Il Dottor Micheletti Chirurgo a Narni dal 1947 al 1961 Il professor Micheletti Primario chirurgo a Narni . Molti ricordano questo
illustre personaggio narnese, che meriterebbe presso l’ospedale di Narni una
degna memoria. Il Dottor Micheletti
viene a Narni il 16 Giugno 1947 come primario chirurgo poi nel 1952 vien nominato direttore
sanitario dell’ospedale degli infermi. Viene ricordato per il suo attaccamento
al lavoro ed alle sue grandi capacità professionali, infatti oltre che
chirurgo in grado di effettuare ogni
tipo di operazione, era anche ginecologo e ortopedico. Svolge la sua opera con
grande dedizione per circa 14 anni dal
1947 al 1961 data della sua morte. A Narni viveva in via Caterina Franceschi
Ferrucci , in una casa da cui vedeva le finestre dell’ospedale e spesso la
notte se vedeva accesa la luce dei suoi reparti, non esitava a correre in reparto
con la sua cinquecento , anche senza essere chiamato. Per la città di
Narni la sua opera fu una vera ricchezza e molte persone devono la vita al suo
lavoro e a quello della squadra che seppe mettere in campo, per poter operare
al meglio in condizioni spesso difficili ed avverse. Quando operava, portava
con se in tasca sempre un piccolo calzino, era quello di uno dei suoi due figli
morti in una tragica esplosione avvenuta
sulla spiaggia di Vergarola
a Pola il 18 agosto 1946. Questo tragico evento
segnerà per sempre la sua vita, infatti quando lui era chirurgo all’ospedale di
Pola , dovette intervenire per operare centinaia di feriti per quella grande
esplosione, che oltre a procurare olte un centinaio di morti, dilanio tantissimi
giovani presenti quel giorno sulla spiaggia, per un evento sportivo e festoso,
che si tramuto in una immane tragedia. Il dottor Geppino Micheletti, mentre operava senza tregua le
persone coinvolte nell’esposione, dovette vivere anche una immane disgrazia
personale, infatti tra i corpi dilaniati riconobbe prima quelli di un suo
figlio ormai deceduto, poi l’altro corpo ancora in vita dell’altro suo
figlio, irreparabilmente compromesso ed a cui dovette anteporre la
salvezza di altri feriti che potevano essere ancora salvati., Nonostante avesse
perso nell'esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni, oltre al fratello e
alla cognata, per più di 48 ore consecutive non lasciò il suo posto di lavoro. Micheletti
continua la sua opera all’ospedale, fino alla cessazione dell’emergenza. Soltanto dopo si
recherà a casa a consolare l’affranta madre dei suoi bambini, Iolanda Nardini,
deceduta a Trieste nel 2007 all’età di 99 anni. Micheletti a Narni immagini gentilmente concesse dalla famiglia Di Loreto
la moglie di Micheletti Jolanda . Su questa tragedia la storia si divise tra l’incidente per esplosione di residuati bellici, e l’attentato per volere eliminare gli italiani dalla zona di Pola ancora contesa tra gli Jugoslavi dell’esercito di Tito e gli Italiani. Dopo questo fatto comincio l'esodo anche da Pola degli italiani e 28.000 abitanti su 31.000 lasciarono la città nel giro di poche settimane. Di questa storia non si parlò per oltre una cinquantina di anni solo dopo il 2000 furono effettuate ulteriori ricerche storiche. Per questo suo encomiabile gesto di umana pietà ed elevata etica professionale il dott. Micheletti è assurto a simbolo degli alti valori morali e dell’altissimo senso civico della gente istriana ed il suo ricordo rimarrà indelebile nella memoria di tutti i cittadini di Pola». Nel 2008 un monumento in onore di Micheletti ed a ricordo dei caduti a Vergarola, è stato eretto a Trieste. Anche il famoso cantante Simone Cristicchi lo ricorderà nel suo spettacolo Magazzino 18. A Narni verrà ricordato per la sua grande umanità e per il lavoro