Le mura, dalla chiesa di
S.Agostino fino al Palazzuolo,
nell’antica contrada di S. Apollinare.
scritto da Raffaello Bartolucci
Cipriano Piccolpasso, nelle Piante et i ritratti delle Città et
Terre dell’Umbria sottoposte al Governo di Perugia, traccia nel 1565 la pianta di
Narni.
Nel particolare si vede chiaramente la muraglia vecchia e quella nuova.
Particolare della pianta ( ridisegnata) di Narni di Cipriano Piccolpasso
del 1565
Le mura e la porta furono costruite, per rendere più sicura la città,
dopo la devastazione e rovina provocata dall’esercito di Carlo V, composto da
soldatesche spagnole e dai Lanzichenecchi tedeschi, al ritorno dal sacco di Roma del 1527.
La distruzione, che dette luogo alla costruzione della nuova muraglia,
iniziò il 17 luglio 1527.
Qui di seguito riporto la registrazione dell’avvenimento redatta
dal notaio Gregorio Risi:
Die 14 Iulii 1527- Venerunt ad Civitatem Narniae per Funariam extra
Portam Exercitus Imperialis Hispani et Theutonici circa viginti millia militum venientium
ab Urbe, qui volebant hospitari in Civitate Narniae de commissione per Breve SSmi
D.n.Papae, quos Cives et Primates volebant gratiose recipere, sed populus et Pauperes
dictae Civitatis noluerunt, dummodo fuit expresse dictum publice in Consilio, quod si quis
attentaret quod dicti milites ducerentur intus dictam civitatem volebant ipsi illum
deijcere e fenestris Palatij DD.Priorum, et sic timore nullus ausus fuit id proponere,
quia Populus arma sumpserat contra Cives; imo fuerunt interfecti ex dictis militibus in
Funaria circa quingentos et septem bucchae Artiglieriae fuerunt projectae in Flumine Naris
prope Castrum Montis, et hoc fuit die dominica, et steterunt extra Portam per duos dies,
die autem Mercurii 17 dicti mensis summo mane una cum Interamnensibus more solito,
dederunt Battagliam murae dictae Civitatis, et tandem maximo cum eorum damno Civitatem
hostiliter inundarunt cum maxima Civium sanguinis effusione, quia omnes quos habere
potuerunt, interfecerunt, et multas virgines et nuptas violarunt; et steterunt in dicta
Civitate per quindecim dies, et in discessu combuserunt domos circa octuaginta, inter quas
fuit domus mea, quae fuit penitus combusta, et valebat ducatos auri quingenti, et
abstulerunt omnia bona mobilia quae ascendebat ad valorem ducatorum 800 et ultra, dies
profecto perveniat numquam tam diabolica et maledicta.
La devastazione e lo sterminio fu tale che, negli anni successivi, non si corse neppure
l’anello;
Riformanze libro II foglio 65: In questo giorno (3 maggio 1531) non
fu corso il Pallio sericeo o rosato, tanto meno vennero i cavalli da corsa nella città di
Narni: e neppure fu corso l’anello dai giovani in sella ai cavalli, e correnti, per
il fatto che i pochissimi, che dopo le tante sventure della città, sopravvissero e
sopravvivono fino ad oggi, per la maggior parte conducono la vita in mestizia e squallore.
Brusoni Libro I foglio 35 B:
….. la seconda (città di Narni) sotto il Pontificato di
Clemente VII nel 1527 espugnata, saccheggiata, ed in buona parte abbrucciata, e distrutta
dall’esercito imperiale sotto il comando del principe di Oranges succeduto
all’estinto duca di Borbone dopo il sacco di Roma essendo stato descritto un tanto
infortunio dallo stesso Sommo Pontefice in un suo breve dato in Orvieto in cui s’era
posto in sicuro sotto li 19 marzo 1528; ma si da segnato n° V.
Alla patita sciagura van aggiunte la peste, che finì di desolarla,
conforme si esprime il detto Breve, dimodoché questa infelice città non è più risorta
al suo antico splendore, poiché da 14 mila anime, che prima dell’espugnazione
numerava entro le sue mura, appena tre mila in oggi se ne contano, su di che ne fanno
purtroppo funesta fede le mura e case in quantità dirute.
