Home

uk.gif (951 byte)

Il Dottor Micheletti

Chirurgo a Narni 

dal 1947 al 1961

Il professor Micheletti Primario chirurgo a Narni .

Molti ricordano questo illustre personaggio narnese, che meriterebbe presso l’ospedale di Narni una degna memoria. Il Dottor Micheletti  viene a Narni il 16 Giugno 1947 come primario chirurgo  poi nel 1952 vien nominato direttore sanitario dell’ospedale degli infermi. Viene ricordato per il suo attaccamento al lavoro ed alle sue grandi capacità professionali, infatti oltre che chirurgo  in grado di effettuare ogni tipo di operazione, era anche ginecologo e ortopedico. Svolge la sua opera con grande dedizione per circa 14 anni  dal 1947 al 1961 data della sua morte. A Narni viveva in via Caterina Franceschi Ferrucci , in una casa da cui vedeva le finestre dell’ospedale e spesso la notte se vedeva accesa la luce dei suoi reparti, non esitava a correre in  reparto  con la sua cinquecento , anche senza essere chiamato. Per la città di Narni la sua opera fu una vera ricchezza e molte persone devono la vita al suo lavoro e a quello della squadra che seppe mettere in campo, per poter operare al meglio in condizioni spesso difficili ed avverse. Quando operava, portava con se in tasca sempre un piccolo calzino, era quello di uno dei suoi due figli morti in una tragica esplosione avvenuta   sulla spiaggia di  Vergarola  a Pola il 18 agosto 1946.

Questo tragico evento segnerà per sempre la sua vita, infatti quando lui era chirurgo all’ospedale di Pola , dovette intervenire per operare centinaia di feriti per quella grande esplosione, che oltre a procurare olte un centinaio di morti, dilanio tantissimi giovani presenti quel giorno sulla spiaggia, per un evento sportivo e festoso, che si tramuto in una immane tragedia.

Il dottor Geppino Micheletti, mentre operava senza tregua le persone coinvolte nell’esposione, dovette vivere anche una immane disgrazia personale, infatti tra i corpi dilaniati riconobbe prima quelli di un suo figlio ormai deceduto, poi l’altro corpo ancora in vita dell’altro suo figlio,   irreparabilmente  compromesso ed a cui dovette anteporre la salvezza di altri feriti che potevano essere ancora salvati., Nonostante avesse perso nell'esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni, oltre al fratello e alla cognata, per più di 48 ore consecutive non lasciò il suo posto di lavoro. Micheletti continua la sua opera all’ospedale, fino alla cessazione dell’emergenza. Soltanto dopo si recherà a casa a consolare l’affranta madre dei suoi bambini, Iolanda Nardini, deceduta a Trieste nel 2007 all’età di 99 anni. 

Micheletti a Narni 

immagini  gentilmente concesse dalla famiglia Di Loreto

la moglie di Micheletti Jolanda .

Su questa tragedia la storia si divise tra l’incidente per esplosione di residuati bellici, e l’attentato per volere eliminare gli italiani dalla zona di Pola ancora contesa tra gli Jugoslavi dell’esercito di Tito e gli Italiani. Dopo questo fatto  comincio l'esodo anche da Pola degli italiani  e 28.000 abitanti su 31.000 lasciarono la città nel giro di poche settimane. Di questa storia non si parlò per oltre una cinquantina di anni solo dopo il 2000 furono effettuate ulteriori ricerche storiche. Per questo suo encomiabile gesto di umana pietà ed elevata etica professionale il dott. Micheletti è assurto a simbolo degli alti valori morali e dell’altissimo senso civico della gente istriana ed il suo ricordo rimarrà indelebile nella memoria di tutti i cittadini di Pola». Nel 2008 un monumento in onore di Micheletti ed a ricordo dei caduti a Vergarola, è stato eretto a Trieste. Anche il famoso cantante Simone Cristicchi lo ricorderà nel suo spettacolo Magazzino 18. A Narni verrà ricordato per la sua grande umanità e per il lavoro unico e prezioso svolto fino alla sua morte.

Per approfondimenti vedere https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Vergarolla

 

Micheletti morì a Narni l’8 dicembre del 1961, esercitando fino all’ultimo la sua professione di medico, come primario di chirurgia e direttore dell’ospedale degli infermi.

Nato a Trieste il 18 luglio 1905

Viene a Narni il 16 Giugno 1947 come primario chirurgo  poi nel 1952 vien nominato direttore sanitario dell’ospedale degli infermi.

