La Famiglia Arca a Narni Stemma di famiglia
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NOTIZIE SULLA GENTE ARCA DI NARNI
Fra le più nobili e cospicue famiglie di Narni è da contar senza dubbio quella degli Arca, che diconsi fan derivare, non so con qual fondamento, o da' Longobardi, o da cotali greci che per fuggir le tempeste della patria, andiedersi riparando o a Bologna o a Firenze. Furono Senatori a Roma durante il periodo papale Egidio Angelo Arca 1488 Massimo Arca 1522 Ludovico Arca 1591 Furono Ambasciatori del papa Fabano Arca fu legato pontificio presso la repubblica di Siena 1440 di Spoleto 1442 e di Venezia nel 1458.
La detta gente ebbero stato e larghi possedimenti nel nostro territorio, in ispecie su quel di Gualdo e Guadamello; e il castello di Bufone, quivi situato, di cui oggi non resta in piedi che una selvaggia e mozza torre, era di lor balia col titolo di Contea - Né gli Arca furono soltanto conti di Bufone, ma eziandio Cavalieri Gerosolimitani, dello speron d' oro, Conti palatini e nobili Senatori di Roma col di- ritto di cittadinanza. Cavalieri di Gerusalemme .
Sostennero i primi carichi dello Stato e della patria, dove nel collegio de' notari ebber molti dotti uomini, infra i quali Giulio nel 1534 Fabio che fu eziandio Commissario della terra dei Cesi nel 1535. Pietro di Battista nel 1577, Giacomo di Filippo nel 1579. A voler noverare tutte le loro illustri parentele sarebbe cosa al certo ben lunga, e forse a molti non grata. Mi basti ricordar senza più il loro legame con due nobilissimo famiglie narnesi Cesi e Cardoli. Brigida Arca fu moglie del reputato Senator di Roma Pietro Cesi, madre a Bartolomeo Cesi nostro Vescovo e di Angelo Avvocato Concistoriale. Arcadio Arca si congiunse a Cardola Cardoli, e il loro figlio Febo fu adottato nella casa materna alfìne di mantener vivo lo stipite, ch' era sul venir manco per difetto di prole. La famiglia Arca si divise in due branche. L'abitazione dell'una era nel capo superiore della città verso la via vecchia, e sul fastigio del portone Ieggesi ancora IUBILEI AC LATINI DE ARCA
quella dell' altra branca stanziava nel capo inferiore sotto la parrocchia di s. Maria Maggiore dove Ludovico Senatore ebbe edificato un decente e ben agiato palazzetto , ora abitato e posseduto dalla famiglia Malagricci, il quale sull' architrave della porta d' ingresso ha la scritta: LUDOVICUS ARCA • MARINATA I • V .SE . Nella chiesa poi di s. Giovenale e dì s. Maria Maggiore (5) procacciaronsi il sepolcro, dove osservasi lo stemma scolpito in quattro quattro quadrati aventi nel primo un'arca con colomba in cima col ramoscello di olivo, nel secondo il rastrello con tre stelle, nel terzo cinque monti, nel quarto la scritta sepolcrale.
Gli Arca s' aggiunsero eziandio il cognome della famiglia Narnese Marinata, perchè redarono il costoro avere, impinguandoci stupendamente l'avito censo, stante die i Marinata furon molto potenti e doviziosi signori. Ma, quando per l'usato destino e mutamento delle umane cose cessò nel mondo sul compier del secolo XVIII la famiglia Arca, tutti parte delli suoi beni si travasarono ne' Narsini patrìzi della nostra città. Avvegnaché però non esista più niuno di detta famiglia, pure vivrà essa eterna nella ricordanza degli uomini pe' gloriosi personaggi che ora recomi a noverare.
Francesco, uomo virtuoso e dottissimo, si volò a s. Francesco ne' Minori Osservanti; ma nel 1311 ebbe facoltà dal pontefice di passare Nell’ Ordine Benedettino di s. Cassiano di Narni; e il manoscritto Brusoni da me più volte citato- il ricorda tra codesti frati nel 1321
Angeletto del quondam Francia fìoriva nel 1380. Fu guerriero di qualche reputazione; e in quest'anno venne deputato dal nostro Comune col celebratissimo Quirico Cardoli per pagar lo stipendio dì 500 fiorini d' oro a Libertuccio da Sernano ch' erasi obbligato per quattro mesi condurre a servigio di esso Comune trenta lancieri in bonissimo assetto.
