NARNI
- Con l’avvento dell’elettricità molte cose
cambiano, una società durata quasi un millennio, di colpo inizia
a cambiare, nascono nuove attività, nuove fabbriche, nuovi
lavori. Narni è tra le prima città a subire questo
cambiamento a partire dal 1892 data in cui il teatro Comunale viene
illuminato a luce elettrica.
Ben
presto arriva anche il telefono che a partire dal 1888 si diffonde sul
territorio, partendo da Terni con la società Telefonica di
Virgilio Alterocca. A Narni tra i primi ad utilizzare tale nuova
invenzione è Aldo Netti, che la fa istallare presso la centrale
di Stifone, come riportano i documenti dell’epoca. Apparecchio
telefonico tipo Alterocca con due sonerie, posto entro apposita cabina
di legno m.2,70 per 2,00 per 1,00 metri imbottita internamente, con
porta nel centro e maniglia a molla.
Ovviamente
anche le grandi industrie come la società dei Forni Elettrici e
la Linoleum si dotano di telefono ed anche il comune di Narni ha un
centralino ed una sua cabina telefonica. Negli archivi del comune di
Narni si parla della pianta organica del personale di servizio per
l’ufficio telefonico in una delibera del 1903 in cui si dice che
la nuova linea telefonica Terni Narni proposta dalla ditta Virgilio
Alterocca, necessita di una centralinista e di un vetturino retribuito
a carico del Cliente chiamato con centesimi 10 a chiamata.
Successivamente
si parla della Telefonista Simoni Carmela che chiede l’aumento
per il suo lavoro avendo per il 1904 lavorato a 10 lire al mese per uno
stipendio annuo di 120 lire e chiede che almeno venga portato a 180
lire annue. La proposta viene accettata dalla giunta. La telefonista
nella sua richiesta fa presente che da 18 mesi (quindi da circa
metà del 1903) lavora come telefonista e fa un orario dalle
sette di mattina alle 9 di sera senza interruzioni. Carmela
chiede che il suo stipendio sia equiparato a quello della telefonista
di Spoleto.
D’Anselmo
Pierina chiede di poter passare nei locali del Dazio del comune, per
andare nella stanza della cabina telefonica di Narni . Il Sindaco di
Narni concede il passaggio, purchè non si arrechi disturbo a
coloro che vanno a telefonare. Pierina, spiega il Sindaco si reca nei
locali della cabina telefonica per istruzione, quindi per imparare a
fare la telefonista, avendo già avuto il permesso del gestore
Virgilio Alterocca.
Segue
una lettera di Virgilio Alterocca che gestisce a Terni la
società dei Telefoni che risponde al comune che chiede
l’affitto dei locali, precisando che negli altri comuni questo
non è dovuto. Inoltre la società Linoleum si lamenta
perche’ dovendo chiamare telefonicamente spesso non trova la
telefonista che si assenta ogni tanto dal lavoro. Come nel caso in cui
la Linoleum ha dovuto ben attendere 17 minuti prima di prendere la
linea.
L’eletrocarbonium
in quel periodo forniva il carbone per le pile elettriche come si legge
da una lettera del Comune di Narni del 1905 categoria X classe 7
fascicolo 5. L’elettro faceva anche le membrane per le cornette
del telefono. Sempre in quel periodo altre attività si dotano
del telefono, come il Mulino elettrico Comunale, altra novità
per Narni che porta proprio al centro della città nella zona del
palazzo degli Scolopi il nuovo mulino elettrico a grano. Il mulino
è a due palmenti uno a grano e l’altro a granturco, mossi
a mezzo di due motori elettrici, ogni uno di 10 cavalli (10Kw
elettrici). La sala destinata al mulino è di m.16,75 per 9m.
alta al centro della volta 4,8m. Il pavimento è sopra la volta
della cantina la quale presenta un aspetto abbastanza consistente,
però la parte per il pubblico andrebbe risistemata.
L’importo dell’opera è di 7000 lire
l’anno è il 7 luglio 1903 data del progetto.
Dai
ricordi dei narnesi le prime cabine Telefoniche, si trovavano vicino al
dazio, in piazza Garibaldi, nei pressi della associazione Vivinarni
dove poi sarà il negozio di tessuti di Mascherucci, poi i
centralini si spostarono in piazza Cavour dove ore è il
negozio di trame. Le cabine telefoniche per un periodo furono anche
dove ora è il locale del Fondaco, questo intorno agli anni 1940.
Poi negli anni 1950-60 il centralino torna in piazza Cavour come si
vede anche da alcune foto del 1969. Anche negli anni successivi le
centrali principali della telefonia narnese restarono in tale zona
ricordando la storia delle telecomunicazioni della nostra città.
Giuseppe Fortunati
NARNI
– Oltre alla pista ciclo-pedonale, un altro successo delle due
giorni delle Gole del Nera è stata la mostra sui mulini a
Stifone. Proprio i mulini sono stati il filo conduttore delle visite
lungo tutto il percorso della pista ciclabile. Si è partiti da
Mulino Eroli, che con i suoi stupendi giardini, fa quasi dimenticare la
sua storia millenaria, essendo il mulino di cui si ha più antica
memoria e che è durato con alterne fortune fino alla
seconda metà del 1900. Per vedere poi dal fiume i resti
del mulino Lanari ora quasi sommerso dalla vegetazione, ma che anche
lui ha avuto la sua storia essendo anche una segheria oltre che mulino
ad olio, e che nel medioevo era ben conosciuto, tanto da essere
rappresentato anche durante le manifestazioni della corsa
all’anello.
Altri
mulini si incontrano poi lungo il fiume Nera. Si pensi che
l’attuale diga di Recentino sorge proprio dove era il mulino
della famiglia Ruffo, e che proprio su di esso è stata costruita
la diga attuale. Ma il vero protagonista della storia dei Mulini
è Stifone dive è stata allestita dall’ing. Giuseppe
Fortunati, una mostra proprio nelle cantine della famiglia Silori, che
un tempo possedeva gran parte del paese di Stifone ed anche dei mulini.
La
mostra ha messo in evidenza un glorioso passato che vedeva nel comune
di Narni ben 44 mulini di cui circa la metà era a trazione
animale, con muli, asini e buoi che sostituivano la forza
dell’acqua, ed erano nei luoghi lontani dal fiume, ma
l’altra metà era alimentato ad acqua. Una vera storia
ormai dimenticata, ma che per millenni ha nutrito con farina ed olio
tutti gli abitanti del territorio.
La
mostra ha ricevuto grande successo di pubblico e molto interesse di
grandi e piccini, che hanno potuto anche gustare oltre ad ottimo vino
offerto da produttori locali, anche prodotti tipici e soprattutto la
bruschetta fatta proprio con pane ed olio buono. Il paese di Stifone ha
accolto con le sue acque azzurre molti dei visitatori e sportivi che
hanno percorso la pista ciclabile, è che hanno potuto vedere,
anche le prime centrali idroelettriche, che proprio un figlio di un
mugnaio realizzò nel lontano 1892, e che decretò la fine
di una epoca, segnando il passaggio dalla civiltà contadina a
quella industriale.
Proprio
all’Ing. Aldo Netti era infatti dedicata la seconda parte della
mostra, ripercorrendo una storia che andrebbe apprezzata e valorizzata
e che pur avendo grande il nostro Comune decretando molti anni di
lavoro e piena occupazione, non è stata ad oggi tenuta nella
giusta considerazione. Speriamo che questa mostra possa diventare
qualcosa di stabile e fruibile ai molti turisti che hanno molto
apprezzato questa riscoperta del recente passato.
Il
percorso si conclude poi in località le mole, luogo incantato
segnato ancora dalla presenza di ben tre mulini, ancora in discreto
stato di conservazione, che con le loro opere di presa delineano un
paesaggio bellissimo, che ha affascinato grandi e bambini, grazie anche
alle zone allestite per estemporanee di pittura e di gioco per i
più piccini. Quindi bellissime giornate, che speriamo possano
essere replicate nel prossimo futuro, tra le meraviglie di questa valle
incantata.
Russi a Narni
Tra fine ottocento ed i primi del novecento a
Narni si era creata una buona disponibilità di grandi immobili a poco prezzo ,
grazie al decreto Pepoli ed alla confisca di monasteri ed abazie ed altri beni
dello stato pontificio . Tra questi ricordiamo in particolare , La Rocca di
Narni, il complesso delle Grazie e la chiesa di Santa Croce . In tale periodo
molte famiglie Russe imparentate con lo Zar , avevano grandi disponibilità
economiche e sentivano il pericolo della imminente rivoluzione. Per questo la
Rocca di Narni, nel 1906 fu acquistata
all'asta dal principe russo Mestschezsy per una somma irrisoria: 13.000
lire con pagamento rateale; la vendita venne fatta dal Demanio quasi in
sordina. Il principe con un altro socio la tenne fino al 1972, quando passò ad
una famiglia romana. Ivan Petrovic Bartenev Negli anni Venti I vive in Italia, nel castello della Rocca di
Narni insieme a Feodosij Grim. Secondo i documenti conservati all'Archivio
Centrale dello Stato, nel 1920 la Pubblica Sicurezza raccoglie informazioni
sugli abitanti e i frequentatori del castello. Ne risulta che Bartenev è
infermo e non si reca quasi mai in città. Provvede ai suoi bisogni il suo
cameriere Barovej che vive nel castello insieme alla moglie. Il Complesso delle
Grazie va invece ad un altro nobile russo , artista e pittore, Daniil
Klavdievic Stepanov fotografo,
medaglista, scenografo.È figlio di Klavdij Stepanov (1854-1910), pittore e
funzionario, spesso per motivi di lavoro in Europa, soprattutto in Francia e
Italia. Un ingresso degli Stepanov in Italia è documentato all'Archivio storico
del Comune di Venezia in data 12 settembre 1894. La famiglia è composta dal
padre, dalla madre Camilla (n. 1855) e dai fratelli Petr (n. 1880) e Varvara
(n. 1884), proviene da Parigi e prende dimora nel sestiere di Santa Croce, al
numero civico 2073, nella parrocchia di San Stae. Daniil inizia gli studi a
Parigi, alla Sorbona, e prende lezioni da medaglisti francesi. Dal 1900 al 1902
vive a Roma, dove conosce e sposa Romea Travaglino, appartenente alla famiglia
Armoni Raffaelli, proprietaria di un noto studio fotografico di Orvieto. Nel
1902 rientra con la famiglia in Russia, recandosi prima a Mosca, dove aiuta il
padre nei lavori di restauro del Cremlino, quindi a San Pietroburgo, Nel 1925
parte per Parigi e Roma, per apprendere nuove tecniche alle Zecche delle due
città; non farà più ritorno in Russia. A Roma prende dimora nel 1925 in Via
Lazzaro Spallanzani 4. Studia all'Accademia di Belle arti di Roma,
specializzandosi nel restauro di opere del Rinascimento, e gli anni successivi
riporta alla luce tele di maestri della pittura italiana, fra cui Raffaello,
Tiziano, Piero della Francesca e Andrea Mantegna. In Umbria realizza alcuni
lavori su commissione, fra cui il Trittico della Sacra Famiglia per l'ala
destra dell'altare centrale della chiesa di Sant'Andrea a Orvieto e una
decorazione del portone della Villa delle Grazie a Narni sul tema dell'Annunciazione.
