Berardo Eroli, illustre esponente della nobile
famiglia narnese, è stato arcivescovo di Spoleto dal 1448 al 1474, vicario del Papa per
la Diocesi di Roma e Cardinale dal 1460.
Nato a Narni nel 1409 e morto nel 1479, ha rappresentato una personalità di spicco nella
Curia romana.
Nominato vescovo di Spoleto nel 1448, fu in seguito chiamato a Roma dal papa Niccolò V,
dopo essere stato insignito del titolo di "refendario" e di "uditor di
rota", Berardo resse la diocesi spoletina dal 1448 al 1474 e nel 1450 ottenne la
carica di vicario papale della città di Roma.
tomba di Berardo Eroli presso il Vaticano.
Era figlio di Ludovico, dei marchesi Eroli di Narni. Si laureò in giurisprudenza e
probabilmente insegnò questa materia in diverse università italiane e compose
consilia , decisioni rotali e il commento ai primi due libri del Codex mirabilis necnon
iuris canonici. Gaspare da Verona gli riconosce competenza nel campo del diritto civile
("iuris civilis cognitione") e lo descrive come una persona nota per essere
rigida e severa ("severus, asper, durus"), anche se, secondo lui, solo verso
coloro che lo meritavano. Vespasiano da Bisticci, nel breve profilo biografico che gli
dedica, sottolinea la sua integrità, particolarmente apprezzata nelle controversie
legali, che per questo motivo gli erano affidate in gran numero.
Iniziò la carriera curiale con papa Niccolò V: dapprima referendario, ebbe
successivamente la nomina a cappellano papale e l'ufficio di auditor causarum palatii
apostolici. Il 13 novembre 1448 venne eletto alla sede vescovile di Spoleto (primo di una
serie di vescovi appartenenti alla famiglia Eroli), dove rimase meno di un anno: nel 1449
infatti Niccolò V lo nominava - per la sua "laudabili vita, morum gravitate, probata
fide et circumspectione - vicario papale per la città di Roma, incarico che tenne per
diversi anni (almeno fino al 1457), come testimoniano le attestazioni nei registri
vaticani e le sentenze di diverso genere pronunciate in quegli anni . Nel 1451 fu anche
giudice, commissario e referendario nel secondo processo per la canonizzazione di
Francesca Romana. Niccolò V gli conferì inoltre alcuni benefici: nel 1451 la commenda
del monastero benedettino di Colleantico nella diocesi di Spoleto e nel 1453 la commenda
di quello di San Cassiano presso Narni.
Papa Callisto III, pochi mesi dopo la sua elezione al soglio pontificio, lo riconfermò
come vicario in spiritualibus nella città di Roma e gli affidò, insieme con Guglielmo di
Fondera, vescovo di Oloron, e con Cosimo di Monserrato, confessore del papa, l'incarico di
visitatore e riformatore delle chiese e monasteri romani, maschili e femminili, di
qualsiasi ordine, e anche di tutti gli altri luoghi pii ", con ampi poteri di
indagare e correggere abusi e mancanze, di unire chiese e monasteri e di rimuovere e
sostituire parroci.
Papa Pio II lo ebbe in grande considerazione: nel 1458 lo nominò luogotenente del
camerlengo e il 5 marzo 1460 lo elevò alla dignità cardinalizia con il titolo di Santa
Sabina, nonostante l'opposizione dei cardinali Domenico Capranica e Prospero Colonna,
secondo i quali la sua frugalità era inopportuna per la dignità cardinalizia. Pio II lo
provvide di un cospicuo beneficio, la commenda dell'abbazia delle Tre Fontane di Roma.