Fabiano di Matteo, del quale ignorasi il casato, ma che io credo per qualche argomento aver appartenuto alla famiglia Arca, fu uomo di molta letteratura, e squisito sopra modo nella lingua latina. S'acconciò per segretario col Cardinal Ludovica Scarampo, e in tale ufficio ricordasi nella storia-di città di Castello con queste parole: "Nel detto mese di Agosto 1440 si trattò con onore il Card. Ludovico Scarampa del titolo di s. Lorenzo in Damaso Legalo in Siena Patriarca di Aquileia, si dettero 5 fiorini a Ser Fabiano di Narni suo segretario per a- vere scritto certe lettere in favore del Comune (6). E queste lettere avevan l’ inchiesta del Vicariato per la città, il quale fu a lei dal papa benignamente concesso. Lo Scarampo amava fortemente Fabiano, e ne- gli affari che ebbe a trattare per la Santa Sede, e che gli partorìron grande nome, giovossi mollissimo del colui senno Da questo cardinale passò alla Podestaria di Spoleto nel 1442, e poi (Umbria tom : 18 — pag. 88) a segretario dell'antipapa Benedetto XIII, e scrittor de' Brevi, nel 'quale officio è mentovato sotto il giorno 24 novembre 1457. Ma, siccome era egli potentissimo anche nell' eloquenza, e pratico assai delle cose pubbliche, fu spedito nel 1438 a Venezia per comporre alcune differenze fra essa e la Santa Sede. Monsignor Marini in una nota all'appendice degli Archiatri pontifici riprende Filippo Buonamici. perchè passò sotto silenzio il nostro Fabiano nel catalogo degli scrittori delle lettere pontificie. Una costui figlia- per nome Caterina, si sposò in prime nozze al celebre capitano Narnese Paolo Sbardellalo. e in seconde nozze a un tal Luigi capitano Veronese.
Lattanzio egregio giureconsulto ottenne nel 1461 la podestaria di Ripatransone{8)-
Egidio Angelo podestà di Fuligno nel 1481. di Viterbo nel 1487. In cotesta città fu trovata nel 1712 la seguente memoria a lui spettante : D ¦ AEGIDII • ANGELI ¦ DE ARCA ¦ DE ¦ NARNIA ¦ LL ¦ DOCT ¦ PER ¦ ANNVM ¦ PRAETORIS ¦ MCCCCLXXXVII Podestà in Todi I' anno 1493 (9), Senatore in Roma il 1488-1509. Nella sala del palazzo Capitolino leggesi: EGIDII ANGELI ¦ ARCA ¦ NARNIEN EQVITIS ¦ V ¦ IV ¦ DOC • AC ' COMITIS • VRBIS SEXATORIS ¦ AR MA ¦ MD VIIII IVLIO II . SEDETE
E' lasciò per testamento alla nostra cattedrale di S. Giovenale il vessillo grande e due pendoni di trombette toccatigli nella sua carica senatoria{10). Giulio II pontefice, amandolo e stimandolo di molto, ebbegli pur conferito il governo di Città di Castello nel 1507, e quel d' Ascoli nel 1510(11). In quest'anno, sessagesimo dell'età sua, cessò di vivere, venne onoratamente sepolto nella Cattedrale narnese con titolo , ed in questo concetto: EGIDIO ¦ ANGELO ¦ DE ¦ ARCA ¦ NOBILI ¦ NARNIENSl] IN ¦ VTRAQ - CENSVRA ¦ DOCTORI EGREGIO ¦ EQVI TI • ATRATO ¦ ET GOMITI PALATINO PLVRIBVS ¦ IN DOMINIO ¦ ECCLESIASTICO ¦ DIGNITATIBVS ¦ DIVER SIMODE ¦ INSIGNITO VLTIMO ¦ IVLIO li SEDENTE ALM-E VRBIS ¦ ITERVM ¦ SENATORI QVO ¦ SVBi TO • PERACTO ¦ OMNIA . TANDEM ¦ RESTITVIT. PRjESTANTIBVS • ANIMAM " VIDELICET ¦ DEO ¦ OSSV LA ¦ TERRE • ET ¦ FORTVNE ¦ SVA (sic) RAPITVR ¦ DECI MO ¦ SEXTO - CALENDAS • SEPTEMBRIS ¦ ANNO ¦ A ¦ CHRISTO ¦ NATO POST MILLE ET QVINGENTOS DECIMO ¦ ET ¦ SVI CVR9VS . SEXAGESIMO LATINVS • ET - IVBILEVS ¦ PARENTI CARISSIMO -
Massimo Senator di Roma nel 1522 vien molto lodato dall’ Alberti nella sua Italia, e da altri per il gran fornimento di dottrina-