Già molto tempo prima della rovina provocata dai Lanzi, alcuni tratti
delle mura cittadine non erano in buono stato di conservazione e poco adatte alla difesa:
Il 23 di ottobre 1515; nel pubblico e generale consiglio, fu letta una
supplica, per parte della signora Abbadessa e delle monache del monastero di San Luca:
Magnifici signori et egregij consiglieri la badessa o vero priora del
monasterio di Santo Luca expone qual mente molti anni sonno che certa parete de muro
castellano o vero vogliamo dire mura de la ciptà sopra ponte rotto jonte ad esso
monasterio & horto ha havuta necessità de reparatione per esser ruinate donde
facilmente se possevo intrare in la ciptà et in epso monasterio et per essere dicto loco
de honesta et sancta vita et dubitando de qualche fume de infamia più volte hanno
verterato, la Communità volesse provedere tanto per rispetto de la ciptà quanto etiam
per salute de la ciptà et per non havere el modo se è restato al presente epse priora et
sore hanno del loro refacto dicta parte; domandano piacia al presente consiglio se non po
de denari saltim de bollecta selli facia qualche recognitione ad ciò ad qualche tempo
possano se non in tucto in qualche discreta parte essere satisfacte; et questo anco sia
iusto; lo haverando per elimosina da questo magnifico consiglio.
Si cominciò a parlare della ricostruzione delle mura mezze diroccate,
la domenica 15 giugno1533, allorché, da parte dei Priori e su commissione del
governatore, fu convocato il numero della cernita, e si tenne il consiglio sui sedili di
San Salvato.
mura di Narnia viste dal lato di S. Agostino
Al settimo ed ultimo punto dell’ordine del giorno si fa presente
che:
il reverendissimo signor Cardinale dei Cesi, per lettera scritta alla
Comunità narnese, insiste che l’apertura delle mura, contigue al Monastero di San
Luca, al tempo della rovina narnese gettate a terra e distrutte, sia riparata e restaurata
dalla Comunità a proprie spese, per evitare il grandissimo disonore e pregiudizio, che
deriverà di giorno in giorno al detto Monastero ed alle monache, se non sarà fatto.
Le difficoltà economiche non permisero di effettuare tempestivamente i
lavori necessari, ma il giorno 11 marzo 1537, nella seduta della cernita :
Caro di Lello e Bernardino di Taddeo del castello di Taizzano e due dei
quattro anteposti eletti, ……………… promisero che
faranno e si adopereranno in modo che l’università del predetto castello darà per
tutto il mese di agosto prossimo al Comune di Narni 500 salme di buona calce ed adatta per
la fabbrica delle mura di San Luca …………..
Tuttavia i lavori di restaurazione e costruzione non furono effettuati
o almeno furono eseguiti in piccola parte, e si deve giungere all’anno 1556 per
vedere effettivamente dar corpo al progetto:
Il giorno 8 marzo 1556, i Priori, e precisamente Vincenzo di Samuele,
il signor Cardolo dei Cardoli, Morello Pelloccio, Spera di Giovanni Francesco, Andrea di
Piernicola, convocarono i soprintendenti alla fabbrica, ed insieme decisere sulla stima
delle case che si dovevano demolire per la fabbrica della città.
Questa è la relazione degli estimatori:
Imprima li dicti stimatori muratori in assenza di Giuliano muratore
stimarono la casa de Iliangelo de Polso ducati cinquanta, cioè la parte de drieto verso
le mura ducati vinti, e quella denanzi verso la strada ducati trenta, e li sopra dicti
stimatori cittadini la stimarono in tutto ducati quaranta, cioè quindici e vinticinque
rispettivamente.
La casa di Berardino di Cicola e di Maccario tutti dicti stimatori
d’accordo la stimarono ducati cinquanta, cioè trenta quella verso la strada, e vinti
quella verso le mura.
La casa di Placito d’Entraversone tutti dicti stimatori
d’accordo la stimarono tutta intera per che non glie venìa bene compartita ducati
sessanta cinque.
La casa de la Paglia di Berardino de Cicola e di suo fratello tutta
intera la stimarono i prefati stimatori insieme d’accordo ducati trenta.
Il forno di Battista di Bocca Pianella tutti dicti stimatori
d’accordo lo stimarono ducati trenta cinque, cioè vinti quella parte de sotto verso
le mura divisa dal tramezzo e quindici la parte denanzi divisa dal medesimo tramezzo.