Fu anche a capo dell'"Ufficio delle Suppliche", coordinando il lavoro dei
referendari, divenuti molto più numerosi durante il pontificato di Pio II, ed ebbe altri
importanti incarichi, soprattutto di carattere legale: la composizione della controversia
che la Santa Sede aveva con Ferdinando I re di Napoli per la restituzione di Benevento e
Terracina, insieme ad altre questioni; quella relativa al possesso del castello di
Acquafranca conteso tra Foligno e Spoleto, risolto nel 1461; la causa tra Spoleto e Todi.
Nel 1464 fu incaricato insieme col cardinale Niccolò da Cusa – dal quale qualche
mese dopo sarà designato tra i suoi esecutori testamentari –, giudice nella
questione boema relativa all'eresia del re Giorgio di Podebrad e continuerà a far parte
della commissione anche quando, morto il Cusano, verranno nominati al suo posto i
cardinali de Carvajal e Bessarione. Alla sua competenza in questo campo fecero ricorso
anche dei privati.
Dal 29 luglio 1462 al 17 giugno 1463 fu a Perugia come legato per i territori di
Perugia, Todi e Civitacastellana e alla fine del mandato le autorità comunali perugine
gli fecero dono di una spada d'argento, recante le insegne del comune. In veste di legato
si oppose al prestito di 2000 fiorini da parte degli ebrei perugini per la fondazione del
Monte di pietà di Perugia.
Anche con i successivi pontefici ricoprì importanti incarichi: nel 1466 e nuovamente
nel 1474 fu nominato camerario del Sacro Collegio. Sempre nel 1474 papa Sisto IV lo
nominò vescovo di Sabina, avendo egli rinunciato alla diocesi di Spoleto in favore del
nipote Costantino Eroli. Fu ancora più volte legato in Umbria, nel 1471 (accoglienza a
Perugia del duca Borso d'Este in viaggio per Roma), nel 1474, e quindi ancora nel 1477: in
tali occasioni le autorità perugine gli fecero omaggio di argenti per il valore di 300
fiorini.
Fu protettore dell'ordine cistercense e avversò il progetto di riforma dell'abbazia di
Chiaravalle, suscitando una polemica contro il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza; la
riforma venne comunque sancita il 15 agosto 1475.
Fece testamento pochi gioni prima di morire, usufruendo dell'indultum testandi, ovvero
la facoltà di disporre dei propri beni personali per testamento che gli era stato
concesso nel 1455 da papa Callisto III e confermato nel 1472 da papa Sisto IV.
Dopo la sua morte, il 2 aprile del 1479 fu sepolto nella Basilica di San Pietro e parte
del suo monumento sepolcrale, opera di Giovanni Dalmata, si trova oggi nelle Grotte
Vaticane.
Anche Giovanni Eroli nelle sue miscellanee scrive dei
Vescovi Eroli ed in particolare del Cardinale Berado Eroli , si trovano preziose
informazioni da pag 103 a pag 118 e di seguito si parla di Costantino Eroli.
Costantino Eroli (Narni, prima metà del XV secolo – 1500) è stato
un vescovo cattolico e giurista italiano a Spoleto, per il Duomo, chiama artisti per la
cappella Eroli.
Ampiamente documentata è la sua attività di mecenate e di committente. Solo per citare
alcuni dei più illustri esempi, si può ricordare come, tra il 1467 e il 1469,
chiamò Filippo Lippi per la decorazione dell’abside del Duomo di Spoleto, grazie ad
i suoi contatti con la famiglia Medici di Firenze. Poco prima della sua morte (1479),
inoltre, fu certamente lui ad interessarsi e a fare da tramite con i Minori Osservanti
della chiesa di S. Girolamo di Narni, per la commissione della grande pala con
l’Incoronazione della Vergine (Narni, Palazzo Comunale) ad un pittore della levatura
di Domenico Ghirlandaio, dipinto che fu portato a termine nel 1486 e che era destinato
all’altare maggiore della chiesa: d’altra parte, anche il convento annesso
all’edificio chiesastico era stato ricostruito per volontà dello stesso cardinale
Eroli proprio negli anni successivi alla sua nomina al porporato.