Nel 1926 Stepanov espone tre opere all'interno della sezione dedicata all'arte
internazionale della XV Esposizione d'arte di Venezia (Venditore di Suzane,
Venditore di frutta, Testa). I quadri, dipinti durante i soggiorni in Turkestan
del 1921 e del 1924, sono apprezzati dalla critica e dal pubblico italiano per
il carattere esotico. Legato a Ol’ga Sasso-Ruffo Ogarev Contessa, figlia del duca Fabrizio di
Sasso-Ruffo (1846-1911) e della principessa Natalija Aleksandrovna Mešcerskaja,
nel 1908 a Pietroburgo sposa Boris Petrovic Ogarev (1882). Ha due sorelle:
Marussja (1879-1991) e Elizaveta (1886-1940), che sposa in seconde nozze il
principe Andrej Romanov. Nel 1919 Ol'ga Ogareva vive nella località
"Grazie", nei pressi di Narni, dove è intenzionata ad aprire delle
scuole per il popolo: il progetto prevede una classe di non più di 12 bambini,
sia maschi che femmine dai 5 ai 13 anni, con l'insegnamento di una lingua
straniera per la cifra di 300 lire mensili, vitto e alloggio compreso. Il
marito lavora presso una compagnia italiana impegnata con il commercio con
l'Oriente. In seguito è compagna e poi moglie in seconde nozze del noto
architetto russo Boris Michajlovic Ioafan, anch'egli residente in italia. Boris
Mikhailovic Iofan (Odessa, 28 aprile 1891 – Mosca, 11 marzo 1976) è stato un
architetto sovietico, conosciuto per gli edifici in stile staliniano come la
Casa sul lungofiume o il Palazzo dei Soviet a Mosca. Questi legami di nobili
famiglie Russe con Narni sono raccontati anche su http://www.narnia.it/russi.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI
- Con questo nome chiamiamo oggi quello che è stato uno dei
ponti più importanti sul fiume Nera. Si vuole che fosse il
primo luogo in cui i romani fecero passare la via Flaminia, prima di
costruire il maestoso ponte di Augusto. La datazione del ponte è
controversa , ma la data presumibile di costruzione o ricostruzione
è successiva alla caduta del ponte di Augusto avvenuta nel 1053
e già si parla di esso nel 1118 per una donazione alla abazia di
Farfa, ma la datazione più conosciuta si ha a partire dal XIII
secolo , sicuramente viene restaurato nel 1473 dal Cardinale Berardo
Eroli , come ci raccontava una lapide sulla torre medioevale che era a
sua difesa, e che fungeva da posto di guardia e riscossione delle
gabelle per entrare ed uscire dalla città. La documentazione
risulta più dettagliata nelle riformanze tra il 1500 ed il 1600,
e qui riportiamo alcune curiosità di tale periodo.
1577
08 08 Il fattore dell'ospizio del ponte è stato danneggiato dal
passaggio della compagnia del governatore che ha provocato la morte di
alcuni buoi e chiede di essere risarcito
1581 01 07 discussione del capitolo aggiunto dai deputati della gabella circa la bottega del ponte
1581 07 22 Scorte gestione del vitto dei cento soldati posti a guardia del ponte della Nera
1581 08 20 è necessario nominare un nuovo responsabile delle guardie del ponte
1582 5 Giugno si acquista legname per il rifacimento del ponte sul fiume Nera
1582
12 17 Abusi è giunta notizia che mastro Sensino sta
costruendo una fornace di calce presso il Ponte rotto ma il terreno
risulta della comunità-
1583
03 14 Ordine di lavori di riparazione Ponti presso il ponte della Nera
si sono accumulati tronchi che potrebbero essere pericolosi.
1583
05 19 Battista Nicoletti da Terni realizzerà un porto di barche
per condurre robe a Roma sotto i mulini di Montoro; chiede alla
comunità di accomodare la strada di là dal fiume sino al
ponte di Stifone.
1587
10 22 Angelo Racano e Quintiliano Cardulo chiedono l'elemosina di
mattoni e di alcuni pali che stanno al ponte della Laia per la
costruzione della chiesa della Madonna della Quercia, sulla strada per
Capitone.
1588 07 02 il ponte di legno sul Nera ha urgente bisogno di lavori.
1590 11 21 Ordinaria Difesa della comunità Proposta Banditi si propone di mettere una campana nella
torre del ponte della Nera per avvertire in caso di pericolo con i banditi
1590 12 03 Ordinaria Difesa della comunità Proposta Banditi dato che i banditi si sono ormai spinti verso
la costa, si propone, per economia, di far cessare la guardia del ponte e delle porte da parte dei contadini
1591
04 04 Ordinaria Difesa della comunità Richiesta/Concessione di
provvigione Banditi il luogotenente della milizia chiede che siano
pagati i tre uomini che,dato l'allarme per i banditi, hanno presidiato
il ponte della Nera
1591
04 04 Stefano Balisino luogotenente della milizia fa istanza che siano
pagati Cinzio Iovenelli, Angelo Boccapianella e Francesco Scribonio
guardie al ponte della Nera per i banditi
1591
05 21 il reverendo Antonio Carissimo canonico presta una campana della
chiesa di S.Gregorio alla comunità per la torre del ponte sulla
Nera.
1591 11 19 il vescovo Erolo de Eroli benedice la nuova campana, collocata in turri super arce presso il ponte della Nera
1596
03 02 Angelo Renzi e Giovanni Andrea Fardelletto commissari eletti per
il transito previsto dei banditi chiedono polvere da sparo e
archibugioni al ponte, e gli archibugioni sono in pessime condizioni
1596
04 il card. Aldobrandini scrive al governatore ordinando che
l'oste al ponte della Nera, Baldo, sia rimborsato per i danni subiti
dai banditi regnicoli che passano di qua per andare alla guerra
1596
05 18 al ponte della Nera bisogna fare due scale, accomodare la
porticina che passa di là dal fiume, accomodare il tetto della
torre e farci la chiave
1597 08 02 lavori di riparazione Ponti bisogna acconciare il ponte della Nera e mettervi una trave
1598 05 13 Paris falegname in assenza dei forminari ha pulito la formina e ha anche accomodato il ponte sulla Nera
1598
07 27 sotto il ponte della Nera si sono accumulati alcuni legni che
causano grave pregiudizio, e bisogna riparare alcune tavole del ponte
1598
09 15 si è provato a bandire il levare dei legni sotto il ponte
della Nera e i muratori la mandano alta vicino a 20 scudi. Deliberatio
di rimuovere la legna sotto il ponte della Nera a Silvano muratore di
Todi e Pier Agostino Zerenga
1598
11 04 il muro vicino al ponte levatoio della Nera minaccia rovina
e,secondo la relazione di Giovanni Domenico muratore, sembra che derivi
dai muri che ha fatto Giovanni Giacomo Erolo a ponte Rotto.
La
Storia del ponte medievale di Narni per ora studiata sui documenti di
archivio viene poi descritta visivamente in tutte le stampe
ed i disegni del grand Tour, che vedono questo ponte come sfondo al
Ponte di Augusto, ma che in realtà era la via principale per
attraversare rapidamente il fiume che per raggiungere il contado
narnese sulla sponda destra del fiume Nera. Quindi un ponte a tutti gli
effetti, utilizzato dai narnesi come via di collegamento primaria
per moltissimi anni. Alcune stampe del 1600 e 1700 lo mostrano
addirittura con un ponte levatoio, ed in ogni caso con molte arcate in
pietra, per contrastare la forza del fiume Nera . Nel trattato del
Martinelli e nelle sue raffigurazioni ci narra la sua imponenza
ed anche la continua necessità di tenerlo in efficienza,
“che essendo corroso fa temere di sua caduta”. Le
arcate in pietra più vulnerabili vengo mano a mano sostituite da
travi e tavolati in legno , innalzando anche il piano di calpestio. Nel
1800 serve poi all’esercito Napoleonico, e nel 1849, Garibaldi
nella sua ritirata dalla repubblica Romana, lo fa dare alle fiamme,
utilizzando fascine ed acqua ragia, per qualche anno si utilizzeranno
dei traghetti e delle strutture improvvisate, per poi presto
ripristinare i tavolati in legno , che sono presenti anche in diverse
foto della seconda metà del 1800. Con l’avvento poi della
ferrovia e la fase di industrializzazione di inizio 1900 il ponte
aumenta la sua importanza e vien rimodernato con strutture in ferro,
che permettono il passaggio non solo pedonale e di carri, ma anche
delle prime macchine e autobus , come ci testimoniano altre foto
d’epoca. Questo è un periodo di grande utilizzo del ponte
che dai primi del 1900 diviene il punto nodale di congiunzione tra la
Narni antica e la Narni moderna, fino agli anni 1939 1940, in cui anche
per necessità belliche, viene costruito il nuovo ponte sul fiume
Nera, sulla strada dell’asse Roma Berlino. Pochi anni dopo nel
1944 il ponte medioevale viene bombardato e la torretta viene
colpita e distrutta. Saranno proprio Inglesi ed alleati a ricostruirla,
prima con un ponte di barche ed una piccola funicolare, poi con nuove
strutture. Si ripristina anche il nuovo ponte per auto e veicoli
pesanti. Da questo momento la passerella assume una
funzione pressoché pedonale, ma ancora molto utilizzata dagli
operai dell’elettro e della linoleum che per molti anni ancora
andranno a piedi al lavoro. Ora questo ponte, prima imponente poi
chiamato nuovo, poi medioevale, ora passerella, viene utilizzato per
passeggiare e per ammirare le rovine del ponte di Augusto, ed è
rimasto un ponte senza nome.