La casa di Batassarre communica con Paduano li prefati stimatori tutti
d’accordo la stimarono cioè la parte di Batassarre ducati vinti sotto e sopra, e la
parte di Paduano ducati quaranta cinque.
La casa de Battista de Bocca Pianella tutti dicti stimatori
d’accordo la stimarono ducati ottanta.
La casa di Paolo di Raio tutti dicti stimatori d’accordo la
stimarono ducati quinnici.
La casa di Pascuccio insieme d’accordo la stimarono ducati vinti.
A di unici di marzo.
L’attività di stima delle case da abbattare prosegui nel mese di
maggio.
Il 10 maggio 1556, i Priori convocarono gli eletti per la stima delle
case che si devono demolire per gettare le fondamenta della fabbrica della città già
cominciata, i quali, insieme con i Priori Spinello degli Spinelli e Domenico Cardolo e
con certi altri cittadini si recarono alle case da stimare e da demolire dove fecero le
sottoscritte stime delle case cioè:
Primo: la casa d’Hanibale de Fraticello la stimarono tutti
d’accordo ducati quaranta de carlini.
La casa de Mazzatana overo de Fortunata sua moglie la stimarono tutti
d’accordo ducati sessanta cinque de carlini.
La casa d’Alessio de Cicipici e de Persea de Joandomenico pro
indivisa la stimarono tutti d’accordo ducati cinquanta cinque.
La casa di Piero alias Vecchiarello tutti d’accordo la stimarono
ducati cinquanta cinque de carlini.
La casa de ser Adriano da Capetone la stimarono cioè la parte di dicta
casa che era coperta ducati vinticinque de carlini tutti d’accordo.
La casa de Valentino de Brunello la stimarono tutti d’accordo
ducati trenta de carlini.
La casa del’heredi di Hieronimo de Nocchia tutti d’accordo la
stimarono ducati novanta de carlini.
La casa de Pierdomenico de Hieronimo sarto per la stima se riferiscono
a la compara.
La casa de Ceccolello per la stima se riferiscono alla compara.
La grotte di Lucantonio Cardulo per la stima se referiscono alla
compara.
Il 14 luglio 1556 fu valutata la casa di Fallacciano.
I Priori, insieme ai sottoscritti estimatori, ordinarono e decretarono
che fosse stimata la casa di Pierdomenico e di Giovenale del defunto Gerolamo di Narni,
situata nella contrada di Sant’Apollinare e che si deve demolire per la costruzione
delle mura della città, e per la sua stima andarono i predetti magnifici Signori e
Giacomo Prosperi, Adriano Pizzuto, Virgilio Massei, Celestino di Calisto, Vincenzo Logio,
Silvestro Mautino, Pierfrancesco Mautino, Nicola di Bella, mastro Pietro e mastro Gerolamo
muratori, e tutti questi stimatori riferirono di aver stimato la detta casa 90 ducati di
carlini.
I due fratelli, Giovenale e Pierdomenico, proprietari della casa
ricevettero immediatamente una bolletta di 45 ducati ciascuno.
Le procedure di valutazione della case procedevano alacremente.
Il 6 agosto 1556 fu stimata la casa della confraternita di San
Vincenzo, situata nella contrada fra le porte o di Sant’Apollinare, tutti gli
estimatori, all’unanimità e di comune accordo, la valutarono 50 ducati di carlini.
Il 26 agosto 1556 fu stimata la casa di mastro Antonino.
Dalle riformanze libro VII foglio 93:
I sottoscritti stimatori, su commissione dei magnifici signori Priori
stimarono la casa di Antonino, fabbro ferraio, situata nella contrada di
Sant’Apollinare, poiché constatarono che si doveva demolire per la fabbrica del
Comune e perciò all’unanimità e di comune accordo la stimarono cento ducati di
carlini, non calcolate le proprietà avute all’esterno della detta casa dallo stesso
Antonino………
Il 17 ottobre 1556 fu convocata la cernita straordinaria;
all’ordine del giorno, al punto 3 e 4° si recita
Il signor Baldovino Cardolo (chiede) che sia stimata e pagata la
sua casa o casalino dicto il Casalino di Gattamelata, situata nella contrada di San
Valentino, che deve essere abbattuta per la fabbrica del Comune.
Inoltre donna Fravola Cerasioli di Cammartano, chiede che le sia pagato
il suo casalino demolito per la fabbrica del Comune.