Girolamo fu governatore, non so di che luogo, nel 1529, e podestà di Todi (12) nel 1570
Nicola, altro figlio di Egidio Angelo, e quanto lui sapiente e onorato, fu dottore in leggo, giudice collaterale in Perugia l'anno 1526, ambasciatore in Firenze pel Comune Narnese, al fine di trattare alcuni importanti negozi col Cardinal Legato dell'Umbria- Nel l528 venne dal Cardinal Cesi designato ai primi offici della patria in compagnia del proprio fratello Bernardino, perchè col loro senno e amor grande verso il natio luogo riparassero i danni da esso sofferti nel tremendo sacco dei Borboni. Nel 1533 fanno dei primi uditori del Tribunale della Rota Perugina(13).
ARCA, Giovanni Antonio (Iohannes Antonius Arcas Narniensis). - Appartenne alla famiglia Arca di Narni e visse a Roma sotto il pontificato di Giulio II e di Leone X, partecipando alla cerchia umanistica che fiorì intorno a Iohann Goritz (Ianus Corycius) e quindi, probabilinente, all'Accademia romana. L'Arsilli lo nomina ai vv. 211-212 del De poëtis urbanis:"Quantum Ramatio tellus Fulginia, tantum / Arcade grandisono Narnia terra nitet" (ed. Francolini, p. 18) e quattro sue poesie in lode del Sansovino e del Goritz sono raccolte tra i Coryciana.Nessun'altra notizia su di lui ha raccolto lo studioso che se ne occupò di proposito, Giovanni Eroli, e niente si trova nelle varie edizioni dell'Arsilli e nella bibliografia relativa ai Coryciana. Un probabile soprannome dell'A., "Mercurius Narniensis", è attestato da una nota che il contemporaneo Fabrizio Delfini de Nobilibus pose in margine ai versi sopra citati, in un esemplare della prima edizione del De poëtis urbanis,pubblicata in appendice ai Coryciana,Roma 1524 Passò gran parte di sua vita a Roma, e venne quivi in grandissima voce, perchè uomo dotto e virtuoso poeta Ialino da collocarsi fra migliori che fiorirono sul compier del secolo XV, e sul cominciare del XVI. Meritossi pertanto 1' amicizia di molli sapienti suoi contemporanei, e à' essere scritto alla celebre accademia romana la quale , fondata da Pomponio Leto, e tolta nel pontificato dì Paolo II comparve con più gloria sotto Giulio II, e mirabilmente fioriva a" tempi di Leone X, nel cui regno viveva ancora il nostro Arca. Fra gli altri nobilissimi ingegni furongli soci in quella famosa adunanza, il Cappella, il Vida, il Bembo, Paolo Giovio. Baldassar Castìglioni. Andrea Navagero; e con questi cantando a pruova, risonar fece di sue dolci melodìe or le dorate sale de' grandi, or le verdi sponde del Tevere, ora gli ameni giardini, ora gli ombrosi boschi, dove gli Accademici convenir solcano per loro istituto. Ma l'essere stato il nostro Arca messo nel bel numero di questi dotti non sariami sufficiente prova del suo valor poetico, se non me ne desse un' altra più salda l’ illustre vate e medico senigalliese Francesco Arsilli, il quale nel poemetto de potlù urbanif, stampato dal Tiraboscbi nella storia della letteratura italiana, cosi canta di luì :
Quantum Hamatìo tollus Fulgiuia, lantam Arcade grandisono Narnia terra nitet. E avvegnaché 1' Arsilli abbia dato all' Arca il solo aggiunto di granditono, pur non è un leggero encomio avendo Giovenale per simil guisa lodalo Virgilio nella Satira XI : Condilor lliadis cantabilur atque IKaronis Allisoni dubiam faccDlia carraioa palmam.