Micheletti morì a Narni l’8 dicembre del 1961, esercitando fino all’ultimo la sua professione di medico, come primario di chirurgia e direttore dell’ospedale degli infermi.

Resta a Narni per circa 14 anni .

Micheletti quando operava portava sempre in tasca un calzino  appartenuto a suo figlio e le sue assistenti avevano l’ordine di metterlo sempre nel camice del professore, quando questo veniva cambiato.

Il 18 agosto 1946 a Pola ,la spiaggia di Vergarolla fù luogo di un'attentato terroristico in cui morirono più di 100 persone di cui solo 64 identificate.

Il Dott. Geppino Micheletti (Michelstaedter)

 presta i primi soccorsi in strada dopo lo scoppio a Vergarola (Pola 18 agosto 1946)

Duccio Vanni. anno:2014

Geppino Micheletti(1905-1961)

Biografie mediche [2281-7085] Duccio Vanni. anno:2014 vol:3 pag:28

https://flore.unifi.it/handle/2158/899387#.Vsyqk7N_Okp

Geppino Micheletti fu un chirurgo pluridecorato che affrontò alcuni dei più drammatici eventi che caratterizzarono la storia italiana dalla fine degli anni trenta sino al secondo dopoguerra. Le sue grandi qualità ne fecero un modello intramontabile per la storia della medicina contemporanea italiana.

 Geppino Micheletti was a highly decorated surgeon who went through some of the most dramatic events that characterized the history of Italy since the end of the thirties to the second postwar period.His proved qualities, made him an everlasting model in the Italian contemporary history of medicine.

Handle:                http://hdl.handle.net/2158/899387

Relazione Vanni

http://escidalcerchio.altervista.org/memorie-originali/

 

In quel periodo mentre il resto dell'Istria era controllato dall'esercito di Tito, Pola era l'unica città dell'Istria amministrata dagli inglesi e quindi  in attesa degli esiti della Conferenza di Pace di Parigi ,Pola godeva di una relativa tranquillità non essendo sottoposta alle angherie slave che già avevano fatto scappare una parte degli istriani.

In questo contesto si colloca l'attentato ,Tito non poteva permettere che il capolugo dell'Istria,abitato quasi esclusivamente da italiani , non subisse la repressione in atto nel resto della regione e incaricò l'OZNA ,la polizia segreta jugoslava,di infiltrarsi anche a Pola.

Il giorno dell'esplosione sulla spiaggia si stava svolgendo la competizione sportiva detta “Coppa Scarioni”,era organizzata dalla società nautica Pietas Julia,attiva dal 1886 in campo sia sportivo che patriottico e fin dall'inizio osteggiata dagli austriaci e dai loro tirapiedi slavi .

Quindi oltre che per il numero di morti prodotti, questa strage ebbe una forte valenza simbolica e colpi la cittadinanza polesana dritto al cuore e ai funerali cui partecipò tutta la città si cominciò a percepire l'altra tragedia che stava per avvenire : l'esodo .

L'ospedale cittadino divenne il luogo principale della raccolta dei feriti: nell'opera di assistenza medica si distinse in particolar modo il dottor Geppino Micheletti, che nonostante avesse perso nell'esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni, per più di 24 ore consecutive non lasciò il suo posto di lavoro

una tragica foto del funerale 

La strage fù considerata per molti anni un incidente teoria subito scartata dalle autorità locali ,in quanto sulla spiaggia erano si presenti mine belliche che però erano state accuratamente disinnescate e il Capitano Raiola affermò che, senza il collegamento di un nuovo innesco, l'esplosione sarebbe stata impossibile e anche ammettendo un errore umano, pare assai strano che la deflagrazione sia avvenuta proprio in una giornata simile, dopo che le mine erano rimaste inerti ed abbandonate per tanti mesi .

Le indagini inglesi ma anche italiane appureranno sin da subito il coinvolgimento dell'ozna nell'attentato ma nessuno ne fece mai menzione nè in Italia nè in Inghilterra in quanto alla Conferenza di Parigi ,con il benestare del governo italiano,avevano già deciso di cedere tutta l'Istria allo stato Jugoslavo e infisciandone del tanto acclamato principio di autodeterminazione dei popoli decisero che quelle terre andavano consegnate alla minoranza della popolazione che oltretutto si era macchiata di crimini di ogni tipo.