unico e prezioso svolto fino alla sua morte. Per approfondimenti vedere https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Vergarolla Micheletti morì a Narni l’8 dicembre del 1961, esercitando fino all’ultimo la sua professione di medico, come primario di chirurgia e direttore dell’ospedale degli infermi. Nato a Trieste il 18 luglio 1905 Viene a Narni il 16 Giugno 1947 come primario chirurgo poi nel 1952 vien nominato direttore sanitario dell’ospedale degli infermi. Micheletti morì a Narni l’8 dicembre del 1961, esercitando fino all’ultimo la sua professione di medico, come primario di chirurgia e direttore dell’ospedale degli infermi. Resta a Narni per circa 14 anni . Micheletti quando operava portava sempre in tasca un calzino appartenuto a suo figlio e le sue assistenti avevano l’ordine di metterlo sempre nel camice del professore, quando questo veniva cambiato. Il 18 agosto 1946 a Pola ,la spiaggia di Vergarolla fù luogo di un'attentato terroristico in cui morirono più di 100 persone di cui solo 64 identificate. Il
Dott. Geppino Micheletti (Michelstaedter) presta i primi soccorsi in strada dopo lo scoppio a Vergarola (Pola 18 agosto 1946) Duccio Vanni. anno:2014 Geppino Micheletti(1905-1961) Biografie mediche [2281-7085] Duccio Vanni. anno:2014 vol:3 pag:28 https://flore.unifi.it/handle/2158/899387#.Vsyqk7N_Okp Geppino Micheletti fu un chirurgo pluridecorato che affrontò alcuni dei più drammatici eventi che caratterizzarono la storia italiana dalla fine degli anni trenta sino al secondo dopoguerra. Le sue grandi qualità ne fecero un modello intramontabile per la storia della medicina contemporanea italiana. Geppino Micheletti was a highly decorated
surgeon who went through some of the most dramatic events that characterized
the history of Italy since the end of the thirties to the second postwar
period.His proved qualities, made him an everlasting model in the Italian
contemporary history of medicine. Handle: http://hdl.handle.net/2158/899387 Relazione Vanni http://escidalcerchio.altervista.org/memorie-originali/ In quel periodo mentre il resto dell'Istria era controllato dall'esercito di Tito, Pola era l'unica città dell'Istria amministrata dagli inglesi e quindi in attesa degli esiti della Conferenza di Pace di Parigi ,Pola godeva di una relativa tranquillità non essendo sottoposta alle angherie slave che già avevano fatto scappare una parte degli istriani. In questo contesto si colloca l'attentato ,Tito non poteva permettere che il capolugo dell'Istria,abitato quasi esclusivamente da italiani , non subisse la repressione in atto nel resto della regione e incaricò l'OZNA ,la polizia segreta jugoslava,di infiltrarsi anche a Pola. Il giorno dell'esplosione sulla spiaggia si stava svolgendo la competizione sportiva detta “Coppa Scarioni”,era organizzata dalla società nautica Pietas Julia,attiva dal 1886 in campo sia sportivo che patriottico e fin dall'inizio osteggiata dagli austriaci e dai loro tirapiedi slavi . Quindi oltre che per il numero di morti prodotti, questa strage ebbe una forte valenza simbolica e colpi la cittadinanza polesana dritto al cuore e ai funerali cui partecipò tutta la città si cominciò a percepire l'altra tragedia che stava per avvenire : l'esodo . L'ospedale cittadino divenne il luogo principale della raccolta dei feriti: nell'opera di assistenza medica si distinse in particolar modo il dottor Geppino Micheletti, che nonostante avesse perso nell'esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni, per più di 24 ore consecutive non lasciò il suo posto di lavoro una tragica foto del funerale La strage fù considerata per molti anni un incidente teoria subito scartata dalle autorità locali ,in quanto sulla