono addirittura messo in contatto con altri parchi a tema come Gardaland proponendo una Narnialand. L’idea della mia Narnialand, come Disneyland o Gardaland , va oltre il semplice parco a tema di cartone, le nostre mura sono reali e la prima valorizzazione della città si sta compiendo, amerei come detto che le mura cittadine vengano restaurate e riportate all’antico splendore, c’e’ una immagine nel film in cui si vede Narnia, che sembra proprio la nostra Narni vista dal basso.

Immagino anche una strada ed un percorso che corra lungo le mura con una illuminazione che di sera stagli alta nel cielo la superba Narnia.

L’idea invece del parco a Tema trova qualche resistenza infatti dopo un primo entusiasmo e la localizzazione dell’area in una zona vicino al fiume ed alla superstrada, tutto si è fermato e la mancata acquisizione dell’area della ex Spea ha bloccato gli entusiasmi per Mirabilandia2 e Narnialand. Ma nella mia mente vedo ragazzi che partono sul trenino della fantasia ed entrano nell’armadio di Narnia , oppure battellini che viaggiano sull’acqua alla ricerca di Car Paravel . Non è detto che tali ipotesi non si realizzino prima o poi.

Tra gli esperti gli italiani spiccano alcuni nomi quali Carlo Bajetta, Andrea Monda e Saverio Simonelli. Chi dei tre le è stato di maggior aiuto? Avete intenzione di organizzare altre conferenze?

G.F.: Devo dire che Simonelli si è un po’ defilato in quest’ultimo periodo dall’argomento a noi caro. Al contrario Monda sta continuando a scrivere in merito, però la persona che mi ha aiutato di più è stato Carlo Bajetta. Ce ne sono anche altri come Rialti ad esempio che si stanno occupando di Narnia, ma in realtà coloro che conoscono a fondo in Italia l’opera di Lewis si contano sulle dita di una mano: io, Carlo Bajetta, Andrea Monda, Rialti e Gulisano. Quest’ultino più che altro è ferrato su Tolkien.

A Dicembre 2005 abbiamo organizzato delle giornate su Narnia, con tre incontri a tema per dibattere di Lewis e Narnia, si possono trovare informazioni in merito su http://www.narnia.it/domenichenarnia.htm

Speriamo di poter organizzare nuove conferenze con l’aiuto di Carlo Bajetta che ci è stato particolarmente vicino e di tutti gli altri vecchi e nuovi amici di Narnia, magari creando un centro studi Lewisiani a Narni .

Nel suo libro dedica anche un capitolo al film della Walt Disney sul primo dei sette libri di Lewis "Il leone, la Strega e l’Armadio" ma quando l’ha scritto il film era ancora in lavorazione. L’uscita nel dicembre 2005 e il record di incassi hanno contribuito a far conoscere questi libri nei paesi che ancora non ne avevano sentito parlare (tra cui anche l’Italia) e aumentarne, se possibile, la fama e la magia nei paesi che con questi avevano già sognato. Come nel mio caso, dopo la visione del film, la gente ha cominciato a documentarsi e ha scoperto il fantastico mondo scaturito dalla fantasia di questo grande scrittore. Le è piaciuto il film? C’è qualcosa che cambierebbe?

G.F.: Il film sicuramente mi è piaciuto molto. La recitazione dei bambini è quello che mi è piaciuto di più, Lucy è fantastica con quelle sue espressioni. La scena in cui lei entra per la prima volta a Narnia, è stata girata in modo tale da non farle vedere prima la terra incantata che era stata ricreata, così da avere le vere espressioni della bambina. Ecco, bisognerebbe avere lo stesso sguardo innocente quando si viene a visitare Narni per poter volare un po’ sulle ali della fantasia.

Mi sembra di aver letto nel suo libro che si stanno facendo delle ricerche di approfondimento sull’imperatore Cocceio Nerva per fare dei paralleli con la figura del personaggio di Peter nelle Cronache di Narnia. Ci sono elementi che accomunano le due figure?

G.F.: Come Peter è un condottiero nel mondo di Narnia, così Cocceio Nerva era il condottiero per eccellenza di Narni, ma anche lo stesso Gattamelata. Qualcuno associa la figura di Pietro a Peter, quindi l’aspetto di Pietro come fondatore della Chiesa Cristiana. Per noi narnesi in qualche modo Pietro è l’equivalente del condottiero che porta verso il bene la città e quindi un imperatore.

Cocceio Nerva meriterebbe un capitolo a parte infatti è uno dei grandi personaggi trascurati dalla nostra città. Per il nostro imperatore Romano è forse improprio il paragone con Peter , ma è certa la sua grande statura e la traccia che ha lasciato. In particolare stiamo curando un gemellaggio con la cittadina inglese di Gloucester fondata da Nerva ed in cui il famoso artista Anthony Stones ha creato una statua in bronzo dell’Imperatore a cavallo, ispirandosi alla statua di Gattamelata ( altra coincidenza per Narnia). Come coincidenza invece c’e’ il fatto che lo scudo di Peter sembra copiare in modo imbarazzante lo stemma della città di Narni che porta una immagine metà leone e metà grifo in campo rosso come lo scudo.

 Tanto si è detto di Narni ad oggi soprattutto grazie a Giuseppe Fortunati che ha contribuito a far conoscere la piccola cittadina umbra in tutto il mondo, ma tanto c’è ancora da scoprire. L’antico porto romano, la stele funeraria, il leone di pietra, il castello, l’ara sacrificale, il ponte di Augusto, testimoniano il grande passato di Narni, e chissà se un giorno continuando a scavare non vengano alla luce un antico armadio, una piccola diga fatta ad arte da alcuni graziosi castori, un corno una volta appartenuto ad una grande regina, un’ampolla magica che salva da tutte le ferite, un arco con delle frecce o una spada con lo stemma di un grande leone…chissà noi ci speriamo, perché bisogna ammetterlo, chi di noi non ha mai sognato di vivere in un mondo incantato come quello di Narnia?

Interviste

 

 


 

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