Giuseppe Fortunati
Monte
di pietà di narni NARNI - Tutto è iniziato da una
richiesta di informazioni sul gruppo face book “sei di Narni
se..” , una strana pietra con scritto “SNOW”
nell’antico palazzo dei Priori di Narni. Da tempo avevo
analizzato la cosa e mi divertivo con gli amici inglesi a decifrare
questa pietra, dal momento che in inglese Snow vuol dire neve, ma in
questo caso la pietra essendo stata rimontata capovolta inizialmente
recava la scritta MONS. Alcuni allora pensavano a Monsignore, ma anche
in questo caso vedendo gli ulteriori frammenti reimpiegati nello stesso
angolo, la soluzione portava a dire che si trattava della scritta
“ MONS PIETATIS”, ovvero i Monti di Pietà. La storia
del monte di pietà a Narni, parte dalle prediche contro
l’usura effettuate dai frati francescani contro gli ebrei. In
particolare la presenza di San Bernardino da Siena e le molte
predicazioni nella nostra città nella prima metà del
1400, sensibilizzarono l’opinione pubblica verso questo tipo di
problematica. Ulteriore stimolo alla costituzione del Monte di
pietà di Narni fu data dal Cardinale Berardo Eroli, anche lui
francescano che dopo aver spinto per la costituzione del monte di
Perugia nel 1463, sicuramente la propose anche a Narni. La spinta
finale si ebbe poi a seguito della predicazione del beato Bernardino da
Feltre, tenutasi a Narni negli anni 1486-1489 con lo scopo, tra
l'altro, di contrastare uno dei tanti banchi condotti dagli ebrei. Il
Monte, che nel 1522 aveva la sua sede nella Chiesa di San Lorenzo, ebbe
alterne vicende e, al pari di altre istituzioni locali, subì le
ripercussioni del sacco dei Lanzichenecchi del 1527. Negli anni
successivi il Comune di Narni intervenne direttamente in alcuni degli
affari condotti dal Monte e, almeno dal 1551, ne assunse parzialmente
l'amministrazione. Si ha notizia che nel 1563 ne vennero confermati i
capitoli e che nel 1645 venne rifondato da monsignor Paolo Mangoni,
già governatore di Ascoli Piceno. L'istituto continuò ad
esercitare le proprie mansioni fino a pochi anni dopo l'unificazione
del Regno d'Italia, anche se in misura notevolmente ridotta; le ultime
testimonianze documentarie risalgono, infatti, al 1873, anno in cui
venne peraltro fondata la Cassa di risparmio di Narni, che
ereditò dal Monte di pietà l'attività creditizia
condotta da quest'ultimo per oltre tre secoli. Una ricerca nelle
Riformanze della Città di Narni ci ha portato a ritrovare dei
documenti che parlano del monte di pietà, ci fanno comprendere
come operava tale istituzione, in sinergia con il monte frumentario,
Riportiamo di seguito alcune delle riformante che parlano di tali
eventi, con la notazione dell’anno del mese e del giorno dei
documenti. 1555 12 19 Nomina Ufficiali: montisti del Monte di
Pietà 1555 12 19 Nomina Ufficiale depositario dei pegni 1575
0118 Ufficiali: montisti del Monte di Pietà si propone di
vendere un'antica tazza d'argento depositata presso il Monte di
Pietà e richiesta dalle monache di S. Croce si autorizza la
vendita dell'antica tazza d'argento conservata presso il Monte 1577 03
20 Palazzi comunali è stato rinforzato il solaio dove viene
conservato il grano del monte presso il palazzo vecchio ed è
necessario effettuare i pagamenti 1578 0128 Richiesta Ufficiali:
montisti del Monte di Pietà i vecchi ufficiali del Monte
chiedono di poter avere a disposizione una stanza nel Palazzo dove
poter tenere i pegni che i nuovi ufficiali non hanno voluto prendere in
carico 1578 0212 Ufficiali montisti del Monte di Pietà è
sorta una controversia fra i vecchi e i nuovi ufficiali del Monte dei
pegni perché i nuovi non vogliono gestire i pegni lasciati dai
primi 1578 02 24 Monte di Pietà sono andate perdute tre ceste di
canapa che erano conservate come pegno 1578 02 24 Montisti del Monte di
Pietà decreto circa la gestione dei pegni del Monte 1581 06 29
Commercio grano riconferma dei montisti che hanno amministrato il grano
del Monte 158304 05 Ufficiali: montisti del Monte di Pietà i
montisti vorrebbero vendere i pegni per cui è scaduto il tempo
ma il consiglio si potrebbe opporre dato che il Monte possiede sufficienti
denari e i tempi penuriosi inducono alla prudenza 1590 10 13 Prestiti
si discute su come agire per avere accesso al credito di
cinquecentomila scudi messo a monte dalle autorità pontificie
per le comunità dello stato della chiesa 1591 06 16 Monte di
Pietà i poveri si lamentano dei tassi dei pegni imposti dai
montisti del Monte di Pietà 1592 02 26 Monte di Pietà
elezione di Giovanni Francesco Germanello come montista in luogo di
Ettore Chiariello morto 1592 02 28 Monte di Pietà lettura della
deliberario del 16 giugno 1591 super occurrentia montistarum circa
laggios 1592 02 28 Monte di Pietà estrazione di Domenico
Caronesta al numero dei Montisti 1596 12 06 Memoriale Ufficiali:
montisti del grano lettura del memoriale di Francesco Contestabile e
Giovanni Battista Calderino montisti del grano del Monte di
Pietà 1597 01 16 Montisti del grano electio di uomini sopra il
grano del Monte della città Deputato inquisitione/grani 1597 01
19 Richiesta da parte del marchese di Riano e dei signori di Montoro di
essere pagati per i grani venduti alla comunità 1597 01 19
Lettere dell'agente Ridolfi e di Giuseppe e Domo sopra i frutti dei
denari presi in prestito per l'Abbondanza 1597 01 19 Il grano
dell'Abbondanza è misurato e si devono fare i conti 1597 01 20
Abbondanza deputatio di uomini ad calculum per il grano Deputato 1597
01 22 Viveri: grano e farina/Abbondanza furono fatti i conti del grano
conforme . Tra queste informazioni si deduce che oltre
all’attuale palazzo Comunale, che reca ancora
sull’architrave di una porta, la scritta del monte di
pietà, anche nel palazzo dei Priori, appena restaurato
c’era una zona dedicata al monte di pietà come ci conferma
la riformanza del 1577 in cui viene rinforzato il solaio dove viene
conservato il grano del monte presso il palazzo vecchio. Altre pietre
ci ricordano che i Priori restaurarono tali locali dopo il sacco dei
Lanzi nel 1546. Per ora ci siamo fermati al 1600, ma speriamo che altri
siano interessati ad approfondire l’argomento, magari utilizzando
i nuovi strumenti che la biblioteca comunale di Narni e
l’archivio pre unitario mette a disposizione. Per ulteriori
ricerche e notizie consultare l’archivio delle riformante del
comune di Narni .
Giuseppe Fortunati
NARNI
– Anche Narni ha avuto il suo campione paraolimpico. Si chiama
Franco Rossi e si è distinto a partire dalle prime olimpiadi di
Roma nel 1960 dove si distinse nel nuoto, nel tennis tavolo
e nella scherma vincendo diverse medaglie. Franco era nato il 18
maggio del 1934 a Narni e viveva a Roma anche se veniva molto spesso in
città per trovare la sua famiglia, si allenava al centro di
Ostia, e lo sport lo aveva riportato alla vita, dopo un brutto
incidente. Alle prime olimpiadi di Roma per paralitici, si distinse
vincendo ben 5 medaglie. Franco Rossi, 1 oro nuoto, 1 oro tennis
tavolo, 1 argento scherma, 1 bronzo scherma, 1 bronzo nuoto. Risultando
uno degli atleti vincitore di maggior numero di medaglie.
Anche
nel tennis tavolo ottenne buoni risultati, ma i suoi sport preferiti
erano la scherma ed il nuoto. Continuò la sua carriera sportiva
per diversi anni e quando veniva a Narni mostrava fiero le sue
medaglie. Ne vinse poi altre anche a Tokio nel 1964 dove ne
conquistò una d’oro e due di bronzo. Oro nella scherma per
la Spada a squadre maschile. Bronzo nella Sciabola a squadre maschile.
Bronzo nel nuoto 50m stile libero maschile. Ancora nei IV Giochi
Paralimpici estivi di Heidelberg (2 - 10 agosto 1972), in Germania,
vinse ancora tre medaglie di cui due ori e un argento. Oro nella spada
e fioretto maschile a squadre e argento nel fioretto individuale
maschile. Oro nelle paraolimpiadi di scherma: 1960 (Roma), 1964(Tokyo),
1968(Tel-Aviv), 1972(Monaco). Oro nei giochi di Stoke Mandeville
(Inghilterra). Più volte campione del mondo di Fioretto, Spada,
basket e pentathlon.
Il
2 giugno 1988, il presidente della repubblica Cossiga gli
conferì l'alta onorificenza di Cavaliere della Repubblica per
meriti sportivi. Grande amico del pilota Clay Ragazzoni, morì
nel 2001 all’età di 67 anni. Alcuni numeri dei Giochi
Paraolimpici di Roma 1960 allo stadio dell’Acquacetosa: 400
atleti in carrozzina, in rappresentanza di 23 paesi sfilano davanti a
5000 spettatori. La delegazione più numerosa è quella
italiana. Era l’ 8 settembre 1960.
https://www.facebook.com/atleta63paraolimpico/
Giuseppe Fortunati
NARNI
- Personaggio narnese, ammiraglio e fisico di grande levatura, amico di
Guglielmo Marconi, vive nel periodo del grande sviluppo della radio e
delle sue applicazioni . Nato a Bologna il 30 maggio 1881, entrò
nell'Accademia navale di Livorno nel 1898. Nominato guardiamarina nel
1902, percorse tutta la carriera passando nella riserva nel 1925 col
grado di capitano di fregata. Fu, successivamente, nominato capitano di
vascello (1925), contrammiraglio (1931) e, infine, tenente generale
delle armi navali (1936). Si è dedicato all'insegnamento della
radiotelegrafia fin dal 1906, conseguendo la libera docenza al
politecnico di Napoli nel 1922. Occupò la cattedra di onde
elettromagnetiche presso la facoltà di scienze
dell'università di Roma, di cui era titolare G. Marconi. Dal 18
maggio 1925, direttore generale delle poste e telegrafi, e, dal 19
aprile 1937, accademico d'Italia. Si è occupato soprattutto di
problemi radiotelegrafici e di elettromagnetismo, scrisse anche in una
cospicua serie di memorie. Morto a Narni (Terni) il 14 luglio 1947.
A
Roma con Marconi, il marchese Solari e l'Ambasciatore del Brasile,
invia il segnale per l'illuminazione della statua del Redentore di Rio
de Janeiro. Nel 1937 alla morte di Marconi , l’Ammiraglio
Giuseppe Pession diventa amministratore della Fondazione Marconi , e si
occuperà del mausoleo che verrà eretto in suo onore a
Sasso Marconi. Con il Reale Decreto (R.D.) n. 354 dell’11 aprile
1938 La Fondazione Marconi , viene istituita, come ente morale, che ha
“lo scopo di promuovere ed incoraggiare gli studi e le ricerche
relative alla radioelettricità” per tenere vivo il ricordo
storico e scientifico dello Scienziato; fra gli altri compiti
istituzionale la legge istitutiva prevede anche che “promuova ed
organizzi il 25 aprile di ogni anno… la Giornata di
Marconi”.
Fu
incaricato l’architetto Marcello Piacentini per eseguire la
progettazione di un mausoleo nella casa di Sasso Marconi
sull’appennino Tosco Bolognese, per poter trasferire le spoglie
di “Guglielmo Marconi nato il 25 Aprile 1874 – e morto 20
Luglio 1937” proprio nel luogo dove egli aveva trascorso la sua
giovinezza e dove compì i primi esperimenti che culminarono nel
1895 con la trasmissioni di segnali fra due punti non visibili posti ad
una distanza di circa 1800 m, che rappresentarono la nascita di un
nuovo modo di comunicare. Con la legge n. 276 del 28 marzo 1938 lo
Stato Italiano stabilì che “il 25 aprile, anniversario
della nascita di Guglielmo Marconi, è dichiarato a tutti gli
effetti giorno di solennità civile” e pochi giorni dopo un
Regio Decreto modificò la denominazione di Sasso e Pontecchio
Bolognese in Sasso Marconi e Pontecchio Marconi, per mantenere vivo il
ricordo che “in questa terra ebbero luogo i primi esperimenti
della prodigiosa invenzione che donò immensi benefici
all’umanità intera, e rese immortale il nome di Guglielmo
.
Giuseppe
Pession si occupò anche della regolarizzazione dei radioamatori
a partire dal 1924, permettendo ampie sperimentazioni . Un suo apparato
di trasmissione leggero e portabile , fu di grande aiuto per la
spedizione del capitano Nobile per le sue due trasvolate in dirigibile
del Polo Nord, compiute nel 1926 a bordo del dirigibile Norge e nel
1928 a bordo del dirigibile Italia, solo grazie a tale radio su
possibile salvare il capitano e i pochi superstiti. Si trasferisce
a Narni intorno al 1930 , dove compra una villa nei pressi della
Quercia, con un cospiquo appezzamento di Terreno. Frequenta le famiglie
narnesi e vive a Narni con le sue tre sorelle che si occupano della sua
azienda agricola, che continuerà a funzionare anche dopo la sua
morte.