spiaggia erano si presenti mine belliche che però erano state accuratamente disinnescate e il Capitano Raiola affermò che, senza il collegamento di un nuovo innesco, l'esplosione sarebbe stata impossibile e anche ammettendo un errore umano, pare assai strano che la deflagrazione sia avvenuta proprio in una giornata simile, dopo che le mine erano rimaste inerti ed abbandonate per tanti mesi . Le indagini inglesi ma anche italiane appureranno sin da subito il coinvolgimento dell'ozna nell'attentato ma nessuno ne fece mai menzione nè in Italia nè in Inghilterra in quanto alla Conferenza di Parigi ,con il benestare del governo italiano,avevano già deciso di cedere tutta l'Istria allo stato Jugoslavo e infisciandone del tanto acclamato principio di autodeterminazione dei popoli decisero che quelle terre andavano consegnate alla minoranza della popolazione che oltretutto si era macchiata di crimini di ogni tipo. Il resto è storia alla firma del Trattato di pace un ultimo sussulto dell'Istria italiana arrivò da Maria Pasquinelli che giustiziò W. De Winton il comandante della guarnigione britannica di Pola come gesto di ribbellione a quell'ingiusto trattato ma dopo questo fatto comincio l'esodo anche da Pola e 28.000 abitanti su 31.000 lasciarono la città nel giro di poche settimane portandosi via anche le spoglie di Nazario Sauro,Giovanni Grion e altri patrioti istriani. Da parecchi anni, presso il cippo a lato del Duomo di Pola, la ricorrenza viene celebrata dalla locale rappresentanza dei “rimasti” (Comunità degli Italiani di Pola) assieme ad una delegazione di esuli (Libero Comune di Pola e Circolo Istria), che però non trova l'approvazione di tutti gli esuli che in contrasto con i "rimasti" preferiscono trovarsi a Trieste, presso il cippo di San Giusto. http://lucatamburini.blogspot.it/2013_08_01_archive.html http://nuke.cristianpertan.it/Vergarolla/tabid/92/Default.aspx Simone Cristicchi http://www.riccardocaldara.net/?p=8175 http://www.cristicchiblog.net/page/3/ Un’immagine
ingiallita dal tempo. E una scritta: «Il dott. Geppino Micheletti in una rara
foto presta i primi soccorsi in strada, dopo lo scoppio sulla spiaggia di
Vergarola (18 agosto 1946). Salverà tantissime vite. Un eroe sconosciuto».
Simone Cristicchi rilegge un’altra terribile pagina di storia, di quelle che è
difficile trovare sui libri di scuola perché scomoda. Siamo nell’agosto del 1946. Sulla
spiaggia di Pola esplose un deposito di materiale bellico e morirono almeno
ottanta persone. In quel momento, l’Istria era rivendicata dalla Jugoslavia di
Tito, che l’aveva occupata da almeno un anno. Pola invece era in mano alle
truppe britanniche e quindi non veniva controllata dagli slavi. Gli
italiani erano i nemici, i fascisti da cacciare, da perseguitare. La
spiaggia era gremita di bagnanti, tra i quali molti bambini. Ai bordi
dell’arenile erano state accatastate ventotto mine antisbarco – per un totale di circa nove
tonnellate di esplosivo – ritenute inerti perché erano stati tolti i
detonatori. Alle 14,15 l’esplosione delle mine provocò una strage. Alcune
persone rimasero schiacciate dal crollo dell’edificio della “Pietas
Julia”. I soccorsi furono complessi e caotici, anche per il fatto
che alcune persone furono letteralmente “disintegrate”. Nell’opera di assistenza
medica si distinse in particolar modo proprio il dottor Geppino Micheletti che
– nonostante avesse perso nell’esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni
– per più di ventiquattr’ore consecutive non lasciò il suo posto di lavoro. Ma
di quest’uomo, di questo eroe, non parla mai nessuno, un silenzio che dura
da decenni. Perché allora – come accaduto in seguito per tanti episodi in cui