L’illustre signor Paolo Orsino sul punto terzo e quarto dichiarò
che: riguardo alla stima e pagamenti dei casalini del signor Baldovino Cardolo e di
donna Fravola, non sia fatta a nessuno ingiustizia, ed in questo affida all’arbitrio
dei signori Priori, messo ai voti furono ritrovati otto lupini del si, e sette fave in
contrario e così non (fu) approvato.
Il 28 gennaio 1557 si gettano le fondamenta per la costruzione della
porta di San Vittore.
Ecco quanto riferisce il cancelliere Gio Agostino:
Per fare le fondamenta della nuova porta nelle nuove mura della
magnifica città di Narni collocate verso il fiume Nera, il reverendo signor vicario del
Vescovo narnese con quasi tutto il clero della detta città e con i frati domenicani,
francescani ed agostiniani, vestiti con gl’indumenti sacerdotali, svolte le sacre
funzioni nella chiesa dedicata a San Giovenale, partirono, poi, insieme al magnifico uomo
signor Dario Raniero governatore ed ai predetti magnifici signori Priori, con molti altri
cittadini, accompagnati da una grande moltitudine di uomini e donne, e si recarono alla
detta porta cantando inni e salmi, secondo l’usanza, appena si arrivò in quel luogo,
con molte orazioni e preghiere implorato il divino nume Dio Ottimo Massimo, con
l’acqua esorcizzata e l’incenso asperso abbondantemente il luogo, nelle profonde
fondamenta furono gettate, secondo l’usanza degli antichi, delle monete
d’argento impresse con le insegne del pontefice massimo Paolo quarto, sopra le quali
subito dagli operai lì esistenti, con l’approvazione di Antonio scalpellino
architetto, molto cemento e grandi sassi furono buttati per la costruzione della porta, e
per il sacello poco distante la porta esistente, demolito per la costruzione delle dette
mura, che era stato dedicato al divo Vittore, da quello di Vittore il nome fu attribuito
alla porta e la porta è chiamata di San Vittore, posta tra il cavaliere del Palazzuolo ed
il cavaliere di Gattamelata, nelle dette mura.
Giulio d’argento di Paolo IV
Il 29 gennaio 1557 fu convocata e riunita la cernita, per discutere
sulle proposte:
Primo sopra le liste da farsi, et ordine da tenerse per il portare di
pietre, scarpare e altre opere da dare per la fabrica.
2- Inoltre se sono ritrovate sei medaglie d’oro nel cavare de
fondamenti de la fabbrica, che cortesia si ha da usare verso chi l’ha ritrovate, et
che pare se ne habbi da fare d’esse………
Il nobile uomo, il signor Cardolo Cardolo sulla prima sostenne in
questo modo: che questa faccenda la rimette ne li signori Priori et deputati sopra la
fabbrica che procedano, et se li pare di mutare alle liste qual che capo lo mutino, et
accomodino meglio che possono, e messo ai voti fu approvato con 16 lupini, nessuna fava
ritrovata in contrario.
Lo stesso signor consultore sulla seconda sostenne, che a quelli hanno
ritrovate le medaglie d’oro se li paghino, e venenno il Cardinale Carafa se li
mostrino e se li piacciono se li donino e messo ai voti con l’aggiunta del signor
Gerolamo Rodolfino, che dichiara che per essere state ritrovate le dicte medaglie in luoco
publico de la Communità se le dia a chi l’ha ritrovate la metà di quel che
vagliono, et fu ottenuto per lupini sedeci del si, non ritrovata in contrario fava alcuna.
Il 6 marzo 1557 fu convocata e riunita la cernita del Comune e fra gli
altri punti all’ordine del giorno fu proposto dal cancelliere:
6- Sono fatte spese de certe monete buttate ne li fondamenti de la
porta de san Vettore etc..
Cardolo Cardoli, intervenendo sulla sesta proposta sostenne che i
denari gettati nelle fondamenta della porta di San Vittore siano pagati con i denari dei
malefici
Il 9 giugno 1559 si riunirono i Priori della città di Narni ed i
deputati sulla fabbrica, decretarono ed ordinarono che si ricompensi il maestro Nanni
architetto per il suo lavoro come ai detti magnifici signori Priori sembrerà giusto.
La Porta Nova è opera dell’architetto Nanni.