Abside duomo di Spoleto.
Proprio nel 1448, anno in cui il prelato narnese ottenne la cattedra episcopale di
Spoleto, tre bolle promulgate da Niccolò V incoraggiarono la ricostruzione e la
decorazione del monastero di S. Fortunato, che all’epoca era in rovina. Già nel 1447
vi si era stabilita una piccola comunità di frati Osservanti, dato che, su richiesta
della popolazione locale, sin dal 1446 papa Eugenio IV aveva ordinato ai vescovi di
Perugia e Gubbio di mettere a disposizione dei frati la chiesa e di costruire sul sito un
monastero con chiesa e campanili.
Nel momento dell’arrivo a Spoleto di Berardo Eroli, nel territorio della sua diocesi
si stava, quindi, avviando la ricostruzione (e, di conseguenza, la successiva decorazione)
di un complesso costituito da chiesa e convento destinato ai Minori Osservanti. Berardo
avrebbe potuto certo rappresentare un tramite tra la città di Montefalco, di cui era
vescovo, e Benozzo Gozzoli al quale, con tutta probabilità, aveva già commissionato la
preziosissima Annunciazione su tavola di Narni.
stemma del Cardinale presso il coro ligneo
del Duomo di Narni
Inoltre, la commissione della decorazione della chiesa di S. Fortunato a Benozzo Gozzoli
riguardava un’impresa, come già detto, fermamente voluta dal papa Niccolò V, alla
cui corte a Roma si trovava l’Eroli, il quale ebbe così la possibilità di vedere il
giovane Benozzo attivo, insieme all’Angelico, nel cantiere della cappella privata del
pontefice in Vaticano.
Nella foto il ritratto del cardinale Eroli nelle vesti del protomartire francescano San
Berardo da Calvi (particolare dell'Incoronazione della Vergine di D.Ghirlandaio, Narni, )
Pala del Ghirladaio presso il museo della città di Narni
BENOZZO GOZZOLI E IL CARDINALE BERARDO EROLI
di Alessandro Novelli e Lucilla Vignoli *
Benozzo di Lese, meglio noto come Benozzo Gozzoli, nacque a Firenze "nei mesi
invernali a cavallo degli anni 1420-1421". Diverse sono le notizie documentarie sulla
sua famiglia che permettono di collegare la formazione giovanile del pittore al mondo
dell’artigianato artistico fiorentino, di cui faceva parte suo padre Lese di Sandro,
di professione "farsettaio". La famiglia dell’artista era originaria di
Pieve di Settimo, zona situata nel contado fiorentino come si rileva dal Catasto del 1427,
nel quale compare anche il ramo principale della casata della quale numerosi componenti
portavano il nome "Gozzolo", "da cui il Vasari derivò il
‘cognome’ col quale Benozzo è conosciuto".
Dopo un suo probabile apprendistato presso Beato Angelico nei lavori di decorazione del
convento di S. Marco , le prime commissioni ricevute autonomamente a Firenze e la
collaborazione con Lorenzo Ghiberti alla celebre "Porta del Paradiso" del
Battistero, nel 1447 Benozzo in qualità di "consocio" dell’Angelico si
trasferì a Roma per attendere alle prestigiose commissioni in Vaticano di Eugenio IV
(1431-1447) prima e Niccolò V (1447-1455) poi. Nello stesso anno la bottega
dell’Angelico è documentata anche ad Orvieto per affrescare la cappella di S. Brizio
durante i mesi estivi. Gli anni che vanno dal 1447 al 1449 furono cruciali per il futuro
lavorativo di Benozzo. Essi precedono, infatti, il suo trasferimento in Umbria e,
precisamente, a Montefalco, città per la quale il pittore fiorentino realizzò i suoi
primi grandi cicli murali, cicli che lo consacrarono come maestro autonomo.
Nel 1450, infatti, il pittore è documentato per la prima volta nella chiesa di S.