c’erano responsabilità politiche ben precise, “rosse” – si tentò di dare la
colpa agli altri. Era fin troppo chiaro che la strage di Vergarolla fosse un
attentato organizzato da chi aveva interesse a mandar via la popolazione di
lingua italiana dalla maggiore città istriana, e cioè i comunisti di Tito. Ma
non si doveva dire.L’Unità ne diede notizia dopo i funerali. Il
titolo: «Gli angloamericani responsabili della strage di Pola». La tesi del
quotidiano dell’allora Pci era che era stata una disgrazia, dovuta
all’incuria degli angloamericani. La stessaUnità,
in quelle settimane, conduceva una campagna di stampa in difesa degli
interessi jugoslavi nella regione, contro «i servi del fascismo e dell’Italia
fascista». Ora quella pagina di storia, una ferita dolorosissima per il popolo
italiano, è stata ricordata di nuovo da lui, da Cristicchi, che – tra le
aggressioni dell’estrema sinistra – ha avuto il grande merito di riparlare
delle foibe e dell’esodo istriano grazie allo spettacolo Magazzino 18. E basta
leggere uno dei tanti commenti, postati sotto l’immagine di Geppino Micheletti,
il dottore, l’eroe: «È una delle storie più toccanti… non so quante
persone al posto suo avrebbero avuto una simile forza. Grazie per aver
pubblicato la sua foto, ora so che volto ha questo immenso eroe, il cui ricordo
resterà indelebile nella mia memoria per il resto della mia vita».
https://www.facebook.com/pages/TriestePrimait/34456368401 https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Vergarolla TRIESTE – Si celebra oggi, nel capoluogo giuliano, la ricorrenza del 63.mo anniversario della strage di Vergarolla (18 agosto 1946 - 18 agosto 2009). L’incontro, che prenderà il via alle ore 18, avrà luogo presso il cippo dedicato al medico chirurgo Geppino Micheletti posto in piazzale Rosmini. Il monumento, si ricorda, fu scoperto lo scorso anno in ricordo del medico triestino che prestò la sua opera di soccorso all’ospedale di Pola per oltre 24 ore consecutive, fino alla cessazione dell’emergenza. Il suo sforzo fu considerato particolarmente meritorio in quanto tra le oltre 80 vittime dell’esplosione perirono anche i suoi due figli: Carlo (9 anni) e Renzo (6 anni), oltre ad altri due familiari che li accompagnavano. Nato a Trieste il 18 luglio 1905, Micheletti si trasferì a Pola con la famiglia nel 1930, dopo aver ottenuto la laurea in medicina a Perugia. Specializzatosi in chirurgia a Padova, divenne primario dell’ospedale Santorio del capoluogo istriano. La drammatica figura di quest’uomo è legata all’episodio dello scoppio delle cariche esplosive accatastate sotto la pineta della spiaggia di Vergarolla, affollatissima di bagnanti quella domenica del 18 agosto 1946. Si ricorda così lo scoppio, che alle ore 14, portò resti e persone in gravi condizioni all’ospedale dove il dott. Micheletti prestava le sue cure. Per il suo gesto il 28 agosto 1946, dieci giorni dopo i fatti, il Consiglio comunale di Pola gli conferì la medaglia di benemerenza, mentre il 2 ottobre del 1947, lo Stato italiano gli dedicò la medaglia d’argento al valor civile. Micheletti morì a Narni l’8 dicembre del 1961, esercitando fino all’ultimo la sua professione di medico, come primario di chirurgia e direttore dell’ospedale degli infermi. Il monumento triestino a lui intitolato è stato progettato dall’arch. Ennio Cervi, e si compone di un massello in pietra d’Aurisina di 2 metri e dieci centimetri d’altezza fuori terra, con un taglio a 45 gradi per ricordare la tragedia che colpì le genti istriane. Trieste, 12/8/2008 PRESENTATO IN MUNICIPIO IL MONUMENTO ALLA MEMORIA DEL MEDICO TRIESTINO GEPPINO MICHELETTI. LA CERIMONIA SI TERRA’ LUNEDI’ 18 AGOSTO, ALLE 17.30, IN PIAZZALE ROSMINI, NELLA RICORRENZA DEL 62° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI VERGAROLLA “Grazie per quello che fate per ricordare persone e figure come il dott. Geppino Micheletti che ha svolto un ruolo importante nella storia di queste nostre terre”. Con queste parole il sindaco Roberto Dipiazza è intervenuto oggi (martedì 12 agosto) nel salotto azzurro del palazzo municipale, alla conferenza stampa di presentazione del monumento dedicato all’opera del medico triestino Geppino Micheletti, che sarà ufficialmente inaugurato e scoperto con una cerimonia che si terrà lunedì 18 agosto, con inizio alle ore 17.30, in piazzale Rosmini a Trieste. Nel corso della conferenza stampa -alla presenza tra gli altri del presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota, del presidente della Famiglia Polesana gen. Basile e dell’arch. Ennio Cervi che ha progettato il monumento- il sindaco ha espresso la massima adesione per questa iniziativa, ricordando inoltre l’impegno del Comune per le celebrazioni in programma per quest’anno in occasione del 90° anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, e l’inaugurazione del monumento alla memoria di Norma Cossetto. E’ toccato quindi al presidente Massimiliano Lacota ricordare l’opera del dott. Geppino Micheletti, nato a Trieste il 18 luglio 1905, che nel 1930 si trasferisce a Pola con la famiglia dopo aver ottenuto la laurea in medicina a Perugia. Specializzatosi in chirurgia a Padova e diviene primario dell’ospedale Santorio del capoluogo istriano. Per tutti gli italiani di Pola -ha spiegato ancora Lacota- l’eroica figura di Geppino Micheletti è legata all’episodio delittuoso dello scoppio di alcune cariche esplosive marine recuperate e disinnescate dagli artificieri ed accatastate sotto una pineta della spiaggia di Vergarolla, affollatissima di bagnanti la domenica del 18 agosto 1946. Improvvisamente, intorno alle ore 14.00, le cariche esplodono provocando una ottantina di morti tra i polesani. Moltissimi i feriti che vengono portati a decine ed in gravi condizioni all’ospedale dove il dott. Micheletti presta le sue cure. Ben presto al medico triestino giunge la notizia che tra i morti nell’esplosione ci sono anche i suoi due figli Carlo (9 anni) e Renzo (6 anni) ed altri due familiari che li accompagnavano. Affranto dal dolore e dalla disperazione, Micheletti continua la sua opera all’ospedale per oltre 24 ore consecutive, fino alla cessazione dell’emergenza. Soltanto dopo si recherà a casa a consolare l’affranta madre dei suoi bambini, Iolanda Nardini, deceduta a Trieste lo scorso anno all’età di 99 anni. Per questo suo encomiabile gesto di umana pietà ed elevata etica professionale il dott. Micheletti è assurto a simbolo degli alti valori morali e dell’altissimo senso civico della gente istriana ed il suo ricordo resta indelebile nella memoria dei cittadini di Pola. Per il suo gesto il 28 agosto 1946, dieci giorni dopo i fatti, il Consiglio comunale di Pola gli ha conferito la medaglia di benemerenza, mentre il 2 ottobre del 1947, lo Stato italiano gli ha conferito la medaglia d’argento al valor civile. Micheletti muore a Narni l’8 dicembre del 1961, esercitando fino all’ultimo la sua professione di medico, come primario di chirurgia e direttore dell’ospedale degli infermi. foto Leo Emiri Ospedale di Narni dalla relazione Vanni troviamo che : Sul periodo della vita e
dell’attività professionale del dott. Micheletti in Narni
(dal 1947 fino al suo decesso nel 1961) si sono finora raccolte alcune
testimonianze oculari e/o indirette:
Ricordo di un caro amico
di Maria Pilss DOTTOR GIUSEPPE MICHELETTI Nell'Aprile 1952 sono venuta a Narni, giovane Sposa e anche un puo'
spaesata, causa la mia scarsa conoscenza della lingua italiana,il Dottore amico della