Giovanni di Bartolommeo Lippi, chiamato Nanni di Baccio Bigio,
architetto italiano e scultore, nacque in Firenze e morì a Roma nel 1568. Fu alunno e
collaboratore di Antonio da Sangallo Giovane, alla morte di Michelangelo, ottenne la
direzione della fabbrica di San Pietro.
Le chiese di S. Vittore e di S.Savino non erano state ancora valutate e
tantomeno pagate, perciò:
Il 17 marzo 1560 si riunirono i Priori ed i deputati sulla fabbrica, ed
occupandosi delle opportunità della detta fabbrica e particolarmente del pagamento e
stima delle chiese di San Vittore e di San Savino demolite per la detta fabbrica, poiché
si va a discapito del culto divino, decretarono e ordinarono che si eleggano se fosse
necessario gli estimatori e si pagherà il loro prezzo secondo la stima che sarà fatta.
Questa risoluzione fu approvata con il consenso di tutti.
Un’altra casa si doveva demolire per la costruzione delle mura.
Il 30 dicembre 1555 , il maestro Gerolamo muratore, abitante in
Narni, riferì a me cancelliere di aver stimato una certa casupola della signora Connia
Giachetti situata nella detta città nella contrada del Palazzuolo nella Parrocchia di
Sant’Apollinare secondo i suoi confini, a 12 ducati di carlini, e di aver fatto
questa stima su richiesta della comunità di Narni.
Il trasporto delle pietre necessarie alla costruzione era stato
affidato all’arte dei bifolchi, ma questi, per vari motivi, ritardavano la consegna,
Il 3 aprile 1556 fu convocata la cernita del Comune, al quarto punto
dell’ordine del giorno era proposto:
4- Per ordine dei deputati sulla fabbrica più volte gli anteposti
dell’arte del bifolchi furono con insistenza richiesti per le pietre, che devono
essere da loro portate per la costruzione al fortilizio di Gattamelata, i quali finora
rinviarono il trasporto, rimandando per vari motivi, ed i lavori sono interrotti.
Ser Piero Blandolisio sostenne: che li signori Priori insieme co li
deputati sopra la fabbrica o con altri a che parerà d’eleggere a loro signorie se
dia a dicta arte qual che recognitione per tutta fatiga che duca et sopporta, et se riveda
la matricola se si observa o no et se si va più avanti che non si deve se faccino
ritirare, et se li faccia fare il dovere di quanto sono obligati, et interim se li faccia
observare quanto sono obligati per dicta matricola, e messo ai voti fu approvato con 13
lupini del si, quattro fave del no in contrario non ostanti.
Le pietre per le cantonate venivano prese dal fiume Nera, tirando a
secco i grossi blocchi di travertino del ponte romano crollato.
Il 28 novembre 1559 si riunirono i Priori ed i deputati sulla fabbrica
del Comune, si discusse circa il compenso del maestro Antonio scalpellino per
l’estrazione delle cantonate dal fiume Nera per due giorni con tre operai.
Si adottò all'unanimità e di comune accordo una risoluzione per cui al
detto mastro Antonio scalpellino, per se stesso e per i detti tre garzoni nei detti due
giorni si paghino due scudi cioè venti giuli.
Inoltre decretarono che si sollecitino e si preparino la calce,
pietre, sabbia e gli altri materiali secondo le necessità della fabbrica e similmente si
adattino le cantonate in modo che in un tempo conveniente si possa riprendere la detta
fabbrica e che i magnifici signori Priori insieme con i deputati vadano dal magnifico
signor governatore affinché il depositario della fabbrica paghi secondo le bollette a lui
dirette, con i denari dei gabellieri e dei proventi del detto Comune destinati per la
predetta fabbrica.
Tutte queste cose furono approvate tra i detti deputati per
acclamazione.
Il 16 gennaio 1560 si riunirono gli uomini incaricati della fabbrica
per stabilire il compenso da corrispondere:
Davanti ai quali fu proposto cosa fare circa il pagamento al maestro
Antonio scalpellino ed agli altri che lavorano scavando e portando le pietre al cavaliere
di Gattamelata.
Le maestranze addette alla costruzione delle mura e della porta
chiedevano di essere saldate.