Giuseppe Fortunati
NARNI
- Il Piccolpasso, dal 1558 al 1575, svolse le funzioni di Provveditore
alla Fortezza di Perugia, che gli conferì la cittadinanza,
sovrintendendo, tra l’altro, ad alcuni importanti lavori di
restauro e consolidamento di edifici pubblici, nonché alla
sistemazione di due strade cittadine. L'Autore descrive i luoghi non
solo sotto l'aspetto puramente geografico, ma anche storico, politico,
economico e antropologico. Dell’Opera, oltre all’esemplare
presente all’Augusta, esistono altri due manoscritti,
anch’essi autografi, che si conservano l’uno presso la
Biblioteca Apostolica Vaticana, l’altro nella Biblioteca Vittorio
Emanuele di Roma. Altro documento è conservato
all’Archivio di Stato di Terni.
Ecco
come descrive il Piccolpasso la nostra città. Poiché
siamo giunti a Narni diremo primo che di essa città frate Sandro
ne parla ampliamente nel suo discorso dell’Italia a fogli 85 .
Noi la troviamo esser posta sopra a duro sasso come dice
anch’egli. E’ luoco di bella vista dalla parte verso
tramontana, a levante anche gode di veduta tutto il suo piano et quello
di Terni et San Gemini. Verso mezzogiorno e ponente è impedita
da monti … altro da selve balse sassi precipitosi non si vedono.
Ha poco territorio non è però che non riponghi e grano et
vino che si faccia grandissima quantità di pasta della quale se
ne finisce tutto il … et altri fuochi. Pochi esercitii si vedono
quindi uomini che attendono è ben vero all’ozio , sia di
fatto che questi uomini siano in continue spese , sono non di meno
cortesi e amorevoli verso i forestieri. Son fedelissimi alla Chiesa e
molto devoti al culto divino. Ha sottil aria sebbene la fiumara che ha
sotto ai piedi puo’ render l’aria greve et in questo luogo
assai purgata e rara. Ancor che sia sottoposta a grandissimi freddi et
grandissimi caldi .Le donne ne sono quindi molto belle , gli uomini
sono di honesta statura e buona presenza , vivono assai con poche
infirmità . Tale città da in se 800 fuochi gli uomini non
troppo debiti alla guerra . Il fuoco da poche legna .. La Rocca come si
vede dal disegno è fabbrica vecchia se bene ha alte e grosse
mura , sta quivi il Governatore e tutta la Birraria . Non ha armi di
niuna sorte . Ormai che essa è fortificata verso la pianura,
sebbene voglion molti che essa sia stata male difesa, dicendo questi
che bisognava renderla più bassa e non di meno assicurata di
modo che da quella parte che si avea per debole, potrebbe resistere a
ogni grosso impeto. Alla parte verso mezzogiorno da monti che la
sovrastano verrebbe in qualche parte danneggiata. Ha tre fontane nella
città che ricevono acqua condotta da acquedotto . l condotto di
quella di piazza è mirabilissimo , in vero che si vede forare
sei alte montagne, calando il suo acquedotto più di 100 passi
sotto terra. Il primo di questi monti si addimanda il monte San
Silvestro il 2 è il monte del Pozzo, il 3 il monte delle Piagge
, il 4 il monte della Campora, il 5 è il monte de Scheia che
quive è l’intrata all’acquedotto donde calai io
molti della città guidati da una corda e da un lume di una
torcia . Arrivati al fondo onde si vedeva esser dilamato il terreno et
in molte parti richiuso l’andito dell’acqua , considerato
il pericolo al quale eravamo messi, io dissi che il Petrarca signor che
in questo Cader mi hai rinchiuso , Tramene salvo. Che io conosco il mio
fallo . Veramente fu grandissima imprudenza la nostra . Invero che ogni
poco che il terreno che fosse alamato era per soffocare tutti. Da metro
la calata bisognò trarre co la fune fratello del marchese di
Monte Feltro da qual si fece male da modo che parea morto affatto,
stette questo gentiluomo gran pezza a rimirar gli spiriti. Affine che
meglio si intenda quello che abbiamo detto ne faremo qui breve disegno.
I disegni raccontano molto bene la nostra città di Narni e ci
riportano ai tempi andati. Per approfondimenti http://www.narnia.it/piccolpasso.htm
Giuseppe Fortunati
A Milano nella chiesa di Sant’Eustorgio,
all’interno della cappella Portinari , si puo’ ammirare
l’ affresco di Vincenzo Foppa che illustra il Miracolo di Narni o
del piede risanato, in cui un giovane, che aveva colpito con un calcio
la madre e pentitosene se lo era amputato, viene guarito dal santo che
gli riattacca l'arto. Il Santo è il domenicano Pietro da Verona,
o Pietro Martire, al secolo Pietro Rosini (Verona, 1205 circa –
Seveso, 6 aprile 1252), fu un predicatore appartenente all'Ordine dei
domenicani ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Questo collegamento con Narni ci ricorda il forte legame con i
Domenicani che a Narni è ben presente nella chiesa di San
Domenico che ha segnato nei secoli la presenza dell’ordine
domenicano nella nostra città. Il fatto che una città
come Milano abbia ricordato con tanto fasto questo miracolo in uno dei
luoghi più prestigiosi con questa opera di Vincenzo Foppa , che
fu il responsabile dell'ideazione e della regia della decorazione
pittorica, che ebbe luogo tra il 1464 e il 1468, ci fa comprendere
l’importanza e la considerazione in cui era tenuta
Narni in quel periodo, che ci ricorda anche il Gattamelata
e le lotte fra Milano e Venezia e fra i domenicani ed i francescani.
Inoltre porta nuova luce anche ai trascorsi dell’inquisizione a
Narni ed hai collegamenti con la Narni sotterranea. Indicandoci anche
la presenza di uno dei personaggi di maggiore spicco del mondo
Domenicano a Narni nella prima metà del 1200. La data esatta non
è certa ma tali eventi e la presenza di Pietro da Verona
è documentata a Narni negli Acta Sanctorum. Aprilis.
Collecta, digesta, illustrata a Godefrido Henschenio et Daniele
Papebrochio e Societate Jesu. Tomus III. Apud Michaelem Cnobarum.
Anversa 1675, §§ 63-64, p. 706. In tali atti si riporta anche
un’altro miracolo avvenuto a Narni. A Narni, nella provincia
della Tuscia, c’era una donna maritata che nutriva grande
devozione per San Pietro: una mattina costei trovò morto nel
letto il figlioletto di tre anni. Avendo paura di svelare al marito
quanto era accaduto, perché temeva si adirasse contro di lei
imputando l’accaduto a sua negligenza, mandò la sua
ancella col corpo del bimbo alla chiesa dei Frati Domenicani,
scongiurandola di non rivelare ad alcuno la disgrazia; e, una volta che
il popolo si fosse allontanato dalla chiesa, di porre il fanciullo
esanime ai piedi dell’altare di San Pietro Martire, così
di nascosto tuttavia che nessuno potesse scorgerlo. Sperava intanto la
madre e pregava con fede che San Pietro Martire, nella ottava della cui
festa ciò era avvenuto, le rendesse il figlio suo sano e salvo.
Quando suo marito le chiese dove mai fosse il fanciullo, finse di
averlo lasciato a casa di una sorella per una certa medicina. Ma il
terzo giorno, mentre i frati di quel convento sedevano nel refettorio
per la cena, quel bimbo fu resuscitato, tanto da presentarsi nel
refettorio tutto lieto e giulivo. I frati si meravigliarono che quel
fanciullino, che molti di loro conoscevano, si trovasse lì da
solo: pensarono che fosse stato lasciato per dimenticanza, dopo i
vespri. Spedirono allora un messaggio alla madre, affinché
mandasse l’ancella a prendere il bambino, che per dimenticanza
aveva lasciato in chiesa. Accorsa insieme a molti altri al convento dei
frati, la madre con grande gioia sollevò il figlio tra le
braccia e narrò nei particolari il miracolo. Questo ulteriore
miracolo fatto a Narni , rafforza l’ipotesi della presenza
Domenicana a Narni e ci ricorda la potenza spirituale e formale che
hanno avuto tali frati nella nostra città . Per approfondimenti
vedere anche : http://www.narnia.it/sandomenico.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI
- Una delle corporazioni che compare negli statuti della città
di Narni del 1371, è quella dell’arte della lana. In quel
tempo ed anche in epoca precedente a Narni si lavorava la lana, e
ovviamente si allevavano le pecore per la produzione della stessa.
L’arte della lana era curata da Maestri che dovevano avere le
loro botteghe all’interno delle mura della città di Narni
. Gli statuti regolamentavano tutte le fasi di lavorazione ed
imponevano ad ogni bottega precise regole. Cercando in internet ed
integrando il lavoro nelle biblioteche , informazioni di dettaglio si
hanno da documenti dell’anno 1462 e successivi. Queste
informazioni si traggono dalla Biblioteca del Senato nella copia dgli
statuti della città di Narni ed aggiunte successive. In
particolare le parti relative a “Stifone capituli de li valcherai
de Villa Stifonj del 1450 con aggiunte del 1461 Statuti de l’arte
della lana e della gualchiera ove si follavano e feltravano i tessuti
di lana” Narni arte della lana statuti anno 1462 con aggiunte del
XVI secolo. Autentica del notaio Francesco de Tibertis di città
di Castello. Con approvazione del govenatore di Narni Angelo
Piccolomini di Siena. Successive approvazioni dal 1484 al 1564, come
detto l’arte della lana, che aveva a Stifone delle Gualchiere. In
tali testi, tutti in lingua latina si possono vedere sia le varie fasi
di lavorazione della lana, dalle operazioni di pulitura del fiocco,
alla filatura orditura e tessitura, per poi passare alla purgatura,
conciatura e valcatura, infine la tintura, la tiratura dei panni e la
timbratura per la regolarità dei panni lana. Molte operazioni
venivano fate da donne, specialmente nella fase iniziale di filatura e
tessitura, poi intervenivano anche gli uomini nelle fasi piu’
tecniche di lavorazione ed in modo particolare per la valcatura. Che
era un processo che aveva bisogno di molta acqua . Per questo veniva
fatta a Stifone e Montoro, dove erano presenti 11 valcherie , 9 a
Stifone e due a Montoro. Questo nel 1462. La Valcatura, consisteva nel
battere la lana con dei magli mossi dalla forza dell’acqua. In
effetti erano dei piccoli mulini , che battevano la lana fino a farla
infeltrire. La follatura è un'operazione del processo dei
tessuti di lana, che consiste nel compattare il tessuto attraverso
l'infeltrimento, per renderlo compatto e in alcuni casi impermeabile. I
fili di lana che compongono il tessuto, bagnato con acqua calda,
intriso di sapone e manipolato (battuto, sfregato, pressato), con
processi meccanici e chimici, si infeltriscono. Molto interessante
anche la tesi di Grimani Fiorella, che riporta con dettaglio tali
operazioni . Narni nel tempo mantenne tali lavorazioni come testimonia
il palazzo della lana a piazza Galeotto Marzio, che intorno al 1700
aveva proprio un opificio delegato per tale lavorazione , in cui
lavoravano anche le mamme degli esposti e molti dei bambini e giovani
dell’Istituto Beata Lucia. Si hanno traccie di valcherie anche
nei documenti dell’archivio del Catasto Gregoriano della prima
metà del 1800 in cui compare ancora una Valcheria di
proprietà del Brefotrofio di Narni , sempre nella zona di
Stifone, in questo caso nei pressi di Lecinetto. Altre informazioni si
possono trarre dalle varie edizioni degli statuti, infatti esitono
inoltre varie versione degli statuti cittadini di Narni , come Statuti
della città di Narni approvati a Perugia nel 1371 trascritti nel
1904 e pubblicati da Giuseppe Mazzantini . Gli statuti sono formati da
tre libri . Il libro delle cose straordinarie con 266 capitoli, il
secondo delle cause civili con 112 rubriche ed il terzo dei Malefici
con 178 rubriche. Altra edizione degli statuti è quella riscrita
da un amanuense, ritrovata a Perugia dalla famiglia Connestabili
riscritto tra il 1555 ed il 1560. In essa ci sono anche lo statuto dei
Notai e molte aggiunte fino al 1596. Questa è la versione
piu’ completa. Altra copia del 1716 per i tipi del Corbelli.