famiglia mi parlo' in tedesco, lui e la sua gentile Signora Jolanda mi vollero' subito
bene........... quando poi nacque il mio primo figlio Mario nel 1954,era una gioia
vedere il caro Dottore giocare con lui e poi a due anni,incarico' la Befana di Piazza Navona a
Roma di portare un trenino elettrico, mi ricordo, come se fosse ieri, Luigino con il
Dottore per terra a montare i Binari e poi giocare insieme con il trenino, e Mario doveva stare
buono a guardare. Poi è arrivato Claudio nel 1956,andammo spesso a casa loro in via Francesci
Ferrucci e il Dottore non si riconosceva per come giocava con loro a cavallino,
nascondino,poi con i giocattoli dei suoi amati figli, ricordando mi viene da piangere,
pensando quanta sofferenza hanno passato. Ci sarebbe da scrivere ancora tanto.....vorrei ricordare nel Bar
Gnocchetto a sinistra c'è una bella Foto del Dottore con un Bambino seduto sul Bancone, è Mario a
pochi mesi, poi a destra la Signora Jolanda con l'amica di Roma a giocare a
Billiardino sempre con Mario. Poco
tempo fà è passato un Signore a prendere un caffé,
ha chiesto chi
era quel Signorenella Foto, mia Nuora Silvia g li spiego' ch'è
era il Dottore Micheletti............e lui esclamo', pensi lui mi ha
salvato la vita! Narni, 04.03.2016
Maria Pilss Ora anche Trieste onorerà la sua memoria e quella delle vittime della stage di Vergarolla con un monumento, progettato dall’arch. Ennio Cervi, che si compone di un massello in pietra d’Aurisina di 2 metri e dieci centimetri d’altezza fuori terra, con un taglio a 45 gradi per ricordare la tragedia che colpì tante famiglie palesane. La cerimonia di scopertura del nuovo monumento si terrà -come detto- lunedì 18 agosto, con inizio alle ore 17.30, in piazzale Rosmini, nella ricorrenza del 62° anniversario della strage di Vergarolla (Pola 18 agosto 1946). Allora la storia, questa storia, ha già consumato quasi tutte le sue
tragedie. Un piccolo passo indietro: Geppino Micheletti è un chirurgo, di fatto
l'unico operativo in quel momento a Pola. Siamo nel 1946, la guerra è finita ma
non è ancora chiusa e per la Venezia Giulia, il palcoscenico in cui si recita
questo ennesimo assurdo umano, il presente significa occupazione straniera:
l'Istria, quasi tutta, di fatto alla Jugoslavia, Trieste in amministrazione
militare anglo-americana e Pola enclave sotto governo militare inglese. Siamo
il 18 di agosto e sulla spiaggia di Vergarolla, fuori Pola, un'enorme folla di
persone si è raccolta non solo per fare il bagno ma anche per assistere alle
gare di nuoto e di tuffi e per partecipare alla festa prevista in serata per i
sessant'anni della società nautica Pietas Julia, emblema di patriottismo e di
italianità. Sulla riva, accatastate ai bordi della pineta, un cumulo di mine,
enormi residuati bellici, recuperate e disinnescate, sembrano testimoni
ingombranti e senza ricordi di un cruento già stato. E invece no: all'improvviso, subito dopo le 14, scoppia tutto, i corpi
volano a brandelli e la carne dell'uomo diventa il pasto più macabro e
truculento per l'inconsapevole gabbiano. È una strage, non fortuita ma
provocata da una mano umana maligna che va ad innescare ciò che era disarmato,
che dà la chiave per liberarsi al mostro imprigionato. Più di cento sono i
morti e senza numero i feriti: tonnellate di carne umana martoriata che
arrivano all'ospedale di Pola dove Micheletti , unico chirurgo rimasto, opera
per ore ed ore. Non si ferma neanche quando gli dicono che i suoi due unici
bimbi, Carletto e Renzo, sono fra i morti: non crolla davanti al dolore, sa che
altre vite sono nelle sue mani. Solo nelle sue. Per i morti, dopo due giorni, i funerali: solo 64 salme verranno composte