Il resto è storia alla firma del Trattato di pace un ultimo sussulto dell'Istria italiana arrivò da Maria Pasquinelli che giustiziò W. De Winton il comandante della guarnigione britannica di Pola come gesto di ribbellione a quell'ingiusto trattato ma dopo questo fatto  comincio l'esodo anche da Pola e 28.000 abitanti su 31.000 lasciarono la città nel giro di poche settimane portandosi via anche le spoglie di Nazario Sauro,Giovanni Grion e altri patrioti istriani.

Da parecchi anni, presso il cippo a lato del Duomo di Pola, la ricorrenza viene celebrata dalla locale rappresentanza dei “rimasti” (Comunità degli Italiani di Pola) assieme ad una delegazione di esuli (Libero Comune di Pola e Circolo Istria), che però non trova l'approvazione di tutti gli esuli che in contrasto con i "rimasti" preferiscono trovarsi a Trieste, presso il cippo di San Giusto.

http://lucatamburini.blogspot.it/2013_08_01_archive.html

http://nuke.cristianpertan.it/Vergarolla/tabid/92/Default.aspx

 

Simone Cristicchi

http://www.riccardocaldara.net/?p=8175

http://www.cristicchiblog.net/page/3/

 

Un’immagine ingiallita dal tempo. E una scritta: «Il dott. Geppino Micheletti in una rara foto presta i primi soccorsi in strada, dopo lo scoppio sulla spiaggia di Vergarola (18 agosto 1946). Salverà tantissime vite. Un eroe sconosciuto». Simone Cristicchi rilegge un’altra terribile pagina di storia, di quelle che è difficile trovare sui libri di scuola perché scomoda. Siamo nell’agosto del 1946. Sulla spiaggia di Pola esplose un deposito di materiale bellico e morirono almeno ottanta persone. In quel momento, l’Istria era rivendicata dalla Jugoslavia di Tito, che l’aveva occupata da almeno un anno. Pola invece era in mano alle truppe britanniche e quindi non veniva controllata dagli slavi.  Gli italiani erano i nemici, i fascisti da cacciare, da perseguitare.

La spiaggia era gremita di bagnanti, tra i quali molti bambini. Ai bordi dell’arenile erano state accatastate ventotto mine antisbarco – per un totale di circa nove tonnellate di esplosivo – ritenute inerti perché erano stati tolti i detonatori. Alle 14,15 l’esplosione delle mine provocò una strage. Alcune persone rimasero schiacciate dal crollo dell’edificio della “Pietas Julia”.  I soccorsi furono complessi e caotici, anche per il fatto che alcune persone furono letteralmente “disintegrate”. Nell’opera di assistenza medica si distinse in particolar modo proprio il dottor Geppino Micheletti che – nonostante avesse perso nell’esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni – per più di ventiquattr’ore consecutive non lasciò il suo posto di lavoro. Ma di quest’uomo, di questo eroe, non parla mai nessuno, un silenzio che dura da decenni. Perché allora – come accaduto in seguito per tanti episodi in cui c’erano responsabilità politiche ben precise, “rosse” – si tentò di dare la colpa agli altri. Era fin troppo chiaro che la strage di Vergarolla fosse un attentato organizzato da chi aveva interesse a mandar via la popolazione di lingua italiana dalla maggiore città istriana, e cioè i comunisti di Tito. Ma non si doveva dire.L’Unità ne diede notizia dopo i funerali. Il titolo: «Gli angloamericani responsabili della strage di Pola». La tesi del quotidiano dell’allora Pci era che era stata una disgrazia, dovuta all’incuria degli angloamericani. La stessaUnità, in quelle settimane, conduceva una campagna di stampa in difesa degli interessi jugoslavi nella regione, contro «i servi del fascismo e dell’Italia fascista». Ora quella pagina di storia, una ferita dolorosissima per il popolo italiano, è stata ricordata di nuovo da lui, da Cristicchi, che – tra le aggressioni dell’estrema sinistra – ha avuto il grande merito di riparlare delle foibe e dell’esodo istriano grazie allo spettacolo Magazzino 18. E basta leggere uno dei tanti commenti, postati sotto l’immagine di Geppino Micheletti, il dottore, l’eroe: «È una delle storie più toccanti… non so quante persone al posto suo avrebbero avuto una simile forza. Grazie per aver pubblicato la sua foto, ora so che volto ha questo immenso eroe, il cui ricordo resterà indelebile nella mia memoria per il resto della mia vita».
„«Affranto dal dolore e dalla disperazione - continua - , Micheletti continua la sua opera all’ospedale per 48 ore consecutive, fino alla cessazione dell’emergenza. Soltanto dopo si recherà a casa a consolare l’affranta madre dei suoi bambini, Iolanda Nardini, deceduta a Trieste nel 2007 all’età di 99 anni. Per questo suo encomiabile gesto di umana pietà ed elevata etica professionale il dott. Micheletti è assurto a simbolo degli alti valori morali e dell’altissimo senso civico della gente istriana ed il suo ricordo rimarrà indelebile nella memoria di tutti i cittadini di Pola».“