E se la lode dello Arsilli gli stesse meritatamente, lo appalesarono alcuni suoi versi composti e dati in luce nell' occasione che ora riferisco. Trovavasi in Roma a' tempi di Leon X un tal Tedesco di nome Gìov, Goritz , detto Goriiio o Coricio all'italiana uomo nobile ricco liberale dotto, e amico e mecenate de' primi artisti e letterati; ma sopra tutti de'sozi dell'accademia romana, i quali convenir soleano in sua casa per recitar prose e versi, e per goder delle laute e saporite cene che egli imbandiva loro in molte occasioni, ma specialmente nella festività di S. Anna, alla quale portava singolar divozione. Le adunanze facevansi ne' giardini contigui alla casa; e all'ombra de' faggi e degli allori, e al grato sussurro de' ruscelli e delle fontane, e in mezzo alla fragranza di mille fiori s' inspiravano i più celebri poeti di quel tempo- Il Coricìo divenne per tanto il soggetto di molle nobili cetre ; e fra l' allegria de' bicchieri, e gli strepitosi evviva sentia più e più volle levato a cielo il suo nome con versi degni del cedro. Ma in nessun tempo Tenne cosi decantato dalle Muse Ialine come allora che nel 1317 circa fabbricar fece in s. Agostino di Roma una Cappella, commettendone la cura a valenti artisti. Questa riuscì suntuosa e mirabile tanto per l'architettura, quanto pel gruppo che v'ebbe scolpilo il famoso Sansovino. ritraente s. Anna Maria Vergine e il costei divin pargoletto soavemente vezzeggiarne in mano un piccolo uccello. L' esquisito lavoro risvegliò l'estro di molti gentili poeti, e il presero a lodare, risaltando chi la maestria dell' artefice , chi la bellezza del gruppo, chi la pietà e la munificenza del signore che allogò I' opera al Sansovino. Fra colali illustri poeti ebbe pur posto il nostro Arca, e con buona vena compose ani nlegia. un'ode e due epigrammi. PifTatti componimenti meritarono esser raccolti e stampati in Roma nel 1524 da Blosìo Palladio con gli altri sul medesimo argomento ; e la raccolta venne per lui appellala Cùryeiana; la quale anc' oggi dura in fama presso quelli che, più assennati degli altri, non dispregian punto l'antica lingua del Lazio. E siccome la Coriciana s'è fatta rarissima, ed alcuni de' miei cittadini brameran forse saggiare lo stile dell' Arca, io penso bene a qui riprodurre i quattro carmi della raccolta; i soli che io conosca delle laute lottate poesie del nostro autore.