E’ una edizione piu’ ricca ed a stampa invece che
manoscritta , con varie revisioni approvate nel tempo dal 1371 al 1716
anche se parla solo dei tre libri base , senza i notai ed altri
particolari come quelli dell’arte della lana. Per la parte
relativa ai Notai , ( vedi tesi Gianluca Salvini ) sotto il pontificato
di papa Paolo III dal 1535 al 1549, gli statuti dei notai sono divisi
in 41 capitoli tutti in latino. Inoltre nella biblioteca del senato si
trovano altri lavori come quello del 1640 che è un estratto di 5
capitoli estratti dal libro primo degli statuti relavi al culto di San
Giovenale si parla anche del ritrovamento del corpo di san Giovenale
nonché un estratto della traslazione e della vita e dei miracoli
del santo. Una lunga tradizione, quella dell’arte della lana a
Narni, che nel tempo ha scaldato con panni adeguati i narnesi, quando
il freddo era intenso ed avere un mantello, spesso significava avere
salva la vita. I nostri panni di lana venivano anche esportati come ci
ricordano i libri del mercante di Prato Francesco di Marco Datini
(Prato, 1335 – 16 agosto 1410). La sua importanza è legata
al ricchissimo archivio di lettere e registri da lui lasciato e
ritrovato nel XIX secolo in una stanza segreta del suo Palazzo e che
oggi consente di analizzare compiutamente la vita e gli affari di un
mercante operante nella seconda metà del XIV secolo.
Interessanti quindi le fonti e piacevole la ricerca sulla nostra storia
, che ci permette di rivivere un tempo passato, fatto non solo di carte
polverose, ma di spaccati di vita dei nostri avi. Per approfondimenti
vedere l’archivio digitale del Senato: http://notes9.senato.it/w3/Biblioteca/catalogoDegliStatutiMedievali.nsf/16626ca9c93abc05c125711b005c2b9b/f6fb43e8f723b411c1256fa40048c35c?OpenDocument&Highlight=0,narni Giuseppe Fortunati
NARNI
- Molti ricordano questo illustre personaggio narnese, che meriterebbe
presso l’ospedale di Narni una degna memoria. Il dottor
Micheletti viene a Narni il 16 giugno 1947 come primario chirurgo poi
nel 1952 vien nominato direttore sanitario dell’ospedale degli
infermi. Viene ricordato per il suo attaccamento al lavoro ed alle sue
grandi capacità professionali, infatti oltre che chirurgo in
grado di effettuare ogni tipo di operazione, era anche ginecologo e
ortopedico.
Svolge
la sua opera con grnde dedizione per circa 14 anni dal 1947 al 1961
data della sua morte. A Narni viveva in via Caterina Franceschi
Ferrucci , in una casa da cui vedeva le finestre dell’ospedale e
spesso la notte se vedeva accesa la luce dei suoi reparti, non esitava
a correre in reparto con la sua cinquecento , anche senza essere
chiamato. Per la città di Narni la sua opera fu una vera
ricchezza e molte persone devono la vita al suo lavoro e a quello della
squadra che seppe mettere in campo, per poter operare al meglio in
condizioni spesso difficili ed avverse. Quando operava, portava con se
in tasca sempre un piccolo calzino, era quello di uno dei suoi due
figli morti in una tragica esplosione avvenuta sulla
spiaggia di Vergarola a Pola il 18 agosto 1946.
Questo
tragico evento segnerà per sempre la sua vita, infatti quando
lui era chirurgo all’ospedale di Pola , dovette intervenire per
operare centinaia di feriti per quella grande esplosione, che oltre a
procurare oltre un centinaio di morti, dilanio tantissimi giovani
presenti quel giorno sulla spiaggia, per un evento sportivo e festoso,
che si tramuto in una immane tragedia.
Il
dottor Geppino Micheletti, mentre operava senza tregua le persone
coinvolte nell’esplosione, dovette vivere anche una immane
disgrazia personale, infatti tra i corpi dilaniati riconobbe prima
quelli di un suo figlio ormai deceduto, poi l’altro corpo ancora
in vita dell’altro suo figlio, irreparabilmente
compromesso ed a cui dovette anteporre la salvezza di altri feriti che
potevano essere ancora salvati.
Nonostante
avesse perso nell'esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni,
oltre al fratello e alla cognata, per più di 48 ore consecutive
non lasciò il suo posto di lavoro. Micheletti continua la sua opera all’ospedale,
fino alla cessazione dell’emergenza. Soltanto dopo si
recherà a casa a consolare l’affranta madre dei suoi
bambini, Iolanda Nardini, deceduta a Trieste nel 2007
all’età di 99 anni.
Su
questa tragedia la storia si divise tra l’incidente per
esplosione di residuati bellici, e l’attentato per volere
eliminare gli italiani dalla zona di Pola ancora contesa tra gli
Jugoslavi dell’esercito di Tito e gli Italiani. Dopo questo fatto
comincio l'esodo anche da Pola degli italiani e 28.000 abitanti su
31.000 lasciarono la città nel giro di poche settimane. Di
questa storia non si parlò per oltre una cinquantina di anni
solo dopo il 2000 furono effettuate ulteriori ricerche storiche.
Per questo suo encomiabile gesto di umana pietà ed elevata etica professionale il dott. Micheletti è assurto a simbolo degli alti valori morali e
dell’altissimo senso civico della gente istriana ed il suo
ricordo rimarrà indelebile nella memoria di tutti i cittadini di
Pola». Nel 2008 un monumento in onore di Micheletti ed a ricordo
dei caduti a Vergarola, è stato eretto a Trieste. Anche il
famoso cantante Simone Cristicchi lo ricorderà nel suo
spettacolo Magazzino 18. A Narni verrà ricordato per la sua
grande umanità e per il lavoro unico e prezioso svolto fino alla
sua morte.
Per approfondimenti vedere https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Vergarolla
Giuseppe Fortunati
NARNI
- E’ notizia di questi giorni che la società Erg ha
rilevato il complesso idroelettrico delle centrali del Nera Velino,
prima appartenenti ai tedeschi della EON.
Le
centrali di Terni e Narni hanno una lunga storia che parte dal 1892
anno in cui la prima centrale di Stifone entra in funzione sotto
la proprietà del Comune di Narni . A tale centrale seguiranno
quelle delle cascate delle Marmore, prima appartenenti a vari comuni,
poi riunite nei grandi complessi di Papigno e Nera Montoro.
La
gloriosa storia del lavoro di tanti nostri avi ha fatto grande il
nostro territorio ed ha fatto prosperare le industrie locali, dalle
Acciaierie all’Elettrocarbonium, passando per le industrie
chimiche della Polimer e di Nera Montoro.
L’energia
elettrica prodotta grazie alle acque dei fiumi Nera e Velino hanno per
oltre un secolo prodotto la forza motrice necessaria oltre che hai
consumi domestici, alla fusione dell’acciaio e a tutte quelle
operazioni industriali necessarie per tutto il territorio. I comuni di
Terni e Narni sono stati a lungo autonomi ed hanno addirittura
esportato energia a Roma e Firenze.
Solo
nell’ultimo periodo dopo il 2000 le nostre centrali sono passate
prima agli spagnoli di Endesa e poi ai tedeschi di Eon.
Ora
la nuova proprietà della società Erg ha rilevato le quote
ed ha fatto tornare in Italia la proprietà di dighe e centrali
elettriche. Da quasi 80 anni ERG opera con successo nel settore
dell'energia, attraverso ERG Renew è il primo operatore
nell'eolico in Italia e tra i principali in Europa con 1.446 MW
installati.
Quotata
alla Borsa di Milano, è inoltre attiva nella produzione di
energia elettrica da fonte idrica e termica ad alta efficienza e basso
impatto ambientale. Il Gruppo ERG è presente anche nella
distribuzione carburanti tramite una partecipazione, non strategica,
nella JV TotalErg (51% ERG).
L'acquisizione
dell'intero business idroelettrico di EON Produzione composto da un
portafoglio di impianti presenti in Umbria, Marche e Lazio, con una
potenza complessiva di 527 MW. Il nucleo è composto da 16
centrali, 7 dighe, 3 serbatoi e una stazione di pompaggio. La
produzione totale annua media stimata è di circa 1,4 TWh (1,8
TWh nel 2014).
La
speranza è che il nuovo gestore privato, abbia maggiore
sensibilità verso il territorio e maggiore attenzione alla
propria storia, con azioni di valorizzazione concreta dei fiumi e dei
luoghi, che permettono loro di fare profitto, grazie anche al lavoro di
tanti Ternani e Narnesi che dal 1892 hanno impiegato fatiche e
capacità, consegnando loro questo gioiello tecnologico,
ecologico e sostenibile.
Giuseppe Fortunati
NARNI - La Filarmonica compie 200 anni.
Lo spegnimento delle 200 candeline avverrà nel 2016. La banda
musicale di Narni nasce infatti il 15 dicembre del 1816 per proposta
dell’allora consigliere comunale Nicola Stame, e viene diretta
fino al 1854 dal maestro Giuseppe Valenzetti. Le carte comunali parlano
poi di altre date inerenti la “Società Bandistica”
(1823 – 1827 – 1846 – 1874), ma senza alcun
riferimento preciso sulla vita della “Banda”. Notizie rare
e frammentarie parlano poi della scuola di musica, di Canto e Strumenti
a Corda e a Fiato, istituita dal Municipio nel 1825, e frequentata da
13 alunni maschi ed una donna.
Vi erano tre Maestri con
a capo Fornaroli Erasmo. Il 10 Maggio 1856 per l’inaugurazione
del teatro comunale di Narni, il Giornale
“L’Eptacordo” riporta che
“l’orchestra è composta da 38 egregi
professori parte paesani e parte forastieri , diretti dal maestro di
violino di Terni Sig. Luigi Luisi Gradassi”. Con
l’unità d’Italia nasce anche una fanfara del
tirassegno di Narni ed una scuola di musica molto attiva , documenti
dell’archivio comunale del 1889 1890 e 1891 riportano che in quel
periodo il direttore era il maestro Pietro Santacroce.