http://www.triesteprima.it/politica/giorgi-fi-intitolare-via-geppino-micheletti.html
https://www.facebook.com/pages/TriestePrimait/34456368401

https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Vergarolla

 

TRIESTE – Si celebra oggi, nel capoluogo giuliano, la ricorrenza del 63.mo anniversario della strage di Vergarolla (18 agosto 1946 - 18 agosto 2009). L’incontro, che prenderà il via alle ore 18, avrà luogo presso il cippo dedicato al medico chirurgo Geppino Micheletti posto in piazzale Rosmini. Il monumento, si ricorda, fu scoperto lo scorso anno in ricordo del medico triestino che prestò la sua opera di soccorso all’ospedale di Pola per oltre 24 ore consecutive, fino alla cessazione dell’emergenza. Il suo sforzo fu considerato particolarmente meritorio in quanto tra le oltre 80 vittime dell’esplosione perirono anche i suoi due figli: Carlo (9 anni) e Renzo (6 anni), oltre ad altri due familiari che li accompagnavano.

Nato a Trieste il 18 luglio 1905, Micheletti si trasferì a Pola con la famiglia nel 1930, dopo aver ottenuto la laurea in medicina a Perugia. Specializzatosi in chirurgia a Padova, divenne primario dell’ospedale Santorio del capoluogo istriano. La drammatica figura di quest’uomo è legata all’episodio dello scoppio delle cariche esplosive accatastate sotto la pineta della spiaggia di Vergarolla, affollatissima di bagnanti quella domenica del 18 agosto 1946. Si ricorda così lo scoppio, che alle ore 14, portò resti e persone in gravi condizioni all’ospedale dove il dott. Micheletti prestava le sue cure. Per il suo gesto il 28 agosto 1946, dieci giorni dopo i fatti, il Consiglio comunale di Pola gli conferì la medaglia di benemerenza, mentre il 2 ottobre del 1947, lo Stato italiano gli dedicò la medaglia d’argento al valor civile.

Micheletti morì a Narni l’8 dicembre del 1961, esercitando fino all’ultimo la sua professione di medico, come primario di chirurgia e direttore dell’ospedale degli infermi. Il monumento triestino a lui intitolato è stato progettato dall’arch. Ennio Cervi, e si compone di un massello in pietra d’Aurisina di 2 metri e dieci centimetri d’altezza fuori terra, con un taglio a 45 gradi per ricordare la tragedia che colpì le genti istriane.

 

Trieste, 12/8/2008

 

PRESENTATO IN MUNICIPIO IL MONUMENTO ALLA MEMORIA DEL MEDICO TRIESTINO GEPPINO MICHELETTI. LA CERIMONIA SI TERRA’ LUNEDI’ 18 AGOSTO, ALLE 17.30, IN PIAZZALE ROSMINI, NELLA RICORRENZA DEL 62° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI VERGAROLLA

 

“Grazie per quello che fate per ricordare persone e figure come il dott. Geppino Micheletti che ha svolto un ruolo importante nella storia di queste nostre terre”.

Con queste parole il sindaco Roberto Dipiazza è intervenuto oggi (martedì 12 agosto) nel salotto azzurro del palazzo municipale, alla conferenza stampa di presentazione del monumento dedicato all’opera del medico triestino Geppino Micheletti, che sarà ufficialmente inaugurato e scoperto con una cerimonia che si terrà lunedì 18 agosto, con inizio alle ore 17.30, in piazzale Rosmini a Trieste.

Nel corso della conferenza stampa -alla presenza tra gli altri del presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota, del presidente della Famiglia Polesana gen. Basile e dell’arch. Ennio Cervi che ha progettato il monumento- il sindaco ha espresso la massima adesione per questa iniziativa, ricordando inoltre l’impegno del Comune per le celebrazioni in programma per quest’anno in occasione del 90° anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, e l’inaugurazione del monumento alla memoria di Norma Cossetto.