CARMlNA DE ARA CORVCIA
Quid sì Deucalion lapidea animavcrit ? habemus Qui lapides faciat vivere et esse Deos: Die quem? Sansuinum- Eocuil ne hunc forsan Homerus? Quid, supcrum pollus credo adiìsse domos; Isquc ìllic Divum formas furatus, et ipsam Naluram, hoc secum foedns ab aie lulit. Scoi pere ncque Deos posDiac manus andeat nllos Nainquc haec Sansovìo cura relieta fnlt. Ingrederis qui tempia, priits lastralibns ntidit Spargere* dcin gcnibat nostra sacella premas, Atque hic tocg pia supplcx pia coDcipo vota, Qiiae vcniant nobis uberiora tnis. Admoveas oculos, yotis promntere factis Coscio quam. cernes hoc tibt mamior, opem. Quid miraris T inest numen, quod candida simplex Firmaque Corycii fecit inesse fides. Fama quoque artificom celebrat, nam (vera fatsbor] Marmerà non possnm dicere, nolo Deos. Accipiunt reddunlque aoras. si lumina figis, Dices, si digitos, livida vena salìt. Mot animum admoveas, o mira ars inclita meosque O coelum artificis nobile, docta manusl Sit licci in pucro facies pnerìlis, ab ìlla Manat majestas dia, severa, gravis. Vii matrem profert, penetrale fatcbere coeli Quaercrc, quo pascei grandia corda cibo. Et licei eiuilet matrique aviaeqne, videbis Diccre prò nobis se voltasse mori. Illiusque manus volacri colludit. in ilta Est tampD al credas sceplra manerc poli. Denique spirantem si contemplaberc totum, Clirìstus jam dices est Deus, est et liomo. Nulla manns coelo fclicius auu vidctur Quam Polvclele tua; Te date uùnt potuit caelarì ars arte, Canonque Artis in arie dari ; Artìricìs a (jiio dìdicere hominesque tiominuiii< Fingere pene animoS' Sì Umcn hoc vertas oculos, clamabis, ut istud He superavit opus; Non hic arte nova caelata ars arte videtur. Sed superata magis; Non hic artifices mortalia corpora, dJsctint Se simulacra Deum. Cecropia Phidias caelavit in arce Miiiervam Aegidaqae inscrjpsit nomine deinde suo; Atqae ita complicuit, quod ni prius omne periret, lUud opus pos5et nulla abolere nianiis. Haec tria Corycius posuit simulacra. et in illis Insertum nomen cernitur fsse >uum. Non aliquis scripsit Plildlas, sed Apollo sonoro Carmine, quod polerit nulla abolere dies. Dumquo haec Tertentur simulacra in nil, morietur Nomen Corytiì, Coryliiquo fides.
Mario fioriva in sulla metà del secolo XVI, e fu giusperito di bella fama. Essendo ancor giovane, promulgò un' interpretazione sulla prima legge del Codice de edendo per confutare uno scritto sul medesimo tèma del nobilissimo giureconsulto Ludovico Cato. Se la prese contro dì lui Pietro Aldobrandino il quale fece un' altra scrittura sulla medesima legge, difendendo con tutte le forze l' opinione del Cato. Tanto la dissertazione dell' Arca che quella dell' Aldobrandino leggonsi nella raccolta di Everardo Ottone (tom. V pag. 55-87; Basiliae apud Josphum Ludovì- Cìtm BranduiMrii con questo titolo - Marii Arcadis Narnienses ad leg. prim. C. de edendo ìrterpretatìo nova qua verus alque legitimus legis sen- su Doctorum ad haec usque temporu cum varia tunc multiplici disputae confutili in lucem velum tenebris retocalur. Accedit Petrus.
Aldobrandini Juris Consultus Florentinum de interpretatione Clarissimi Juris Consulti Cati ad leg. I. C- de edendo adversus Marium Arctuhm Narniensem. - E questo titolo fa bell' onore all' Arca, il quale si dovè molto compiacere nel veder correre per le mani di tutti i legisti la sua nuova interpretazione, e ristampata in Venezia ex officina Farrea 1543, e a Lione dal Grifio nel 1545. Vien pure citata dal Ziletto ne' consigli legali e dal Fontana nella biblioteca legale. Fu intitolata s Federico Cesi Vescovo di Todi eletto quindi Cardinale. Dalla dedicatoria rilevasi che l'Arca ebbe a maestro di legge il famosissimo Alciato, e che per ascoltare le sue dotte lezioni, recossi a posta in Ferrara, dove quegli teneva pubblica scuola. L' Aldobrandino, mentre sì oppone all' opinione dell' Arca, rende solenne testimonio del suo svegliato ingegno con queste parole: Facundia pratitanlem, tot tantisque