E’ solo dal 1907 che
si parla di un altro Direttore della Banda, il Maestro Arturo Tirelli
– diplomato nella “Reale Accademia Filarmonica” di
Modena. Egli rimane in carica fino al 1950, Durante il periodo
fascista, le bande erano due una di giovani e l’altra di elementi
piu’ esperti. Dal 1950 la banda è guidata dal M°
Vittorio Freguglia che resta in carica fino al 1972.
Dopo il 1972 l’attività
dell’ormai denominata “Filarmonica” cessa, per
riprendere poi nel 1989 sotto la guida del M° Domenico Agnusdei
prima e successivamente con il M° Walter Deodati, la cui memoria
sarà sempre viva all’interno del complesso. E’ oggi
alla guida della “Filarmonica Città di Narni”,
il M° Alfredo Natili. Si vuole quindi ricordare
nell’anno 2016, i duecento anni dalla nascita della Banda
Musicale Città di Narni, nata nel 1816 per “allontanare
dall’ozio una parte della gioventù” e che ancora
oggi diletta con la sua musica la città di Narni . Per
approfondimenti consultare il sito internet : http://www.narnia.it/banda.html
Giuseppe Fortunati
NARNI - Il mondo evolve non
solo in negativo, fatti importanti avvengono anche nel mondo della
scuola e della educazione, anche se purtroppo questi eventi non
sono riportati dalla stampa Italiana. Parliamo di un evento in
particolare che è la sesta edizione della Global Education
Conference, che è divenuto ormai un appuntamento annuale, che
consiste in una settimana gratuita di conferenze on line , che mettono
insieme educatori e innovatori di tutto il mondo. Questo anno la
conferenza ha avuto inizio il 16 Novembre e durerà fino al 19
Novembre 2015.
L’intera conferenza è virtuale e
avviene in rete internet in multi video conferenza, permettendo
ai partecipanti di restare nelle loro case, ma condividendo spazi
virtuali di comunicazione, e scambiando esperienze educative 24 ore su
24, con un programma ricchissimo di incontri e di progetti. La prima
cosa insolita è la verifica delle varie zone temporali legate ai
fusi orari, per avere un unico orario distribuito in tutto il mondo,
così ad esempio accade che quando da noi sono le tre di notte,
per qualcuno è ancora la prima serata e per altri
è già mattino.
Ma parliamo delle relazioni sui
vari progetti di educazione globale, alcune delle esperienze più
interessanti fino ad ora seguite sono ad esempio una rete mondiale di
educatori di lingua spagnola che mette insieme oltre mezzo milione di
insegnanti dell’America Latina e non solo, chiamata http://www.oas.org/es/ried/. Oragnizacion
de los estado Americanos por La Red Interamericana de
Educación Docente, che dice che collegare in interner gli
insegnanti di qualità fa aumentare i diritti di tutta la gente.
Ad esempio nello specifico la conferenza oltre ad illustrare il
funzionamento di classi virtuali e la differenza con la scuola
tradizionale, focalizza la sua attenzione sui diritti delle donne e dei
bambini, con esperienze e video che vanno dalle scuole più
evolute alle piccole scuole di campagna che hanno solo una radio per
ascoltare i programmi della rete di educatori.
Altra conferenza particolare è
stata quella della rete Canadese TakingITGlobal in cui una mia amica di
IEARN Mali Bikley ha illustrato i progetti relativi all’ambiente
ed al Global Warming, il riscaldamento globale e le sue conseguenze nel
mondo . I partner di TakingITGlobal, hanno fatto
progetti con il resto del mondo che partendo da esperienze comuni
promuovono giornate su vari argomenti, dai diritti umani alla
educazione. Le giornate internazionali riconosciute da TIG promuovono
tematiche di interesse e attenzione internazionale. TakingITGlobal ti
invita ad unirti a milioni di persone in tutto il mondo che osservano
queste giornate vedere il sito http://www.tigweb.org/about/.
Una scuola particolare è
poi quella del Vermont negli Stati Uniti, che hanno deciso di fare
scuola all’aperto, non nel chiuso di aule didattiche , ma tra i
boschi portandosi dietro cumputer e palmari per creare delle classi
virtuali con amici di tutto il mondo e studiando immersi nella
natura http://www.fwsu.org/ ,esperienze bellissime che allargano la mente e i polmoni di ragazze e ragazzi che sperimentano nuovi modi di fare scuola.
Relazione
della Malesia nell'aula principale presentazione del progetto My Hero,
quali sono gli eroi dei nostri giorni?, Questa è la domanda che
si fanno molti giovani e le risposte sono varie ed interessanti e vanno
nelle direzioni più diverse individuando sportivi, scienziati e
persone comuni che tutti i giorni fanno il loro dovere, a titolo di
esempio vedere il sito internet di riferimento http://myhero.com/
Le video conferenze continuano e
si possono seguire avendo un computer collegato ad internet ed un
programma gratuito da scaricare in rete anche ora ci sono almeno 4 aule
virtuali in cui si possono seguire altrettante esperienze educative ,
per comprendere che il mondo cambia anche nel modo di fare educazione e
che non ci sono solo i programmi ministeriali, che con la loro
rigidità non riescono a cogliere i cambiamenti epocali, che la
rete internet sta portando nel nostro mondo civilizzato e che purtroppo
è ancora isolato dai grandi circuiti mediatici, e legato
principalmente ai paesi occidentali, che pur aprendo un dialogo globale
ancora poco sono frequentate da altre culture come quelle orientali ed
arabe. Per seguire queste esperienze direttamente ci si può
collegare ai sitihttp://www.globaleducationconference.com/page/globaledcon-schedule-gmt-1-1. Oppure per una relazione sulle passate edizioni vedere il sito in italiano http://www.narnia.it/multivideoconferenza.htm
Giuseppe Fortunati
NARNI – Non meno di mille persone in
piazza per ricordare i caduti a cento anni dalla Grande Guerra. Oltre a
tanta gente, domenica 8 novembre c’erano, ovviamente il Comune,
ma anche le scuole primarie dell’Istituto comprensivo
“G.A.Garibaldi”, la scuola “Carlo Castellani “
di Santa Lucia e la scuola dell’Infanzia “S.
Bernardo”. Il grande corteo partito da Piazza dei
Priori è sceso fino a Piazza Garibaldi dove si è
svolta la cerimonia.
Ad aprirla la
lettura del telegramma del presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella , che si è complimentato con la
città e le istituzioni per ricordare i caduti e gli
eventi che hanno portato al completamento della unità
d’Italia. A seguire è stata letta la preghiera alla
Patria e dopo la lettura di alcuni brani fatta dai ragazzi
delle scuole elementari, è stata deposta una corona sulla
lapide a ricordo del Centenario dell’unità d’Italia
in Piazza Garibaldi.
Il maestro Alfredo Natili
ha guidato l’esibizione dei bambini accompagnato dalla
Filarmonica Città di Narni e da oltre duecento giovani che hanno
cantato l’inno nazionale, la canzone del Piave ed altri
brani musicali tratti dal repertorio della Grande Guerra.
Fascino e trasporto ha suscitato la fanfara dei Bersaglieri in congedo
di Viterbo, accolta da entusiasmo e scroscianti applausi. Il grande
corteo si è diretto verso il Monumento ai Caduti dove la
gente ha assistito alla commovente cerimonia dell’alzabandiera e
della deposizione di corone di alloro in ricordo dei narnesi
caduti sul campo di battaglia.
I bambini hanno portato dei
fiori ed hanno deposto un’immagine della Madonnina del
Grappa, visibile ora presso la chiesa di Santa Margherita, dove
molti fedeli pregarono negli anni per la salvezza o il ricordo
dei loro cari. Altro momento toccante è stato quello
dell’accensione del faro posto sulla sommità del
monumento, tornato così a funzionare dopo tanti anni grazie al
Comune che ha recuperato l’originale progetto
dell’architetto Lombardi.
Gli ultraleggeri della Prociv di
Narni hanno poi sorvolato i cieli della città colorandoli con i
fumogeni e inscenando esibizioni aeree . La cerimonia si è poi
conclusa al parcheggio del Suffragio con il saluto delle
autorità. Il sindaco Francesco de Rebott ha consegnato
il riconoscimento della Città di Narni al
commissario di polizia penitenziaria Luca Bontempo, commendatore
nell’Ordine al Merito della Repubblica.
La piazza si è poi colorata delle
immagini che scorrevano sul maxi schermo con foto della Grande Guerra e
tra i momenti più toccanti c’è stata la lettura di
brani delle lettere di Giovanni Campagnani e di Giuseppe Senepa che
hanno fatto vivere ai presenti la triste atmosfera della guerra, ma
anche la determinazione ed il coraggio con cui molti narnesi
affrontarono quella difficile prova . Un ricordo particolare
è stato dedicato a Clara Valli , donna narnese distintasi come
crocerossina e il cui ricordo ha commosso la rappresentanza delle
infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana. Alle cerimonie erano
presenti rappresentanze dei carabinieri, della Finanza ,
dell’esercito, degli alpini e dei bersaglieri.
Giuseppe Fortunati
NARNI
- I giornali di viaggio del grand Tour , ci fanno comprendere
cosa pensavano gli Inglesi della nostra città agli inizi del
1900 . Vedevano Narni come un paese fantastico ,
nell’ottica della nostra gloriosa storia e con
rappresentazioni bucoliche , legate ad una campagna ricca e
felice . Riportiamo sinteticamente una bella descrizione tratta da una
guida per i viaggiatori pubblicata nel 1911.
“Dal
primo momento che l'abbiamo vista, ci è apparsa come un
gioiello in cima alla collina, situata in alto tra le stelle,
c'era un tocco di magia su Narni. Come abbiamo iniziato a salire ,
attraverso la valle alte guglie di cipresso nero ci hanno mostrato il
nostro cammino, e il cielo stellato era luminoso come se Diana avesse
già acceso la lampada sotto le colline. Vagamente abbiamo
intravisto una porta merlata che sorge sopra la strada, e la forma
spettrale del ponte rotto di Augusto, che lasciavano a grandi
passi tra i riflessi del Nar. E’ tutto esaurito 'Per la
festa di domani, Signori,' ci hanno detto, tutte le
locande erano affollate, e solo attraverso la cortesia di una giovane
ragazza italiana che aveva viaggiato con lo stesso treno con noi
, che siamo riusciti a trovare due posti letto e un divano
nell’ Albergo dell’Angelo.
Ci
siamo svegliati che ci sembrava di trovarci nell’ Arcadia.
Il sole sorridente ci ha chiamato dal letto. Sotto le nostre
finestre è arrivata la musica di mandrie e greggi, il
muggito delle vacche e il tintinnio delle loro campane, gli zoccoli di
muli e degli asini, i piedi picchiettanti di pecore, come pioggia
d'estate sulle latifoglie, e sopra a tutto, l'alto canto chiaro di
allodole, così raramente ascoltato in Italia, come
nell'età di Dante. C'erano due finestre nella mia camera. Il
canto melodioso delle allodole ha chiamato la mia attenzione sulla
vallata che guardava il precipizio di Narni nella profonda
valle del Nera, una vista magnifica e maestosa, l’Albergo
dell’Angelo è arroccato su una cresta di rocce con uno
strapiombo di un centinaio di metri verso il fiume.
Ma
dall'altro lato si puo’ ammirare una delle più
belle rievocazioni storiche pastorali che abbia mai visto in Umbria.