Il 5 maggio 1563 si riunirono i Priori ed cittadini deputati sulla
fabbrica per discutere , tra l’altro,
sulla fabbrica della città, principalmente perché il maestro Antonio,
prefetto dei mastri della stessa fabbrica, chiese che quella fosse misurata e
ulteriormente, oltre alla retribuzione dovuta ai suoi ministri a buon conto tuttavia delle
opere delle pietre da lui stesso nella detta fabbrica messe a disposizione e
rispettivamente lavorate, che gli fossero pagati per il tempo tuttavia in cui nella
fabbrica stessa si lavora due scudi per ogni settimana.
Il signor Ausonio Scotto, intervenendo sulla prima proposta,
sostenne che la fabbrica del cavaliere di Gattamelata e della porta di San Vittore si
prosegua e pertanto siano preparati i necessari cementi in entrambi i luoghi, e con mastro
Antonio sulla fabbrica da lui stesso e dai suoi ministri costruita e sulle opere delle
pietre lavorate cioè de cantonate e cordoni si faccia il conto, delle quale sia fatta la
misurazione da un esperto ed al detto maestro Antonio oltre alla dovuta retribuzione dei
suoi ministri, qualora tuttavia si prosegua la fabbrica, effettivamente siano pagati due
scudi a buon conto tuttavia delle dette pietre da lui stesso come sopra lavorate e della
fabbrica
predetta per ogni settimana secondo il solito; questa dichiarazione
fu approvata con tutti i lupini in numero di nove.
Dopo tante insistenze del direttore dei lavori, si giunse il 22 di
maggio 1563 alla misurazione delle mura:
Copia della stima e della misura delle mura della fabbrica della
Comunità e delle pietre rispettivamente fatte e lavorate dal maestro Antonio di Carona
scalpellino abitante in Narni, fatta con il consenso del predetto maestro Antonio con
l’intervento di Giovanni Berardino Mautino prefetto della detta fabbrica, il cui
tenore è il seguente.
Adì 25 de maggio 1563.
Io Johanni Trivisano faccio fede haver mesurado le muralie ch’ha
fatte mastro Antonio scalpellino cioè dalli termini in su come me ha mostrato messer
Giovanni Berardino Mautino et il detto mastro Antonio.
Imprima il cavallier de Gattamelata con li confraforti summa canne
ducento novanta quattro et piedi vinti cioè--canne 294 piedi 20
Inoltre le muraglie al monte della roccha con li contraforti summa
canne nove cento trentacinque et piedi vintisei cioè can. 935 p. 26.
Inoltre il muro sotto casa de Michelangelo de Piele summa canne cento
sessanta tre et piedi vinti otto cioè can. 162 p. 28.
Le sopradette muralie tutte summano canne n° 1394.
A baiocchi vintotto la canna monta duc. 390 bl 32.
Il 24 maggio 1564, il geometra Giovanni Trevisano depositò
l’attestazione della ulteriore misurazione delle mura:
Io Johanni Trivisano faccio fede haver mesurato sotto il dì 24 di
maggio 1564 la muraglia della Communità de Narni fatta per mano di mastro Antonio
scarpellino dalla mesura in sù che io feci alli 25 di maggio 1563 come me ha mostrato
messer Giovanni Bernardino Mautino et il soprascritto mastro Antonio.
Imprima li muri della contraporta de S.Vittore summa canne- n° 97 1/3.
Inoltre il cavallier di Gattamelata summa canne - n° 49 2/3.
Inoltre la tela verso il Votano summa canne n° 156 ½
Che fa la summa tutte le suprascritte mesure canne n° 303 ½.
Monta a ragion de baiocchi 28 per canna - scudi 84 b 98.
Inoltre li cordoni del cavallier de Gattamelata summa canne 39 2/3
Inoltre la volta della porta di Santo Vittore summa piedi 340
Monta a rascion de mezzo grosso il piede scudi 8 b 50.
Summa le sopradette mesure duc. 103 b. 39.
A luglio la Porta Nova doveva essere quasi terminata, visto che, nella
cernita del 4 luglio 1566, al sesto punto dell’ordine del giorno si recita..
6°. Se si ritiene che sia selciata la strada dalla porta Vittorina
fino alla casa del maestro Stefano Vipera.
Ser Fabio Arca, intervenendo sulla proposta affermò che la
sopraddetta strada si debba selciare da entrambi i lati e nel mezzo della stessa si
debbano mettere i mattoni come si dice mattonare ad arbitrio dei magnifici signori Priori;
questa dichiarazione ecc., fu approvata con tutti i lupini favorevoli ecc..
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