E’ toccato quindi al presidente Massimiliano Lacota ricordare l’opera del dott. Geppino Micheletti, nato a Trieste il 18 luglio 1905, che nel 1930 si trasferisce a Pola con la famiglia dopo aver ottenuto la laurea in medicina a Perugia. Specializzatosi in chirurgia a Padova e diviene primario dell’ospedale Santorio del capoluogo istriano.

Per tutti gli italiani di Pola -ha spiegato ancora Lacota- l’eroica figura di Geppino Micheletti è legata all’episodio delittuoso dello scoppio di alcune cariche esplosive marine recuperate e disinnescate dagli artificieri ed accatastate sotto una pineta della spiaggia di Vergarolla, affollatissima di bagnanti la domenica del 18 agosto 1946. Improvvisamente, intorno alle ore 14.00, le cariche esplodono provocando una ottantina di morti tra i polesani. Moltissimi i feriti che vengono portati a decine ed in gravi condizioni all’ospedale dove il dott. Micheletti presta le sue cure. Ben presto al medico triestino giunge la notizia che tra i morti nell’esplosione ci sono anche i suoi due figli Carlo (9 anni) e Renzo (6 anni) ed altri due familiari che li accompagnavano. Affranto dal dolore e dalla disperazione, Micheletti continua la sua opera all’ospedale per oltre 24 ore consecutive, fino alla cessazione dell’emergenza. Soltanto dopo si recherà a casa a consolare l’affranta madre dei suoi bambini, Iolanda Nardini, deceduta a Trieste lo scorso anno all’età di 99 anni.

Per questo suo encomiabile gesto di umana pietà ed elevata etica professionale il dott. Micheletti è assurto a simbolo degli alti valori morali e dell’altissimo senso civico della gente istriana ed il suo ricordo resta indelebile nella memoria dei cittadini di Pola. Per il suo gesto il 28 agosto 1946, dieci giorni dopo i fatti, il Consiglio comunale di Pola gli ha conferito la medaglia di benemerenza, mentre il 2 ottobre del 1947, lo Stato italiano gli ha conferito la medaglia d’argento al valor civile. Micheletti muore a Narni l’8 dicembre del 1961, esercitando fino all’ultimo la sua professione di medico, come primario di chirurgia e direttore dell’ospedale degli infermi.

foto Leo Emiri 

Ospedale di Narni

dalla relazione Vanni  troviamo che :

Sul periodo della vita e dell’attività professionale del dott. Micheletti in Narni (dal 1947 fino al suo decesso nel 1961) si sono finora raccolte alcune testimonianze oculari e/o indirette:

Alfredo Petrini (64) incontrò il dott. Micheletti intorno al 1955 all’Ospedale degli Infermi di Narni.

Il sig. Petrini all’epoca era impiegato alla Cassa di Risparmio Narni ma appassionato di cultura medica.

Essendo anche in rapporto d’amicizia con le suore che prestavano servizio assistenziale nel suddetto ospedale in quegli anni, egli andava spesso in quel nosocomio a guisa di frequentatore volontario.

Rimase presto colpito dalla competenza professionale estremamente versatile del dott. Micheletti (operava dalla “testa ai piedi”), dalla sua disponibilità umana e nel contempo dal suo atteggiamento riservato.

Da qui nasce tra il sig. Petrini, la sua famiglia e il dott. Micheletti (e la sua signora) una sincera amicizia che verrà ulteriormente cementata e approfondita negli anni a venire.

Pochi, oltre alla famiglia del Petrini, a Narni conoscevano la verità sulla morte dei due piccoli figli dei Micheletti.

A sottolineare la professionalità coniugata all’umanità del dott. Micheletti il sig. Petrini ricorda:

• Il dott. Geppino dormiva poco. Di notte stava spesso affacciato ad una delle finestre di casa (posta nel centro storico di Narni) da dove poteva vedere sulla collina dirimpetto le finestre del piano superiore dell’ospedale.

Qui erano collocate due corsie di chirurgia di donne e uomini che erano il reparto di degenza del Micheletti; sempre a questo piano erano allocate anche alcune camere paganti.

Se durante la notte, Geppino vedeva accendersi una luce in una delle tante finestre di questo piano si rivestiva velocemente e con l’auto si precipitava in ospedale.

All’epoca di Micheletti l’Ospedale degli Infermi di Narni, secondo Petrini annoverava in tutto 27 paramedici di cui 22 suore infermiere, 3 infermiere e 2 infermieri laici.