ingenti dolibus ornatum. palazzo Arca in strada Mazzini a Narni . Fabio, elettissimo ingegno, fece altamente risonare in tutta Europa il nome della famiglia, e quello della patria. Egli nacque nel 1495, studiò con molto fervore le leggi, nelle quali riusci singolar maestro, e fu chiamato a insegnarle con ricco stipendio nelle famose università di Ingolstadt. città dell' Alemagna, e di Coimbra in Portogallo. Quivi e altrove procacciossi tanta stima e nome, che da alcuni sovrani fu adoperato in rilevantissime ambascerìe, e consultato nelle più intricate quesioni di diritto. E de' suoi consigli legali ne abbiamo uno a stampa eh' egli die fuori a nome dell'università d' Ingostadt. Ebbe amici molti sapienti del suo tempo, e specialmente Ugo Buoncompagnì Bolognese che venne quindi assunto al pontificato col nome di Gregorio XIII, e che fu come lui sapientissimo nella legge, e lettor pubblico di questa facoltà in Bolo- gna. E tra loro era si stretta e intrinseca amicìzia che scrivevansi continuo lettere affettuose e dottissime. Anzi quando Carlo V imperatore fu coronato a Bologna addi 24 fehbrajo del 1530 con quella pompa e festa solenne che ognun sa, il Buoncompagnì prese da cìò argomento di scriver a Ingostad al suo Fabio, facendogli una minuta e ben composta narrazione delle maravigliose cerimonie e belle foggie dì vestire vedute in quell'occasione- E siffatta epistola, ch'era prima inedita, e che bassi a pregevol documento della storia e della fama dell' Arca, venne pubblicata da Gaetano Giordani per te nozze Gozzadini e Alligbieri in Padova nella tipografa Sìcca 1841; credendo esso di far onore agli sposi assai meglio con questo giojello che non con insulsi, e ormai troppo comuni epitalami. E la prefata epistola fu tanto grata al pubblico che venne ristampata nel numero 23 del settim' anno del Giornal tiberino. Il nostro Fabio mori professor di diritto Cesareo in Coimbra ai 10 luglio del 1554 con rammarico dì tutti, e specialmente dei suoi scolari, uno de' quali, con raro e imitabile esempio, gli collocò nella Collegiata dell' Università un sepolcro dì marmo con siffatta iscrizione (l4):
Fabius Arca a Narnia Nobilis Romanus Jur. Utri. Doct. primaria in Accademiis professione, Consiliis gravibus, ac etiam legationibus univertam per Europam Celebris, multis extra palriam annis in celibatu contritis, Regibus ac Principibus pluris (sic) grafifìcatus; ad inclìtum vero Lusitaniae Conim- bricae gymnasinm stipendio amplissimo vocatus, et ibi pri- mario loco jui Caesareum professus, diem clausit extremum X. Jullii ¦ Anno Domini 1554. Aetatis suae 59. Cvjus anima Deo viva Sebfutianus Slochamrs Alumnw posuit
Ludovico dottore ìllustre in ambo i diritti andò nel 1572 con Giulio Mangoni da Narni ambasciatore pel Comune a Paolo Emilio Marchese di Riano, Sorti per ben tre volte il grado di Senator Romano, e in questo ufficio fé ristorare il malconcio e cadente palazzo del Campidoglio. Testimonio di queste cose saranno le due seguenti inscrizioni, le quali scorgensi nell’ esterno del Palazzo Capitolino verso I' arco di Settimio Severo: LVDOVICVS ARCA NARNIEN. I ¦ V - D ¦ EQVES AC COM. VRBIS SENAT. SVB GREG. XIIII INNOC. IX ¦ ET CLEM Vili • MDLXXXXII
(Stemma del Pontefice CLEM ¦ VIII POM ¦ LVDOVICVS ¦ ARCA • NARNIEN ¦ SENAT ¦ REST AD MDXCIII . (Stemma degli Arca) Ludovico instituì la primogenitura nel 1602 per testamento rogato dal Notajo Capitolino Pizzuto, e ìnstituì per primo erede il primogenito Fabio Arca suo nepote da parte di fratello- Giacomo Filippo simigliamente Dottore illustre in legge. Net 1598 venne laureato e nel Diploma, che conservasi presso il sig. Conte Narsini, leggesi a sua lode — D. Jacobus Philippus Àrcha Patritim Narniensis ex Comùibut Castri Bufonis Narniensis Diocesis scientia praeclarus, moribus modestus, ingeniuo acutus, et omni doctrina praditus. Ottàvio figlio di Fabio fioriva nel 1656 e fa militare di qualche grido . Per la sua bravura e ingegno ebbe grado di colonnello.