Per la vecchia via Flaminia, che Papi e Imperatori, e Cesare con un
esercito, ha calcato, e’ un percorso tortuoso, come Gentile da
Fabriano amava dipingere, che ci ha portato dalla valle alla collina di
Narni e si unisce alla strada principale presso la porta, candidi buoi,
e le donne contadine con fazzoletti a fiori vivaci cavalcare muli e
asini, che camminano dietro greggi di pecore con ampi cesti pieni di
pollame e frutta e verdura sulle loro teste . Bambini scalzi che
guidano i vitelli, qui un contadino su per la collina a
cavallo in pantaloni di pelle di pecora, con un portafoglio e fiasco di
vino legato sulla sella di legno. Mescolati con la folla erano
indovini e cantastorie, e le terribili mendicanti e i piccoli furfanti
d'Italia. La Fiera del Bestiame a Narni si svolge sulla collina ,
i muli e gli asini, ancora portano i loro basti di legno guarniti in
ottone , all'ombra delle piante di olive, che arrivano fino alle
mura della vecchia Rocca. Davanti a noi si apre la strada
tortuosa, con le sue bancarelle e la folla in movimento dei
contadini, alla ricerca di tutto, come un nastro dai colori vivaci.
Sicuramente Hermes, il dio dei mercati, patrono benefico di pascoli e
greggi, ci sorride in questa graziosa festa campestre, così
pagana nella sua semplicità e bellezza sontuosa. Forse si
attardava in questa fiera ad osservare ogni volta che un affare
è concluso, quando si uniscono le mani dei due agricoltori
interessati per suggellare il contratto di vendita . O più
probabile ancora vagava sulla strada rialzata con Coridone e
Tirsi, o in stato d'animo più gioviale, cercato tra le belle
contadine, per Amarillis e la fiera Delia, i cui pensieri, oggi erano
tutti per le merci del mercato, visualizzati da banditori sotto
il viale di alloro. C'erano ristoranti all'ombra dei tralicci con
tavoli apparecchiati con tovaglie a scacchi, dove gli agricoltori si
intrattengono a mangiare il pane e il sedano con noci,
accompagnati da abbondanti libagioni di vino ambrato , cucine saporite
in cui i suini e vitelli sono stati arrostiti allo spiedo;
bancarelle di i gioielli e collane di corallo rosso sangue, e
orecchini con bancarelle di merletti e ricami, o altre con
stivali e scarpe sparsi lungo la strada. Ci sono donne contadine
bruciate dal sole che comprano oggetti , ammucchiati per terra
vicino a una bancarella di fazzoletti svolazzanti. I piatti in maiolica
e rame sono in mostra lungo la strada, così come le bancarelle
di attrezzi in legno, brocche, cucchiai e vassoi. Gli ombrelli di
cotone, scarlatto verde blu e verde smeraldo, sono appesi come
fantastiche lanterne ai rami del viale. Che musica soave è
sentire il muggito delle vacche che si mescola con il suono
lontano delle campane di Narni. Ogni momento, nuovi arrivi si
aggiungono al trambusto allegro del mercato, le contadine con
in testa grandi ceste colme di frutta, cariche di
tacchini e polli, alcuni giovani guidano i loro buoi dalle grandi
corna, adornati con ghirlande scarlatte e
campane attorno alle loro giogaia . I brillanti fazzoletti delle
donne con vivaci colori e fiori di giardino, si
trovano in gruppo sotto gli occhi ammirati dei venditori. Mescolati con
la folla ci sono indovini, cantastorie e le terribili mendicanti
d'Italia. Nel corso della giornata siamo andati giù per la
collina e ci siamo riposati all'ombra del grande ponte diroccato
di Augusto, quella splendida reliquia di Roma Imperiale, che un tempo
portava la via Flaminia attraverso le acque del Nera. Solo un arco
è rimasto del ponte che attraversava la gola,
nel mezzo del torrente solforoso il secondo pilastro è caduto di
traverso in blocchi enormi, come se fosse stato rovesciato da un
terremoto. Ma anche nella sua rovina è un monumento imponente
della grandezza di Roma, che incornicia una vista meravigliosa
della valle boscosa del Nar e dell'antico convento di San
Casciano”.
Per approfondimenti vedi il testo inglese in : http://www.gutenberg.org/files/46092/46092-h/46092-h.htm#ill387
Giuseppe Fortunati
NARNI
- Tra i quadri più suggestivi che rappresentano la Narni di fine
800 abbiamo trovato quattro scorci di Narni veramente molto
interessanti. Sono dei quadri del pittore Carabain Jacques, nato a
Amsterdam il 23 febbraio 1834 e morto a Schaerbeek il
2 gennaio 1933. Carabain Jacques è nato con il nome di
Giacobbe Frans Jozef Carabain, figlio di Giacobbe e Jacoba Scheude
Carabain Groothuijse. Ha sposato Helena Teodora Ricken ed ebbe tre
figli: Jean-Jacques Émile-Cristiana e Victor Eugene. Due
suoi figli, Victor Carabain (nato intorno al 1863) e Emile
Carabain, erano pittori; Victor dipinse soprattutto marine ed Emile
dipinse nature morte.
Nel
1880, Jacques Carabain aveva ottenuto la cittadinanza belga. Jacques
Carabain fu educato presso l'Arts Academy di Amsterdam, dove fu allievo
di J. Schoenmaker-Doyer e V. Bing. Sebbene in carriera realizza
quadri di marine e del paesaggio fluviale, si è specializzato
nella rappresentazione dei paesaggi urbani. Carabain ha vissuto e
lavorato ad Amsterdam fino a circa 1856 e poi si trasferisce in
Belgio, prima a Bruxelles, Market Street e poi a Schaerbeek. Suo
figlio Victor e Emile hanno mantenuto tale casa dopo la sua morte. I
suoi soggetti non si sono limitati alle città del Belgio o nei
Paesi Bassi, ma anche ai paesi che ha visitato, come l'Italia, la
Germania, la Francia o l'Austria.
Jacques
Carabain aveva una preferenza per la rappresentazione dei quartieri
medievali o barocchi così come antiche chiese, facciate,
piazze, fontane, oltre a personaggi pittoreschi di vita
giornaliera. Intorno al 1885 ha trascorso qualche tempo in Australia, e
suoi quadri sono esposti presso l'Accademia delle Arti vittoriane.
Durante il suo soggiorno dipinse varie città tra cui: Collins
Street, Melbourne (1889) Municipio, Melbourne (1890) e King William
Street, Adelaide (1907).Mostre e premi : Jacques Carabain ha
partecipato nel periodo 1852-1892 a mostre periodiche di maestri
contemporanei (Levende Meesters) di L'Aia e Amsterdam, oltre a diversi
saloni belgi. E 'stato medaglia alla mostra di Londra, nel 1873 e 1874
e Dunkerque in 1876.
Per
i quadri Narnesi fatti a varie riprese tra il 1881 ed il 1903, molto
interessante è il quadro che rappresenta Via san Giuseppe, con
uno scorcio della vecchia chiesa di San Giuseppe e del vicolo che porta
sul retro di palazzo dei Priori dove verrà il nuovo mercato .
Tale quadro ora è al Fine Arts Museums of San Francisco in
America e riporta scene di vita quotidiana con donne che portano
brocche d’acqua in costumi tipici della campagna romana.
Altro
scorcio di pregio è quello di Via Aspromonte con somarelli
che portano le merci e sullo sfondo le torri di Narni tra piazza
Garibaldi e piazza dei Priori . Chiudono la serie due bei quadri di vie
di Narni di cui una rappresentante via xx settembre
all’inizio della vecchia strada Flaminia , con stalle per i
cavalli e osterie per rifocillare i viandanti il tutto arricchito da
personaggi in costume tipico dell’epoca che riportano a una Narni
ricca di fascino e molto “pittoresca”.
Ringraziamo
tutti gli amici di Facebook che partecipano a queste ricerche nel
gruppo “grand tour a Narni e il ponte di Augusto” e con cui
condividiamo immagini e ricerche sulla nostra Narni .https://www.facebook.com/groups/ponteAugusto/
Giuseppe Fortunati
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NARNI
- Circa quaranta disegni di varie dimensioni sono stati
“ritrovati” recentemente al museo del Louvre a Parigi. La
scoperta è stata fatta da Giuseppe Fortunati, esperto
informatico che viaggiando nel sito internet del museo ha scovato i
preziosi capolavori esposti senza che nessuno ne sapesse nulla. Gli
artisti sono di tutto rispetto e si passa da Barbot Prosper nato
nel 1798 a Nantes e morto nel 1877 à Chambellay , viene in
Italia nel 1824 e resta per molti anni conoscendo pittori come
Jean-Baptiste Corot, Guillaume Bodinier e Louis Léopold Robert.
Tornerà
in Francia nel 1828 dove diventerà consigliere della
città di Chambellay e poi dipingerà in Egitto e Algeria,
nel 1842 parte per l’ Algéria, e in
Égitto dal 1844 al 1846. A Narni dipinge con grande
dettaglio oltre dodici tavole della città che ora sono
conservate al gabinetto dei disegni del Louvre, ma le sue tavole
migliori sono presso il museo di Angers nella Francia del nord.
Per
i disegni di Narni si tratta di vedute di piazze chiese e scorci
cittadini , che ritraggono la nostra città negli anni dal 1824
al 1828 e sono particolarmente interessanti , la rocca,
l’interno del palazzo Mosca, piazza dei priori vista da due lati
, quello della fontana con sul retro palazzo Bocciarelli e una altra
prospettiva con dettagli del palazzo che poi diventerà la sede
della cassa di Risparmio e la zona dove sorgerà il Teatro
comunale. Questi disegni rappresentano una città ricca di bifore
e trifore, con eleganti logge medioevali, di particolare interesse la
struttura che poi diventerà il Teatro Comunale. Viene poi
disegnato l’interno del Palazzo comunale e la cattedrale di
Narni con rilevi architettonici con piante e spaccati di sezione.
Interessanti e da studiare altre tre piante di edifici poco
riconoscibili ma sicuramente narnesi.
Altro
artista interessante è poi DROLLING Michel Martin , nato e
morto a Parigi tra il 1789 e il 1851, soggiorna in Italia presso
l’Académie de France a Roma, dal 1811 al 1816. A Narni
disegna particolarmente San Cassiano ed il ponte di Augusto . ma
interessanti anche le viste di porta Ternana e di san Girolamo.
Di
grande interesse anche il pittore Bertin Jean-Victor (1767-1842) con un
affresco di grandi dimenzioni circa 4 metri per 3 raffigurante il
ponte di Augusto e la cascata delle Marmore , messe insieme in un
quadro fantastico. Di fantasia anche una veduta irreale del ponte di
Augusto , San Cassiano ed il ponte medioevale , messi in modo
simmetrico con uno strano gioco di specchi. Questi lavori sono di
grande interesse artistico.