• Un giorno arrivò in ospedale un uomo con una gamba fratturata in seguito ad una caduta da una Vespa. Petrini, collabora con Micheletti all’allestimento dell’ingessatura.

Durante quest’operazione egli nota una nuova suora – infermiera bellissima e si distrae, ma Micheletti prontamente lo richiama a concentrarsi sulla gamba dell’infortunato e Petrini subito si ricompone all’ordine di Geppino.

D’altra parte, secondo Petrini “Micheletti era un vero chirurgo militare”, nel senso che la sua professionalità gli consentiva di poter svolgere le operazioni più disparate.

• Forse per questa versatilità che evidentemente ingenerava anche invidie e gelosie Micheletti fu anche osteggiato, almeno in una occasione fino all’aggressione fisica, da un collega all’interno dell’ospedale.

Geppino teneva sempre nella tasca del suo camice di ospedale un calzino di uno dei due figli morti a Vergarolla.

Le suore dell’Ospedale quando gli cambiavano il camice procuravano sempre di mettere nella tasca di quello pulito il calzino del figlio.

Anche a Narni la cameretta di Carlo e Renzo fu rimontata e allestita come era a Pola (65).

Su questi medesimi particolari concorda anche un’altra parente vivente di Micheletti (66).

Ad evidenziare la particolare sollecitudine permanente dimostrata dal dott. Micheletti nella cura dei bambini malati, Petrini riporta l’episodio del concittadino sig. Vincenzo Leonardi (n.1945) il quale, essendo in età infantile sofferente di patologia adenoidea e alle tonsille poiché rifiutava di farsi operare in ospedale, su richiesta dei propri genitori fu gratuitamente ed efficacemente operato dal Micheletti direttamente al proprio domicilio (67).

La sig.ra Renata Lucentini, infermiera all’Ospedale degli Infermi quando Micheletti si trasferì da Pola (1947), ricorda il caso di una bambina di 6-7 anni, ricoverata d’urgenza in chirurgia per peritonite, sviluppava ben presto una infezione bronco-polmonare gravissima e versava in fin di vita [il prete aveva già somministrato l’estrema unzione].

L’ ospedale era sprovvisto di penicillina. Micheletti allora inviò urgentemente a Roma il suo autista a reperire l’antibiotico a sue spese e così riuscì a salvare la vita della bimba (68).

Il dott. Armando Riccetti attorno al 1950, ricorda di aver incontrato per la prima volta in Ospedale a Narni il dott. Micheletti, in seguito a una frattura a radio e ulna del braccio sx per caduta da bicicletta.

Ricorda che il dott. Micheletti si espose ai raggi x per oltre un’ora per ridurgli la frattura in modo perfetto.

In seguito anche a questo episodio quando Riccetti decise di iscriversi a Medicina prese a frequentare regolarmente il reparto di Micheletti.

Tutt’oggi conserva un bellissimo ricordo sia professionale che umano di Geppino, il quale gli “voleva bene” anche perché Armando era quasi coetaneo di Carlo Micheletti.

Riccetti ricorda, da studente di medicina, di essere stato coinvolto anche in operazioni notturne di Geppino Micheletti.

Riccetti riferisce che, nell’Ospedale di Narni (allora classificato come una 3° categoria) Micheletti praticava ogni tipo di chirurgia addominale: resezioni gastriche di ulcere e tumori; colecistectomie, prostatectomie e altri interventi del campo urologico, appendiciti ed ernie, interventi di tipo ortopedico.

Micheletti era chirurgo efficace e capace nonostante una radiodermite massiva localizzata alle mani che lo aveva colpito sin dai tempi del servizio militare espletato durante la 2° guerra mondiale (69).

Riferimenti a questa menomazione alle mani sono presenti anche nel già citato
“…E non colsero le margherite” in cui si descrive come lo stesso Micheletti per conservare alle sue mani la capacità di operare si auto-diagnosticò la necessità di procedere ad una sollecita amputazione di ciò che era irrimediabilmente perduto, per cui si recò in Algeria per farsi visitare da un famoso specialista in quel ramo ed in seguito a quell’intervento, che si svolse a Roma, dopo lunghi mesi di convalescenza riacquistò felicità e serenità “perché il bisturi, con un paio di dita rimastegli nella destra, riusciva ancora a tenerlo con sufficiente sicurezza” (70).

Per quanto riferito in proposito da Riccetti, Petrini e Lucentini l’operazione si svolse a Roma nel 1959 e coinvolse due dita della mano sinistra ed uno della destra (71).