Note (1) Ciò rilevai dal diploma della dottorale nel libro a Giacomo Filippo Arca da Monti. Lorenzo detto di Culto ; il qual diploma trovasi oggi in casa Negroni. (2) Queste dignità ai baroni dai documenti e dalle storie dei Moalori Roma. (5) Contllori, Storia di Ceti ; risposta a di polo elica pag. 44. (41 Marche", galleria di onore de' cavalieri di Santo Stefano. (6) La sepoltura di Santa Maria Maggiore la presero nel 1624, come si legge in un libro di ricordi de' PP. Domenicani di Narni = 1038 - Ricordo come essendo morto il lig. Fabio Arca, quale teneri la sepoltura In S. Giovenale e avendo nella sepoltura in chiesa nostra, dove aveva fatto seppellire la consorte, et avendo richiesto di venire in chiesa, i Canonici dì S. Giovenale misero al Convento pretendendo che il cadavere si dovesse seppellire nella sepoltura de' suoi antenati, e che essendo Tornato qui, il Conte fosse obbligato a darli meno il funerale, onde fu fatto ricorso a Roma ma ancora non ho trovato la risoluzione- (0) nelle, Memorie ecclesiastiche e citati sopra città di Castello. (7) il più volte nominato manoscritto Cotogni, pag. 320. (8) Leggi V elenco dei podestà di cotesto luogo compilato da Filippo marchese Bruti Liberiti. (9) Giovanelli, Cronica del citato. (10) Manoscritto Cotogni. (11) Hnul, opera citala. (13) Gioannelli, opera citati. (14) Leggi la storia del sacco de* Borboni prodotta, e l'opera del Marchesi intitola - Il Cambio di Perugia pag. 315. (15) Di questa iscrizione trovai due copie, 1’una nell'archivio di casa nostra, l’altra in quello dei Nursini ; e questa in più luoghi discordante da una prima. Ma alla seconda ci siamo attenuti, perché più integra ed autentica, Venne ritratta dall'originale per cura di Francesco Valerio do Sacramento Portoghese com'egli stesso fanne fede col suo sigillo, e firma; ma dubito che anche questa copia abbia qualche errore. Eredità Fabio Arca
Fabio arca come detto è ARCA (Arcades, Arcas), Fabio. - Nacque a Narni nel 1495, da una tra le più note famiglie del luogo. È probabile che egli abbia compiuto gli studi di diritto a Bologna, poiché, da una lettera direttagli a Ingolsta da Ugo Boncompagni (il futuro Gregorio XIII) nel 1530, in occasione della incoronazione di Carlo V, risulta essergli stato familiare quell'ambiente culturale e di esservisi mantenuto in contatto epistolare. Grande fama si acquistò a Ingolsta, nella cui università tenne la cattedra di professore ordinario di diritto canonico e civile ininterrottamente per diciotto anni (è iscritto per la prima volta nella Matricola dell'università sotto la data del 10 sett. 1529), e ricoprì la carica di rettore negli anni 1530 (fu eletto per la prima volta al rettorato il 23 apr. 1530), 1533, 1536, 1544, 1545, 1546, 1547. Il 13 giugno 1547, sollecitato da una commissione inviata in Germania dal re Giovanni III del Portogallo per ingaggiare letterati, giuristi e uomini di scienza da condurre a Coimbra per insegnare in quella università, e allettato dal maggiore stipendio che con il nuovo incarico avrebbe percepito, lasciò Ingolstadt per occupare la cattedra di diritto civile dell'università di Coimbra: cattedra che tenne sino alla morte avvenuta il 10 luglio 1554.