Fortunato, dove realizzò alcuni affreschi (oggi frammentari) ed un dipinto su tavola
(conservato nella Pinacoteca Vaticana) per i frati Minori Osservanti. Due anni dopo,
sempre nella cittadina umbra, gli verrà commissionato l’importante ciclo con Storie
della vita di S. Francesco nell’abside dell’omonima chiesa.
Sulle motivazioni che portarono i frati di Montefalco a rivolgersi al pittore fiorentino,
la critica ha formulato diverse ipotesi, senza mai giungere a delle conclusioni
definitive. È a Montefalco che l’artista realizzò le sue prime grandi imprese
pittoriche autonome e, cercare di mettere a fuoco quali siano stati i contatti che
portarono Benozzo a lavorare nella cittadina umbra è di fondamentale importanza per
comprendere le radici dell’apprezzamento della sua prima attività in questi luoghi.
Diverse sono le ipotesi sull’arrivo di Benozzo a Montefalco: secondo Toscano , il
Gozzoli avrebbe ottenuto la commissione tramite l’appoggio di papa Niccolò V che
l’aveva visto lavorare alla propria cappella privata in Vaticano insieme
all’Angelico; Cole Ahl ipotizza, invece, che il pittore sia giunto in Umbria tramite
fra Antonio da Montefalco, committente degli affreschi di S. Fortunato a Montefalco e
vicario degli Osservanti per la Provincia dell’Umbria, che, forse, avrebbe potuto
intrattenere dei contatti con la chiesa romana di S. Maria in Aracoeli, la casa madre
dell’Osservanza francescana; secondo Lunghi , infine, potrebbe essere stato
l’intervento del Beato Angelico a procurare all’artista la commissione umbra.
In realtà, l’anello mancante per comprendere quali possano essere stati i contatti
che hanno portato il giovane artista fiorentino in Umbria, va ricercato nella sfera dei
personaggi collegati, ad un tempo, sia alla diocesi di Spoleto (all’interno della
quale era compresa la cittadina di Montefalco) che all’attività di Benozzo
immediatamente precedente all’arrivo a Montefalco (1450).
Al 1449, infatti, anche se con un certo margine di approssimazione, è datata unanimemente
dalla critica (in base a confronti stilistici) la splendida Annunciazione della Vergine
(Narni, depositi comunali), dipinta su tavola, firmata da Benozzo ed eseguita per la
chiesa domenicana di S. Maria Maggiore a Narni .
Tale opera, come dimostrato recentemente da chi scrive, è stata con tutta probabilità
commissionata all’artista da Berardo Eroli.
D’altra parte, un ulteriore elemento a favore di questa ipotesi può essere
costituito dalla decorazione ad affresco di due ambienti che riportano ancora a Narni,
città natale dell’Eroli: la chiesa di S. Girolamo (di cui resta un frammento
staccato, purtroppo assai deteriorato ma ancora leggibile, proveniente dalla lunetta
esterna del portale) e la cappella di S. Bernardino (nota come "cappella Eroli")
nella chiesa di S. Francesco. Questi affreschi sono opera di un pittore originario di
Foligno, Pierantonio Mezzastris, artista che imita pedissequamente lo stile di Benozzo
Gozzoli, di cui era uno stretto seguace. Un esempio è dato proprio dal citato affresco,
raffigurante la Vergine con il Bambino e due angeli tra S. Francesco
e S. Girolamo, proveniente dalla lunetta del portale della chiesa di S. Girolamo, che
ripete esattamente lo schema compositivo dell’affresco del Gozzoli dipinto a sua
volta sulla lunetta esterna del portale della chiesa di S. Fortunato a Montefalco,
raffigurante la vergine con il Bambino e due angeli tra S. Francesco e S. Bernardino
(l’unica variante è appunto data dalla sostituzione della figura di Bernardino con
quella di Girolamo, titolare della chiesa narnese). Il convento di S. Girolamo, annesso
alla chiesa, come si è visto sopra, fu ricostruito per volontà di Berardo Eroli nel
1465: egli lo adibì in favore dei Minori Osservanti (ordine al quale fu sempre legato),
obbligandoli a stabilirsi nel convento, pena la cacciata anche dal convento di S. Paolo a
Spoleto. A lui si deve ricondurre, con evidenza, la commissione non solo della costruzione
ma anche della decorazione della chiesa annessa (ora completamente trasformata
all’interno) .
