Beata Lucia de Narnia Nata a Narni il 13 Dicembre 1476 Morta a Ferrara il 15 Novembre nel 1544 Beatificata nel 1710 La famiglia Broccadelli era nota a Narni, perché il padre Bartolomeo era il Tesoriere o Camerlengo della città. Era una famiglia che contava personalità ecclesiastiche e civili di spicco, uno dei fratelli, Domenico, a Roma era datario apostolico e un altro fratello era giureconsulto. Bartolomeo, aveva preso in moglie una nobile e bella giovane, Gentilina Cassio, persona molto pia, di profonde convinzioni religiose, come lo era lui stesso. Il 13 dicembre 1476 Gentilina dette alla luce un amore di bambina, la primogenita, a cui fu dato il nome di Lucia, per la devozione che nutrivano verso la Santa martire omonima e per la coincidenza della nascita della bambina nel giorno della sua festa. Lucia fu battezzata, forse, nella chiesa di S. Agostino, adiacente allabitazione dei nobili Broccadelli.
La Beata Lucia, fin da
bambina ebbe visioni. Le appariva Santa Caterina da Siena, San Domenico, Maria Santissima
e Gesù Bambino, che ella usava chiamare familiarmente "Christarello' In tenera età
decise di consacrarsi a Dio e di volergli rimanere fedele per tutta la vita. Nel 1490, un grave lutto colpi la sua famiglia: morì il padre, Bartolomeo.
L'anno successivo, quando Lucia aveva solo quindici anni, la madre e gli zii la
obbligarono a sposare il Conte Pietro di Alessio, milanese. A nulla valsero i suoi
rifiuti; ella dovette cedere alla caparbia insistenza dei parenti, soggetti probabilmente
alle pressioni del nobiluomo, perdutamente innamorato di lei. La negazione del suo
diritto di scelta le causò una penosa malattia e solo un'apparizione rassicurante della
Vergine indusse Lucia ad accettare la mano del Conte Pietro. La sua nuova condizione
sociale e la disponibilità finanziaria le permisero l'esercizio della carità e l'aiuto
dei bisognosi. Tutti la chiamavano la "madre dei poveri". Rimase con il marito tre anni. Questi l'amava teneramente e inizialmente rispettò il suo voto di
verginità, sperando di vincere con l'affetto la resistenza della giovane moglie. Col
tempo, però, la separazione divenne insopportabile e il conte, irritato, rivendicò i
suoi diritti di sposo, dapprima con richieste, poi con minacce, infine con l'uso della
forza e con severi castighi, arrivando persino a rinchiuderla. Nel giorno della
Resurrezione del Signore del 1495, avuto il permesso di comunicarsi per la Messa solenne
di Pasqua, Lucia fuggì dalla casa del conte Pietro per non ritornarvi mai più.
Sentendosi libera, giunse a Roma accolta
dalle Terziarie Domenicane che allora erano dette Bizzoche o Beghine e che facevano vita
comune in un palazzo della zona del Pantheon, oggi sede del Pontificio Seminario Francese.
Rivestita dell'abito domenicano nel giorno dell'Ascensione del 1494 (l'8 maggio), diventò
presto modello per le consorelle e centro di unione per la comunità. Ma, intanto, il
marito non si dava per vinto, sembrava volesse vendicarsi e nuocere al convento,
appellandosi a persone influenti e utilizzando le amicizie potenti che egli aveva nella
Curia Romana. Per questo motivo si giudicò opportuno mandare Lucia a Viterbo, nel
convento di S. Tommaso. La sua presenza in città
impresse subito una spinta di rinnovamento spirituale. Le sue estasi e la fama della sua
santità attirarono su di lei l'attenzione di molti. La notte del 25 febbraio 1496,
durante il mattutino dei Venerdì, ricevette le stimmate che furono più volte controllate da medici e da teologi. Tutti rividero in lei
i prodigi e le virtù della grande santa domenicana da lei tanto amata e venerata,
Caterina da Siena. Con le sue preghiere
Lucia ottenne dal Signore un' ulteriore grande grazia: la miracolosa conversione del
marito. Di lei si cominciò a parlare nel resto del Lazio, a Roma, in Umbria e la sua fama
giunse fino a Ferrara. La perfezione della Beata e le stimmate interessarono il vecchio
duca di Ferrara, Ercole I d'Este (1431-1505) che chiese al Papa Alessandro VI l'invio di
lei a Ferrara, come sua consigliera. Fu accolta festosamente il 7 maggio 1499 e, per lei,
il duca fece costruire nel 1501 il Monastero e la Chiesa dedicata a S. Caterina da Siena. Il numero delle religiose presto crebbe, al punto che, il
giorno dell'inaugurazione dell'edificio monastico, la comunità già contava 72 suore,
giunte da Viterbo, da Narni e da Ferrara. Il Papa plaude all'iniziativa del duca e con il
breve di erezione del monastero riconosce Lucia da Narni come la diletta figlia che si
studia di imitare S Caterina da Siena e la nomina Priora. La sua personalità
spirituale e il suo ascendente richiamano in parlatorio gli appartenenti ad ogni ceto
sociale: personaggi della corte ducale e contadini, poveri e ricchi. La sua sapienza
illuminata e il suo carisma di discernimento stupiscono. U abbondanza di vocazioni
permette la fondazione di monasteri affiliati. Quando però, nel 1505,
il duca Ercole I morì, furono tolti alla Priora certi privilegi. Venne accusata di
eccessiva durezza ascetica dalle consorelle, le quali mal sopportavano la radicalità
evangelica della loro priora e Suor Lucia fu dimenticata, posta nell'ombra. Trascorsero così 39 anni
di continue e nascoste sofferenze eroiche, sopportate santamente, in una comunità che la
guardava con diffidenza e con freddezza. Quel lungo supplizio fu l'ultima offerta d'amore
che Lucia fece al suo Sposo divino, in spirito di perfetta letizia, come insegna San
Francesco. Il 15 novembre 1544, dopo
aver chiamato a sé le consorelle e aver chiesto loro perdono, ricevette i Sacramenti.
Pregò poi il Cappellano di rimanere vicino a lei, sentendo che di lì a poco si sarebbe
addormentata nel Signore. Dopo la sua morte, i
cittadini di Ferrara affollarono la Chiesa per volgere l'ultimo sguardo alle sembianze
composte di una donna che diffuse intorno a sé il profumo della santità di Cristo. La sua Festa si celebra liturgicamente il 16 di novembre. per saperne di più entra nel magico armadio di Narnia biografia aggiornata per approfondimenti bibliografia aggiornata per approfondimenti Immagini su
concessione della Diocesi di Terni-Narni-Amelia - Ufficio per i Beni Culturali
ecclesiastici (autorizzazione 099/10).
|
||||||
|
||||||
|