Tra
le curiosità ancora da studiare oltre a paesaggi narnesi
disegnati dal Corot, un disegno di Trevisani Francesco
(1656-1746), di scuola Veneziana e famoso a Narni per i suoi dipinti
della Beata Lucia da Narni , questo dipinto rappresenta la Vergine con
Bambino , nell’atto di donarlo alla Beata Lucia.
vedi http://www.cronache24.it/index.php/cultura-e-spettacolo/item/8808-narni-dal-museo-del-louvre-saltano-fuori-40-capolavori-inediti-su-narni
Giuseppe Fortunati
L’acquedotto di Montoro voluto dai Marchesi Patrizi ed
inaugurato solennemente nel 1858 è una delle ultime opere
effettuate da privati nel nostro territorio durante il periodo del
potere temporale dello Stato Pontificio. La festa avvenne in modo
sfarzoso con grandi macchine sceniche nella piazza di Montoro e fu il
giusto coronamento al grande lavoro compiuto. Giovanni Eroli ci
descrive con grande dettaglio questo giorno di festa ed anche le fasi
costruttive dell’acquedotto , senza tralasciale alcuni
particolari , come il ritrovamento dei resti fossili di un grande
elefante “ il tanto pregiato Mastodonte di Kaup (Mastodon longi
rostri)”.Venendo all’acquedotto , l’Eroli ci racconta
quanto segue: Cotesto acquedotto, disegnato e periziato dall' esperto
architetto sig. Salvatore Bianchi con la spesa di circa scudi 5000,
è lungo metri 4300, o in quel torno. Prende la sua origine al
sud-est nel terreno in vocabolo Colle Rosello, proprietà del
reverendissino Capitolo della Cattedrale di Narni e di altri e passando
con torto cammino per i fondi ora coltivati, or aspri e selvaggi di
Marinata, Monte Uovo, Monte Cipollone e Fontana, riesce in sullo
stradone montorese. Ha fine in mezzo alla gran piazza del vetusto
castello Trentacinque bottini o spiragli chiusi, alti sopra terra circa
tre palmi, e dove più e dove meno, dannogli di tratto in tratto
aria e comodità per visitarlo nell' interno; e ventinove archi a
tutto sesto di buona e solida costruzione, gli fan cavalcare, quasi a
mezza via, il fosso e parte del terreno sassoso di Monte Uovo. Questo
acquedotto, cominciato addì 7 maggio 1857 con la mano di 200
operai, fu terminato nel mese di agosto dell anno corrente, ed i sigg.
Marchesi Giovanni e Francesco, impazienti di onorare la memoria del
padre con sì magnifico e stabil trofeo di carità,
piuttosto che con un mausoleo di bronzo o marmo, decretavano il giorno
8 settembre, solennissimo per la natività di Maria Vergine ,
all'apertura e benedizione del fonte fabbricato quasi nel mezzo della
gran piazza che prospetta il turrito palazzo baronale.. Di prospetto al
fonte scorgevasi l'orchestra per la banda, alta un gradino sopra terra
e sopra un altro gradino era costrutta una larga loggia con ringhiera e
archi di busso per accogliere le persone di rispetto. Questa loggia con
l' altare e il fonte eran ricinti da una siepe di legno di castagno,
messa a festoni e cordoni in cima di busso, e legata a dodici lunghi
albucci, guerniti a spire similmente di busso, e aventi ciascuno in
punta una bandiera colorata a colori dello stemma delle famiglie
Montoro e Patrizi. Il castello poi, il quale sta rimpetto alla chiesa,
era guarnito non solo di arazzi e delle bandiere dianzi nominate, ma
pure della bandiera pontificia sì che l' occhio rimaneva
appagato, veggendo tra il verde del busso e delle piante rifulger
l'argenteo cristallo dell'acqua, l' oro dell'altare, il rossso cupo de'
tappeti, il celeste, il giallo. il nero, il bianco e la porpora delle
bandiere, le quali a passi eran pur piantate lungo l' acquedotto, quasi
per indicare all'ignaro viandante il suo cammino. Ma perchè
questi sapesse eziandio l'autor dell'opera, infra gli archi
dell'acquedotto leggevasi: PHIL. PATRITIUS MONTORIUS MDCCCLVIII. Il
sacro rito cominciò con lo sparo de' mortari alle undici dopo la
messa cantata dal Vicario Vescovile Monsignor Domenico Jacohelli, e vi
concorsero molti delle vicine campagne e città. Scorgeasi
dinanzi l'altare schierati in due lunghe file tutti gli operai
dell'acquedotto, i quali teneano in mano gli attrezzi da lavoro, e i
cappelli guerniti a colori come le bandiere. Al salir che fece
l'Eminentissimo in sull’altare, essi a un cenno del caporale
levaron alto co' medesimi attrezzi i loro cappelli; e quindi,
incominciata la benedizione del fonte, misersi con bell'ordine in
ginocchio. Compiuta la benedizione, il Cardinale improvvisò un
breve e assennato discorso al popolo acconcio all'occasione, Dopo il
sermone venne intonato il Tedeum con una salva di mortari, e in fine
s'intese il concerto della banda narnese che per tutta la giornata
rallegrò la festa e il banchetto pubblico dato agli operai
presso il fonte, i quali fecero evviva e brindisi clamorosi al
Cardinale e a tutta la famiglia degl'insigni benefattori. Alle quattro
pomeridiane fu in parrocchia la processione dell'ottavario di S. Egidio
protettore del luogo, e dopo questa venne estratta una tombola a
profitto di essi operai e de' poveri montoresi, avendo i Sigg. Marchesi
assegnato del loro un premio di scudi trenta. Nel costruire
l'acquedotto, avendo i muratori necessità di calce, e il terreno
che quello percorre essendo breccioso sabbioso tufaceo marnoso e in
gran parte calcareo, non lungi da lui fecero aprire alcune fornaci per
cuocervi i sassi. Nel luglio passato, scavandosi una di queste presso
la macchia, e al sinistro lato del fosso di Monte Uovo, o Bove, fu
dagli operai rinvenuto un carcame di animale straordinariamette grande,
il quale a colpi di piccone non conoscendone il pregio, ridussero
disgraziatamente in minuti pezzi Avvisato per caso della scoperta da
persona che mi sapea amante di ossa e conchiglie fossili; e avendo
conosciuto, per la descrizione che mi fece dell'animale frantumato,
essere quello un fossile importante, mandai sul momento avvisando gli
operai. che raccogliessero e conservassero quanti pezzi più
potessero, e me gli portassero diligentemente custoditi. Ma delle molte
membra trovate vennermi in mano due denti e una difesa che furon da me
e dal Marchese Filippo Sacripante e dal Dottor Martinelli reputati
parte o di un Elefante, o di un Mastodonte antidiluviano. Ma
nell'incertezza del giudizio ne spedii due pezzi al celebre professor
di Roma Sig. Giuseppe Ponzi, il quale, rallegrandosi infinitamente
della fortunata scoperta, assicurò esser quell'animalone un
fossile rarissimo, importantissimo, non mai trovato nelle nosrte
contrade, ed esser veramente il tanto pregiato Mastodonte di Kaup.
Tutto questo venne narrato anche nell’Album giornale
di Roma e nella miscellanea storica di Giovanni Eroli a cui vi
rimandiamo per ulteriori informazioni.
Giuseppe Fortunati
NARNI - Nato nel 1892 trascorre la sua gioventù nella
campagna di Santi Anni tra Schifannoia ed Otricoli a quei tempi
il lavoro della campagna era molto duro ed anche i bambini piccoli
dovevano dare una mano , prima a guardare e governare le bestie , poi
nel duro lavoro dei campi fatto di fatiche e privazioni, isolati
dal mondo senza mezzi di spostamento , senza acqua e luce . La scuola
è un miraggio ed un lusso non concesso. Poi la grande Guerra, si
prende il treno e si va in una terra lontana , negli altopiani di
Asiago tre lunghi anni dal 1915 al 1918 . Al ritorno il matrimonio con
Marina operaia alla minuta dell’Elettrocarbonium ed il
lavoro fisso nella Fabrica di Montoro, fabrica nata proprio per la
grande guerra e costruita dai Francesi. Negli archivi comunali di
Narni si trovano vari documenti che attestano quanto detto
, e altri particolari di come la società idroelettrica di
Villeneuve abbia realizzato lo stabilimento per la
fabbricazione di clorati di soda che andrà in funzione nel 1915.
Nel 1917 la società occupa oltre 400 operai. Nonno
Giovanni, a Montoro impara a fare il fabbro, il falegname , il
riparatore ed i suoi racconti mi riportavano ad un luogo fatto di
fiamme e fumo con i piccolo trucchi degli operai che riuscivano a
mandare avanti delle macchine che solo loro conoscevano e i capi operai
e gli ingegneri , non sapevano far funzionare senza i loro piccoli
segreti dettati dalla quotidianità. Ma la vita in fabbrica
cominciava con una camminata di oltre un’ ora partendo da Narni a
piedi , passando da porta pietra , poi a Recentino e Stifone per
arrivare già stanchi a Nera Montoro , con tutti i tempi , sotto
la pioggia e dopo 10 o 12 ore di lavoro , ritornare ancora a piedi per
quella strada , questa volta in salita . Poi in estate o quando
c’era bisogno , aiutare in campagna i genitori per la
mietitura , la vendemmia , la raccolta delle olive . Spesso mi
raccontava mio nonno, che poteva dormire solo un paio di ore al giorno
. Ma intanto aveva comprato una piccola casa, con un orto , in cui
faceva crescere di tutto , frutta, ortaggi, verdura di ogni tipo
e giorno dopo giorno costruiva la sua officina, un vero e proprio
laboratorio con attrezzi di ogni tipo , spesso costruiti da lui ,
pialle, seghe, coltelli attrezzi per costruire e riparare le botti del
vino , poi con la dismisisone dei molini di Stifone, le grandi mole di
pietra diventano strumenti per la forgia e per arrotare , si fonde il
ferro per farne piccoli utensili da vendere ai cittadini narnesi, e ai
parenti contadini . Siamo intorno agli anni 1940 arriva la seconda
guerra e bisogna arrangiarsi . Giovanni diventa piccolo
imprenditore , fa il falegname, il fabbro, ripara ombrelli e piatti ,
costruisce una piccola mola in cui di notte macina a mano il
grano . tutti i suoi vicini sanno che le sue mani sono d’oro e
sanno fare di tutto con capacità, intuizione e velocità.
Riparava anche orologi , una volta per scommessa con i suoi amici
operai , gli diedero un vecchio orologio a molla tutto rotto ed
arruginito e gli dissero che scommettevano una cena per tutti , che lui
non sarebbe riuscito in un mese ad accomodarlo. Divenne la sua piccola
sfida, e dopo il lavoro a casa ricostruendo da solo i pezzi mancanti,
alla fine del mese tornò in fabbrica con l’orologio
perfettamente funzionante , vincendo la scommessa fra lo stupore dei
suoi compagni. Anche il risparmio energetico per lui non era
un segreto, ha sempre la casa calda e d’estate ha sempre
l’acqua calda. Con strumenti semplici , un tubo nero
attorciogliato , diventa un pannello solare che fornisce acqua calda
per la doccia, due bidoni riciclati e messi uno dentro l’altro ,
riempiti di quella segatura e trucioli che i falegnami buttano ,
diventano per magia una stufa a pallet diremo noi , ma buttava un caldo
incredibile nelle fredde giornate d’inverno . Giovanni, mio
nonno , un uomo che si è ingegnato per tutta la vita a
fare cose che gli altri non sapevano fare , che mi ha insegnato che con
impegno e costanza tutto è possibile. Grazie al suo esempio
decisi che anche io sarei potuto diventare ingegnere. Nonno Giovanni
manco nel 1978, appena in tempo per avere l’orgoglio
di avere un nipote ingegnere e per insegnarmi cosa vuol dire amare il
proprio lavoro .
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