Dopo la sua morte ci fu una disputa per l’eredità tra Giustino Arca e Giacoma Arca fratello e sorella del defunto Fabio Questo fatto è ricordato nell’archivio Notarile di Narni e trascritto nei quaderni Subioli con riferimento agli atti del notaio Romolo Risi in data 19-6-1556 volume 170 capo 202 . In tale atto si racconta che la lite viene composta e concordato quanto segue. Per vivere in pace e terminare la lite decidono di arrivare ad una transazione alle seguenti condizioni, con il consenso del marito di Giacoma D. Virgilio Massei e D. Emilio Arca figlio di Giustino : nella data dell’atto si stabilisce che : Giacoma rinuncia alla lite e remissione di tutte le spese interessi e danni subiti Donna Giacoma rinuncia a favore di Giustino ad ogni pretesa sull’eredità del q. Fabio e sui beni di esso pervenutigli sia a Bologna che nel regno di Portogallo e in qualunque altro luogo . , e questo lo fa come buona sorella. Viceversa Giustino promette di dare per tali beni diritti e azioni dai crediti da esigersi per l’eredità , scudi 700
Curiosità firma notaio De Risis
Da Pietro CESI e da sua moglie Brigida d'ARCA, prima che egli morisse in Narni all'età di 55 anni, nacquero nove figli.
Castello della Rocca di Narni Arca fu il primo castellano narnese In quel tempo (1371) si ha anche la "riforma" degli Statuti Comunali: si accentua il potere centrale, dal podestà si passa al Vicario. I Narnesi ben compresero questi significati: la Rocca fu a lungo estranea alla loro vita, ignorata, spesso detestata. Dobbiamo arrivare al 1539 perché le chiavi della Rocca siano in mano ad un Narnese, Girolamo Arca: anch'egli funzionario del potere papalino. Castello di Coppe a Stroncone In un punto più basso del paese a nord- ovest, si innalza una casa signorile dei Cardoli- Arca, la cui data incisa sul portale rammenta che fu eretta nel 1525. Attigua vi era la casa dei conti Manassei di Terni, i quali rimasero proprietari di una parte di Coppe per vendita fatta da Francesco Cardoli e figli.
Palazzo Arca a Narni Palazzo Arca-Orsini Si incontra lungo Via Mazzini. E' costituito da un cortile con pilastri in cotto e un portale in pietra
conte Fabio Arca Marinata 1547-1572 gli Arca furono potenti anche a Roma ed a Firenze foto del palazzo del Bargello a Firenze
Famiglie Narnesi
Uno
studio delle famiglie Narnesi è sempre stato al centro delle ricerche
che nel tempo sono state fatte per meglio comprendere lo sviluppo della
città a partire dall’anno mille per arrivare ai giorni nostri. Tra gli
studi piu’ interessanti ci sono quelli dell’Ing. Martinori che ha
lasciato in biblioteca a Narni uno studio dettagliato in ordine
alfabetico delle principali casate, con stemmi e cronologia dei singoli
appartenenti. Anche l’Eroli, Collosi ed altri si sono cimentati in tale
impresa, ma il lavoro piu’ completo si trova presso l’archivio di stato
di Terni con il deposito dei quaderni di Enrico Subioli, che partendo
dal Martinori. approfondisce le ricerche con gli atti notarili si
eredità e doti presenti presso l’archivio notarile di Narni depositato
proprio presso tali archivi. Partendo da tali fonti ed integrandole con
ricerche d’archivio a Roma e Firenze una prima digitalizzazione delle
informazioni è stata riportata nel sito internet narnia.it .Cercando come detto nelle due Città principali del centro Italia dove le famiglie Narnesi ebbero grande rilevanza a Firenze con Capitani del Popolo e Podestà tra il 1345 ed il 1464 ed a Roma occupando l’equivalente di tale carica che pero’ in questo caso prevedeva l’essere Senatore della città di Roma. I Senatori di Roma Narnesi tra il 1377 ed il 1600, fanno comprendere come le Magistrature Narnesi si affermarono in queste grandi ed importante città, senza poi considerare altre città come Siena Perugia, Viterbo ed altre che videro in tale periodo i Narnesi nelle massime cariche della amministrazione della giustizia e della difesa militare delle città. Approfondimenti: http://www.narnia.it/firenzebargello.htm http://www.narnia.it/massei.htm http://www.narnia.it/senatori.htm http://www.narnia.it/artenarni.htmhttps://www.narnia.umbria.it/2019/01/20/famiglie-narnesi/
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