nelle bare e, fra queste, il corpicino straziato di Carletto e niente, tranne
una scarpa e i suoi giocattoli, in quella di Renzo. Geppino Micheletti, l'eroe di Vergarolla, continuerà a rimanere a Pola sino
al 31 marzo 1947, comandato in servizio dalla Croce Rossa quale
"indispensabile", e coordinerà l'evacuazione di tutti i malati
ricoverati nell'ospedale, quando la città andrà a svuotarsi dopo che il
trattato di Pace del 10 febbraio 1947 concederà anche la capitale dell'Istria
alla Jugoslavia di Tito. Anche la strage di Vergarolla avrà avuto il suo peso
nell'esodo massiccio dei polesani. E Micheletti? È l'unico morto che manca per chiudere la collana di sangue
dei Michelstaedter-Micheletti. Pur con una medaglia d'argento concessa dallo
Stato, non avrà che un posto di primario in uno sperduto ospedale a Narni dove,
nonostante lo strazio, per undici anni continuerà ad operare indefesso con
l'amministrazione locale, sorretta da raggruppamenti politici ostili, pronta a
fomentare odio verso gli esuli istriani, solerte ad accanirsi su di un esule
eccellente come lui considerato un "intruso". Non erano i
"fratelli italiani" che avrebbero dovuto accogliere i "fratelli
istriani". Micheletti resisterà sempre con i fatti, con l'opera senza
soste in aiuto del malato, ma sempre più minato nello
spirito e colpito anche nel fisico, dopo l'aggressione da parte di un medico
comunista suo subalterno, troverà la fine dei suoi giorni per un attacco
cardiaco a soli 56 anni isolato e dimenticato. Sarà un morto "di
conseguenza" http://www.istrianet.org/istria/history/1800-present/vergarola/media-lavoce.htm http://www.editfiume.com/lavoce/cultura/17518-l-irci-rende-omaggio-all-eroe-di-vergarolla un lavoro scientifico molto completo su Micheletti è il seguente : DUCCIO VANNI Dipartimento di Scienze della Salute (DSS), Università degli Studi di Firenze duccio.vanni@unifi.it Geppino Micheletti (1905-1961) fu un rispettabile e pluri-decorato chirurgo che si interessò anche di storia, letteratura e politica. Egli affrontò alcuni dei più drammatici eventi che caratterizzarono la storia italiana dalla fine degli anni trenta sino al secondo dopoguerra, senza esserne sopraffatto. Egli mostrò sempre un alto livello di abnegazione e di etica professionale anche dopo che gravi e violenti lutti familiari, oltre che severi disagi professionali, lo avevano colpito svariate volte. Le sue grandi qualità ne fecero un modello intramontabile per la storia della medicina contemporanea italiana, specialmente per ogni persona che, oggi e in futuro, lavorerà nel campo della medicina e della chirurgia d’emergenza. Parole chiave: storia d’Italia, storia della medicina contemporanea italiana, chirurgia d’emergenza Geppino Micheletti (1905-1961) was a worthy, highly decorated surgeon who had also interests in history, literature and politics. He went through some of the most dramatic events that characterized the history of Italy since the end of the thirties to the second postwar period, without being overwhelmed. He had always shown a very high level of self-denial and professional ethic even if severe and violent family mournings together with several professional hardships had hit him many times. His proved qualities made him an everlasting model in the Italian contemporary history of medicine, especially, for every person who, nowadays and in the future, will work in the emergency surgery and medicine. Key words: history of Italy, history of Italian contemporary medicine, emergency surgery. vedi Relazione Vanni http://escidalcerchio.altervista.org/memorie-originali/ a Micheletti sono state dedicate anche alcune cartoline postali
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