Sempre a Narni l’8 dicembre 1961 Geppino Micheletti, moriva inaspettatamente a causa di una improvvisa tromboembolia seguita ad un’operazione di trattamento emorroidario.

Il nipote, dott. Cristiano Micheletti, ricorda a tale proposito due necrologi: un trafiletto sulla pagina locale del “Messaggero”, l’altro più articolato su “L’Arena di Pola” (72).

Il feretro di Geppino venne tumulato insieme a quelli dei figli a Trieste; nel 2007 vi si aggiunsero anche le spoglie della vedova, Jolanda.

 

Ricordo di un caro amico
di
Maria Pilss

DOTTOR   GIUSEPPE  MICHELETTI

Nell'Aprile 1952 sono venuta a Narni, giovane Sposa e anche un puo' spaesata, causa la mia scarsa conoscenza della lingua italiana,il Dottore amico della famiglia mi parlo' in tedesco, lui e la sua gentile Signora Jolanda mi vollero' subito bene...........

quando poi nacque il mio primo figlio Mario nel 1954,era una gioia vedere il caro Dottore giocare con lui e poi a due anni,incarico' la Befana di Piazza Navona a Roma di portare un trenino elettrico, mi ricordo, come se fosse ieri, Luigino con il Dottore per terra a montare i Binari e poi giocare insieme con il trenino, e Mario doveva stare buono a guardare.

Poi è arrivato Claudio nel 1956,andammo spesso a casa loro in via Francesci Ferrucci e il Dottore non si riconosceva per come giocava con loro a cavallino, nascondino,poi con i giocattoli dei suoi amati figli, ricordando mi viene da piangere, pensando quanta sofferenza hanno passato.

Ci sarebbe da scrivere ancora tanto.....vorrei ricordare nel Bar Gnocchetto a sinistra c'è una bella Foto del Dottore con un Bambino seduto sul Bancone, è Mario a pochi mesi, poi a destra la Signora Jolanda con l'amica di Roma a giocare a Billiardino sempre con Mario.

Poco tempo fà è passato un Signore a prendere un caffé, ha chiesto chi era quel Signorenella Foto, mia Nuora Silvia g li spiego' ch'è era il Dottore Micheletti............e lui esclamo', pensi lui mi ha salvato la vita!

Narni, 04.03.2016                                                                               Maria Pilss

Ora anche Trieste onorerà la sua memoria e quella delle vittime della stage di Vergarolla con un monumento, progettato dall’arch. Ennio Cervi, che si compone di un massello in pietra d’Aurisina di 2 metri e dieci centimetri d’altezza fuori terra, con un taglio a 45 gradi per ricordare la tragedia che colpì tante famiglie palesane.

La cerimonia di scopertura del nuovo monumento si terrà -come detto- lunedì 18 agosto, con inizio alle ore 17.30, in piazzale Rosmini, nella ricorrenza del 62° anniversario della strage di Vergarolla (Pola 18 agosto 1946).

Allora la storia, questa storia, ha già consumato quasi tutte le sue tragedie. Un piccolo passo indietro: Geppino Micheletti è un chirurgo, di fatto l'unico operativo in quel momento a Pola. Siamo nel 1946, la guerra è finita ma non è ancora chiusa e per la Venezia Giulia, il palcoscenico in cui si recita questo ennesimo assurdo umano, il presente significa occupazione straniera: l'Istria, quasi tutta, di fatto alla Jugoslavia, Trieste in amministrazione militare anglo-americana e Pola enclave sotto governo militare inglese. Siamo il 18 di agosto e sulla spiaggia di Vergarolla, fuori Pola, un'enorme folla di persone si è raccolta non solo per fare il bagno ma anche per assistere alle gare di nuoto e di tuffi e per partecipare alla festa prevista in serata per i sessant'anni della società nautica Pietas Julia, emblema di patriottismo e di italianità. Sulla riva, accatastate ai bordi della pineta, un cumulo di mine, enormi residuati bellici, recuperate e disinnescate, sembrano testimoni ingombranti e senza ricordi di un cruento già stato.

E invece no: all'improvviso, subito dopo le 14, scoppia tutto, i corpi volano a brandelli e la carne dell'uomo diventa il pasto più macabro e truculento per l'inconsapevole gabbiano. È una strage, non fortuita ma provocata da una mano umana maligna che va ad innescare ciò che era disarmato, che dà la chiave per liberarsi al mostro imprigionato. Più di cento sono i morti e senza numero i feriti: tonnellate di carne umana martoriata che arrivano all'ospedale di Pola dove Micheletti , unico chirurgo rimasto, opera per ore ed ore. Non si ferma neanche quando gli dicono che i suoi due unici bimbi, Carletto e Renzo, sono fra i morti: non crolla davanti al dolore, sa che altre vite sono nelle sue mani. Solo nelle sue.