Anche nella chiesa di S. Francesco a Narni, la decorazione della "cappella
Eroli", ad opera ancora del Mezzastris,
riprende puntualmente, sia dal punto di vista stilistico che
iconografico, alcuni episodi delle Storie francescane dipinte da Benozzo nell’abside
della chiesa di S. Francesco a Montefalco (1452). Due episodi della vita di S. Bernardino,
illustrati all’interno della stessa cappella, riprendono, inoltre, dal punto di vista
iconografico, due scene affrescate dal pittore spoletino Jacopo Vincioli nella cappella di
S. Bernardino sempre nella chiesa di S. Francesco a Montefalco (1461). Il parallelismo che
si viene ad instaurare tra le opere fatte eseguire da Berardo Eroli a Narni e quelle
conservate nelle chiese francescane a Montefalco sembrerebbe quindi rifarsi ad una
volontà precisa della committenza: nella chiesa osservante di S. Girolamo a Narni, forse,
secondo recenti ipotesi , furono adottate soluzioni tratte dal ciclo della chiesa
osservante di S. Fortunato a Montefalco; nella cappella della chiesa di S. Francesco a
Narni si trovano puntuali citazioni del ciclo della chiesa di S. Francesco a Montefalco .
Per queste opere, tuttavia, il cardinale non poté impiegare il Gozzoli (come invece aveva
fatto per l’Annunciazione del 1449 circa), ma solo un suo stretto seguace, forse a
causa degli impegni del pittore fiorentino che, negli anni sessanta e settanta del secolo
(anni in cui risalgono le commissioni in questione) era occupato nei grandi cicli toscani
(Cappella dei Magi in Palazzo Medici-Riccardi a Firenze, S. Agostino a S. Gimignano,
Camposanto di Pisa) .
D’altra parte, il motivo per cui il cardinale Berardo potrebbe aver voluto così
intensamente riproporre nella sua città natale decorazioni direttamente riprese dalla
città di Montefalco sarebbe giustificato non solo con un semplice apprezzamento da parte
del porporato nei confronti dell’arte di Benozzo. Un suo diretto coinvolgimento nelle
decorazioni del S. Fortunato, negli anni immediatamente successivi alla sua nomina alla
cattedra vescovile di Spoleto, attraverso la chiamata di un giovane artista fiorentino,
seguace del più apprezzato interprete della pittura rinascimentale in quegli anni, il
Beato Angelico, potrebbe infatti giustificare una così precisa volontà di emulazione a
Narni delle imprese decorative montefalchesi.
La figura di Berardo Eroli potrebbe costituire, quindi, un concreto collegamento tra la
città di Montefalco e l’ambiente in cui Benozzo Gozzoli si trovò a lavorare nel
periodo della sua prima attività artistica, fuori da Firenze. Il soggiorno romano,
infatti, deve aver rivestito per il pittore un ruolo di grande importanza sul piano
professionale, "mettendolo a contatto con la più alta committenza ecclesiastica e
con il cosmopolita ambiente della Curia, privilegiato luogo di incontri con artisti di
diversa provenienza e con personaggi di cultura la più varia per radici e discipline, ma
largamente orientata in senso umanistico" . E Berardo Eroli, come ci testimoniano le
fonti, di questo cosmopolita ambiente, imbevuto di cultura umanistica, era un illustre
esponente.
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