Per i morti, dopo due giorni, i funerali: solo 64 salme verranno composte nelle bare e, fra queste, il corpicino straziato di Carletto e niente, tranne una scarpa e i suoi giocattoli, in quella di Renzo.

Geppino Micheletti, l'eroe di Vergarolla, continuerà a rimanere a Pola sino al 31 marzo 1947, comandato in servizio dalla Croce Rossa quale "indispensabile", e coordinerà l'evacuazione di tutti i malati ricoverati nell'ospedale, quando la città andrà a svuotarsi dopo che il trattato di Pace del 10 febbraio 1947 concederà anche la capitale dell'Istria alla Jugoslavia di Tito. Anche la strage di Vergarolla avrà avuto il suo peso nell'esodo massiccio dei polesani.

E Micheletti? È l'unico morto che manca per chiudere la collana di sangue dei Michelstaedter-Micheletti. Pur con una medaglia d'argento concessa dallo Stato, non avrà che un posto di primario in uno sperduto ospedale a Narni dove, nonostante lo strazio, per undici anni continuerà ad operare indefesso con l'amministrazione locale, sorretta da raggruppamenti politici ostili, pronta a fomentare odio verso gli esuli istriani, solerte ad accanirsi su di un esule eccellente come lui considerato un "intruso". Non erano i "fratelli italiani" che avrebbero dovuto accogliere i "fratelli istriani". Micheletti resisterà sempre con i fatti, con l'opera senza soste in aiuto del

malato, ma sempre più minato nello spirito e colpito anche nel fisico, dopo l'aggressione da parte di un medico comunista suo subalterno, troverà la fine dei suoi giorni per un attacco cardiaco a soli 56 anni isolato e dimenticato. Sarà un morto "di conseguenza"

http://www.istrianet.org/istria/history/1800-present/vergarola/media-lavoce.htm

http://www.editfiume.com/lavoce/cultura/17518-l-irci-rende-omaggio-all-eroe-di-vergarolla


un lavoro scientifico molto completo su Micheletti è il seguente :

DUCCIO VANNI Dipartimento di Scienze della Salute (DSS), Università degli Studi di Firenze duccio.vanni@unifi.it Geppino Micheletti (1905-1961) fu un rispettabile e pluri-decorato chirurgo che si interessò anche di storia, letteratura e politica. Egli affrontò alcuni dei più drammatici eventi che caratterizzarono la storia italiana dalla fine degli anni trenta sino al secondo dopoguerra, senza esserne sopraffatto. Egli mostrò sempre un alto livello di abnegazione e di etica professionale anche dopo che gravi e violenti lutti familiari, oltre che severi disagi professionali, lo avevano colpito svariate volte. Le sue grandi qualità ne fecero un modello intramontabile per la storia della medicina contemporanea italiana, specialmente per ogni persona che, oggi e in futuro, lavorerà nel campo della medicina e della chirurgia d’emergenza. Parole chiave: storia d’Italia, storia della medicina contemporanea italiana, chirurgia d’emergenza 

Geppino Micheletti (1905-1961) was a worthy, highly decorated surgeon who had also interests in history, literature and politics. He went through some of the most dramatic events that characterized the history of Italy since the end of the thirties to the second postwar period, without being overwhelmed. He had always shown a very high level of self-denial and professional ethic even if severe and violent family mournings together with several professional hardships had hit him many times. His proved qualities made him an everlasting model in the Italian contemporary history of medicine, especially, for every person who, nowadays and in the future, will work in the emergency surgery and medicine. Key words: history of Italy, history of Italian contemporary medicine, emergency surgery.

vedi  Relazione Vanni

http://escidalcerchio.altervista.org/memorie-originali/


a Micheletti sono state dedicate anche alcune 

cartoline postali 

la storia completa


 

 


 

n_rocca.gif (40459 byte)
n_rocca.gif (40459 byte)
n_rocca.gif (40459 byte)
n_rocca.gif (40459 byte)


© Narnia site is maintained by fans and is in no way connected to Walden Media,
Walt Disney Pictures, or the C.S. Lewis Estate.
All copyrights are held by their respective owners.
The Narnia italian logo and page design are copyright © 2003-2016.